CLEONIMO (Κλεώνυμος, Cleonãmus)
Principe spartano della casa degli Agiadi, figlio di Cleomene II, fu escluso per il suo carattere violento dalla successione al trono in favore di Areo I (309-8 a. C.); quando Taranto, minacciata dai Lucani e dai Romani, chiese aiuto agli Spartani, questi ben volontieri concessero loro, per liberarsene, C. come duce. Sbarcato a Taranto (309) con 5000 mercenarî laconi, organizzò un esercito di più di 20.000 fanti e 2000 cavalli, e Lucani e Romani vennero allora a patti con Taranto. Egli entrò quindi in Metaponto, forse chiamato in aiuto contro i Lucani, e la trattò duramente. Meditava intanto una spedizione in Sicilia, ma poi improvvisamente occupò Corcira. I Tarentini e le altre città italiote, minacciate da quella occupazione, si staccarono da lui; egli sbarcò allora in Italia, ma non gli riuscì di assoggettarle e tornò a Corcira. Si spinse poi a pirateggiare nell'Adriatico settentrionale, e sbarcò alla foce della Brenta; ma i Padovani sconfissero le sue truppe e danneggiarono la sua flotta avventuratasi nella laguna. Costretto infine a sgomberare anche Corcira, tornò a Sparta, e gli furono affidati dei comandi in varie spedizioni; ma poi (275) per ragioni politiche e private lasciò la città e militò nell'esercito di Pirro, che lo mandò a invadere il Peloponneso promettendogli il trono di Sparta. L'impresa fallì. Dopo la morte di Pirro (272), non abbiamo più notizie di lui; forse morì in esilio.
Bibl.: G. De Sanctis, Storia dei Romani, II, Torino 1907, p. 345; V. Costanzi, in Riv. di filologia, XLVII (1919), p. 206; Th. Lenschau, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XI, col. 730; J. Beloch, Griech. Geschichte, 2ª ed., IV, i, Berlino 1925, p. 202; 2, 1927, p. 157; id., Röm. Gesch., Berlino 1926, pp. 434, 462; E. Pais, Storia di Roma, 3ª ed., V, Roma 1928, p. 352.