COPERTA (fr. couverture; sp. manta, frazada; ted. Decke; ingl. coverlet, blanket)
Si dà generalmente il nome di coperta a tutto quello che serve a ricoprire, ma in modo più particolare si chiama coperta il drappo che si distende sul letto a scopo di difesa dal freddo o di ornamento. Così intesa, si può dire che la coperta sia antica quanto il giaciglio che essa ricopre e poiché nella sua forma essa è ancora oggi di una grande semplicità è da credere che come forma poco o nulla abbia mutato nel tempo. È invece cambiata e cambia nella coperta la materia di cui è composta.
Industria. - Coperta di lana. - Ha fatto la sua comparsa, in sostituzione della pelliccia, del tessuto combinato con pelliccia e della trapunta (questa, sia di seta sia di cotone, imbottita di ovatta), soltanto alla fine del sec. XVIII. Ebbe origine in Spagna, nella regione catalana, e da ciò il nome di Catalogna, che è rimasto alle coperte di questo tipo, che oggi si trovano in commercio anche miste a cotone e seta, tanto naturale quanto artificiale. Ma in origine si eseguivano, come tuttora le richiedono l'esercito e le pubbliche amministrazioni italiane, con filati di lana cardata di grosso titolo (circa 3000 metri per kg.) tanto in ordito quanto in trama, nei colori naturali bianco o bigio uniti e con bordi a righe di colore diverso alle due estremità; tessuto ad armature semplici, quali la tela, il natté la saia. In seguito, per meglio corrispondere alle esigenze della moda e dell'eleganza, si ricorse all'ordito di cotone ritorto (30/2 o 40/2 tit. ingl.) con circa 12 fili al cm. Questo ordito di cotone rappresenta una piccola percentuale del peso totale del tessuto e facilita l'esecuzione di artistici disegni a più colori con telai muniti di macchina Jacquard (figura 1). Si tratta di tessuto raddoppiato in trama (v. armatura): una trama per il fondo generalmente bianco, l'altra convenientemente alternata per la disegnatura; armatura in saia o in raso da 4. Mentre per l'ordito si richiede ottima resistenza, la trama di lana cardata, generalmente di grosso titolo (3-4000 m. per kg.), deve essere soffice perché possa prestarsi alle operazioni di finissaggio, cioè alla garzatura e alla feltratura (quest'ultima per i tipi fini), operazioni, queste, che servono a coprire bene il tessuto e a renderlo gonfio e morbido. Le coperte di lana si fabbricano in numerosi tipi e per i più svariati usi un po' dappertutto ove esiste l'industria laniera. I principali centri di produzione in Italia sono: Schio, Somma Lombardo, Prato e il Biellese.
Coperta di cotone. - Imita quella di lana e serve al medesimo scopo; tecnicamente si eseguisce nello stesso modo con ordito di cotone ritorto fino e trama grossa di cascame. Importanti centri di produzione sono Chieri e Monza, la Brianza e il Bergamasco. Molto in uso sono le coperte di piqué (v. armatura) per coprire i letti.
Coperta di seta. - La coperta cosiddetta romana, a righe trasversali, ha l'ordito di cotone fino e la trama grossa di cascame di seta a colori vivaci, armatura in tela. Vi sono poi coperte di seta naturale e artificiale a disegni, con peneri e frange, e coperte finissime di pizzo che servono di ornamento al letto durante il giorno.
Coperta d'altare. - Di solito è di lino, finemente lavorata e spesso adorna di ricchi ricami e di pizzi preziosi; serve a coprire l'altare (vestis altaris).
Arte. - Delle coperte da letto, imbottite o no, vanno cercati i varî tipi soprattutto nell'arte popolare e rusticana, che più a lungo di solito ha conservato, e talora conserva anche oggi, le consuetudini ornamentali caratteristiche di una regione. Naturalmente si fecero anche esemplari di un lusso particolare; ma questi non ci sono pervenuti più numerosi di quelli. Nel Medioevo le coperte più lussuose erano, per quel che sappiamo dai documenti, assai ricche, fornite di pellicce preziose e di ornamenti ricamati: ne è prezioso saggio il drappo che si vuole abbia servito a coprire la tomba di S. Francesco (Assisi, Tesoro della basilica). Un tipo meno sontuoso ma che raggiunse notevole perfezione d'arte è quello delle coperte, in seta o in lino, ricamate con trapunto a rilievo di motivi figurati o vegetali, tipo che ebbe persistenza soprattutto in Toscana, per quanto la stessa tecnica fosse diffusa anche in Liguria, in Sardegna e in Sicilia. Dalla Sicilia infatti provengono le due coperte Guicciardini (Firenze, Museo Nazionale e Londra, Victoria and Albert Museum) con figurazioni della storia di Tristano, illustrate da preziose didascalie in dialetto siciliano trecentesco, esempî magnifici del ricamo italiano nel sec. XIV; di poco posteriore deve essere un altro frammento di coperta analoga (proprietà marchesi Pianetti, Firenze) con medaglione a figure nel centro del campo seminato di gigli araldici, e anche più tarda una coltre in seta gialla del Museo di Torino. Assai più frequente della coperta ricamata fu nell'uso popolare italiano la coperta con decorazione stampata o tessuta (coperte di cotone a fiorami stampati su fondo di colore in Lunigiana; coperte di grosso tessuto rusticano a spinetta di varî colori, di uso assai antico nell'Umbria; coperte nuziali marchigiane a semplici disegni geometrici in due o tre tinte fondamentali; coperte abruzzesi a decorazioni animali o geometriche stilizzate: a tinte tenui e primitive quelle di Scanno, più vivaci quelle nuziali di Picinisco; coperte napoletane in seta damascata). La tecnica del ricamo ritorna invece nelle coperte leccesi a rilievo; e in quelle calabresi di Longobucco a punto rialzato, o di capisciola (seta) a ornati geometrici nel punto tradizionale, in tinte tenui e intonate, oggi in disuso; in quelle sassaresi a larghi fiorami imitati dagli antichi damaschi, quasi sempre marrone su giallastro.
All'infuori di questi tipi regionali pochi sono gli esempî di coperte italiane antiche di qualche valore d'arte: il ricamo a motivi vegetali in sete di varî colori su un fondo di filo a rete appare in qualcuna del sec. XVI; un tipo di coltre genovese del '600 mostra su un fondo di cotone ambrato una rete di compartimenti geometrici con vasi, fiori e alberi in velluto di varî colori; figure allegoriche tra motivi vegetali e animali in sete diverse appaiono nelle coperte seriche del '700. Fuori d'Italia, pur variando il gusto decorativo, le tecniche sono pressapoco simili. Notevoli in Germania le coperte da culla in seta, lino o satin ricamato con sete colorate a fiori, iscrizioni, stemmi e anche a soggetti sacri: fra questi quasi costanti i simboli apocalittici degli Evangelisti che vi derivano evidentemente da una ninnananna popolare diffusa anche in Inghilterra: tale tipo durò dal tardo Quattrocento almeno fino al Seicento. In Spagna e in Inghilterra nel sec. XVII tornano i tipi a fondo di rete ricamata a fiori di filo bianco, e di lino bianco ricamato a spirali e volute; se ne fecero anche in Spagna di finto merletto con ricami in seta e oro sul fondo di lino che veniva poi ritagliato. Più sontuose e ricercate quelle francesi in tela ricamata o in satin con centri di broccato in seta a frutta e fiori, e ornamentazioni a cordoni soprattutto nell'orlo. In Germania nel tardo barocco e nel rococò si fecero coperte quadrate damascate con allegorie e scene storiche, in lino nella Slesia, e in seta nella Sassonia.
Formano un gruppo con caratteri proprî le coperte tessute in Oriente, soprattutto nelle Indie portoghesi e olandesi, per il mercato europeo fino dai primi del '600, in cui si accompagnano elementi araldici europei ai disegni orientalizzanti che furono poi imitati soprattutto in Inghilterra. Un particolare tipo di coperta è la coltre funebre che veniva fin dal Medioevo distesa sulle casse mortuarie o sui corpi dei caduti in guerra; per lo più in velluto nero e oro, con croci bianche e armi (chiesa di Folleville nella Somme), poi in nero e bianco; particolarmente sontuose quelle che i re di Francia da Luigi XI in poi facevano portare dopo la loro consacrazione a Notre Dame di Aquisgrana sulla tomba di Carlomagno; ci resta soltanto quella assai semplice di Luigi XVI.
V. tavv. XXIX-XXXII.
Bibl.: M. Viollet-Le Duc, Dictionnaire raisonné du mobilier français, Parigi 1868, I, pp. 97-100; H. Havard, Dictionnaire de l'ameublement et de la décoration depuis le XIIIe siècle jusqu'à nos jours, Parigi s. a.; D. Rock, Textile fabrics: a descriptive catalogue of the Collection of the South-Kensington Museum, Londra 1870; V. Gay, Gkossaire archéologique du moyen âge et de la Renaissance, Parigi 1887; L. De Farcy, La broderie du XIe siècle jusqu'à nos jours, Angers 1890, 2° suppl., p. 169 e tavv. 252-3; G. Lehnert, Illustrierte Geschichte des Kunstgewerbes, berlino s. a.; P. Rajna, Introno a due antiche coperte con figurazioni tratte dalle storie di Tristano, in Romania, ottobre 1913; L. Morelli, Un trapunto trecentesco, in Dedalo, II (1921-1922), p. 707 segg.