coagulazione
Il sistema naturale che blocca le emorragie
Per arrestare il flusso del sangue da una ferita si forma un 'tappo' nel tratto interrotto dei vasi sanguigni colpiti. Questo tappo, chiamato coagulo o trombo, viene formato in tre fasi: la prima a carico della parete interna dei vasi sanguigni, la seconda a opera delle piastrine e la terza a seguito dell'attivazione dei fattori di coagulazione del plasma. Nell'emofilia, malattia ereditaria, la coagulazione è insufficiente, mentre nella trombosi si formano trombi in assenza di ferite, con il rischio di occludere arterie del cuore o del cervello
Stiamo correndo con gli amici, quando inciampiamo e cadiamo rovinosamente per terra. Ci rialziamo, ma ci accorgiamo che il ginocchio è bagnato di sangue e un sottile rigagnolo di liquido rosso scorre lungo la gamba. Un amico ci presta un fazzoletto, che premiamo sulla ferita. La ferita è superficiale e dopo poco il flusso si arresta. È avvenuta la coagulazione del sangue.
Il processo che serve ad arrestare l'emorragia del sangue si chiama emostasi (dal greco aìma, "sangue", e stàsis, "stasi, arresto"). Vi partecipano, in tre fasi distinte, tre protagonisti diversi.
Nella prima fase agisce la parete interna del vaso sanguigno, formata da un tappeto molto fitto ed elastico di cellule chiamato endotelio.
L'endotelio (simile alla gomma tubolare della bicicletta che mantiene l'aria nel pneumatico) ha una carica elettrica positiva, come le piastrine che vi scorrono a fianco senza aderirvi, proprio perché le cariche dello stesso segno si respingono. Quando il vaso si rompe, l'endotelio interrotto scopre il tessuto sottostante, che ha invece carica negativa e rilascia una sostanza chiamata fattore tissutale.
Nella seconda fase le piastrine, cellule del sangue prive di nucleo che maturano nel midollo osseo, attratte dalla carica negativa del tessuto che è venuto allo scoperto si accumulano nel punto di rottura addensandosi una sull'altra. Queste cellule iniziano allora ad appiattirsi e a estendersi, come fa il pizzaiolo che, lavorando una palla di pasta, la fa diventare un disco sottile. Si è formato il primo tappo, detto coagulo bianco o trombo (dal greco thròmbos "grumo, coagulo"), baluardo importante ma temporaneo contro l'emorragia. Infatti le piastrine continuano a divenire sempre più sottili fino a che si rompono, ma, prima che il primo coagulo si dissolva del tutto, vengono rilasciate due molecole. Una delle due molecole è la serotonina, che agisce sul vaso sanguigno restringendolo in modo da limitare il flusso di sangue nel tratto di vaso rotto. L'altra sostanza liberata dalle piastrine, il cosiddetto fattore piastrinico, dà inizio alla terza fase, a carico del plasma, chiamata propriamente coagulazione. Questa proteina, assieme al fattore tissutale rilasciato nella prima fase, promuove l'attivazione a catena dei fattori di coagulazione, proteine del plasma con una caratteristica particolare. Quando il vaso sanguigno è integro, i fattori di coagulazione sono inattivi perché la loro molecola è intera, ma quando la molecola di uno di questi fattori viene spezzata diventa attiva acquistando la capacità di spezzare la molecola di un altro fattore, che viene a sua volta attivato dando luogo al cosiddetto processo a catena (o a cascata).
L'ultima reazione della catena è quella del fibrinogeno, che viene spezzato diventando fibrina. Questa proteina forma una rete molto fitta e resistente che, intrappolando globuli rossi e bianchi, forma il secondo 'tappo', resistente e più duraturo, chiamato appunto coagulo o trombo rosso.
L'emofilia, rara malattia ereditaria, colpisce quasi esclusivamente i bambini maschi, uno su 10.000, a opera di un meccanismo genetico definito eredità legata al cromosoma X. La madre è sana, ma portatrice del gene mutato del fattore VIII (o meno spesso del fattore IX) della coagulazione su uno dei suoi due cromosomi X. Il gene mutato viene trasferito al 50% dei figli, ma provoca la malattia nei soli maschi che, avendo un solo cromosoma X, se ereditano quello mutato sono privi di un fattore VIII funzionante; sono quindi incapaci di coagulare il sangue e vanno incontro a frequenti emorragie.
La trombosi, molto frequente soprattutto nelle persone anziane, consiste nella formazione di trombi nei vasi in assenza di una vera rottura. Basta che l'endotelio, indurito dall'età (arteriosclerosi), formi una piccola crepa, che su questa si forma il trombo. A volte il trombo si stacca dalla parete e inizia a spostarsi con la corrente sanguigna, fino a tappare un vaso sanguigno di organi importanti, come il cuore, provocando infarto cardiaco, o il cervello, provocando ictus cerebrale, seguito da paralisi.