condizionale
Il condizionale è uno dei modi del verbo (➔ modi del verbo; ➔ coniugazione verbale). Spesso considerato in relazione con il congiuntivo dalla grammaticografia italiana ed europea (Sgroi 2004), può essere definito dal punto di vista morfologico, semantico, sintattico e pragmatico-testuale.
Il condizionale è un’innovazione delle lingue romanze, essendo formalmente assente in latino (dove il congiuntivo assolveva le funzioni sia del congiuntivo italiano propriamente detto sia del condizionale). È il risultato della ➔ grammaticalizzazione dell’infinito latino in combinazione con il perfetto habui > lat. volg. -*ei (per es.: amare-*ei > amerei), analoga a quella del futuro, derivato dall’infinito con il presente habeo > lat. volg. -*ao (per es.: amare-*ao > amer-ò).
Riguardo alla struttura formale, le forme del condizionale presente hanno le stesse desinenze (-rei, -resti, -rebbe, -remmo, -reste, -rebbero) per le tre coniugazioni (-a-re, -e-re, -i-re), mentre la vocale tematica è diversa: -e- per la prima e la seconda coniugazione, -i- per la terza. Quindi:
singolare
coniug I persona II persona III persona
I am-e-rei am-e-resti am-e-rebbe
II tem-e-rei tem-e-resti tem-e-rebbe
III fin-i-rei fin-i-resti fin-i-rebbe
plurale
coniug I persona II persona III persona
I am-e-remmo am-e-reste am-e-rebbero
II tem-e-remmo tem-e-reste tem-e-rebbero
III fin-i-remmo fin-i-reste fin-i-rebbero
Morfologicamente, il condizionale è uno dei sette modi formalmente distinti del verbo italiano; in particolare è uno dei quattro modi finiti delle coniugazioni (insieme con ➔ indicativo, ➔ congiuntivo e ➔ imperativo), che specificano tempo (presente o passato), persona (prima, seconda e terza) e numero (singolare o plurale), in opposizione ai tre modi non finiti (➔ infinito, ➔ participio e ➔ gerundio).
Per ciò che riguarda il condizionale passato (detto anche composto), esso si forma con il condizionale semplice dell’ausiliare (sarei o avrei, ecc.; ➔ ausiliari, verbi) + il participio passato; l’ausiliare viene scelto secondo la natura del verbo al participio: avere + participio passato transitivo (avrei amato) o participio passato intransitivo inergativo o inaccusativo (avrei telefonato); essere + participio passato intransitivo ergativo (sarei arrivato).
Semanticamente, in quanto modo verbale (cioè forma indicante la ➔ modalità, ovvero il punto di vista, l’atteggiamento del parlante nei riguardi del contenuto dell’enunciato), il condizionale indica in generale la potenzialità, l’eventualità; attenua la forza dell’asserzione ed è variamente parafrasabile con «indicativo + eventualmente, possibilmente, se possibile, a quanto pare». Nelle subordinate rette da frasi principali con tempi narrativi indica invece il cosiddetto futuro nel passato:
(1) disse che sarebbe arrivato oggi.
Sotto il profilo sintattico il condizionale può occorrere nelle frasi principali e nelle dipendenti. Nelle principali, può essere presente sia nelle frasi semplici (➔ frasi nucleari) sia nelle frasi complesse. Nel primo caso, ricorre nelle frasi dichiarative, interrogative, imperative, esclamative. Nelle frasi dipendenti, il condizionale ricorre nelle argomentali (soggettive, oggettive, completive nominali, interrogative indirette, dubitative; ➔ completive, frasi), nelle relative (restrittive e appositive; ➔ relative, frasi) e nelle circostanziali (temporali, causali, comparative, avversative, limitative, eccettuative, parentetiche o incidentali, concessive, ecc.; ➔ concordanza dei tempi).
Nelle frasi principali, e in particolare nelle principali semplici, il condizionale indica una eventualità o una potenzialità (desiderio, richiesta, ecc.). In particolare:
(a) Il presente può indicare una richiesta, un desiderio, una volontà in forma attenuata:
(2) a. vorrei [= voglio eventualmente] farlo
b. starei [= stavo] per uscire
c. dovrei [= devo eventualmente, a quanto pare] farlo
d. vorrei ricevere un tuo segno di assenso
e. domani, andrei [= andavo] al cinema
(3) a. [interrogazione fittizia] mi passeresti il sale? [= passami, per piacere, il sale]
b. [interrogativo-esclamativo-imperative] te ne staresti tranquillo, per piacere?! [= stai tranquillo, se puoi!]
c. [interrogative parziali] chi verrebbe?; che cosa succederebbe?; chi sarebbe venuto?; che cosa avrebbe mai fatto?
d. [interrogative totali] verrebbe?; lo farebbe?
e. [esclamative ottative o desiderative introdotte da avverbio] come vorrei andarci!; quanto vorrei farlo!; quanto meno [= ma almeno] ti vorrei con me!
f. [in alcune frasi fatte] e chi sarebbe?; come sarebbe a dire?; ecc.
(b) Il condizionale presente o passato indica un desiderio irrealizzabile: vorrei volare; avrei voluto («volevo») farlo; domani sarei andato («andavo») a Palermo se …; avrei dovuto («dovevo») farlo;
(c) Il condizionale cosiddetto di modestia (molto usato in talune forme dello stile giornalistico), codifica una situazione non sicura: laureato accetterebbe («accetta eventualmente») anche impiego mezza giornata;
(d) Il condizionale cosiddetto di dissociazione (o riportivo o di riserva), molto usato nel linguaggio dei giornali, riferisce in terza persona un fatto supposto, per sentito dire, al condizionale passato: in Iraq, ci sarebbe stato un ennesimo attentato; al condizionale presente: nel terremoto si conterebbero («ci sono, a quanto pare») molte vittime.
Il condizionale presente può indicare, come apodosi di un ➔ periodo ipotetico, sia un’azione eventuale, possibile (se si scusasse lo perdonerei certamente) sia un’azione controfattuale, cioè una possibilità irreale (se fossi miliardario lo farei senz’altro). Invece il condizionale passato indica sempre un’azione irreale, controfattuale (se l’avessi saputo, mi sarei comportato diversamente). Analogamente nelle concessive ipotetiche:
(4) per Piera lo farei anche se lei non me lo chiedesse
(5) per Piera l’avrei fatto, anche se lei non avesse voluto
(6) non l’avrei fatto, neanche se me lo chiedeva in ginocchio!
Nell’italiano medio (o neo-standard) e in quello popolare, il condizionale irreale (controfattuale) dell’apodosi è sostituito comunemente dall’indicativo (➔ colloquiale, lingua) ➔ imperfetto (il cosiddetto imperfetto ipotetico), insieme al congiuntivo della protasi:
(7) se ero [= se fossi stato] miliardario lo facevo [= l’avrei fatto] senz’altro
(8) se lo sapevo [= se l’avessi saputo], mi comportavo [= mi sarei comportato] diversamente
Ciò accade anche in un costrutto misto (cfr. Sabatini & Coletti 2007: ad vocem «se»):
(9) mi comportavo [= mi sarei comportato] diversamente, se l’avessi saputo
(10) tra un anno, se tornava [= se fosse tornato] a Ràbbato, come sperava, avrebbe tentato di persuadere il nonno e la nonna (Luigi Capuana, Gli Americani di Ràbbato, 1909)
Analogamente nelle concessive ipotetiche:
(11) per Piera lo facevo, anche se lei non voleva
(12) non lo facevo, neanche se me lo chiedeva in ginocchio!
È notevole che questo uso dell’imperfetto indicativo si riscontri anche in italiano antico:
(13) se potuto aveste veder tutto, mestier non era parturir Maria (Dante, Purg. III, 38-39)
Il condizionale (presente e passato) con valore potenziale ricorre in frasi apparentemente dipendenti, in realtà frasi principali (coordinate) introdotte da congiunzioni testuali (cfr. Sabatini & Coletti 2007). Per es.: cosicché, sicché («così»: valore consecutivo):
(14) Sicché – l’interruppe di nuovo Luca – io non sarei sano (Alberto Moravia 1952, in PT)
(15) Cosicché il cannocchiale sarebbero i miei occhiali? – Esattamente! (Lucio Mastronardi 1962, in PT)
oppure benché, per quanto, sebbene («ma, tuttavia»: valore concessivo):
(16) Farò un solo esempio, benché se ne potrebbero fare centomila, uno solo ma calzante: questa casa (Alberto Moravia 1949, in PT)
(17) Oh sí! per quanto mi sarebbe piaciuto d’esser io al posto di Carmela [...] e per quanto avrei preferito che ci si desse il cambio (Elio Vittorini 1949, in PT)
(18) Un indizio lo denunzia, sebbene bisognerebbe stargli appresso gran pezza per averne flagrante riscontro (Gesualdo Bufalino 1988, in PT).
Nelle dipendenti argomentali, il condizionale passato ha valore di futuro nel passato, ovvero indica un’azione successiva al momento posto nel passato del quale si sta parlando. In partic.:
(a) completive oggettive: disse che forse (o senz’altro) sarebbe venuto ~ dice che forse (o senz’altro) verrà;
(b) completive soggettive: sembrava che forse (o senz’altro) sarebbe venuto ~ sembra che forse (o senz’altro) verrà;
(c) completive nominali: il fatto che potrebbe venire non so se ci possa far rallegrare ~ il fatto che viene non so se ci può far rallegrare;
(d) dubitative: non sapeva se sarebbe venuto ~ non sa se verrà;
(e) Interrogative indirette: gli chiedeva perché un anno dopo l’avrebbe fatto ~ gli ha chiesto perché lo farà (futuro) ~ gli ha chiesto perché lo farebbe (eventualità, potenzialità).
Nell’italiano medio il futuro nel passato può essere espresso anche con l’indicativo imperfetto (detto anche prospettivo): disse che (certamente, forse) veniva; sembrava che veniva; non sapeva se veniva; gli chiedeva quando veniva.
Nell’italiano antico e fino all’Ottocento (vedi Manzoni), con propagginazioni primo-novecentesche, il futuro nel passato poteva essere indicato sia con il condizionale passato che con il condizionale presente, secondo che l’azione venisse ritenuta assertiva (di certa realizzazione) o no (potenziale): disse che verrebbe (presupposizione: «è sicuro che verrà») rispetto a disse che sarebbe venuto (potenziale; presupposizione: «non è sicuro che verrà»); cfr. sicil. rissi ca vineva «disse che (certamente) sarebbe venuto, veniva» (assertiva), rispetto a rissi c’avissa vinutu «disse che (forse) sarebbe venuto, veniva» (potenziale, eventuale).
Nel ➔ discorso indiretto libero (in cui cioè la voce del narratore coincide con quella del personaggio), in seguito alla cancellazione del verbum dicendi che regge la completiva al condizionale con valore di futuro nel passato, quest’ultima diventa frase principale al condizionale:
(19) discorso diretto: disse: «Tra poco Leo partirà»
(20) discorso indiretto: disse che tra poco Leo sarebbe partito
(21) discorso indiretto libero: [pensò che] tra poco Leo sarebbe partito, sarebbe scomparso nella notte piovosa lasciandola alla sua casa fredda, al suo letto freddo; sarebbe andato altrove (Alberto Moravia, Gli Indifferenti, cit. in Serianni 1997: § XIV, 267).
Il condizionale appare anche nelle dipendenti relative (restrittive e appositive) e circostanziali, in particolare nelle causali, consecutive, temporali, comparative, incidentali o parentetiche, limitative e concessive:
(22) a. è un ragazzo che sarebbe disposto a emigrare
b. era un ragazzo che sarebbe stato disposto a viaggiare
(23) E da sola non ci vado mai, perché mi verrebbe una depressione da spararmi (Andrea De Carlo 1982, in PT)
(24) Quando sarebbe stato vecchio, pensava di lasciare il posto a suo figlio (Giovanni Comisso 1955, in PT).
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Prandi, Michele (2006), Le regole e le scelte. Introduzione alla grammatica italiana, Torino, UTET Università.
Renzi, Lorenzo, Salvi, Giampaolo & Cardinaletti, Anna (a cura di) (20012), Grande grammatica italiana di consultazione, nuova ed., Bologna, il Mulino, 3 voll.
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Serianni, Luca (1988), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria. Suoni, forme, costrutti, con la collaborazione di A. Castelvecchi, Torino, UTET.
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Sgroi, Salvatore C. (2004), Congiuntivo e condizionale nella “Gramatica ragionata della lingua italiana” (1771) di Francesco Soave (con un excursus nella tradizione grammaticografica), in Francesco Soave e la grammatica del Settecento. Atti del Convegno (Vercelli, 21 marzo 2002), a cura di C. Marazzini & S. Fornara, Alessandria, Edizioni dell’Orso, pp. 53-233.
Telve, Stefano (2008), L’italiano: frasi e testi, Roma, Carocci.