Gas, (CN)2, incolore, molto velenoso, dall’odore di mandorle amare, detto anche dicianogeno; brucia con fiamma caratteristica color porpora ed è facile a liquefarsi e a solidificarsi. Si forma scaldando a secco il cianuro di mercurio o aggiungendo cianuro di potassio a una soluzione bollente di solfato di rame. È solubile in acqua ma le soluzioni si alterano facilmente; le sue proprietà chimiche si avvicinano a quelle degli alogeni; per riscaldamento a circa 300 °C polimerizza dando un solido insolubile, il paracianogeno (CN)x, con peso molecolare variabile. Il c. è prodotto di partenza per la sintesi di diverse sostanze organiche (insetticidi ecc.). Gli alogenuri del radicale cianogeno (cloruro ClCN, bromuro BrCN ecc.) sono composti cristallini, volatili, e si possono considerare derivati dall’acido cianidrico (di cui presentano la stessa tossicità) o dall’acido cianico (nella forma HOCN); trovano impiego in sintesi organiche. Con il termine cianogeno a volte si indica anche il radicale −C≡N.