CINCINNATO (Lucius Quinctius L. f. L. n. Cincinnatus, da Cincinnus "ricciolo")
Appartenne alla gente patrizia Quinctia. Console suffectus nel 460 a. C., ebbe forti contrasti con i tribuni della plebe, e ricusò d'essere eletto per l'anno successivo. Nel 458, essendo stato il console L. Minucio circondato dagli Equi sull'Algido, C. fu creato dittatore e dovette lasciare a malincuore il campicello che egli coltivava ai prata Quinctia oltre il Tevere. Radunato il giorno seguente un nuovo esercito, ordinò che ogni soldato p0rtasse seco dodici pali; marciò quindi la sera stessa verso l'Algido e accerchiò alla sua volta nella notte gli Equi che si trovarono presi fra l'esercito di Minucio e la palizzata dei soldati di C. Gli Equi capitolarono e C. li fece passare sotto il giogo; ritornò poi a Roma, ove celebrò uno splendido trionfo. Depose quindi la carica tenuta per 16 giorni e ritornò all'aratro. Dittatore per la seconda volta nel 439 per fronteggiare Spurio Melio che mirava a farsi tiranno, lo fece citare dal suo magister equitum C. Servilio Ahala; ed essendosi Melio rifiutato, Ahala lo uccise. Un consolato di C. ignoto ad altre fonti è inserito in Diodoro (XII, 3) fra i due consolati per il 457 e il 456 della tradiziorie comune. Le lotte sull'Algido nel sec. V sono storiche, e storica è pure la figura di Cincinnato; diverso giudizio si deve dare però dei particolari dell'episodio. Non storica è invece la seconda dittatura, ignota alla più antica versione del tentativo di Melio (Dionis., XII, 4). La critica radicale ritiene invece l'episodio dell'Algido interamente leggendario e ricalcato sulle gesta del dittatore T. Quinzio del 380 o addirittura su quelle del dittatore del 217 Q. Fabio Massimo, che salvò il suo maestro dei cavalieri Minucio.
Bibl.: A. Schwegler, Römische Geschichte, II, 2ª ed., Tubinga 1870, p. 518, 591, 723, 131; W. Ihne, Römische Geschichte, I, 2ª ed., Lipsia 1872, p. 271; G. De Sanctis, Storia dei Romani, II, Torino 1907, pp. 15, 116; F. Bandel, Die römischen Diktaturen, Breslavia 1910, p. 15; E. Pais, Storia di Roma, 3ª ed., III, Roma 1927, p. 170; J. Beloch, Röm. Gesch., Berlino 1926, pp. 8, 64, 294; H. Last, in Cambridge Ancient Hist., VII, 1928, p. 501.