RICCI, Corrado
Scrittore, storico dell'arte, nato a Ravenna il 18 aprile 1858, morto a Roma il 5 giugno 1934. Figlio di Luigi Ricci (1823-1896), pittore-scenografo, e di Clelia Bartoletti: diede saggio del suo gusto d'arte all'Accademia di belle arti di Ravenna dove si segnalò nell'ornato e nel paesaggio. Dopo un periodo di uffici nelle biblioteche nazionali, resse la direzione della R. Galleria di Parma, fu nominato (1897) sovrintendente ai monumenti di Ravenna, e quindi (1898) direttore della Galleria di Brera a Milano. Passato a dirigere le Gallerie di Firenze, nel 1906 fu nominato direttore generale delle antichità e belle arti in Italia. In questa funzione esplicò a pieno le sue facoltà di scrupoloso organizzatore e geniale patrocinatore di studî. Interpretando la sua alta carica soprattutto come quella che doveva regolare, coordinare e sviluppare le imprese archeologiche, il funzionamento delle grandi Gallerie di stato e la tutela dei monumenti, promosse la creazione di musei locali, intensificò gli scavi in regioni meno battute per il passato, sicché, quando nel 1919 lasciò il suo alto ufficio, tutta la compagine dell'amministrazione delle belle arti in Italia si rivelava nettamente trasformata e intensificata. Fin dal 1911 aveva ideato la liberazione dei Fori Imperiali e questa prima concezione trovò per volontà di B. Mussolini e sotto la direzione del R. attuazione e sviluppo assai più vasto nella "Via dell'Impero". Proseguì, quindi, la sua attività nel campo degli studî fondando il R. Istituto d'archeologia e storia dell'arte in Roma di cui fu il primo presidente: e seppe sviluppare in solido e ampio organismo questo ente di coordinamento e di perfezionamento degli studî d'arte antica e moderna. Fu senatore del regno (dal 1923), presidente del Consiglio superiore delle belle arti, accademico dei Lincei, di S. Luca, membro dell'Istituto di Francia e delle maggiori accademie straniere.
La sua attività molteplice e vasta di scrittore espresse in due principali campi: la letteratura storico-narrativa, che prende spunto da ricerche documentarie, aneddotiche, artistiche, e la letteratura più propriamente storico-critica, rivolta prevalentemente alla storia dell'arte ma anche a problemi di storia della musica e del teatro, o alle "questioni" dantesche di cui fu vivo cultore. I volumi di maggiore mole e importanza sono: I primordi dello studio bolognese (Bologna 1888), L'ultimo rifugio di Dante Alighieri (Milano 1898-1921), Beatrice Cenci (ivi 1923), Il Tempio Malatestiano (ivi 1924), Correggio (Roma 1930), Tavole storiche dei mosaici di Ravenna (1930-34).
Una bibliografia completa della sua opera, notevolissima per vastità di ricerche, si trova nel volume In memoria pubblicato dal R. Istituto d'archeologia e storia dell'arte (Roma 1935).