comunale, civiltà
L'epoca delle città-Stato
Intorno all'anno Mille si intensifica la rinascita della vita sociale, economica, politica e culturale dell'Occidente europeo. In Italia di tale rinascita sono protagoniste le comunità cittadine, che crescono sotto ogni punto di vista e si provvedono di nuove istituzioni attrezzandosi a essere Stati, per meglio dire città-Stato. La Chiesa e l'Impero, i due grandi poteri universali dell'epoca, non riescono a contenere l'autonomia e la libertà d'azione delle città. Cattedrali, palazzi e piazze testimoniano ancora oggi la vivacità della civiltà comunale
Dopo la caduta dell'Impero Romano, nei lunghi secoli dell'Alto Medioevo, le città decadono. Questo non vuol dire che scompaiano: in esse risiedono sempre i rappresentanti del potere e il vescovo e continuano ad affluirvi mercanti e contadini. Perdono però popolazione a favore delle campagne e il loro ruolo appare sotto ogni aspetto secondario. Intorno all'anno Mille, per effetto di una crescita economica generale, i centri urbani vivono un'impetuosa espansione demografica. Si allarga la cerchia delle mura per contenere la crescente popolazione; si vivacizzano i mercati cittadini e i commerci internazionali. Si sviluppano moltissimo le attività artigianali. Anche oltralpe avviene qualcosa di analogo e nascono molte città nuove. In questo clima le comunità cittadine prendono coscienza della propria forza e si dotano di nuove forme di organizzazione politica.
Prima di questa rinascita, le città sono governate in Italia dai rappresentanti del potere imperiale, i conti e i marchesi. L'Impero entra però in crisi e questi funzionari trovano in campagna le basi di un loro nuovo potere: terre, fortezze, contadini e vassalli armati. All'interno dei loro possedimenti rurali i conti finiscono per comportarsi sempre più come signori autonomi mentre nelle città acquisiscono sempre maggiore peso i vescovi, che talvolta ottengono i poteri dei conti e si dotano quasi sempre di vassalli e di armati. Assai spesso l'imperatore concede ai vescovi l'immunità: sottrae, cioè, la Chiesa cittadina e l'intero spazio urbano all'autorità pubblica dei suoi funzionari, i quali non possono più giudicare e punire gli ecclesiastici e gli abitanti della città, né possono più riscuotervi le imposte.
Si viene così a creare una differenza molto forte fra città e campagna. Nelle campagne i conti si comportano sempre più come signori e tendono a trattare i contadini, anche quelli liberi, come servi. In città, invece, il vescovo esercita un potere pubblico, in qualità di rappresentante della cittadinanza e talvolta pure in nome dell'imperatore. I cittadini restano liberi, possono portare le armi e pagano le imposte. I più importanti tra loro, i nobili, prendono a riunirsi per decidere su questioni di interesse generale, per consigliare il vescovo e aiutarlo con le armi.
Queste riunioni diventano pratica frequente e sempre più regolata da norme e impegni formali. Nel venire meno degli altri poteri, i cittadini sentono il bisogno di stringere un patto pubblico che si impegnano a rispettare con un giuramento. Questo patto giurato conduce al Comune, termine che fino a un certo punto viene adoperato per indicare genericamente ciò che riguarda tutti i cittadini e che poi, a partire dal 12° secolo, definisce l'ordinamento pubblico della città.
Il Comune è una forma di autogoverno e di autodifesa della comunità. In Italia, tra la fine dell'11° e il 12° secolo, esso collabora all'inizio con il vescovo nel governo della città, poi lo sostituisce completamente, a volte in modo pacifico, altre volte esautorandolo con la forza.
I due poteri universali, Chiesa e Impero, che a lungo si combattono nella guerra delle investiture, poco possono fare per contenere il fenomeno, e riconoscono di norma le nuove forme di autogoverno.
L'imperatore in particolare pretende dalle città solo di essere bene accolto in occasione dei suoi passaggi, e che il suo esercito sia rifornito dalle città presso le quali giunge; vuole che i Comuni paghino alcune tasse e, in caso di necessità, che assicurino un po' di uomini per combattere. L'imperatore reagisce però duramente quando si accorge che le città stanno diventando del tutto indipendenti. Ma Federico I Barbarossa subirà dai Comuni una cocente sconfitta.
I cittadini, nella loro attività di autogoverno, si riuniscono in assemblee pubbliche. È in questa sede che vengono prese le decisioni ed eletti i magistrati che prendono su di sé il carico del governo. Essi vengono chiamati consoli: nome scelto per ricordare gli antichi magistrati della Roma repubblicana. I consoli del Comune, due o anche più, durano in carica un anno e sono quasi sempre scelti fra le grandi famiglie di cavalieri cittadini. Sono assistiti di solito da un consiglio più largo, che comprende da una cinquantina a un centinaio di persone.
Le alleanze e le rivalità di gruppi e di famiglie rendono però spesso violenta e agitata la vita urbana. La necessità di porre fine ai conflitti interni e ai frequenti soprusi dei più forti quando sono al governo porta, nel 13° secolo, a sostituire i consoli con un podestà forestiero, nella speranza che si comporti in modo più equo. Proprio perché proviene da fuori, il podestà non ha legami o interessi con i potenti della città che è chiamato a dirigere. È in questo stesso tempo che i Comuni prendono a darsi degli statuti, che raccolgono le norme giuridiche che devono regolare la vita della comunità.
Solo una parte dei cittadini partecipa, però, in questa fase al governo comunale. Ne è ancora escluso chi appartiene alle classi sociali più umili, salariati e piccoli artigiani. Non vi sono rappresentati, almeno in misura corrispondente al loro peso economico e sociale e alle loro ambizioni, i piccoli mercanti, i notai, i cambiatori, gli artigiani che, nella seconda metà del Duecento, si riuniscono nella 'società di popolo' o, più semplicemente, 'popolo', per lottare contro la nobiltà e le abitudini violente dei suoi membri.
Il termine popolo non definisce dunque nel Comune la massa dei cittadini (i più poveri non partecipano al governo della città) ma soltanto gli appartenenti a gruppi produttivi e a ceti emergenti della società.
Nella seconda metà del Duecento in alcune città questi ceti escono vittoriosi dallo scontro e prendono a eleggere il capitano del popolo, che ha il compito di difenderli dallo strapotere dei nobili ed è assistito da nuovi consigli. Il capitano del popolo si occupa della difesa e dell'ordine pubblico, mentre il podestà amministra la giustizia e si occupa di fare funzionare gli uffici comunali. In queste realtà vengono allontanati dal governo gruppi di nobili o cittadini considerati troppo potenti e violenti, i cosiddetti magnati.
La città, inoltre, cerca ovunque di ampliare la sua autorità non solo facendo guerra alle città vicine, ma anche cercando di sottomettere i signori che dominano nelle campagne. Poiché c'è molto bisogno di manodopera, soprattutto nel settore della produzione tessile, a volte la città versa ai signori un pagamento in denaro, liberando in massa i contadini-servi.
All'evoluzione politica si accompagna un grande rigoglio culturale e artistico. Alla fine dell'11° secolo nasce la prima università, quella di Bologna, fondata dal giurista Irnerio. Qui, e poi nell'università di Padova e nelle altre che vengono via via istituite, sono formati i giuristi, i teologi, gli umanisti utili tra l'altro al funzionamento delle istituzioni del Comune. Per quello che riguarda le arti, la vitalità della civiltà comunale è testimoniata dai nomi di Dante, Petrarca, Boccaccio, dei pittori Duccio di Buoninsegna, Giotto e Simone Martini.
Ma le città, in questa fase storica, cambiano anche aspetto: si costruiscono palazzi pubblici per le varie magistrature (per esempio il palazzo dei consoli, il palazzo del podestà, il palazzo del capitano del popolo), si innalzano nuovi edifici per i nobili e le classi sociali più ricche e gigantesche e meravigliose cattedrali affiancano ovunque i palazzi del governo. Ancora oggi, in tante nostre città, i Municipi sono ospitati nel palazzo del governo comunale che si trova spesso in una piazza sulla quale si affaccia anche il duomo o la cattedrale.