MALASPINA, Corrado (Corrado l'Antico)
Figlio di Obizzo (II) Malaspina, nacque intorno al 1180; fu capostipite del ramo dello Spino Secco.
Risulta infatti ancora minorenne in diversi atti tra il 1191 e il 1194, dove agirono a suo nome gli zii Moroello e Alberto. I documenti che consentono di ipotizzare la sua data di nascita sono datati marzo 1198, quando il M. confermò a Piacenza la cessione dei poggi della corte di Grondola fatta tre anni prima da Alberto e la concordia siglata da Moroello e dal cugino Guglielmo con Piacenza e Pontremoli nel 1194. Tali conferme vennero infatti richieste nel momento in cui il M. raggiunse l'età adulta che, come recitano gli stessi documenti, si toccava dopo il diciottesimo anno.
Dalla maggiore età fino alla divisione del patrimonio familiare, avvenuta nel 1221, il M. agì di concerto con i familiari - tutti discendenti del marchese Obizzo (I) - nello stipulare accordi con Genova, Milano, Modena, Piacenza, Tortona e, nel 1202, con Gualtiero, vescovo-conte di Luni.
Con quest'ultimo i Malaspina erano entrati in contrasto nell'ultimo decennio del XII secolo a causa della cessione fatta loro dagli Estensi (appartenenti, al pari dei marchesi, all'antico ceppo Obertengo) dei possessi e dei diritti feudali un tempo della stirpe dei da Vezzano: un patrimonio posto alla confluenza dei fiumi Magra e Vara, che fu diviso a metà fra i Malaspina e il vescovo.
Sempre d'intesa con i familiari il M. siglò tra 1210 e 1212 alcuni accordi con Piacenza, Tortona e Milano aventi per lo più come oggetto la sicurezza dei mercanti lombardi sulle strade appenniniche. Nei documenti del 1212 è attestato inoltre l'appoggio che la famiglia, in particolare il M. e Guglielmo Malaspina, diede ai sostenitori di Ottone IV di Brunswick nella lotta contro il fronte guidato da Innocenzo III, Pavia e il marchese di Monferrato, Guglielmo VI. La sconfitta del fronte imperiale dopo la battaglia di Bouvines (1214) non indusse i Malaspina a più miti consigli, dato che nel 1215 costoro intralciavano artatamente pellegrini e viandanti diretti a Roma attraverso i passi appenninici e nel 1216 continuavano ad appoggiare militarmente Milano e Piacenza contro Pavia. Tra 1215 e 1216 il M. e Guglielmo tentarono inoltre inutilmente di occupare le alture della Riviera di Levante suscitando la reazione dei Genovesi.
Alla gestione comune del patrimonio familiare e alla concorde strategia politica seguita da Alberto, dal M. e da Guglielmo Malaspina e in seguito alla morte di Alberto - avvenuta prima del 1212 - dal solo M. e da Guglielmo, è legata la grande stagione cortese della famiglia, durante la quale i suoi esponenti divennero mecenati di diversi trovatori provenienti dalla Provenza.
Tra la fine del XII secolo e la prima metà del XIII - e in particolare tra 1212 e 1220 (data della morte di Guglielmo) - la corte malaspiniana di Oramala nel Tortonese divenne meta prediletta di poeti celebri come Raimbaut de Vaqueiras, Aimeric de Peguilham, Albertet de Sisteron e Guilhelm de la Tor. A Guglielmo e al M., come alle figlie di questo, Selvaggia e Beatrice, e alla sorella di Guglielmo, Maria d'Oramala, furono dedicati canzoni, sirventesi e tenzoni. A questa tradizione familiare di mecenatismo e di vicinanza alla poesia cortese fa indubbiamente riferimento Dante Alighieri quando, nel corso dell'incontro con l'omonimo nipote del M., narrato nel Purgatorio (VIII, 121-129), celebra la liberalità e il valor cortese della famiglia.
Si deve al M. e al figlio di Guglielmo, Obizzo, la prima grande divisione del patrimonio famigliare avvenuta tra l'aprile e l'agosto 1221, che spartì il vasto dominio in due parti e diede l'avvio ai due grandi rami dello Spino Secco, assegnato al M., e dello Spino Fiorito, di pertinenza di Obizzo.
Non si conoscono i motivi che portarono alla separazione dei beni e dei rami, né quanto l'indebitamento della famiglia, attestato da sporadici documenti notarili e da alcuni brani presenti negli stessi documenti di divisione, abbia pesato sull'operazione. Certamente questa venne preceduta da una serie di atti tesi a stabilire con precisione estensione, pertinenze e diritti del patrimonio malaspiniano. La divisione fu organizzata su base geografica e riguardò due principali aree di dominio. Al M. nell'Appennino lombardo-ligure spettarono svariati beni aventi come punti di riferimento la val Trebbia e il castello di Pregola; in Lunigiana egli occupò invece le terre poste alla destra del fiume Magra, aventi come capoluogo Mulazzo.
Inizialmente e per gran parte del suo regno, il M. e il cugino Obizzo furono molto vicini a Federico II di Svevia. Nel 1220, all'indomani della incoronazione imperiale, ottennero la conferma di possedimenti e diritti. Tra il 1220 e il 1226 entrambi lo coadiuvarono partecipando alla sua Curia, seguendo la sua corte itinerante nel Nord e Centro Italia, fungendo da testimoni ai suoi atti. Il M. fu al suo fianco, da solo o con il cugino, a Monterosi (1220), Capua (1222) e Pontremoli (1226).
Dal 1238 l'attività congiunta dei due si spostò dal piano politico a quello militare, all'interno della compagine guidata dal marchese Manfredi Lancia che agì tra Liguria e Lombardia.
Da quanto emerge nelle cronache, quindi, da un lato i Malaspina, la cui presenza è attestata dalle fonti dalla semplice dicitura di "marchesi", appoggiarono le campagne dell'imperatore ma non con un ruolo di primo piano; dall'altro perdurò, nonostante la divisione del 1221, una comune strategia familiare, come nel caso dell'alleanza con Piacenza che nel 1229 siglarono il M. e Obizzo ai danni di Pontremoli.
Si trattò di un'unità che manifestò rilevanti incrinature solo nella parte finale del regno di Federico II e forse proprio in conseguenza delle difficoltà militari e della perturbazione portata dall'imperatore all'intricato gioco di equilibri, scontri, incontri e alleanze che caratterizzava il territorio appenninico prima dei suoi passaggi. Nel maggio 1246 i due cugini tradirono infatti la parte imperiale a favore di Milano e Piacenza, ma, mentre per Obizzo il passaggio fu stabile, per il M. durò pochi mesi soltanto; già nell'agosto il marchese tornò infatti a fianco di Federico II, per restarci. Grazie a questo legame con l'imperatore, quando nel 1248 Federico II affidò la Lunigiana a Pisa, eccettuò dalla concessione il castello di Pontremoli e le terre del Malaspina.
La fine dell'imperatore segnò da un lato il ritorno del M. agli impegni più squisitamente familiari con la cura dei proventi relativi ai pedaggi delle strade appenniniche, dall'altro anche un ritrovato accordo con gli esponenti dello Spino Fiorito, dato che nel 1253 il M. e Obizzo, insieme con i rispettivi figli Bernabò e Federico, rioccuparono per breve tempo Pontremoli.
Non si hanno più tracce, dopo il luglio 1254, del M., che dovette morire poco tempo dopo.
Non è noto con certezza il nome della moglie, o delle mogli, del Malaspina. Ferretto ne menziona una, indicata solo con l'iniziale A, come già morta nel 1234. Nel 1259 si incontra nella documentazione riguardante il M. una sua vedova, di nome Agnesina.
Ebbe sette figli: Moroello, Franceschino, Alberto, Manfredi, Federico, Selvaggia e Beatrice e allevò il nipote Corrado (Corradino), figlio illegittimo di Federico.
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