Tipografo (n. Magonza - m. Roma 1477), operaio di I. Fust e di P. Schoeffer. Dopo l'assedio di Magonza (1462) venne in Italia, e per invito forse del cardinale Giovanni Torquemada si stabilì a Subiaco, dove, con un altro tipografo, A. Pannartz, stampò tre volumi, i più antichi incunaboli italiani: il De Oratore di Cicerone (1º ott. 1465), le opere di Lattanzio (29 ott. 1465) e il De Civitate Dei di s. Agostino (12 giugno 1467). Di un quarto volume, il Donatus pro puerulis, ritenuto primo in ordine di tempo (forse 1464), non si conoscono esemplari, ma se ne ha notizia da una supplica che i due tipografi rivolsero nel 1472 a Sisto IV. Venuti a Roma (1467), i due tipografi si stabilirono in casa Massimo e pubblicarono (sett. 1467 circa) le Epistulae ad familiares di Cicerone, e in seguito (1468-73) una serie di classici italiani e il commento biblico di Niccolò di Lira (1471-72). Scioltasi la società, S. incise le carte della Cosmografia di Tolomeo, opera terminata e pubblicata poi (1478) da A. Buckinck.