Sautet, Claude
Regista cinematografico francese, nato a Montrouge (Parigi) il 23 febbraio 1924. Con Un coeur en hiver ha ottenuto nel 1992 il Leone d'argento alla Mostra del cinema di Venezia.
Dal 1946 al 1948 S. ha frequentato i corsi dell'IDHEC (Institut des hautes études cinématographiques), pubblicando in seguito critiche musicali sul giornale Combat. Per una decina d'anni ha lavorato per la televisione ed è stato aiuto di numerosi registi, fra i quali C. Autant-Lara, J. Becker, G. Franju. Convinto ammiratore del neorealismo italiano (ma ha progettato con D. Buzzati anche una versione del Deserto dei Tartari), dopo essersi cimentato nel cortometraggio con Nous n'irons plus au bois (1951), e aver diretto Bonjour sourire (1956), ha preso a modello il cinema statunitense, apprezzato soprattutto per lo stile secco e rapido, in due film d'azione, Classe tous risques (1960; Asfalto che scotta) e L'arme à gauche (1964; Corpo a corpo), un poliziesco e un giallo avventuroso che già ne dichiarano il buon mestiere. Visto lo scarso successo commerciale ottenuto, è tornato a scrivere sceneggiature per altri registi (L. Malle, J. Delannoy, A. Cavalier, J. Demy ecc.), ma nel 1970 si è imposto con Les choses de la vie (L'amante). Interpretato da R. Schneider e da M. Piccoli - protagonisti di diverse pellicole di S. - il film lo rivela quale finissimo osservatore della coppia borghese (negli Stati Uniti ne sarà fatto un remake nel 1994), facendogli vincere il premio Delluc, e compensandolo delle incomprensioni mostrate nei suoi confronti da parte della critica. Da allora S. ha firmato un'opera quasi ogni due anni, con risultati più o meno felici ma sempre segnati da una particolarissima attenzione alle 'vecchie verità del cuore', all'incertezza dei rapporti sociali e affettivi, ai conflitti fra idealismo e realtà.
Si susseguono così Max et les ferrailleurs (1971; Il commissario Pellissier), metafora del mondo di tenebre in cui vivono i personaggi; César et Rosalie (1971; È simpatico ma gli romperei il muso), una commedia sentimentale su due amici rivali in amore; Vincent, François, Paul et les autres (1974; Tre amici, le mogli e (affettuosamente) le altre), elegante ricamo sulla malinconia dei delusi e le ferite della convivenza; Mado (1976), approfondito confronto tra una prostituta e un affarista misogino; Une histoire simple (1978; Una donna semplice), un bel ritratto femminile che nel quadro d'una 'commedia drammatica' ricava dall'interpretazione di R. Schneider squisiti accenti di verità.
Una pausa nella crescita artistica dell'autore è rappresentata da Un mauvais fils (1980; Una brutta storia) e da Garçon! (1983), in cui Y. Montand riassume la vita quotidiana di un uomo qualunque; dopo Quelques jours avec moi (1988; Qualche giorno con me), una sorta di viaggio nella nebbia dei sentimenti, S. tocca la vetta con Un coeur en hiver (1992; Un cuore in inverno, con D. Auteil ed E. Béart), storia dell'ineffabile rapporto fra un liutaio e una giovane violinista: un capolavoro di psicologia condotto con la misura dei classici, che, grazie anche alla musica di Ravel, conferma la vocazione dell'autore a equiparare la struttura di un film a una partitura. Del 1995 è Nelly et Monsieur Arnaud, una commedia sull'amore impossibile fra un vecchio giudice e una giovane donna, in cui il virtuosismo del ritrattista, la 'logica sotterranea' da lui perseguita, la sapienza nel dirigere gli attori raggiungono esiti memorabili.
bibliografia
Claude Sautet issue, in L'avant-scène. Cinéma, gennaio 1984.
J. Korkmaz, Le cinéma de Claude Sautet, Paris 1985.
Retrospettiva Claude Sautet, in France Cinéma 1990, Milano-Firenze 1990.
M. Boujut, Conversations avec Claude Sautet, Lyon 1994.
Parigi-Roma: 50 anni di coproduzioni italo-francesi (1945-1995), a cura di J.A. Gili, A. Tassone, Firenze 1995.
Claude Sautet, a cura di G.Pedullà, Roma 1996.