ciclismo
Audacia, sudore e grande passione
In origine fu una scommessa: poi, a poco a poco, quell'oggetto semplice e portentoso che è la bicicletta divenne lo strumento di una grande passione in grado di far raggiungere la gloria. Nasce così uno degli sport più puri, fatto di tappe, sfide estenuanti, personalità eccezionali. È uno sport molto duro e faticoso, fatto apposta per premiare le qualità di determinazione e di abnegazione dei suoi campioni
All'alba di una domenica di Pasqua tra l'Ottocento e il Novecento, alcuni temerari si diedero appuntamento davanti a una locanda alla periferia di Parigi. Avevano pensato di realizzare un viaggio che si profilava estremamente faticoso andando in bicicletta verso il nord della Francia, nella regione delle filande. La città d'approdo sarebbe stata Roubaix. Avevano scommesso che ci sarebbero arrivati prima della mezzanotte.
La bicicletta era nata da poco ma era diventata immediatamente uno strumento d'avventura dal fascino irresistibile. Quegli audaci parigini, tutti innamorati dei pedali e dell'avventura, non sapevano che lungo le strade del Nord avrebbero trovato il pavé, ciottoli conficcati nel fango per dare sostegno alla strada durante il passaggio dei carri che trasportavano le barbabietole, coltivate in larga misura in quelle pianure. Sui ciottoli del pavé, così frequente, le loro biciclette avrebbero invece ballato rendendo ancora più aspra la fatica.
Nasceva idealmente da quell'episodio uno sport che per un secolo ha affascinato milioni di persone, soprattutto in Europa: il ciclismo. E quell'avventura avrebbe dato vita a una corsa leggendaria che ancora oggi si propone tra le prove storiche di questa disciplina sportiva: la Parigi-Roubaix. Una corsa così amata nel mondo che il governo francese ha deciso di conferire agli ultimi tratti esistenti dell'originario pavé la nobiltà e il rispetto che si devono a un 'monumento nazionale': nessuno può toccarli.
Dallo spirito dei primi pedalatori del pavé sono nate le competizioni che, in un secolo di vita, hanno fatto la storia del ciclismo, il Tour de France e il Giro d'Italia. Sono stati, infatti, la Francia e l'Italia i due paesi che per primi hanno favorito la diffusione di questo sport grazie alle imprese di grandi campioni.
Il successo è stato subito strepitoso. Migliaia di persone hanno salutato i corridori soprattutto sui tornanti delle montagne più alte, ove spesso oltre la strada ghiaiosa anche la pioggia, la grandine e il freddo rendevano immensa la fatica dei protagonisti.
Il loro gesto coraggioso e la loro grande capacità di sopportare la fatica erano i due aspetti che davano il sostegno più grande alla loro popolarità. Nel corridore ognuno si specchiava vedendo nell'impresa dell'atleta quasi il riflesso della fatica di tutti nel quotidiano inseguimento di un sogno nella vita. Da quei tempi non è cambiato nulla. Anche oggi certe tappe del Tour de France e del Giro d'Italia richiamano, soprattutto sulle montagne, centinaia di migliaia di persone.
Finita la Seconda guerra mondiale, sulle strade di un'Europa martoriata dalla tragedia di un conflitto spaventoso che aveva lasciato nell'animo della gente ferite molto profonde e grande povertà dovunque, toccò proprio al ciclismo il compito di portare il primo segnale di speranza e di rinascita. Questo sport fu come il simbolo della grande voglia di tutti di mettersi idealmente sui pedali per ricostruire la vita in un paesaggio di pace.
In quel periodo nacque la leggenda di Coppi e Bartali, i due fuoriclasse che con le loro vittorie riuscirono per primi a portare una scintilla di allegria nel cuore della gente. Gino Bartali vince il suo secondo Tour de France recuperando 21 minuti nei confronti del giovane Luison Bobet, astro nascente del ciclismo francese: lo fa conquistando tre tappe consecutive sulle cime più alte delle Alpi. Fausto Coppi vince il Giro d'Italia; poi si aggiudica il Giro e il Tour nella stessa stagione. Bartali lo sfida dovunque. E spesso nei punti cruciali delle tappe decisive, la corsa si riduce a uno scontro diretto tra i due campioni. Bartali vince la Milano-Sanremo. Coppi diventa campione del mondo. Conquista il primato mondiale dell'ora e cinque volte il Giro d'Italia.
L'Italia si divide in due grandi fazioni, quella dei 'coppiani' e quello dei 'bartaliani'. Il ciclismo, a metà del Novecento, è lo sport più popolare in assoluto. Il suo fascino esercita soprattutto sui ragazzi un'attrazione immediata.
Basta una mano per sollevare da terra una bicicletta: il suo peso è di poco superiore ai 7 kg. Il suo sellino affilato, le ruote leggere sulle quali sono montate gomme sottili, d'un paio di centimetri di larghezza, il telaio dai colori accesi e luminosi sono gli elementi che fanno della bicicletta uno strumento che in tanti vorrebbero avere e sul quale vorrebbero viaggiare. La forza d'attrazione di questa macchina semplice, che non consuma, non fa rumore e non inquina, è ben sintetizzata dal titolo di un libro scritto tanti anni fa da del grande giornalista sportivo Ambrosini: Prendi la bicicletta e vai.
Il fascino della bicicletta è tutto qui. Ed è dalla passione generata da questo fascino che nascono i campioni del ciclismo, oggi ancora molto popolari in tutto il mondo, e in particolare in Europa. La bicicletta è una compagna complice e fidata che consente esplorazioni fatte a passo d'uomo nei profumi della natura, nei segreti dei borghi, in mezzo alla gente che s'incontra durante il viaggio.
Purtroppo il ciclismo, pur conservando lo stesso spirito che lo animava nel secolo scorso, oggi subisce, come tutti gli sport più popolari, la pressione del denaro. La televisione ha dilatato la visibilità degli eventi diventando una straordinaria cassa di risonanza per la pubblicità, la quale ha riversato anche nel ciclismo torrenti di denaro. Con il denaro, purtroppo, è arrivato anche il doping, nel ciclismo come in tutti gli sport, e il doping ha macchiato l'immagine di una disciplina il cui spirito originario proponeva i corridori come protagonisti di un viaggio ideale ben sintetizzato dal titolo del libro di Ambrosini .
Marco Pantani, grandissimo scalatore, forse il più grande di tutti nella storia del ciclismo, è morto, travolto da una realtà impietosa ‒ la cocaina ‒ che purtroppo lo ha strappato dal suo mondo fatto di sogni di vittoria e di strade. Pantani è stato il protagonista di grandi successi, ha vinto nella stessa stagione, come Fausto Coppi, il Giro d'Italia e il Tour de France: è diventato ricchissimo per poi smarrire, purtroppo, la strada della sua passione.
Tuttavia la forza del ciclismo resta intatta perché nasce dallo spirito di quegli audaci del primo Novecento, spinti verso la regione delle filande francesi da una grande passione, da un po' di follia e da un sogno romantico e poetico.
Gli appuntamenti più importanti di una stagione ciclistica sono la Milano-Sanremo, classicissima che annuncia la primavera, la Parigi-Roubaix, la Liegi-Bastogne-Liegi, il Giro d'Italia, il Tour de France, la Vuelta di Spagna, il Campionato del mondo e il Giro di Lombardia, che si corre in autunno e per questo motivo è anche chiamato 'la corsa delle foglie morte'.