composizione
La composizione è un procedimento morfologico che permette di formare parole nuove (➔ neologismi) combinando insieme due (o più) morfemi lessicali invece che una parola e un affisso (➔ affissi), come accade nella ➔ derivazione. I composti dell’italiano hanno alcune specificità: (a) sono formati tipicamente da due parole autonome, a differenza di altre lingue di tipo fusivo (o flessivo; ➔ lingue romanze e italiano); (b) la relazione fra i costituenti di un composto non è di norma segnalata da marche morfologiche (si confronti, ad es., il composto italiano capostazione con il composto latino paterfamilias «padre di famiglia», in cui il costituente familias esprime tramite la forma arcaica di genitivo -as la relazione di dipendenza dal primo costituente).
Per la classificazione dei composti un importante criterio è la parte del discorso delle parole che li formano, come viene esemplificato nella tab. 1.
Come si può notare, dalla maggior parte delle possibili combinazioni di parole il composto risultante è un nome. Si osservi inoltre che non tutti i tipi di composti sopra elencati sono produttivi, permettono cioè la generazione di nuove parole. Nel § 2 illustreremo i principali tipi di composti produttivi dell’italiano; prima di ciò è però opportuno menzionare almeno due altri criteri di classificazione utili per definire i composti: la relazione tra i costituenti e la nozione di testa.
Dal punto di vista semantico, un composto è il risultato dell’interazione dei significati dei due costituenti. Si possono distinguere due tipi principali di relazione: determinazione e coordinazione. Nel primo caso un costituente esprime la parte più generale e importante del composto, mentre l’altro ne specifica le caratteristiche: ad es., una cassaforte è una cassa particolarmente forte. Nel rapporto di coordinazione, i due costituenti concorrono in pari modo al significato del composto: ad es., una cassapanca è sia una cassa su cui ci si può sedere sia una panca con uno scomparto in cui riporre qualcosa. Di conseguenza i due membri del composto appartengono alla stessa parte del discorso: caffelatte, chiaroscuro.
La nozione di testa identifica l’elemento più importante del composto, quello che determina la parte del discorso cui appartiene, oltre che i tratti flessivi, e contribuisce in maggior misura a quelli semantici. In un composto come capostazione, il costituente capo determina il tratto nome di entità animata e individua il referente del composto come un capo (non una stazione). I composti in cui è possibile identificare un elemento con funzione di testa sono detti endocentrici, mentre i composti come pellerossa «appartenente alle tribù indigene dell’America» o casco blu «militare dell’ONU», in cui nessuno dei due elementi contribuisce in modo prevalente a determinare le caratteristiche semantico-sintattiche del composto sono detti esocentrici (cioè con testa fuori del composto: il composto pellerossa designa infatti un essere umano identificato per la particolarità di avere la pelle rossa, ed è quindi un nome di essere animato, anche se nessuno dei due membri del composto è animato).
Di norma, il significato dei composti esocentrici non può essere interpretato in modo univoco a partire dai suoi costituenti: a differenza di un composto endocentrico come pesce spada, in cui la testa pesce indica i tratti semantici prevalenti del referente del composto e spada ne indica alcuni tratti specifici, in un composto esocentrico come pettirosso nulla ci dice che si tratti di un uccello. Il significato dei composti esocentrici può quindi essere parafrasato: «qualcosa o qualcuno il cui B è A», in cui B sta per il secondo membro del composto e A per quello iniziale.
Nei composti nominali endocentrici produttivi dell’italiano la testa è di norma l’elemento di sinistra (filo spinato, lettera aperta, terraferma, carro attrezzi, vagone letto), mentre nei composti di più antica formazione o ereditati dal latino la testa è di solito a destra (terremoto «movimento della terra», barbabietola, malumore, buona fede). Una recente tendenza della composizione dell’italiano, dovuta al diffondersi nel lessico comune di modelli formativi propri delle terminologie tecnico-scientifiche e anche da calchi e prestiti di lingue straniere (specialmente l’inglese; ➔ anglicismi), sono i composti con testa a destra preceduti da un elemento nominale con funzione di specificatore (scuolabus, droga party, baby gang, bioalimento, autoscuola).
Come si potrà notare dagli esempi, non c’è norma stabile sulla grafia dei composti, a parte quelli del tipo verbo + nome, la cui grafia è quasi sempre unita. I composti dell’italiano si possono scrivere attaccati, separati da un ➔ trattino o solo giustapposti. Di norma sono scritti uniti i composti più antichi e quelli per cui il significato tende a diventare opaco. Gli esempi qui forniti tendono a riprodurre le grafie più usuali. Per quanto riguarda la pronuncia, l’accento principale del composto di norma coincide con quello del costituente di destra.
Si possono distinguere tre tipi di composti formati da due nomi in relazione al tipo di rapporto tra i costituenti:
(a) Il tipo pesce spada. Si tratta di composti endocentrici con testa a sinistra, in cui il costituente finale determina quello iniziale svolgendo una funzione simile a quella di un aggettivo (per questo motivo sono detti anche composti attributivi):
(1) aereo cisterna, bambino prodigio, donna cannone, insetto stecco, legge-fotocopia, pescecane, pesce spada, palla gol, quartiere dormitorio, scolaro modello, società fantasma, uomo rana, uomo scimmia, vagone letto
Si tratta di un processo molto produttivo, la cui capacità evocativa e descrittiva ne determina un largo impiego nel linguaggio giornalistico e pubblicitario. La frequenza d’uso di alcuni nomi in posizione finale in formazioni in serie (per es., elemento chiave, parola chiave, personaggio chiave; discorso fiume, riunione fiume, romanzo fiume; famiglia tipo, spettatore tipo, vacanze tipo) ha portato a una rideterminazione semantica di tali parole: ad es., chiave assume in tali contesti il significato «importante, decisivo», fiume «lungo», ecc. Il plurale è di norma sul costituente testa (pesci spada non * pesci spade o * pesce spade), in pochi casi il plurale è espresso in entrambi i costituenti (pesche noci).
(b) I tipi buono pasto, capostazione, radiocronaca. Nei composti di questo tipo il costituente non-testa fa da complemento al costituente testa:
(2) angolo cottura, buono pasto, buono sconto, capogruppo, caporeparto, capostazione, capoufficio, carro attrezzi, carta fedeltà, conferenza stampa, deposito bagagli, idea regalo, offerta risparmio, pacchetto vacanza, parcheggio clienti, pausa sigaretta, tariffa bambini, treno merci, zona notte
Di norma la parafrasi di tali composti contiene una preposizione che esplicita i rapporti fra i membri (per es., buono per il pasto, capo della stazione). Il plurale è nella maggior parte dei casi espresso sul costituente testa (il capoclasse / i capiclasse); il composto rimane invariato qualora il referente sia di genere femminile animato (le capoclasse). Non infrequente l’espressione del plurale su entrambi i costituenti (capi operai, capibanditi); possibile, ma più rara, l’espressione del plurale sul solo membro finale (capocannonieri, capocuochi).
Possono essere ricondotti a questo tipo anche i composti, di recente diffusione, con testa a destra:
(3) aeromodello, agopuntura, autonoleggio, autoraduno, calciomercato, calcioscommesse, motoaccessorio, motosega, radiotrasmissione, aromaterapia, danza terapia
In questo tipo di composti la marca del plurale è di norma sul costituente finale.
(c) Il tipo cassapanca. Questi composti designano un oggetto composito, ma concepito come un tutto unico (per es., caffellatte) oppure un oggetto che può essere considerato sotto un duplice aspetto (portafinestra è un oggetto che svolge sia la funzione di porta che di finestra). La loro struttura è di tipo coordinativo:
(4) cartongesso, cassaforma, cassapanca, cinemateatro, diritto-dovere, fiera mercato, incontro-dibattito, operaio azionista, poltrona letto, studente lavoratore
I neologismi di questo tipo non sono molti. La formazione del plurale si ottiene di norma con la flessione di entrambi i membri. Quando i due costituenti hanno genere diverso il composto prende di norma il genere del costituente iniziale: un bar pizzeria, una pizzeria-ristorante.
I composti nome + aggettivo danno luogo a nomi. Si possono distinguere costruzioni di tipo endocentrico (5), non produttivo, e costruzioni di tipo esocentrico (6), produttivo:
(5) bancarotta, cassaforte, camposanto, terraferma
(6) coda lunga, colletto bianco, croce rossa, cuore infranto, giubba rossa, pellerossa, piedipiatti, viso pallido
Nei composti endocentrici il plurale è di norma espresso su entrambi i costituenti (le casseforti), ma può esserlo anche solo sul costituente finale (le cassaforti). Più varia l’espressione del plurale nei composti esocentrici (per es., i pellerossa, i pettirossi, i caschi blu, i visi pallidi).
Meccanismo di formazione produttivo, che conta molte formazioni, è caratterizzato dal fatto che i due aggettivi sono in rapporto di coordinazione: agrodolce, sordomuto. Dal punto di vista semantico, si distinguono gli aggettivi che indicano posizioni politiche (socialista democratico o socialdemocratico, democratico cristiano o democristiano, marxista leninista) e quelli formati da etnici (greco-romano, italo-americano, franco-canadese). Questi ultimi sono per lo più usati per indicare cose o persone dalla doppia origine, nazionalità o caratteristiche linguistiche. È comune l’impiego come primi membri di parole troncate o anche di elementi formativi (italo-americano, socio-politico, anglo-normanno, franco-canadese, sino-tibetano, israelo-palestinese).
La composizione di due aggettivi coordinati indicanti colori (➔ colore, termini di) può essere impiegata per esprimere sfumature intermedie di colore (grigioverde, verdeazzurro) o soprattutto l’accostamento di due colori, come nelle maglie di squadre sportive: ad es., giallorosso e neroazzurro per indicare i colori delle maglie rispettivamente dei giocatori di calcio della Roma e dell’Inter (o di altre squadre). Tali aggettivi sono spesso sostantivati e usati come nomi per indicare una squadra o i suoi giocatori: un rossonero espulso, i giallorossi hanno vinto lo scudetto.
Sono formati da un tema verbale e da un nome che funge da complemento, tipicamente da complemento diretto. Vitale dalle origini della lingua fino ai nostri giorni per la coniazione di insulti e ingiurie (attaccabrighe, guastafeste, rompipalle, rompiscatole, rubagalline, sputaveleno), questo tipo compositivo è assente in latino, ma molto comune e tipico nelle lingue romanze:
(7) appendiabiti, apriscatole, baciamano, contachilometri, copriletto, fermacarte, poggiapiedi, poggiatesta, posacenere, reggicalze, salvagente, segnalibro, stuzzicadenti, tritacarne
Il tipo è impiegato soprattutto per formare nomi di macchine, elettrodomestici e altre apparecchiature:
(8) asciugacapelli, aspirapolvere, cacciavite, cavatappi, contagocce, contascatti, lanciafiamme, lavastoviglie, paraurti, portachiavi, reggicalze, tergicristallo, tosaerba
Molto raro il caso di composti in cui il nome ha funzione di soggetto (batticuore). La formazione di nomi di mestiere, un tempo molto comune (falegname, guardasigilli), è ora piuttosto limitata e ristretta a mestieri di scarso prestigio (buttafuori, guardamacchine, lustrascarpe). Solo nei composti più antichi il nome può essere preceduto da un articolo o da una preposizione (per es., battiloro, saltimbocca; si vedano anche ➔ cognomi come Bevilacqua, Beccalossi). Benché questo tipo di composto sia per lo più invariabile, sono attestati pochi casi in cui il nome può acquisire una marca di plurale (grattacielo / grattacieli); nei casi in cui il membro nominale è al plurale, il composto è invariabile: uno, due poggiapiedi.
Si tratta di composti esocentrici che designano qualcosa o qualcuno che si trova nella condizione descritta dall’unione di preposizione e nome: il doposcuola è, ad es., un’attività che si svolge dopo la scuola, il dopobarba un prodotto che si usa dopo la rasatura. Il tipo è piuttosto produttivo:
(9) entrobordo, lungolago, lungomare, senzadio, senzapatria, senzatetto, sottobicchiere, sottobosco, sottopancia, sottopiede
I composti di questo tipo sono invariabili, e nel caso di soggetti non animati sono di genere maschile indipendentemente dal genere del nome (per es., il dopocena, il lungo-Senna).
Oltre ai composti che si ottengono dall’unione di parole italiane (detti composti indigeni), il lessico si arricchisce anche di composti esogeni, originati cioè dalla combinazione di parole di origine straniera, per lo più tratte dal greco e dal latino (in tali casi si parla di composti neoclassici; ➔ elementi formativi; ➔ suffissoidi). Tali composti si riscontrano primariamente nelle ➔ terminologie tecnico-scientifiche, in cui sono di norma usati con funzione designativa entro classificazioni.
I composti con elementi formativi entrano nella lingua comune dato che si integrano nel lessico corrente (si pensi a barometro, citofono, frigorifero, telefono, termometro), ma soprattutto per la crescente diffusione di composti ibridi, ove elementi formativi sono premessi a parole italiane, dando luogo a strutture con l’ordine specificatore + testa:
(10) aeroporto, autolavaggio, crioconservazione, fotosintesi, fotomontaggio, narcotrafficante, psicofarmaco, teleconferenza, telegiornale
Parole di questo tipo, in cui un elemento nominale con funzione di determinante è premesso a un nome, erano quasi del tutto assenti nelle lingue romanze fino alla fine del XIX secolo. La diffusione di tale struttura compositiva è stata favorita dalla presenza sia di composti in cui sono impiegati elementi formativi derivanti da aggettivi o avverbi delle lingue classiche (pseudoproblema, protoindustrializzazione) sia di composti aggettivali coordinati (angloitaliano, agroalimentare, socioeconomico). Il processo è stato poi accelerato dall’accoglimento nel lessico comune dei composti di origine tecnica (e anche di numerosi prestiti dall’inglese), in cui costituenti dei composti d’origine hanno l’ordine specificatore + testa: discomusic, floppy disk, personal computer, videogame. I composti formati da elementi formativi e parole si differenziano dai composti propri dell’italiano, oltre che per la disposizione dei costituenti (specificatore + testa), per il fatto di poter operare come base di derivazione:
(11) biodegradabile → biodegradabilità; fotocopia → fotocopiare → fotocopiatore / fotocopiatrice / fotocopiatura; cicloamatore → cicloamatorismo / cicloamatoriale
Per contro, i composti indigeni non sono di norma derivabili né formati a partire da parole derivate, mentre gli elementi formativi possono formare composti premettendosi a parole derivate (cardiostimolatore, crioconservazione, ecoconservatorismo).
Verbi composti quali aerotrainare, aerotrasportare, teleabbonarsi, teleguidare costituiscono una novità per il sistema formativo dell’italiano, dal momento che per secoli l’esiguo numero di verbi composti sono stati principalmente prestiti dal latino: benedire, maltrattare. Non è però chiaro se tale nuovo tipo di verbi composti si possa interpretare come regola di formazione delle parole o piuttosto come retroformazione (➔ retroformazioni) da composti nominali suffissati:
(12) teleregolazione → teleregolare; teleriscaldamento → teleriscaldare.
La formazione di parole per composizione ha alcune caratteristiche in comune con altri processi che danno origine a parole nuove. Tra questi, si segnala in particolare l’➔univerbazione di strutture sintattiche: queste, ricorrendo con una certa frequenza in contesti frasali con una stessa funzione e significato, tendono ad essere percepite come unità lessicali. Tale fenomeno viene talvolta evidenziato dalla grafia unitaria.
La distinzione tra composti e costruzioni di origine sintattica è relativamente agevole nel caso di morfemi grammaticali o per formazioni in cui vi sia un solo morfema lessicale: eccome, invece, piuttosto, semmai, tuttavia, addosso, apposta, infatti, peraltro, perché, poiché, sebbene. Più difficile è la distinzione fra composti e altre parole complesse in cui sono presenti due elementi lessicali, in particolare nel caso di strutture costituite da nome testa + preposizione + nome modificatore:
(13) pentola a pressione, giacca a vento, lente a contatto, sacco a pelo, serpente a sonagli; avviso di garanzia, uscita di sicurezza, fuoco d’artificio; campo da gioco, ferro da stiro, gomma da masticare, macchina da scrivere, orologio da polso, sala da pranzo, spazzolino da denti, vestito su misura
Tali strutture, pur rivelando la loro origine sintattica, sono quelle che hanno il maggior numero di caratteristiche in comune con i composti.
Molti autori convengono che, sebbene i tipici composti presentino caratteristiche specifiche della morfologia, e quindi debbano essere distinti dalla lessicalizzazione di costruzioni sintattiche, ci sono nondimeno zone di contatto fra i due tipi di parole complesse. Ad es., non è sempre applicabile il criterio della coesione interna, normalmente usato per distinguere le costruzioni morfologiche da quelle di origine sintattica: si confrontino le coppie di frasi
(14) a. Carlo porta borse ~ Carlo porta grandi borse
b. Carlo è un portaborse ~ Carlo è un * porta-grandi-borse
Anche costruzioni di evidente origine sintattica possono avere forte coesione interna e quindi non essere interrompibili:
(15) a. nontiscordardime ~ * nontiscordarmaidime
b. camera da letto ~ * camera grande da letto
In Gaeta & Ricca (2009), che contiene un’accurata descrizione dei criteri per definire i composti dell’italiano e distinguerli dalle formazioni lessicali di origine sintattica, si sostiene che le costruzioni del tipo nome + preposizione + nome (per es., luna di miele, calcio d’angolo), sebbene possano condividere con i composti tipici (per es., portalettere, parola chiave, capo mafia) la capacità di denotare un concetto unitario, la possibilità di esprimere un significato non immediatamente ricavabile dalla combinazione dei componenti, la non-interrompibilità della sequenza, una certa frequenza d’uso, se ne distinguono per la struttura di tipo sintagmatico, che le accomuna a costruzioni non lessicalizzate come casa di legno, pezzo di ferro, ecc.
Gaeta Livio & Ricca, Davide (2009), ‘Composita solvantur’. Compounds as lexical units or morphological objects?, «Rivista di linguistica» 21, 1, pp. 35-70.