• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

COMUNISMO

di Domenico Caccamo - Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1978)
  • Condividi

COMUNISMO (XI, p. 29; App. II, 1, p. 667)

Domenico Caccamo

Movimento comunista internazionale. - Lo scioglimento dell'Ufficio d'informazione (noto in Occidente sotto il nome di Cominform), nell'aprile 1956, fu giustificato con la situazione mondiale maturata negli ultimi anni e con la necessità di una diversa strategia: ma le innovazioni del XX congresso (coesistenza, apprezzamento positivo del neutralismo, vie nazionali e politica di vaste alleanze) non si estesero immediatamente al movimento comunista, che anzi sviluppò una varietà di atteggiamenti. Da una parte, la corrente polacca e ungherese del "c. nazionale" (come fu definita da osservatori occidentali) invocava i principi della politica iugoslava di Chruščëv, codificati nella dichiarazione congiunta del 20 giugno 1956: ricchezza delle forme di sviluppo del socialismo, parità di diritti fra paesi socialisti, collaborazione affidata al libero consenso. Dall'altra, invece, l'inattesa e violenta campagna di destalinizzazione suscitava resistenze di vario genere: i cinesi difesero il contributo di Stalin alla teoria e alla prassi rivoluzionaria; Togliatti, in una nota intervista a Nuovi Argomenti, segnalò che la denuncia del culto della personalità aveva aperto un processo di revisione difficilmente contenibile e accennò per la prima volta a una struttura "policentrica" del movimento comunista mondiale; i francesi posero contemporaneamente l'esigenza di approfondire le deviazioni del sistema sovietico, e di trovare un giusto equilibrio nella valutazione del periodo staliniano.

Dunque, a contrasto con la salda organizzazione del Cominform, garantita tra l'altro dal carattere ristretto e segreto delle riunioni, nel 1956 il movimento comunista attraversò una fase di profonda incertezza; i primi richiami alla solidarietà e alla coesione sopraggiunsero con lo scoppio della crisi in Polonia e Ungheria (risoluzione del PCUS, 30 giugno 1956, che denunciava la rivolta di Poznań come una provocazione dell'imperialismo; dichiarazione del governo sovietico, 30 ottobre 1956, che faceva appello all'"internazionalismo proletario", alla "stretta collaborazione fraterna e mutua assistenza dei paesi della comunità socialista"). Il 6 novembre M. Suslov, al Soviet di Mosca, invocò l'unità in funzione della resistenza all'offensiva dell'imperialismo, tornando a sfruttare il vecchio motivo psicologico e propagandistico dell'accerchiamento. La crisi nell'Europa orientale segnò certamente una svolta per la politica sovietica, minacciando la stessa leadership di Chruščëv, che fu costretto ad affrontare l'opposizione del gruppo antipartito e a rivedere l'indirizzo del sesto piano quinquennale. La fase successiva all'ottobre-novembre 1956 fu caratterizzata dal tentativo di ricostituire l'unità del movimento comunista sulla base di conferenze regionali o mondiali, che impegnano i singoli partiti a seguire una stessa strategia, consegnata nelle dichiarazioni e nei documenti programmatici approvati in comune.

Le prime due conferenze internazionali, tenute a Mosca nel novembre 1957 e, a tre anni di distanza, nel novembre 1960, modificarono sensibilmente alcuni punti della dottrina stabilita al XX congresso. Aperta la seconda controversia iugoslava (1956-61), alla conferenza del 1957 mancò naturalmente la Lega comunista; vi parteciparono dodici partiti al potere d'Europa e d'Asia, mentre i partiti occidentali inviarono delegati in qualità di osservatori, che furono poi consultati in merito alla dichiarazione conclusiva. Quest'ultima corresse e limitò la dottrina delle vie nazionali: riprendendo la distinzione già avanzata da Stalin, nel 1929, tra le "particolarità specifiche" di una situazione nazionale e gli "elementi generali", identici in tutti i paesi, che definiscono una formazione sociale, essa attaccò la tendenza a sopravvalutare il ruolo delle particolarità nazionali e a dimenticare le verità del marxismo-leninismo. La conferenza del novembre 1960 (cui parteciparono ben ottantuno partiti) rispecchia una situazione nuova, caratterizzata dalla polemica con albanesi e cinesi, giunta a maturazione nel corso dell'anno: i comunisti cinesi, infatti, avevano riaffermato la loro intransigenza rivoluzionaria, fino a considerare inevitabile la guerra, nell'epoca dell'imperialismo, e improbabile la transizione al socialismo per via pacifica. Sia per influenza cinese, sia in virtù dell'evoluzione della politica sovietica, questa volta la dottrina della coesistenza subì considerevoli limitazioni: fu detto, infatti, che la coesistenza pacifica rappresenta una forma della lotta di classe sull'arena internazionale, creando le condizioni più favorevoli alla vittoria del proletariato e al successo dei movimenti di liberazione.

La storia successiva del movimento comunista è caratterizzata dalla contrapposizione di differenti strategie rivoluzionarie: i sovietici identificano nel sistema socialista mondiale la principale forza rivoluzionaria del nostro tempo, rispetto alla quale svolgono una funzione secondaria la classe operaia internazionale e il movimento di liberazione dei popoli oppressi (N. Chruščëv, rapporto sulle prospettive del movimento comunista mondiale, 6 gennaio 1961; saggio sui problemi di sviluppo del sistema socialista, apparso sul Kommunist nell'agosto 1962, e poi ancora sui Problemi della pace e del socialismo nel settembre dello stesso anno). I cinesi sviluppano, invece, una concezione "sinocentrica", affermando che "nelle vaste regioni dell'Asia, dell'Africa e dell'America latina convergono le differenti contraddizioni del mondo contemporaneo...; queste regioni costituiscono oggi la principale zona di agitazione della rivoluzione mondiale, che porta colpi diretti all'imperialismo" (lettera del PCC al PCUS, 14 giugno 1963, dov'è esposta in venticinque punti la dottrina maoista). Inoltre il programma d'integrazione economica in seno al Comecon suscitò, nel 1964, la polemica con i romeni, decisi a mantenere un aspetto essenziale della sovranità di uno stato socialista, come la direzione pianificata dell'economia nazionale; mentre l'esperimento cecoslovacco, nello spirito di una convergenza europea e del tramonto delle ideologie, portò nel 1968 un'ulteriore sfida alla compattezza del sistema dei paesi e dei partiti comunisti.

I sovietici puntarono allora su un'altra conferenza mondiale, che avrebbe condannato la prospettiva maoista, o almeno serrato le file dei partiti europei. Lungamente preparata attraverso una serie di contatti e incontri regionali (fra cui assume particolare rilievo quello dei partiti comunisti europei a Karlovy Vary, nel 1967, che sviluppò il tema della sicurezza collettiva), la conferenza di Mosca del giugno 1969 vide prevalere la tendenza a limitare l'autonomia dei singoli partiti, considerati responsabili non più solo di fronte alla classe operaia del proprio paese, ma anche di fronte alla classe operaia internazionale (questa parte della dichiarazione non fu firmata dal PCI); mentre il problema cinese era esasperato da rivendicazioni territoriali e dall'aumentato peso internazionale dei dirigenti di Pechino, le pressioni sovietiche non riuscirono a determinare un'esplicita condanna da parte del movimento comunista nel suo complesso; e anzi l'esistenza di una questione cinese favorì gli atteggiamenti autonomistici dei maggiori partiti euro-occidentali. Collocandosi sul versante opposto rispetto agl'ideologi cinesi e, in genere, al marxismo asiatico, E. Berlinguer ha inteso rilanciare l'iniziativa del proletariato dell'Occidente, rivendicando la transizione non-violenta al socialismo, nelle condizioni offerte dalla democrazia borghese; ha sottolineato anche il ruolo della coesistenza, mentre ha negato la possibilità che la strategia coesistenzialistica si risolva in un accordo delle superpotenze a danno di terzi. La diversa valutazione del ruolo della CEE nell'attuale fase politica (convegno del PCI sul tema "I comunisti italiani e l'Europa", Roma, novembre 1971) ha ritardato la convergenza fra il PCI e il PCF; un'intesa, tuttavia, si è delineata agl'inizi del 1974, durante la conferenza di Bruxelles dei partiti comunisti dell'Europa occidentale. In seguito alla distensione sancita a Helsinki (v. sicurezza europea, in questa App.), l'"eurocomunismo" ha toccato un traguardo decisivo con le dichiarazioni comuni dei partiti italiano e spagnolo, italiano e francese (luglio e novembre 1975). La conferenza di Berlino dei ventinove partiti comunisti dell'Europa occidentale e orientale (29-30 giugno 1976) è stata condizionata, dunque, dall'esistenza di un molteplice dissenso: da una parte, ha recepito alcuni postulati fondamentali dell'"eurocomunismo" (la politica di vaste alleanze non riguarda più solo la socialdemocrazia, ma tocca anche settori sempre più ampi del mondo cattolico e cristiano); d'altra parte, essa ha taciuto sui problemi concernenti l'internazionalismo proletario e la responsabilità dei singoli partiti di fronte alla classe operaia internazionale. Mentre i sovietici continuano a ripetere senza varianti la dottrina dell'internazionalismo proletario (per bocca, fra l'altro, di Suslov), la formulazione più sistematica della nuova linea è fornita dal segretario spagnolo S. Carrillo, che in "Eurocomunismo" y Estado, Barcellona 1977, spinge la sua critica al burocratismo di marca sovietica fino a incontrarsi con alcune correnti del dissenso in URSS (v. medvedev, roy, in questa App.).

Bibl.: National communism and popular revolt in Eastern Europe, a cura di P. E. Zinner, New York 1956; The Soviet-Yugoslav controversy 1948-1958, a cura di R. Bass, E. Marbury, ivi 1959; Documents fondamentaux sur le communisme internationale, fasc. 4, in Notes et études documentaires, nn. 2950, 2991, 3014, Parigi 1962-64; Programmnye dokumenty bor′by za mir, demokratiju i socializm, Mosca 1964; Konferencija evropejskich kommunističeskich i rabočich partij po voprosam bezopasnosti v Europe, ivi 1967; Meždunarodnoe soveščanie kommunističeskich i rabočich partij, ivi 1969; Winter in Prague. Documents on Czechoslovak communism in crisis, a cura di R. A. Remington, pref. di W. E. Griffith Cambridge, Mass.-Londra 1969; Kommunistische Grundsatzerklärungen 1957-1971, a cura di F. Schenk, Colonia 1972; La via europea al socialismo, a cura di I. Delogu, Roma 1976; S. Segre, A chi fa paura l'eurocomunismo?, Rimini-Firenze 1977. Per il punto di vista sovietico: S. P. Sanakoev, Velikoe sodražestvo svobodnych i suberennych narodov, Mosca 1964; E. I. Kuskov, Soveščanuja Kommunističeskich i rabočich partij, in Sovetskaja istoričeskaja enciklopedia, a cura di E. M. Žukov, vol. XIII, ivi 1971, coll. 213-25; O. B. Borisov, B. T. Kokoskov, Sovetskokitajskie otnošenija 1945-1970. Kratkij očerk, ivi 1972; vedi inoltre: D. Floyd, Rumania, Russia's dissident ally, New York-Washington-Londra 1965; S. Fischer-Galati, The new Rumania. From people's democracy to socialist republic, Cambridge, Mass.-Londra 1967; F. Fejtö, Cina-URSS, 2 voll., Milano 1967-68; V. V. Kusin, The intellectual origins of the Prague spring, Cambridge 1971; M. Cesarini Sforza, E. Nasi, L'eurocomunismo, Milano 1977; A. Rizzo, La frontiera dell'eurocomunismo, Roma-Bari 1977.

Vedi anche
Nikita Sergeevič Chruščëv Uomo politico sovietico (Kursk 1894 - Mosca 1971). Svolse la sua attività nell'organizzazione di partito soprattutto in Ucraina, dove nel 1938 spezzò le ultime resistenze del tenace nazionalismo ucraino. Per questo Stalin nel 1939 lo chiamò a far parte del Politburo e del supremo consiglio di guerra ... nazionalismo Insieme delle dottrine e dei movimenti che attribuiscono un ruolo centrale all'idea di nazione e alle identità nazionali. Il n. si è storicamente manifestato in due forme: come ideologia di liberazione delle nazioni oppresse e come ideologia della supremazia di una nazione sulle altre. Le origini Il ... marxismo Insieme delle dottrine economiche, politiche, filosofiche elaborate da K. Marx (e da F. Engels) e i loro sviluppi a opera degli intellettuali che si sono richiamati a esse. I primi marxisti Durante la Prima Internazionale i sostenitori di Marx erano definiti polemicamente marxisti dai loro avversari. ... Partito comunista italiano (PCI) Il più grande partito comunista dell'Europa occidentale, fondato  nel 1921 e sciolto nel 1991. Le origini Partito politico fondato a Livorno nel gennaio 1921 nel corso del 17° congresso del PSI, per iniziativa della corrente di sinistra del partito guidata da A. Bordiga e A. Gramsci; assunse la ...
Tag
  • DESTALINIZZAZIONE
  • EUROPA ORIENTALE
  • AMERICA LATINA
  • EUROCOMUNISMO
  • IMPERIALISMO
Altri risultati per COMUNISMO
  • comunismo
    Dizionario di Economia e Finanza (2012)
    Sebastiano Nerozzi Complesso di dottrine politiche e sociali che, rifiutando la proprietà privata, propugnano un sistema sociale fondato sulla proprietà collettiva dei beni e dei mezzi di produzione. Per estensione, movimenti e regimi che hanno fatto propria tale dottrina. Cenni storici Idee favorevoli ...
  • comunismo
    Dizionario di Storia (2010)
    Dottrina che, sulla base delle teorie di Marx ed Engels, propugna un sistema sociale nel quale la proprietà privata dei mezzi di produzione sia sostituita dalla loro socializzazione, la gestione e distribuzione dei beni sia esercitata collettivamente dall'intera società, e l’economia sia organizzata ...
  • comunismo
    Enciclopedia on line
    Dottrina che, sulla base delle formulazioni teoriche di K. Marx e F. Engels, propugna un sistema sociale nel quale sia i mezzi di produzione sia i mezzi di consumo sono sottratti alla proprietà privata e trasformati in proprietà comune, e la gestione e distribuzione di essi viene esercitata collettivamente ...
  • comunismo
    Dizionario di filosofia (2009)
    Dottrina che propugna un sistema sociale nel quale sia i mezzi di produzione sia i mezzi di consumo siano sottratti alla proprietà privata e trasformati in proprietà comune, e la gestione e distribuzione di essi venga esercitata collettivamente dall’intera società nell’interesse e con la piena partecipazione ...
  • Comunismo
    Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2006)
    All'inizio degli anni Novanta del 20° sec. la disintegrazione dell'Unione Sovietica e il collasso dei regimi satelliti nell'Europa orientale si imposero nell'opinione comune come la fine del comunismo. Negli Stati Uniti F. Fukuyama, considerato uno dei più autorevoli studiosi di politica contemporanea ...
  • comunismo
    Enciclopedia dei ragazzi (2005)
    Massimo L. Salvadori La costruzione di una società di eguali Il comunismo è la dottrina che teorizza la necessità di porre fine alla proprietà privata dei mezzi di produzione e di introdurre la proprietà collettiva, al fine di costituire una società di eguali, liberata dai conflitti politici e sociali ...
  • Comunismo
    Enciclopedia del Novecento II Supplemento (1998)
    COMUNISMO Adam B. Ulam Bronisùaw Geremek Comunismo di Adam B. Ulam sommario: 1. La crisi del comunismo internazionale. 2. Dalla perestrojka al crollo dei sistemi comunisti. □ Bibliografia. 1. La crisi del comunismo internazionale Nel 1980 nessun analista politico sarebbe stato abbastanza audace ...
  • Comunismo
    Enciclopedia delle scienze sociali (1992)
    Massimo L. Salvadori Significato del termine Il termine comunismo ha un duplice significato: per un verso designa un progetto di riorganizzazione radicale della società, fondato sull'abolizione della proprietà privata e sulla sua sostituzione con la proprietà collettiva dei mezzi di produzione, o quantomeno ...
  • COMUNISMO
    Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)
    (XI, p. 29; App. II, I, p. 667; IV, I, p. 507) Dopo la conferenza di Berlino di 29 partiti comunisti europei del giugno 1976 divennero sempre più evidenti le difficoltà che incontrava a farsi strada la proposta, pur reiteratamente avanzata per iniziativa sovietica, di organizzare, dopo quella di Mosca ...
  • Comunismo
    Enciclopedia del Novecento I Supplemento (1989)
    Massimo L. Salvadori sommario: 1. Crisi dell'internazionalismo e ‛multipolarismo' comunista. 2. Il mondo sovietico da Breznev a Gorbačëv. 3. L'eurocomunismo. 4. La ‛demaoizzazione' in Cina e il pragmatismo di Teng Hsiao-ping. 5. Il comunismo dei paesi arretrati. □ Bibliografia. 1. Crisi dell'internazionalismo ...
  • Comunismo
    Enciclopedia del Novecento (1975)
    Adam B. Ulam di Adam B. Ulam Comunismo sommario: 1. Introduzione. 2. Il marxismo e il suo rapporto con il comunismo. 3. La rinascita del comunismo. Lo stadio prenatale (1902-1917). 4. La Rivoluzione bolscevica e la fondazione della Terza Internazionale. 5. Il comunismo all'opera. Lo stadio iniziale. ...
  • COMUNISMO
    Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)
    Il comunismo si ripresenta col suo nome proprio e classico nel 1917, quando N. Lenin, nelle sue Tesi dî aprile, richiede di chiamare "comunista" il partito bolscevico (cioè improntato nella teoria e nella prassi ai principî della frazione bolscevica, o di maggioranza del partito socialdemocratico russo, ...
  • COMUNISMO
    Enciclopedia Italiana (1931)
    Per comunismo s'intende un sistema sociale caratterizzato dalla comunione di beni fra gli associati: concetto affine a quelli di socialismo e collettivismo, in quanto esprimano esistenza o esigenza della proprietà e gestione sociale o collettiva dei mezzi di produzione; ma al tempo stesso distinto da ...
Mostra altri risultati
Vocabolario
comunismo
comunismo s. m. [dal fr. communisme; v. comunista1]. – 1. a. Dottrina che, sulla base delle formulazioni teoriche di Marx e Engels, propugna un sistema sociale nel quale sia i mezzi di produzione sia i beni di consumo siano sottratti alla...
comunista¹
comunista1 comunista1 s. m. e f. e agg. [dal fr. communiste, der. di commun «comune1»] (pl. m. -i). – 1. s. m. e f. Chi professa il comunismo, o è iscritto a un partito o a un movimento che ne propugna la dottrina, oppure fa, o faceva,...
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali