CIRENE
(X, p. 433)
Lo sviluppo delle conoscenze sulle varie problematiche relative all'antica C. è andato incrementandosi a partire dal 1957, specialmente grazie alla collaborazione sul terreno tra l'amministrazione libica delle antichità e la missione archeologica italiana, che da quell'anno ha operato continuamente in più aree urbane e nel completamento del catalogo delle sculture venute in luce dopo il 1959. Un contributo isolato, limitato al santuario extraurbano di Demetra, di cui sono state riconosciute le terrazze e le fasi edificatorie, è stato dato per qualche anno da una missione americana dell'università di Filadelfia, mentre studiosi inglesi continuano nello sforzo di creare un corpus delle iscrizioni greche non ancora pubblicate e studiosi francesi sono occupati nella catalogazione del monetiere.
Alla missione italiana è sembrato doveroso procedere innanzitutto alla compilazione della pianta archeologica della città di C., utilizzando a tal fine fotografie aeree zenitali e costanti raffronti con i resti archeologici emergenti. La stesura della carta ha permesso l'individuazione precisa delle singole aree urbane, o quartieri, caratterizzati da andamenti delle strade urbane con orientamenti di volta in volta variati, secondo un sistema che si può definire regolamentato. In tal modo si è potuto seguire l'ingrandimento urbano, a partire dal primitivo abitato regolare sull'acropoli.
Mentre per un certo numero di anni, fino al 1966 circa, l'amministrazione locale ha provveduto a sviluppare ulteriormente, mediante sterri, l'area urbana messa allo scoperto, la missione italiana ha concentrato i suoi sforzi tanto nel compiere innumerevoli sondaggi in profondità in aree ben precise per mettere in luce e studiare i monumenti architettonici delle fasi più antiche della città, quanto nell'attuare, d'accordo con l'amministrazione locale, restauri conservativi o per anastilosi dei monumenti sorgenti nelle aree in studio.
I sondaggi in profondità hanno portato, col ritrovamento di frammenti di ceramica dei più vari tipi, sia a riconoscere una frequentazione egea delle coste mediterranee del Gebel, con riflessi fino all'area urbana di C., già fin dal Tardo Minoico iii e una presenza greca in città a partire dall'ultimo quarto del 7° sec. a.C., in accordo con la data tradizionale del 631 della fondazione terea, sia a ricostruire a grandi linee le principali vie commerciali, tanto con vari centri economici della Grecia, quanto con mercati dell'Asia Minore.
Scavi nuovi dell'amministrazione hanno portato alla conoscenza della parte più cospicua del quartiere centrale, caratterizzato dalla forma stretta e allungata, determinata dalla sua posizione schiacciata tra la collina meridionale (quella che reca l'acropoli e la zona monumentale dell'agorà) e la collina settentrionale (quella che contiene il tempio della collina settentrionale e il santuario di Zeus Olympios). Mentre il quartiere era rimasto pressoché libero da costruzioni per tutta l'età greca, contenendo soltanto un percorso stradale di fondovalle, esso s'inurbò in età romana, costituendo un'articolata cerniera tra i quartieri allogati sulle due colline. Esso assorbì parte della vita pubblica e religiosa e albergò, in età cristiana, i primi edifici di culto di un certo rilievo della nuova religione. In connessione con il quartiere centrale, sono stati scavati anche il Teatro 4, di epoca romana tarda, e il Teatro 2, a ovest del Ginnasio, teatro di età romana, ma costruito adagiando la cavea a un pendio, alla maniera greca.
La più vasta area urbana in studio da parte della missione italiana è la zona monumentale, che comprende l'agorà e il Ginnasio-Cesareo e che quindi è anche la più importante dal punto di vista della storia politica della città. Nell'agorà, attraverso saggi in profondità, molto vicini l'uno all'altro, si son potute determinare le varie fasi architettoniche del suo sviluppo, che si è determinato sia in senso topografico, con allargamenti progressivi sui lati Nord, Est e Sud, sia in senso monumentale con il succedersi di portici o di templi, dai tipi più semplici e primitivi della prima fase agoraica nel terzo quarto del 6° sec. a quelli più imponenti dell'età ellenistica, come il portico Nord, ridedicato in età romana a Zeus Soter, Roma Eterna e Augusto, e della piena età imperiale romana, come il Tempio delle Basi Ottagone, erede di un tempietto greco dedicato a una divinità salutare. Fin dalla fase successiva alla caduta della monarchia sono presenti nell'agorà i principali edifici legati alla vita politica della città, il Bouleuterion e il Prytaneion, che hanno avuto varie fasi successive, l'ultimo anche uno spostamento di sede. Nelle varie fasi dell'agorà si sono incontrati molti altari, più o meno grandi. Due di questi, grandiosi, di età ellenistica, tutti in blocchi di marmo, sono stati completamente ricostruiti per anastilosi, poiché è conservato circa il novanta per cento del materiale, e costituiscono l'esempio più completo di altari greci del tipo cosiddetto monumentale. Molti altri monumenti affollano la spianata dell'agorà e sono stati studiati, vari ricostruiti e restaurati. Tra essi è da ricordare il santuario urbano di Demetra, di forma circolare, già creduto essere la tomba del fondatore di C., Batto Aristotele, nel quale santuario sono state ricollocate le statue di Demetra e Kore. La reale tomba di Batto, e un successivo cenotafio a cassone, sono stati invece scavati presso il margine orientale dell'agorà, lì dove un verso di Pindaro indica.
Accosto all'agorà, a oriente, lungo la Skyrotà, la lunga strada che unisce l'acropoli all'entroterra, è l'area occupata dal Ginnasio del tardo ellenismo, con la sua appendice costituita dal lungo xystòs, la pista coperta di allenamento, lunga un terzo di diaulos, la cui facciata sulla via, ornata da più decine di figure telamoniche di Hermes e di Eracle, è stata completamente risollevata. Gli ambienti per l'istruzione e il bagno sono stati scavati lungo il lato Nord del peristilio del Ginnasio, lato che in epoca imperiale romana, ribattezzato Cesareo il monumento ed eliminati gli ambienti precedenti, ha accolto una grande basilica giudiziaria.
A sud del Ginnasio-Cesareo è stato studiato il Teatro 3, databile al 3° secolo d.C., che ha analogie col teatro di Philippopolis, ma che presenta la parte bassa della cavea appoggiata al terreno, mentre tutto il resto è costruito. Il teatro è sorto sul luogo di uno spiazzo occupato in precedenza da un grandioso altare, i cui resti sono stati rintracciati sotto le strutture del teatro.
La più rilevante area sacra della città, quella del santuario di Apollo, è stata ugualmente studiata e sondata. La ricerca dei limiti del santuario nelle varie epoche ha portato alla scoperta di tutta una serie di portali successivi d'ingresso al temenos, posti sotto i propilei alla terrazza del tempio, dono di età ellenistica di Praxiadas. I portali, a una quota sempre più alta, si susseguono a partire dal 5° sec. a.C. e testimoniano in quel punto, e quindi lungo tutto l'andamento del muro di sostegno della terrazza della fonte, il limite meridionale del santuario. Con l'edificazione dei propilei di Praxiadas, di cui è stata ricostruita parte della scalinata di raccordo tra la terrazza delle fonti e quella del tempio, la prima è entrata a far parte integrante del santuario. Sulla terrazza delle fonti sono state riconosciute le due fonti distinte, Kyra e di Apollo, nonché un lunghissimo sedile votivo, dono di Elaiitas.
Più a Ovest, è stata riconosciuta nella cosiddetta Grotta dei sacerdoti la sede dell'oracolo di Apollo, riconoscimento suffragato dal ritrovamento nei pressi di un'epigrafe menzionante l'oracolo. Altri studi e sondaggi hanno portato al riconoscimento, poco a nord dell'Apollonion, di un recinto architettonico, probabile collocazione del mirto, testimone degli amori di Apollo e della ninfa Cirene, e, immediatamente a sud del tempio, di un portichetto ellenistico e della probabile sede dell'alloro sacro al dio.
Tra i donari più rilevanti, va segnalata la ricostruzione completa del monumento a esedra offerto da Pratomedes e lo studio e il riconoscimento di vari elementi della grande edicola dorica dei Carneadi.
Particolare cura è stata rivolta al cuore del santuario, cioè al tempio di Apollo e a quello vicino di Artemide, di cui sono state ricostruite le fasi struttive con maggior acribia che non nel passato, e ai rispettivi altari. Nuovi saggi attorno all'altare di Apollo, anzi agli altari successivi di Apollo, hanno permesso di puntualizzare vari problemi loro relativi, mentre sono stati identificati nuovi frammenti marmorei appartenenti alla fase di Philon di Annikeris.
Uno scavo più a est degli altari di Apollo ha portato alla scoperta del basamento di un nuovo altare, di età classica, di cui mancano però elementi della cassa, mentre, conservato nell'interno, tra le fondazioni, è stato trovato un altarino litico a lati inflessi, simile a quelli minoici delle pitture e dei modellini di santuario.
Uno sforzo particolare è stato compiuto in una terza area della città, nel santuario di Zeus Olympios. Qui, a un tempo, si è allargato lo scavo attorno al tempio, alla ricerca dei limiti del temenos, che sono stati raggiunti a Est, e ci si è occupati dell'architettura del tempio. Nella zona scavata, oltre al riconoscimento della mancanza di un altare litico e alla presenza, in sua vece, di una zona di ceneri e resti di combustione che fanno pensare a un altare del tipo di quello del santuario di Olimpia, sono stati scavati tre hestiatoria, di cui uno ancora con le tracce di letti in posto, un donario a oikos di età classica e un minuscolo santuario di età imperiale con il piccolo tempio e il muro di cinta. L'architettura del tempio è stata analizzata, sia mediante saggi alle sue fondazioni, all'esterno e all'interno della peristasi, sia mediante accuratissime misurazioni di ogni blocco e di ogni elemento architettonico. Sono state riconosciute tracce di una fase attribuibile al 6° secolo a.C. e di un'altra intermedia tra questa e la fase di 5° secolo, mentre sono stati analizzati tutti i rifacimenti ripetutamente apportati all'architettura in età romana. Quanto alla fase di 5° secolo, essa risulta opera di un architetto particolarmente dotato, che conosceva bene i particolari architettonici del Partenone ateniese e che ne ha tenuto conto nella realizzazione, peraltro autonoma, del progetto dell'Olympieion, la cui datazione quindi deve essere posta a non molto tempo dopo l'esecuzione del tempio ateniese. Del tempio è in corso l'anastilosi, giunta ormai alla quota della trabeazione.
L'amministrazione libica ha ottenuto il trasferimento dell'abitato moderno di Shahat in una zona a est dell'abitato antico di Cirene. Questa circostanza, utilissima per la salvaguardia della città antica, un po' meno per quella della necropoli Est, in cui la nuova entità si è insediata, ha portato, a causa dei molti lavori di scavo per fondazioni, alla scoperta di varie sculture, appartenenti a monumenti funerari, come le sculture marmoree di figure aprosope a mezzo busto, o a santuarietti extra-urbani. Uno di questi, probabilmente vittima della scorreria dei Persiani, conteneva statue arcaiche di korai, una sfinge in cima a una colonna ionica e un oikos coperto con due lastre di bronzo, raro esempio di chalkioikos. Un altro ha dato un buon numero di rilievi litici e marmorei di buona fattura greca, costituenti offerte a una divinità agreste e rappresentanti una lunga serie di divinità libye e greche giustapposte, caratteristico esempio di prodotto artistico di quei Libyi perioikoi che da passi classici sappiamo aver abitato le zone immediatamente vicine alla città. Sia gli offerenti che le divinità libye vestono costumi particolari, in cui per la prima volta si sono potuti riconoscere i costumi tipici dei Libyi. Vedi tav. f.t.
Bibl.: Vari articoli riguardanti l'architettura, la decorazione architettonica, la scultura, la pittura, ecc., sono raccolti in pubblicazioni periodiche specializzate: Libya Antiqua, 2 (1965); 3-4 (1966-67); 5 (1968); 8 (1971); 9-10 (1972-73); 13-14 (1976-77); Quaderni di archeologia della Libia, 4 (1961); 5 (1967); 6 (1971); 8 (1976: Cirene e la Grecia); 12 (1987: Cirene e i Libyi). Nella serie dedicata all'illustrazione dei monumenti dell'Agorà di Cirene sono finora usciti: i, S. Stucchi, I lati nord ed est della platea inferiore, Roma 1965; ii, 1, L. Bacchielli, L'Area settentrionale del lato ovest della platea inferiore, ivi 1981; ii, 3, V. Purcaro, L'Area meridionale del lato ovest della platea inferiore, in corso di stampa; ii, 4, S. Stucchi, L. Bacchielli, Il lato sud della platea inferiore e il lato nord della terrazza superiore, ivi 1983; iii, 1, A.L. Ermeti, Il monumento navale, ivi 1984. Ad altri monumenti sono dedicati: P. Mingazzini, L'Insula di Giasone Magno a Cirene, Roma 1966; S. Stucchi, Architettura Cirenaica, ivi 1975; M. Luni, Il caravanserraglio di Cirene ed indagine preliminare sui percorsi interni della Cirenaica, in Quad. Arch. Libia, 10 (1979), pp. 49-65; R. Goodchild, Cyrene and Apollonia, an historical guide, Tripoli 1981; S. Kane, The Sanctuary of Demeter and Persephone in Cyrene, Libya, in Archaeology, 32 (1979), 2, pp. 56-59; D. White, Cyrene's Sanctuary of Demeter and Persephone, a summary of a decade of excavation, in American Journ. of Arch., 85 (1981), pp. 13-30; S. Stucchi, Aspetti di precolonizzazione a Cirene, in Le origini dei greci. Dori e mondo egeo, Bari 1984, pp. 341-47; articoli di M. Luni, D. White, S. Walker, S. Stucchi, A. Uncini, in Cyrenaica in Antiquity, Oxford 1985; AA. VV., Da Batto Aristotele a Ibn el-'As. Introduzione alla Mostra. Roma, Museo della Civiltà Romana, 3 novembre-15 dicembre 1987, Roma 1987; M. Luni, Il foro di Cirene tra secondo e terzo secolo, in L'Africa Romana, Sassari 1988, pp. 271-77. Il circuito murario e la viabilità sono stati studiati in S. Stucchi, Cirene 1957-1966. Un decennio di attività della Missione Archeologica Italiana a Cirene, in Quaderni dell'Istituto Italiano di Cultura di Tripoli, 3, Tripoli 1967. Per l'epigrafia: G. Oliverio, G. Pugliese Carratelli, D. Morelli, Supplemento Epigrafico Cirenaico, in Ann. Scuola Archeologica di Atene, xxxix-xl (1961-62), pp. 219-375; Supp. Ep. Gr., ix (1944), pp. 1-103; xiii (1956), pp. 158-60; xvi (1959), pp. 231-44; xvii (1960), pp. 209-16; xviii (1962), pp. 228-42; xxvi (1976-77), pp. 411-24. Di carattere storico: A. Laronde, Cyrène et la Libye hellénistique - ''Libykai historiai'' - De l'époque républicaine au principat d'Auguste, Parigi 1987.