cifre e cifrari
Per capirsi e per non farsi capire
Le cifre sono i simboli che utilizziamo per comporre i numeri: nel sistema di numerazione da noi adoperato sono quindi i simboli dei numeri dallo 0 al 9. Un cifrario invece è un metodo di crittografia, o scrittura segreta, usato per trasmettere messaggi che possono essere compresi solo se si conosce la chiave di interpretazione
Nella vita di ogni giorno adoperiamo continuamente simboli per indicare numeri o comporre parole: quelli che usiamo per le parole si chiamano lettere, quelli con cui indichiamo i numeri si chiamano cifre. Noi troviamo naturale pensare ai numeri in base dieci, indicati dalle cifre arabe, che usiamo fin dalle elementari. Ma nel corso della storia sono stati messi a punto molti sistemi di scrittura delle cifre e di numerazione, basati per esempio su 5 o 12 cifre.
Alcuni di questi sono ancora in uso nel mondo e uno lo portiamo addirittura al polso: contiamo infatti le ore da zero a dodici o ventiquattro, e i minuti e i secondi da zero a sessanta. Oppure basti pensare alla numerazione usata dagli antichi romani, dove I=1, V=5, X=10, L=50, C=100, M=1.000, solo per fare alcuni esempi. Per estensione la parola cifra si usa, nel parlare comune, anche per indicare un numero di elevato valore, che magari non ci aspettavamo o che pensiamo irraggiungibile.
Ma con 'cifra' si indica anche un sistema di scrittura convenzionale usato quando si trasmettono messaggi particolarmente importanti e riservati, che devono essere capiti solo da chi conosca il metodo per renderli espliciti. Criptare un messaggio significa appunto utilizzare alcune regole, definite in un cifrario, per alterarlo. I termini cifra militare e cifra diplomatica indicano appunto come militari e diplomatici utilizzino spesso questo metodo. Sono moltissimi i metodi sviluppati, fin dall'antichità, per creare cifrari sempre più complessi e difficili da interpretare. Famosi sono per esempio i cifrari usati da Giulio Cesare per impartire ordini e spedire messaggi alle sue truppe in modo incomprensibile ai nemici.
L'avvento delle telecomunicazioni, dei computer e di Internet ha reso di enorme importanza e di larghissimo uso la crittografia, e quindi i cifrari. Non ce ne rendiamo conto, ma quando utilizziamo una carta bancomat per prelevare denaro, oppure facciamo un acquisto via Internet con la carta di credito o ancora consultiamo il conto nella nostra banca via computer, i numeri che ci identificano, e che servono per l'autorizzazione a quella spesa od operazione bancaria, viaggiano sulle reti telematiche in modo crittografato. Se infatti fossero trasmessi 'in chiaro' qualcuno potrebbe impossessarsene e usarli a nostro svantaggio, per esempio per prelevare il nostro denaro. Nel mondo moderno, dove le operazioni automatiche tramite computer collegati da reti telematiche sono sempre più diffuse, e comode per noi, le cifre che ci identificano tramite codici sono preziose come le impronte digitali. Per questo, oggi, si sviluppano cifrari sempre più sofisticati e difficili da 'scassinare'.
Il più antico dei cifrari conosciuti è descritto nella Bibbia. Nel libro di Geremia, infatti, viene usato un codice molto semplice per cifrare la parola Babele. La prima lettera dell'alfabeto ebraico (aleph) viene scambiata con l'ultima (taw), la seconda con la penultima e così via; dalle iniziali delle prime lettere scambiate fra loro deriva il nome di questo cifrario: Atbash.
Se utilizziamo quest'idea otteniamo, per l'alfabeto esteso internazionale, il seguente cifrario e possiamo capire che nella frase "XRZL Z GFGGR" si cela "Ciao a tutti":