Ciro II il Grande
Il fondatore dell'Impero persiano
Vissuto nel 6° secolo a.C., Ciro II il Grande fu un personaggio straordinario, celebrato dagli antichi per le sue grandi imprese. Conquistò la Media, la Lidia e l'Impero babilonese, dando vita all'Impero persiano. Durante il suo regno gli Ebrei, deportati a Babilonia da Nabucodonosor, poterono fare ritorno in Palestina
Ciro nacque da Mandane, figlia di Astiage re dei Medi, e da Cambise, re dei Persiani. Erodoto racconta come, alla nascita di Ciro, alcuni sogni premonitori avessero annunciato ad Astiage che il nipote avrebbe dominato l'Asia. Astiage, timoroso, diede ordine al fido Arpago di sopprimere il bambino. Arpago, però, non volle compiere un tale delitto e affidò il piccolo a un pastore perché lo abbandonasse sui monti, esposto alle belve feroci. Ma il pastore, avendo sua moglie dato alla luce un bambino morto proprio in quei giorni, decise di allevare il piccolo Ciro, mostrando ad Arpago il corpo di suo figlio morto.
Il motivo del bambino abbandonato alle belve o alla corrente perché predestinato dagli oracoli a eventi straordinari, si trova presso molti popoli: il più antico che conosciamo è relativo al re Sargon (Mesopotamia), che fondò l'impero di Akkad, ma ricordiamo anche Paride, figlio del re di Troia Priamo, ed Edipo di Tebe, oltre ai più famosi casi di Mosè e dei gemelli Romolo e Remo.
Astiage, incontrato Ciro giovanetto, capì immediatamente che il suo comando era stato disatteso, ma ormai era troppo tardi. Quando Ciro, succeduto al padre nel 558 a.C., si ribellò e mosse guerra ai Medi, Astiage venne sconfitto (550 a.C.) e perse il trono. Da questo momento furono i Persiani a dominare sui Medi.
Preoccupato per quella vittoria, Creso, re della Lidia (odierna Turchia centroccidentale), mosse guerra a Ciro, ma, tra il 550 e il 540 a.C., dovette ritirarsi nella sua capitale, Sardi, dove si preparò a sostenere l'assedio, chiedendo rinforzi ai suoi alleati Babilonesi, Egizi e Spartani. Ma questi non fecero in tempo ad arrivare.
Erodoto racconta come, sconfitto Creso e conquistata Sardi, Ciro decidesse di immolare Creso, bruciandolo sul rogo. Si raccontava che Creso fosse straordinariamente ricco e che avesse mostrato un giorno tale ricchezza al saggio ateniese Solone, che era suo ospite. Solone, lungi dal farsi impressionare, mise in guardia Creso sull'instabilità della fortuna, soggetta a repentini mutamenti. Quando le fiamme furono accese, Creso si ricordò di quelle sagge parole e invocò il nome di Solone. Incuriosito, Ciro interrogò Creso che gli narrò l'episodio: resosi conto della turpe azione che stava per compiere, egli salvò Creso che, da quel momento, divenne suo fido consigliere.
La conquista che più di tutte sancì il ruolo della Persia come potenza dominante fu però quella di Babilonia. Il clero di Babilonia, devoto al culto del dio Marduk, era in contrasto col re Nabonedo e favorì il trionfo di Ciro, il quale così entrò nel 539 a.C. a Babilonia senza combattere. Con grande saggezza politica, Ciro da un lato confermò i funzionari babilonesi nei loro precedenti ruoli, mentre, dall'altro, con l'aiuto del clero, si presentò come il re che il dio Marduk aveva scelto per il suo popolo.
Anche la tradizione ebraica ‒ riferendo su queste antiche vicende ‒ attribuì a Ciro il ruolo di liberatore, perché consentì il rientro in Palestina degli Ebrei, deportati a Babilonia dal vittorioso Nabucodonosor, e la ricostruzione del tempio di Gerusalemme, che i Babilonesi avevano distrutto. Tanto la tradizione attribuisce generosità a Ciro nei confronti dei vinti, tanto però ricorda il suo pugno di ferro contro i ribelli e i cospiratori.
Compattato questo gigantesco Impero, Ciro rivolse le sue mire all'Iran orientale e attaccò i nomadi Massageti, governati dalla regina Tomiri. Egli tese una trappola in cui cadde, avventatamente, il figlio della regina, che fu fatto prigioniero. Il giovane, per il disonore, si uccise e la furia della regina si scatenò: l'esercito persiano fu disfatto (530 a.C.) e Tomiri, trovato il cadavere di Ciro, gli tagliò la testa e la immerse in un otre pieno di sangue, poiché ella, da nomade, considerava le mire espansionistiche di Ciro come un'insaziabile sete di sangue. Ma non sappiamo, anche nel caso di questo racconto, quanto esso sia credibile.