COMECON
. Sigla dall'inglese Co(uncil for) M(utual) Econ(omic Aid), in russo Sovet Ekonomičeskoj Vzajmopomošči (SEV), istituito a Mosca nel gennaio 1949 tra Unione Sovietica, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria. Nel febbraio dello stesso anno vi aderì l'Albania, nel 1950 la Repubblica democratica tedesca, nel 1962 la Mongolia e nel 1972 Cuba. Lo Statuto dell'organizzazione venne però approvato, mediante trattato internazionale, a Sofia il 14 dicembre 1959 ed entrò in vigore nell'aprile dell'anno successivo. Nei diciassette articoli di cui è composto vennero fissate le norme per l'ammissione e per l'uscita dall'organizzazione, gli obblighi derivanti dall'appartenenza e la possibilità per i paesi terzi di partecipare alle sessioni dell'assemblea e ai vari programmi industriali e commerciali (rappresentanti della Iugoslavia, della Corea del Nord, del Vietnam del Nord e della stessa Cina erano stati in più occasioni ammessi come osservatori). Nel preambolo si sottolineò specificamente la volontà dei paesi membri di sviluppare la cooperazione economica sulla base della divisione internazionale socialista del lavoro al fine di edificare il socialismo e il comunismo. Promotrice l'URSS in quanto interessata a stabilire sempre più stretti rapporti economici con i paesi a democrazia popolare, il C. fu concepito come una risposta più politica che economica al piano Marshall e all'Organizzazione Europea per la Cooperazione Economica (OECE): l'ingerenza degli SUA nella politica economica interna dei paesi aderenti al piano avrebbe di fatto esteso l'influenza americana in Europa orientale, isolando l'URSS. La costituzione dell'OECE, dunque, agì come stimolo alla formazione del C., sebbene non ne fosse la causa determinante: fin dall'immediato dopoguerra, infatti, i sovietici avevano perseguito una politica d'integrazione delle economie nazionali dell'Europa orientale (scambi commerciali e cooperazione tecnico-scientifica) per prevenire la costituzione di un'unità economica autonoma nell'Europa centro-orientale e, soprattutto, per rafforzare il ruolo dirigente dell'URSS nel campo socialista.
Il primo periodo di vita dell'organizzazione, dal 1949 alla morte di Stalin, fu caratterizzato dalla costituzione delle prime strutture comuni (segretariato permanente e Assemblea) e da una forte coesione politica in reazione all'isolamento determinato dalla guerra fredda e dalla contrazione degli scambi commerciali tra i due blocchi. Il Segretariato permanente, con sede a Mosca, e l'Assemblea dei rappresentanti di tutti gli stati membri si occuparono degli obiettivi generali nel campo commerciale e in quello dell'assistenza tecnica, potenziando gli accordi diretti tra i paesi membri. Il sistema degli accordi bilaterali, la creazione di un'industria pesante siderurgica e meccanica (secondo il modello sovietico) favorirono indirettamente le tendenze autarchiche di sviluppo indipendente di ogni paese nelle stesse branche, ostacolando, in ultima analisi, quel coordinamento che era la ragion d'essere dell'organizzazione stessa. Solo nel 1952 fu impostato il problema della specializzazione e della standardizzazione con lo stabilire norme comuni per il commercio estero e per la fabbricazione di alcuni prodotti (macchinari per l'industria, per l'agricoltura, ecc.). Il sistema adottato in quegli anni (pianificazione autonoma e isolata) aveva portato infatti a una rarefazione della disponibilità delle materie prime e a un'eccedenza di scorte di prodotti dell'industria pesante all'interno dell'organizzazione.
La fine dell'era staliniana, le sue ripercussioni sulle relazioni internazionali e sull'unità politica del blocco comunista imposero una trasformazione del sistema delle relazioni all'interno del Comecon. L'Assemblea dei rappresentanti s'impegnò nel coordinamento dei piani quinquennali per il periodo 1956-60, nella specializzazione delle produzioni, nella divisione del lavoro; già nel 1954 era stata costituita una commissione permanente per l'organizzazione degli scambi commerciali e la cooperazione nei diversi settori economici; la riluttanza che i paesi comunisti avevano mostrato fino a quel momento nei confronti di un'integrazione delle economie e dell'interdipendenza da essa derivante fu parzialmente superata. L'opera di coordinamento ebbe un nuovo e decisivo impulso dopo il XX congresso del PCUS (condanna dello stalinismo, coesistenza pacifica tra i due blocchi, vie nazionali al socialismo), con la formazione di commissioni permanenti aventi il compito di elaborare misure pratiche per l'unificazione delle reti di energia elettrica, per lo sfruttamento delle risorse del Danubio, per la produzione meccanica e chimica. La crisi dell'ottobre 1956 in Ungheria e Polonia impose all'organizzazione la necessità di rinforzare la base istituzionale dei mutui legami attraverso l'elaborazione e l'approvazione dello statuto (1959-60) e la costituzione di un Comitato esecutivo (1962), composto dai vice primi ministri dei singoli paesi membri, assistiti da commissioni di esperti e dall'Ufficio per le questioni generali dei piani economici.
La divisione internazionale del lavoro (Mosca, 1958), lo sviluppo dei rapporti economici e commerciali con tutti i paesi, indipendentemente dai loro ordinamenti e sulla base dell'uguaglianza e della non ingerenza negli affari interni (Bucarest, 1958), lo sviluppo dell'agricoltura (Budapest, 1960), gli accordi per la chimica e per i trasporti marittimi (Berlino Est, 1961), la creazione della Banca Internazionale per la Cooperazione Economica (BICE, Mosca 1963), furono tra le principali attività di quegli anni e produssero un reale funzionamento dell'organizzazione, che registrò tuttavia la defezione dell'Albania (1961-62) per l'inasprirsi del conflitto ideologico cino-sovietico. Ma, pur nella ricerca di un modello coerente d'integrazione economica, i paesi-membri del C. hanno respinto la pianificazione centralizzata proposta da Chruščëv nel 1962. Dal 1964 le relazioni all'intenno del C. si sono sviluppate sulla base dei principi elaborati negli anni precedenti: coordinamento multilaterale dei piani quinquennali, realizzazione di vasti progetti comuni (oleodotto dell'amicizia, integrazione delle reti elettriche).
Solo la crisi conseguente agli avvenimenti cecoslovacchi del 1968 ha posto un freno alle riforme economiche (introduzione di alcuni meccanismi di mercato), che i paesi-membri avevano progressivamente intrapreso. Come già nel 1956, la crisi ha evidenziato la necessità di un rilancio dell'integrazione regionale attraverso lo sviluppo delle relazioni dirette tra i paesi membri e la costituzione di una Banca internazionale per gl'investimenti e di un Istituto internazionale dei problemi economici del sistema socialista mondiale. Nel 1971, frutto del lavoro di un triennio, è stato adottato il "Programma" di Bucarest (sede della XXV sessione dell'Assemblea) per il rilancio dell'organizzazione. Oltre agli obiettivi generali, tradizionalmente enumerati nei documenti del C. (sviluppo delle forze produttive nei vari paesi, del progresso tecnico e delle relazioni economiche), si è sottolineata la necessità di cooperare per una reale uguaglianza dei livelli di sviluppo dei paesi membri, favorendo i meno sviluppati nell'accesso alle materie prime, alle tecnologie più avanzate e ai crediti, nel quadro generale della "comunità" dei paesi fratelli, che rappresenta l'elemento costante della politica sovietica contro ogni particolarismo.
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