Commonwealth
Il 'bene comune' delle ex-colonie britanniche
Commonwealth fu detto lo Stato britannico nel 17° secolo, al tempo di Oliver Cromwell. Ma, soprattutto, il termine è stato utilizzato per definire l'associazione delle ex colonie britanniche, quando venne loro concessa l'autonomia, fino ad arrivare alla piena indipendenza
Il termine inglese è composto da common e wealth e vuole dire letteralmente "bene comune".
È l'equivalente del latino res publica (letteralmente "cosa pubblica"), entrato nel linguaggio politico inglese nel 16° secolo per indicare la comunità dei cittadini.
Successivamente fu adottato per designare lo Stato britannico nel periodo tra la caduta di Carlo I, decapitato nel gennaio 1649, e la restaurazione della dinastia Stuart nel 1660. Sotto il controllo di Oliver Cromwell si volle infatti porre fine all'assolutismo monarchico, proclamando la Repubblica ‒ il Commonwealth, per l'appunto ‒ in un clima di rigorismo puritano (puritanesimo).
In America vennero poi definiti Commonwealths gli Stati dell'Unione. Nel Novecento, invece, il termine ritornò a essere adoperato soprattutto con un diverso significato, dovuto alla trasformazione dell'Impero coloniale britannico.
Sconfitta nella guerra di indipendenza americana, nel 1840 la Gran Bretagna concesse al Canada il regime parlamentare e un governo autonomo, ponendo le premesse per la conversione dei propri dominions in un Commonwealth, conversione avviata poi sotto la guida di Joseph Chamberlain, potente ministro per le Colonie dal 1895 al 1903.
Fu, però, dopo la Prima guerra mondiale che i rapporti tra la madrepatria e le ex colonie giunsero a una sostanziale pariteticità, sia in politica interna, sia nei rapporti internazionali.
Nel 1926 venne elaborata la 'formula Balfour' ‒ dal nome del politico conservatore che la promosse ‒ in base a cui i dominions erano considerati "comunità autonome nell'ambito dell'Impero britannico, di status uguale, senza alcun rapporto di subordinazione in ogni campo dei rispettivi affari interni e internazionali, sebbene unite dalla comune fedeltà alla corona e liberamente associate come membri del Commonwealth britannico delle Nazioni". La 'formula Balfour' venne recepita negli Statuti di Westminster del 1931, con i quali nacque ufficialmente il Commonwealth. Esso sorse non sulla base di una costituzione, bensì della semplice volontà da parte dei singoli Stati di mantenere un comune riferimento alla corona britannica e di coordinare le reciproche esigenze politiche.
Vennero inizialmente riconosciuti membri del Commonwealth il Canada, la Nuova Zelanda, l'Australia, l'Unione del Sudafrica, l'Irlanda del Sud (che però nel 1947 rifiutò l'adesione) e Terranova (dal 1949 parte del Canada). A capo del Commonwealth era posto, naturalmente, il sovrano inglese.
Una tappa importante nel processo di trasformazione del Commonwealth si ebbe nel 1934 con la conferenza di Ottawa, nella quale il Regno Unito e le ex colonie stipularono accordi commerciali e tariffe preferenziali per i membri. L'appartenenza alla comunità garantiva, dunque, agli Stati aderenti di poter intrecciare tra loro una solida rete di interessi economici, destinata a durare nel tempo.
Nel 1947 l'Indian independence act ammise al Commonwealth anche le Repubbliche: parallelamente al riconoscimento dell'indipendenza della maggioranza delle colonie, dunque, si modificava la struttura dell'associazione, ribattezzata nel 1949 Commonwealth of Nations ("Comunità delle Nazioni"), che diventava un'unione di popoli con culture diversissime, avente come obiettivo unicamente il coordinamento e la mutua assistenza in ambito politico, economico e culturale. Le decisioni collettive non erano più vincolanti per gli Stati membri, i quali erano liberi, inoltre, di uscire dalla comunità in qualsiasi momento. Anche il legame economico finì comunque per indebolirsi, quando il meccanismo delle tariffe preferenziali perse notevolmente di rilevanza, con l'adesione del Regno Unito all'Unione europea.
Tra i membri del Commonwealth, infine, la Repubblica Sudafricana venne espulsa nel 1961 per la sua politica di segregazione razziale (apartheid), e riammessa nel 1994; il Pakistan, uscito invece nel 1972, rientrò nel 1989.