CONTI, Giovanni Maria, detto della Camera
Nacque a Parma l'11marzo 1614 (Pelicelli, in Thieme-Becker, ma non è indicata la fonte dell'informazione). Tradizionalmente è detto figlio del pittore Giovanni Battista, attivo nell'ambito di P. A. Bernabei, del quale peraltro sarebbe stato allievo egli stesso.
Pressocché inesistenti sono le notizie intorno alla vita e all'attività di Giovanni Battista. È noto soltanto per un documento, riportato da M. A. Gualandi (Memorie risguardanti le Belle Arti, s. 6, Bologna 1845, pp. 98, 101) e ricordato dallo Scarabelli Zunti (f. 78), riguardante un contratto di allogazione per la decorazione pittorica della chiesa plebana di Arola. Nel contratto, che è datato 1602, è indicato come compartecipe dell'impresa assieme al più noto pittore parmense Pier Antonio Bernabei. La decorazione è andata distrutta assieme alla chiesa nel terremoto del 1818.
Le prime notizie sicure intorno all'attività del C. riguardano la vasta decorazione a fresco della chiesa di S. Croce a Parma. Erroneamente collegata ad alcuni documenti di pagamento datati 1664-66 (da riferirsi invece alla decorazione dell'oratorio di S. Ilario), è stata precisamente riconosciuta (Quintavalle, 1940) come opera della sua prima attività.
I documenti pubblicati (ibid.) consentono di indicare il periodo 1634-1638 come ambito cronologico di esecuzione delle pitture, distinguendo almeno tre fasi. La prima, nel 1634, riguarda gli affreschi della cupola dove è rappresentata l'Assunta col Redentore in un cerchio di angeli musici, con i relativi pennacchi e lunette raffiguranti S. Elisabetta con s. Giovannino, S. Zaccaria, un Profeta e una Sibilla, Angioli tubicini. Aquesta stessa fase è attribuibile il riquadro della Sacra conversazione sulla cantoria di sinistra. Tra il 1637 e il 1638seguiva la decorazione della cappella di S. Giuseppe, annessa alla chiesa, con episodi , della Vita del santo e dell'Infanzia di Cristo. Episodi della Vita di s. Giuseppe si ritrovano rappresentati ancora nella navata principale dipinta nel 1638. La vastità del ciclo decorativo comportò sicuramente la partecipazione di molti aiuti e collaboratori.
Numerosa deve esser stata la bottega dei C., se lo stesso soprannome, "della Camera", deriva dal fatto che teneva a pigione una gran camera nella quale insegnava pittura. Tra i collaboratori, il Quintavalle (ibid.) ipotizza la presenza di Baratti nelle parti ornamentali della cappella di S. Giuseppe e del genovese Merano che, nella stessa cappella, avrebbe dipinto i due ovati con S. Lucia e S. Apollonia, ai due lati dell'altare. Questa prima opera nota del C. conferma la discendenza dal Bernabei, che media un generico riferimento alla tradizione correggesca della scuola parmense. Nelle composizioni stipate e simmetriche è forte anche l'influsso dei cremonesi Lattanzio Gambara, e Bernardino Gatti, che lo vincola alla maniera tardocinquecentesca, del tutto estranea al rinnovamento postcarraccesco dello Schedoni o del Lanfranco.
Altre opere concordemente attribuite al C. dalle antiche guide e dagli eruditi locali, e confermabili anche per raffronti stilistici, sono, sempre a Parma, il fregio a chiaroscuro con Sibille e Angeli e gli ornati delle due cappelle presso l'altar maggiore della chiesa del Quartiere eseguiti nel 1657 per commissione del padre Vincenzo Bonardi (Felice da Mareto, 1977); e ancora, nella chiesa della Steccata, i monocromi con Storie evangeliche che ornano i pilastri sorreggenti la cupola (1669); infine i dipinti della volta della chiesa delle cappuccine nuove.
Tra il 1664 e il 1666 fu eseguito dal C. il ciclo decorativo dell'oratorio di S. Ilario, con affreschi rappresentanti episodi della Vita del santo titolare e decorazioni in stucco. Il lavoro ebbe termine il 18 dic. 1666, come si desume dal documento dell'archivio dell'ospedale degli esposti a Parma (Bertoluzzi, 1830); e vi collaborarono, si presume nelle decorazioni, Francesco Maria Reti e Antonio Lombardi. In quegli stessi anni il C. dipinse sotto il portico dell'ospedale un affresco raffigurante la Carità, staccato a massello nell'Ottocento e attualmente conservato presso la Pinacoteca nazionale di Parma.
Le fonti ricordano altri dipinti dei C. ora perduti: la Conversione di s. Paolo, già in S. Paolo a Parma; un affresco con Adamo ed Eva al "Malcantone" di via Farini; un quadro che "finge arazzo di Fiandra con friso et istoria in mezzo" (Campori, 1870) compreso nell'inventario dei quadri farnesiani esistenti nel palazzo del giardino. Di dubbia attribuzione è il dipinto con la Regina dei cieli in S. Alessandro; più sicura è invece l'autografia dell'unico quadro del C. fuori di Parma, un David (1648), conservato a Piacenza nella chiesa di S. Maria di Campagna.
È nota con sicurezza la data della morte: 1670. Il C. fu sepolto nella chiesa del convento dei padri carmelitani, a Parma, che, con testamento del 1666, aveva designato suoi eredi universali.
Fonti e Bibl.: Parma, Bibl. Palatina: I. Grassi, Parmenses pictores, celatores, architecti et impressores, ms. (1733 circa), f. 29v; Ibid., Bibl. della Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Parma e Piacenza:R. Baistrocchi, Guida di Parma, ms. (1780), ff. 38, 53, 77 s.; Arch. di Stato di Parma: R. Baistrocchi-G. Bertoluzzi, Biografie di artisti, ms. (fine del sec. XVIII), f. 29; Ibid., Bibl. Palatina: P. Ravazzoni, Artisti parmigiani, ms. (fine del sec. XVIII), f. 21; Ibid., Bibl. della Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Parma e Piacenza: A. Sanseverino, Notizie storiche e artistiche delle chiese di Parma, ms. (fine del sec. XVIII); Ibid.: E. Scarabelli Zunti, Documenti e mem. di Belle Arti Parmigiane, ms. (sec. XIX), n. 104, ff. 80-82; L. Lanzi, Storia pittor. della Italia [1808], a cura di M. Capucci, II, Firenze 1970, p. 251; I. Affò, Il Parmigiano servitor di piazza, Parma 1796, ad Indicem;P. Zani, Encicl. metod.... delle Belle Arti, I, 7, Parma 1821, p. 27; P. Donati, Nuova descriz. della città di Parma, Parma 1824, ad Indicem;G. Bertoluzzi, Nuovissima guida di Parma, Parma 1830, ad Indicem;G. Campori, Raccolta di cataloghi e inventari inediti..., Modena 1870, p. 291; G. B. Janelli, Diz. biogr. dei Parmigiani illustri, Parma 1877, p. 124; A. Corna, Storia e arte in S. Maria di Campagna-Piacenza, Bergamo 1908, p. 192; L. Testi, S. Maria della Steccata' in Parma, Firenze 1922, ad Indicem;A. O. Quintavalle, Catal. della Regia Galleria di Parma, Roma 1939, p. 282; Id., Gli affreschi restaurati di G. M. C. in S. Croce a Parma, in Le Arti, II (1940), 4, pp. 259-264; Felice da Mareto, La chiesa del Quartiere, in Parma nell'arte, IX (1977), 2, p. 9; Id., Chiese e conventi di Parma, Parma 1978, ad Indicem;U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, pp. 335 s.