Controllo delle nascite
Come evitare gravidanze indesiderate
I metodi anticoncezionali hanno come scopo quello di impedire la fecondazione dell’uovo da parte dello spermatozoo, permettendo così di evitare le gravidanze non desiderate e di pianificare meglio la vita familiare. Il loro utilizzo viene incoraggiato in molti paesi, anche per fare fronte all’aumento della popolazione. In alcuni casi, però, le tradizioni religiose e culturali si oppongono al loro impiego
Uomini e donne hanno iniziato a chiedersi come poter evitare di mettere al mondo figli indesiderati e programmare al meglio la vita familiare molto prima che l’aumento della popolazione diventasse un problema per il mondo. Esiste una lunga lista di rimedi bizzarri, di rado efficaci, messi a punto da molti popoli antichi. Attorno al 1800 a.C., per esempio, gli Egizi consigliavano alle donne che non volevano restare incinte di applicare sugli organi genitali intrugli (inutili) a base di pasta di pane, miele, olio e persino escrementi di coccodrillo! Mentre, in un papiro di circa trecento anni dopo, si trova la ricetta di un unguento fatto con miele, succo di dattero e petali d’acacia, capace davvero di uccidere gli spermatozoi ed evitare così il concepimento. Nel 2° secolo d.C., Sorano di Efeso, considerato il padre della ginecologia, la branca della medicina che si occupa dell’apparato sessuale femminile, raccomandava alle sue pazienti di usare infusi di erbe e di mettersi a saltare subito dopo il rapporto sessuale, per evitare che il seme maschile le fecondasse. Il rimedio non funzionava, e neppure serviva portare amuleti.
I metodi contraccettivi (o anticoncezionali) hanno lo scopo di impedire il concepimento nelle coppie che non vogliono avere figli, e si dividono in naturali, meccanici e chimici (o farmacologici).
I metodi naturali non richiedono l’uso di dispositivi né di farmaci. Chi li pratica, evita i rapporti sessuali nei giorni in cui la donna è fertile, facendo affidamento sulla regolarità del ciclo femminile; oppure ricorre al cosiddetto coito interrotto, che consiste nell’interrompere il rapporto prima dell’emissione degli spermatozoi. Fra i metodi anticoncezionali, quelli naturali non sono però i più efficaci: infatti, nella donna l’ovulazione può avvenire anche in periodi non previsti (esistono tuttavia sistemi che permettono di tenere sotto controllo l’andamento del ciclo mestruale), mentre nel coito interrotto c’è il rischio che alcuni spermatozoi, che potrebbero essere emessi nelle prime fasi del rapporto, raggiungano lo stesso la cellula uovo e la fecondino.
I sistemi meccanici possono agire durante il rapporto, evitando che lo spermatozoo raggiunga la cellula uovo, oppure dopo l’atto sessuale, impedendo che l’uovo fecondato aderisca alla parete dell’utero e abbia così inizio la gravidanza. Del primo gruppo fa parte il preservativo (una sottile guaina elastica da applicare al pene), che è anche una valida barriera contro le malattie che si trasmettono attraverso i rapporti sessuali, prima fra tutte l’AIDS. La spirale fa invece parte del secondo gruppo: si tratta di un dispositivo di plastica o di rame che il medico inserisce direttamente nell’utero.
Ma la vera rivoluzione nel campo dei contraccettivi risale all’inizio degli anni Cinquanta del 20° secolo, quando il medico Gregory Pincus e il chimico Carl Djerassi, entrambi statunitensi, inventarono la cosiddetta pillola: il primo farmaco anticoncezionale. La pillola contiene estrogeni e progestinici, cioè gli stessi ormoni che regolano il ciclo mestruale delle donne. Dosate in modo opportuno, queste sostanze bloccano l’ovulazione e rendono l’utero non adatto all’impianto dell’uovo fecondato. La pillola ha un’efficacia superiore al 99%. La formulazione a basso dosaggio (minipillola) ha permesso inoltre di ridurre in modo drastico il rischio di effetti collaterali. Naturalmente questo sistema non protegge dalle malattie trasmesse per via sessuale.
Dalla pillola anticoncezionale deriva anche la cosiddetta pillola del giorno dopo, che si usa in casi di emergenza, dopo un rapporto sessuale non protetto. Si tratta di una farmaco che contiene dosi di ormoni più alte rispetto alla pillola anticoncezionale tradizionale e va presa, sotto controllo medico, entro 72 ore dal rapporto sessuale.
L’uso degli anticoncezionali è lo strumento più efficace per pianificare le nascite e controllare l’incremento demografico. Nella seconda metà del secolo scorso ci si è accorti che la popolazione sulla Terra stava aumentando a un ritmo preoccupante: in effetti, se all’inizio del Novecento ammontava a un miliardo e 600 milioni di persone, nel 2005 è arrivata a più di 6 miliardi e 400 milioni.
La Cina (v. anche Cina, storia della), con un miliardo e 300 milioni di abitanti, è il paese più popoloso del mondo: proprio per controllare le nascite il suo governo ha avviato alla fine degli anni Settanta la ‘politica del figlio unico’, che tassa le coppie con più di un figlio. Questa politica, però, ha fatto aumentare nel paese il numero di aborti e di infanticidi.
Si stima che nel 2050 la popolazione mondiale avrà toccato i 10 miliardi. È una cifra allarmante, perché di certo le risorse del Pianeta non saranno sufficienti a garantire la sussistenza a un numero così imponente di esseri umani.
Peraltro non tutte le regioni della terra crescono allo stesso modo. In alcuni paesi ricchi (fra cui l’Italia), la tendenza è addirittura invertita e ci si preoccupa perché nascono sempre meno bambini e la popolazione invecchia. L’incremento della popolazione è invece più netto nei paesi poveri, dove l’uso dei metodi contraccettivi fatica a imporsi. Si stima che, nel mondo, 123 milioni di donne sarebbero propense a fare uso di anticoncezionali ma non possono farlo o perché il marito è contrario, oppure perché le tradizioni e la religione di appartenenza scoraggiano l’impiego dei sistemi per il controllo delle nascite.
L’atteggiamento delle diverse religioni sull’uso degli anticoncezionali è vario. Quello della Chiesa cattolica è piuttosto rigido: infatti, la Chiesa di Roma ritiene che l’atto sessuale debba essere finalizzato unicamente alla procreazione e quindi considera l’astinenza (cioè la rinuncia ai rapporti sessuali) il solo metodo ammissibile per non avere figli. Esistono però anche posizioni meno intransigenti, che ammettono l’uso dei metodi naturali basati sul calcolo dei periodi fertili della donna. I protestanti già nel 1930 hanno sancito che l’impiego di metodi anticoncezionali non è un peccato; analoga alla loro è la posizione dei cristiani ortodossi.
Nella religione ebraica, l’insegnamento della Bibbia «crescete e moltiplicatevi» sembra vietare l’uso di anticoncezionali, ma le interpretazioni più moderne vanno nella direzione opposta, e il ricorso ai metodi contraccettivi è comunque ammesso anche dai conservatori più accaniti nei casi in cui una gravidanza può mettere a rischio la salute della donna.
Le varie correnti della religione islamica hanno posizioni diverse sull’argomento: in generale, sebbene la procreazione sia considerata uno degli obiettivi del matrimonio, l’uso di metodi contraccettivi è permesso. In diversi paesi islamici la pianificazione familiare (ossia la possibilità di decidere quanti figli avere e quando) viene anzi incoraggiata.
Infine, la principale religione orientale, il buddismo, ammette l’uso degli anticoncezionali.
L’aborto non è un mezzo per il controllo delle nascite, anche se in passato è stato utilizzato a questo scopo. Consiste in un intervento chirurgico con il quale l’embrione, o il feto, viene asportato dall’utero. È sempre un’esperienza difficile, dal punto di vista fisico e psicologico. In Italia, la legge consente di abortire entro i 90 giorni dall’inizio della gravidanza, o anche oltre se la salute della donna è in grave pericolo o se il feto ha malformazioni. Prima di questa legge, approvata nel 1978, abortire era un reato, ma molte donne ricorrevano all’aborto clandestino, spesso praticato in condizioni di scarsa igiene, mettendo in pericolo la loro vita. Da qualche anno, in molti paesi è utilizzata una pillola (chiamata RU 486) che permette di evitare l’intervento chirurgico. Va presa entro le prime 9 settimane di gravidanza e sempre sotto il controllo del medico, il quale dovrà valutare che non ci siano controindicazioni all’uso di questo farmaco (per esempio, non possono prenderlo le donne che soffrono di forme gravi di anemia), e che seguirà la donna anche nel periodo successivo all’aborto.
In Italia il suo impiego suscita polemiche e critiche, e i movimenti contrari all’aborto ritengono che la RU 486 farebbe aumentare il numero di donne che scelgono di interrompere la gravidanza.