Roma antica
La città padrona del mondo
La città di Romolo sorse nell’8° secolo, ma è in età etrusca che si sviluppa fino alla prima cinta muraria costruita da Servio Tullio. La caduta della monarchia e la nascita della Roma repubblicana coincidono con la grande espansione della città che ormai popola i sette colli e che si articola per grandi assi viari. Vengono edificati templi e importanti opere pubbliche come ponti, acquedotti e fori. Ma il culmine della storia di Roma si realizza con l’Impero: la città è il nuovo centro del mondo e gli imperatori concorrono ad accrescerne il prestigio e lo splendore. Si erigono i nuovi fori, il Colosseo e le sontuose residenze imperiali. Con la creazione delle mura aureliane, che ancora oggi delimitano il centro, la città si prepara a diventare la prima sede della cristianità
Il sito dove sorse Roma risulta abitato nell’8° secolo, dato che conferma la leggenda della fondazione a opera di Romolo, che sarebbe avvenuta il 21 aprile del 753 a.C. Tuttavia, nonostante importanti preesistenze archeologiche di controversa interpretazione, la vita urbana di Roma prende consistenza solamente durante il dominio dei re etruschi, nel 6° secolo a.C.
Fu allora che il centro abitato di Roma assunse l’assetto urbano tipico delle città etrusche (Roma quadrata); venne costruita una cinta di mura (le mura serviane, dal nome del re Servio Tullio) con un circuito di ben 11 km comprendente un’area che venne suddivisa nelle quattro regioni chiamate Suburana, Esquilina, Collina, Palatina; venne pavimentata per la prima volta l’area del Foro Romano, grazie alla bonifica dell’area precedentemente paludosa (vi era presente addirittura un laghetto) tramite la costruzione di una grande fognatura (Cloaca Massima).
La tradizione attribuisce al 509 a.C. la cacciata dei re e l’istituzione di un regime repubblicano. Coincide con la cacciata dei re la consacrazione del Tempio di Giove, il più importante tempio di Roma, posto sulla sommità del Campidoglio (Giove Capitolino). Il periodo che separa la data della fondazione della repubblica da quella del grande incendio avvenuto a seguito della incursione dei Galli (390 a.C.) è caratterizzato, nella tradizione, dalla fondazione di un gran numero di templi, testimonianze dei più antichi culti romani e latini (Tempio di Saturno, 497 a.C., di Cerere, 493 a.C., dei Diòscuri nel Foro, 482 a.C.).
Dopo l’incendio gallico Roma venne circondata da una nuova cinta muraria in tufo. Uno dei pochi tratti di queste antichissime mura sopravvive tutt’oggi in prossimità della Stazione Termini. Tra i resti archeologici di età repubblicana ancora oggi visibili a Roma sono da annoverare il cosiddetto Tempio di Vesta e quello cosiddetto della Fortuna Virile, entrambi nel Foro Boario. Il complesso monumentale più imponente si può però ammirare negli scavi al centro di largo Argentina, dove si trovano le fondamenta di quattro templi, costruiti quando la città aveva iniziato a espandersi verso l’area del Campo Marzio. In quella stessa area sarebbero sorti poi anche il Circo Flaminio e, quindi, il Teatro di Pompeo (55 a.C.), nei pressi di Campo dei Fiori: la pianta di quell’edificio oramai scomparso è ancora apprezzabile nella strana forma ricurva che hanno alcuni palazzi che furono costruiti sulle fondamenta.
L’immensa espansione territoriale, destinata a far diventare Roma in breve tempo la più importante potenza del mondo mediterraneo, non poteva non avere riflessi sulla struttura stessa della città. Roma comprendeva oramai tutti e sette i colli (Campidoglio, Palatino, Quirinale, Viminale, Esquilino, Celio, Aventino) e aveva quattordici porte dalle quali si dipartivano le vie pubbliche, che la collegavano con il resto d’Italia. All’interno del grande ovale formato da questa cinta muraria gli assi viari più importanti erano costituiti dall’Argiletum, che andava dalla Porta Collina alla Porta Esquilina, dalla Sacra Via, che, scendendo dal Campidoglio, percorreva il Foro, dal Vicus Tuscus, che conduceva al Foro Boario e al Circo Massimo.
Il sostentamento della popolazione sempre crescente, inoltre, imponeva anche la realizzazione di opere pubbliche: nel corso del 2° secolo a.C. vennero costruiti alcuni dei principali acquedotti, tra cui l’Acqua Marcia (144 a.C.), in grado di portare al centro della città 19.000 m3 di acqua al giorno, e i ponti Emilio e Milvio, che si affiancarono all’antichissimo ponte Sublicio. Sempre al 2° secolo risale la sistemazione urbanistica del Foro Romano, sede delle attività giuridiche e politiche, e dei fori Boario e Olitorio, luoghi delle transazioni commerciali.
Con la costruzione di questi edifici tra 3° e 2° secolo a.C. Roma diventò una città monumentale. Un forte impulso alla monumentalità si ebbe in età sillana, alla quale risale il Tabularium, la sede degli archivi pubblici sulla rocca del Campidoglio, e in età cesariana (Cesare), quando venne iniziato un grande programma edilizio nel Foro romano. Ma fu sotto il fondatore dell’Impero, Ottaviano Augusto, che Roma cambiò faccia.
Durante l’età del principato, ogni imperatore gareggiò con i predecessori per lasciare una traccia profonda sull’urbanistica della città.
Rilevanti furono gli ingrandimenti che interessarono il Campo Marzio. Qui in età augustea vennero costruite le Terme di Agrippa, alle quali era collegato il Pantheon, il Teatro di Marcello – più scostato verso il Tevere, ancora oggi visibile incorporato nel Palazzo Orsini – e, vicino, il Portico di Ottavia. Lungo il primo tratto della via Flaminia Augusto fece quindi edificare la splendida Ara Pacis (13-9 a.C.), monumento dal fortissimo impatto ideologico e, nei pressi, il suo mausoleo. Durante l’età giulio-claudia e flavia, tutta la zona del Campo Marzio fu interessata da grandi progetti edilizi: le Terme di Nerone, lo Stadio di Domiziano (piazza Navona, che conserva, intatta, la forma dello stadio). Con Augusto il quartiere più bello della città, il Palatino, diventò la sede ufficiale dell’imperatore. Ai piedi del colle l’area del Foro romano venne ampliata con i Fori cosiddetti imperiali.
Uno dei momenti più importanti nella storia urbanistica di Roma imperiale fu il terribile incendio che divampò in gran parte della città durante il regno di Nerone, nel 64 d.C. È noto che di questo incendio vennero accusati gli innocenti cristiani, che subirono allora la loro prima persecuzione. In realtà gli incendi a Roma erano all’ordine del giorno. Erano favoriti dalla enorme densità delle abitazioni, che si ammassavano disordinatamente e che, nei piani alti, erano quasi completamente di legno. Poeti come Catullo, Giovenale, Marziale ci offrono vividi scorci della vita della gente comune nella Roma di età imperiale. Le abitazioni erano molto spesso costruite su più piani: gli edifici più popolari arrivavano a contarne anche cinque. Al contrario di quanto avviene oggi, i piani alti erano destinati alla gente più povera: caldissimi d’estate e molto freddi d’inverno, questi appartamenti si rivelavano delle trappole mortali in occasione dei frequenti incendi che scoppiavano in città.
Dunque quello del 64 fu solamente il più importante di una lunga serie di incendi che scoppiavano a Roma con triste regolarità. Nerone, però, colse l’occasione per ripulire una vasta area della città dalle casupole di povera gente che la occupavano e vi fece costruire il suo palazzo imperiale, la Domus Aurea, un immenso complesso di edifici che occupavano tutte le pendici del Colle Oppio, e i cui resti ben testimoniano la megalomania di quell’imperatore. Pochi anni dopo, nell’area immediatamente prospiciente, venne costruito l’Anfiteatro Flavio, noto col nome di Colosseo, il più grande anfiteatro del mondo antico.
Nel 7 a.C. Augusto ampliò il pomerium della città, cioè una fascia di territorio percepita come ‘sacra’, all’interno della quale si esercitava l’imperium dei magistrati in carica; contemporaneamente, suddivise la città in 14 regioni. Con questa divisione si abbandonò definitivamente il perimetro difensivo delle mura serviane, pur con i suoi ampliamenti repubblicani: per oltre due secoli e mezzo, fino alla costruzione delle mura aureliane (272-279 d.C.), Roma fu una città priva di mura. Poteva fidarsi dell’indiscusso potere esercitato sul mondo conosciuto!
Anche se Roma non temeva attacchi dall’esterno, non per questo l’imperatore non doveva premunirsi dai sommovimenti della plebe urbana sempre più numerosa: sotto Augusto o Tiberio venne creato un reparto scelto dell’esercito romano, la guardia pretoriana, incaricata di vegliare sull’incolumità dell’imperatore. Il comando di questo reparto venne assegnato a un cavaliere, il prefetto del pretorio, che era uno dei personaggi più importanti e influenti dell’Impero. Con Tiberio venne anche approntato un campo militare permanente, i Castra praetoria, le cui pesanti mura in laterizio possono essere ammirate ancora oggi nei pressi della Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele e dell’Università La Sapienza.
Secondo l’ideologia antica, l’elemento urbano forse più importante e caratteristico, ciò che differenziava la città dal villaggio, era costituito dagli edifici termali. Le terme erano un luogo indispensabile non solo per l’igiene del corpo, ma anche per la ricreazione e lo svago. La costruzione di questo genere di edifici rientrava perciò nei programmi demagogici degli imperatori, sempre impegnati a garantirsi l’appoggio della plebe di Roma.
Moltissimi imperatori si impegnarono nell’edificazione di nuove terme o nel restauro di quelle realizzate dai loro predecessori, il tutto in una gara di emulazione che mirava a impressionare sempre più la plebe. Non abbiamo rovine apprezzabili di tutti questi meravigliosi edifici. Tra quelli che hanno lasciato tracce più significative ci sono le Terme di Caracalla, ancora oggi utilizzate per suggestivi concerti estivi, e quelle di Diocleziano, situate nei pressi della Stazione Termini, nello spazio delle quali Michelangelo ricavò la chiesa di S. Maria degli Angeli.
I problemi di approvvigionamento. La politica nei riguardi della plebe di Roma – una città che, in età imperiale, sembra superasse il milione di persone – non poteva limitarsi esclusivamente alla celebrazione di spettacoli nei grandi teatri cittadini e alla costruzione di grandi edifici termali. Questa enorme massa di persone andava innanzi tutto nutrita.
L’approvvigionamento di cibo era un impegno gravosissimo e assai delicato per lo Stato romano. Vi era preposto un funzionario senatorio di altissimo rango, il prefetto dell’Urbe, che aveva la responsabilità, appunto, dell’annona urbana.
È difficile oggi immaginare che cosa potesse comportare il sostentamento di una simile massa di uomini non impegnati, se non in minima parte, nella produzione di cibo. In un’età in cui il trasporto delle derrate alimentari era quanto mai lento e costoso e la resa dei terreni non era neanche minimamente paragonabile a quella odierna, la produzione alimentare di intere regioni del mondo mediterraneo era destinata al nutrimento della città di Roma. In particolare il grano proveniva dalla Sicilia e dall’Africa settentrionale, soprattutto dall’Egitto. Quest’ultima regione era talmente importante per il sostentamento della popolazione di Roma che Augusto decise di darle un ordinamento istituzionale specifico, avente lo scopo di sottometterla alla sua autorità più direttamente rispetto alle altre province dell’Impero.
Il trasporto del grano veniva effettuato naturalmente per nave ed esistevano delle corporazioni di mestiere dedicate a ciò. Queste corporazioni avevano le loro agenzie nel porto di Roma, a Ostia, dove ancora oggi sono visibili i luoghi in cui avvenivano le transazioni. L’impegno logistico immenso di tali traffici richiedeva anche la presenza di grandi depositi ed edifici di stoccaggio (horrea). Con il passare del tempo, poi, e con il peggioramento delle condizioni economiche dell’Impero Romano, si sentì il bisogno di favorire ulteriormente la plebe di Roma per garantirsene il controllo: a partire dalla seconda metà del 3° secolo, con l’imperatore Aureliano, il costruttore della cinta muraria ancora oggi visibile, si ebbero le prime distribuzioni di carne di maiale che andarono a sommarsi a quelle tradizionali di frumento.
Gli ultimi monumenti. La storia di Roma pagana si chiude con la costruzione di due grandi monumenti, la Basilica di Massenzio e l’Arco di Trionfo di Costantino. Da allora in poi per Roma iniziò una nuova storia, non meno splendida né importante e che continua ancora oggi: Roma diventò la culla della cristianità.