Cocaina
La cocaina, il principale degli alcaloidi contenuti nelle foglie della coca, si presenta in cristalli prismatici incolori o in forma di polvere cristallina bianca di sapore amaro. È dotata di una forte azione stupefacente, che si manifesta già dopo la somministrazione di dosi non elevate, che i tossicomani, per un fenomeno di tolleranza, sono portati ad aumentare fino a giungere al cocainismo cronico, causa di gravi alterazioni psichiche e somatiche. La cocaina si ricava dalla coca, in particolare dall'Erythroxylon coca, un arbusto che si ritiene originario delle Ande peruviane e che attualmente è diffuso in tutte le regioni montagnose delle Ande, in Ecuador, Perù e Bolivia, e dall'Erythroxylon novogranatense, tipico delle regioni montagnose della Colombia e delle coste caribiche dell'America Meridionale.
L'uso della cocaina risale a tempi molto antichi. I suoi effetti erano già noti in Ecuador molte migliaia di anni prima dell'instaurazione dell'impero degli incas (1200 d.C.), presso i quali l'abitudine di drogarsi trovò un'enorme diffusione. Nel vasto impero inca i messaggeri postali viaggiavano portando con sé le foglie di coca, che masticavano nei loro lunghi percorsi; la droga aumentava le energie ed essi potevano così correre senza troppa fatica da una stazione all'altra sulle elevate cime delle Ande. Nel 1613, durante il periodo della conquista spagnola dell'America Centrale, don Felipe de Ayala attestò in un manoscritto che la masticazione delle foglie di coca era un'usanza praticata dagli indios prima di cominciare a lavorare, abitudine ancora molto diffusa.Nel 1855 il chimico tedesco F. Gaedcke isolò il principio attivo contenuto nelle foglie dell'arbusto coca. L'alcaloide cocaina fu poi caratterizzato chimicamente nel 1859 da A. Niemann, dell'università di Göttingen.
Nel 1882 l'oculista viennese K. Koller identificò nella cocaina una sostanza capace di anestetizzare localmente l'occhio durante gli interventi chirurgici, lasciando cosciente il paziente. S. Freud, che si trovò a lavorare con Koller, prese in considerazione la cocaina non come anestetico locale, ma per la sua possibile azione nella cura di disintossicazione dei morfinomani. Ben presto le illusioni di Freud caddero e non solo la cocaina si rivelò completamente inefficace nel trattamento della dipendenza da morfina, ma furono osservati i primi casi di cocainomania. Tuttavia, la cocaina fu uno dei primi alcaloidi a essere sintetizzato, nella speranza di poterlo utilizzare come anestetico locale, per la sua capacità di bloccare la conduzione nervosa quando viene a contatto diretto con il tessuto nervoso. Nella chirurgia oculare quest'uso venne ben presto abbandonato per l'effetto dannoso che la limitazione della circolazione sanguigna provocata dalla droga ha sulla superficie dell'occhio, in particolare sulla cornea, in cui possono insorgere ulcerazioni.
La cocaina mantiene, invece, un suo ruolo nella chirurgia delle mucose (orecchio, naso, gola) e, in particolare, in procedimenti per i quali è necessario introdurre un tubo attraverso il naso o la gola. Il meccanismo d'azione della cocaina, a livello sinaptico, consiste nel prevenire il riassorbimento della dopamina nel neurone presinaptico. Il mediatore rimane nello spazio sinaptico, dove continua a stimolare il neurone postsinaptico. Varie sono le vie utilizzate dai tossicomani per introdurre la sostanza nell'organismo. Oltre alla già citata abitudine di masticare le foglie di coca, diffusa nell'America Centrale, nel resto del mondo era assai affermata la tecnica dell'aspirazione nasale della polvere di coca, chiamata snow perché bianca come la neve. L'aspirazione nasale, per il potente effetto vasocostrittore della cocaina, causa eczemi alle narici, riniti, ulcere e perfino la perforazione del setto nasale. Con l'aumento del prezzo della droga ci si è rivolti alla più efficace via endovenosa, spesso associando la cocaina agli oppiacei (morfina ed eroina), che riducono l'eccitamento tossico provocato dalla sostanza. La droga può essere inoltre assorbita attraverso i polmoni con il fumo. La quantità media di cocaina assorbita da un cocainomane è di 5-10 g al giorno. Una singola dose di 0,5 g, in un individuo non abituato alla sostanza, può essere mortale.
Le conseguenze dell'assunzione di cocaina sono molteplici, a livello sia psichico sia fisiologico e, ovviamente, come per ogni altra droga, dipendono, oltre che dalle vie di introduzione, dalla dose, dalle aspettative e dalla personalità di chi la assume, nonché dalla frequenza delle assunzioni. I suoi effetti si possono dividere in tre fasi: la prima è caratterizzata da euforia, disinibizione comportamentale, effetto antifatica, sensazione di onnipotenza, che porta ad aggressività; a questa prima fase ne subentra una seconda in cui sono presenti confusione mentale e allucinazioni (tipiche allucinazioni sono le 'zoopsie', cioè la fastidiosa sensazione della presenza di animaletti, formiche, insetti, sopra e sotto la pelle); la terza fase comprende una sensazione di sonnolenza e depressione. Questi effetti sono dovuti alla stimolazione del sistema nervoso centrale, che ha luogo dalla corteccia verso il basso.
L'azione euforizzante, l'eccitamento, la diminuzione del senso di affaticamento sono appunto effetti a livello corticale, ed è a essi che si deve la larga diffusione della droga. Agli effetti sopra descritti e ricollegabili all'azione di dosi basse, si aggiungono, per dosi più elevate, l'ansietà e il comportamento sospettoso e, per dosi ancora superiori, ideazione paranoide con mania di persecuzione. Dosi elevatissime, somministrate per via endovenosa, esercitano un'azione tossica sul muscolo cardiaco, bloccandolo. Sempre per quanto concerne il cuore, dosi basse, somministrate per via sistemica, possono, per effetto della stimolazione vagale, alterare la frequenza cardiaca, che viene notevolmente aumentata da dosi moderate, in conseguenza, probabilmente, di un'accresciuta stimolazione centrale simpatica. La cocaina, agendo a livello del midollo allungato, provoca anche aumento della frequenza respiratoria e, inoltre, innalzamento della temperatura corporea.
Un'altra azione importante, che contribuisce alla diffusione della droga, è la stimolazione della libido: nel maschio, infatti, la cocaina favorisce il prolungamento dell'erezione, aumentando il piacere sessuale e il numero degli orgasmi, effetti che però scompaiono allorché l'uso diviene cronico, situazione che porta, all'opposto, a una diminuzione della potenza sessuale. È un fatto accertato che la cocaina determina tolleranza e dipendenza psichica. La sindrome di astinenza è caratterizzata da depressione, svogliatezza, affaticamento, iperfagia ecc. A mano a mano che procede nella sua abitudine a fare uso della droga, il cocainomane diviene sempre più pallido, assumendo un colorito terreo, la bocca secca provoca un movimento incessante di deglutizione e compaiono deliri di persecuzione, depressione, stato confusionale. L'uso continuato della droga si accompagna, in particolare, a disturbi psichici e somatici. La sindrome psichica comprende disfunzioni della memoria e dell'affettività, con apatia e indifferenza, ma anche ansietà e oscillazioni dell'umore ecc. Le manifestazioni somatiche comprendono tic, tremiti delle labbra, disturbi oculari (miosi, esoftalmo), alterazioni dello stato di nutrizione (dimagrimento, cachessia). Il cocainismo cronico causa danni cerebrali, che sono stati sempre meglio individuati in questi ultimi anni; essi sono alla base del declino intellettuale riscontrabile nei soggetti preda di questa devastante tossicomania.
c. castellano, Lineamenti di psicofarmacologia, Roma, Bulzoni, 1977.
Goodman and Gilman's The pharmacological basis of therapeutics, ed. A. Goodman Gilman et al., New York, Macmillan, 19857 (trad. it. Bologna, Zanichelli, 19928).
a. oliverio, c. castellano, I farmaci del cervello, Torino, ERI, 1980.