COSTA RICA (A. T., 153-154)
RICA Repubblica dell'America Centrale, compresa fra Nicaragua e Panamá. zi estende tra 8° e 11°15′ N. e 82°35′ e 85°40′ O.; la sua costa atlantica misura circa 350 km. e 450 quella sul Pacifico. Con i suoi 48.500 kmq. di superficie è, dopo il Salvador, la più piccola delle repubbliche centro-americane, ampia un po' meno che Sardegna e Sicilia riunite; la sua popolazione è press'a poco eguale a quella della Basilicata, che ha una densità quattro volte più grande.
Sommario: Esplorazione ed estensione (p. 639); Rilievo (p. 639); Condizioni climatiche (p. 640); Vegetazione e fauna (p. 640); Divisione amministrativa (p. 641); Popolazione (p. 641); Condizioni economiche p. 641); Comunicazioni (p. 643); Centri abitati (p. 643); Ordinamento costituzionale (p. 643); Forze armate (p. 643); Finanze (p. 644); Organizzazione ecclesiastica (p. 644). - Storia (p. 644).
Esplorazione ed estensione. - Nel suo quarto viaggio (ottobre 1502) Colombo approdò sul suo lato atlantico, che chiamò Costa Rica y Castilla de oro: ma il prezioso metallo veniva probabilmente dal distretto di Veragua, e l'espressione fu applicata in origine all'intera costa del Golfo del Messico, e poi trasferita a Nuova Cartago (l'attuale Costarica), se il nome stesso non è, come alcuni pretendono, corruzione di Costa de Oreja.
Compresa dapprima nel distretto spagnolo di Veragua, la sua giurisdizione territoriale venne fissata per la prima volta nella Cédula 29 novembre 1540, che creò la gubernación di Cartago; e i limiti meglio stabiliti da Filippo II nel 1573. Sebbene la ricognizione delle coste fosse già compiuta intorno al 1520, e poco dopo iniziata la colonizzazione (il primo centro spagnolo, Bruselas, risale al 1525), l'esplorazione dell'interno non cominciò se non qualche tempo dopo, quando, tra il 1561 e il 1565, ne fu compiuta la conquista, per opera di Juan Vázquez de Coronado. La penetrazione degli Occidentali fu però lenta. Più facile e rapida sul Pacifico, il distretto di Talamanca poteva essere assoggettato solo nel sec. XVII. Oltre alle difficoltà frapposte dalla natura, la rivalità angloispanica, la pirateria dei filibustieri sulle coste del golfo del Messico e la mala amministrazione spagnola ritardarono lo sviluppo economico della colonia, e fecero sì che la conoscenza delle sue condizioni geografiche s'iniziasse in sostanza solo intorno alla metà del secolo scorso, dopo la dichiarazione dell'indipendenza.
I confini politici, tanto verso il Nicaragua, quanto verso il Panamá, furono causa di lunghi dibattiti; con quest'ultima repubblica, anzi, i dissensi stavano per condurre di recente (1921) a una guerra. Verso N. la frontiera segue da mezzo il corso del Río San Juan fino all'istmo nicaraguano una linea del tutto convenzionale, tenendosi lontana dalle sponde del lago e per lungo tratto anche del fiume. I contrasti, oltre che per ragioni d'interessi, si trascinano in lungo anche per le difficoltà di penetrazione, gravi soprattutto sul lato atlantico (foresta tropicale).
Rilievo. - Nei suoi tratti generali la plastica di Costa Rica si presenta abbastanza semplice. Un lungo fascio di rilievo divide da NO. a SE. i due versanti, interrotto, press'a poco a metà del suo corso, da un solco orientato quasi esattamente da E. a O. e percorso dal Rio Reventazón verso l'Atlantico e dal Río Grande verso il Pacifico. Il crinale si abbassa qui fino a 1556 m., in corrispondenza a una depressione che in periodo preterziario faceva comunicare fra di loro i due oceani. La catena settentrionale si differenzia nettamente dalla meridionale (Cordigliera di Talamanca), oltre che per i caratteri morfologici, per esser formata essenzialmente da terreni eruttivi (basalti) e per la sua minore regolarità orografica. In fatti non rappresenta un unico allineamento, ma si divide in due unità ben distinte: la Cordigliera del Guanacaste a NO. e la Cordigliera Centrale a SE., staccate per mezzo di un ampio e profondo intaglio, che permette un facile passaggio dal Pacifico all'Atlantico (valli del Barranca, del Colorado e del Río S. Carlos). La Cordigliera del Guanacaste, che culmina a 1571 m. nell'Orosí, ha forme in genere dolci e arrotondate, che attestano insieme la cessazione di ogni attività eruttiva e un conseguente lungo processo di erosione. Per contro la Cordigliera Centrale consta di un potente complesso di vulcani, quasi tutti attivi in epoca storica: fra questi troneggiano le cime dell'Irazú (3452 m.) e del Turrialba (3342 m., quiescente), emergenti sopra uno zoccolo massiccio di oltre 2500 m. d'altezza.
Rocce vulcaniche non mancano neppure nella catena meridionale, ma qui la struttura ben più complessa presenta un nucleo cristallino serrato da ambe le parti da pile sedimentarie più o meno intensamente corrugate. La linea di cresta non scende di regola al di sotto di 2000 m., si mantiene anzi in media assai più alta, frapponendo una vera barriera alle comunicazioni fra i due oceani, culmina a 3800 m. nel Cerro Chirripó, e conserva anche più a S. nel Kumuk (Pico Blanco) un'elevazione considerevole (2904 m.).
Caratteristica, nell'una e nell'altra catena, l'asimmetria dei versanti: quello atlantico scende con pendenza meno brusca su una linea di costa diritta e uniforme, lungo la quale verso N. si sviluppano vaste zone di deposizioni alluvionali; quello verso il Pacifico, più breve e quindi più ripido, non volge direttamente al mare, se non in corrispondenza di un breve tratto mediano. A N. e S. invece l'asse della regione è preceduto da uno o più allineamenti montuosi; il più esterno, che è anche il più cospicuo (l'altezza massima tocca i 1017 m. nel Cerro de San Blas) si frammenta nelle penisole di Nicoya, Osa e Burica, legate alla massa continentale da zone depresse, in parte affogate (Golfo di Nicoya, Golfo di Osa o Golfo Dulce), in parte ancora paludose e con irregolare drenaggio idrografico. Tra le due grandi cordigliere s'intercala una zona piatta o a debole ondulazione, elevata in media oltre un migliaio di metri, il cui asse corrisponde probabilmente a una linea di frattura; zona che, mentre si ricongiunge per alcuni dei suoi caratteri alla Cordigliera Centrale, continua le assise calcaree e i depositi oligocenici del gruppo di Talamanca. Tuttavia l'imbasamento roccioso è ricoperto da una potente coltre di ceneri vulcaniche, che ne mascherano il più antico modellamento, tradito qua e là dalla occasionale emergenza di qualche spuntone calcareo. La deposizione di questi sedimenti, operatasi forse entro cavità lacustri, si rivela quasi del tutto indisturbata, sì che la topografia acquista in complesso carattere di grande semplicità, staccandosi nettamente dal tormentato rilievo che delimita da ogni parte l'altipiano. Dalle rive del Lago di Nicaragua al Río Matina, la frontiera chiude, sul margine atlantico della cordigliera, un'ampia regione di basse terre, che si stende per oltre 150 km., con un'ampiezza media di 40-50. Terreni eruttivi e sedimenti oligocenici vi appaiono ricoperti da un potente rivestimento di argille e di alluvioni, che ha favorito lo sviluppo della tipica vegetazione tropicale: attraverso questa la penetrazione non è possibile, se non lungo le rive dei fiumi. Le condizioni non cambiano, quando si scende sulle coste dell'Atlantico, frangiate dal dedalo di canali e di canaletti con cui le correnti finiscono in mare: a S. del Río San Juan non vi sono che poche capanne di pescatori e l'unico porto utilizza un'ansa del litorale dove si spingono le ultime propaggini della Cordigliera di Talamanca.
Condizioni climatiche. - Anche dal punto di vista climatico i due versanti presentano condizioni abbastanza diverse. Le zone che guardano all'Atlantico, sottomesse all'influenza degli umidi alisei di NE. e dei venti anch'essi umidi provenienti da N., rientrano in un regime caratterizzato dalla continuità delle piogge durante tutto l'anno: su questo versante le precipitazioni raggiungono, e forse superano quasi dovunque, i 3 m. Da maggio a ottobre anche la zona lungo il Pacifico riceve almeno 1,5 m. di acqua, sennonché da questo lato alla stagione umida (verano) si contrappone più nettamente un periodo secco, che è anche il meno caldo (invierno). Sull'altipiano la transizione dall'uno all'altro tipo è graduale. Durante la stagione piovosa, che va da aprile a novembre, le precipitazioni temperano gli eccessivi calori: la temperatura media annua di San José (1161 m. s. m.) si mantiene intorno ai 19°,6, con un'escursione media di appena 1°,7. Il totale delle precipitazioni segna 1984 mm. annui, distribuito con grande regolarità, oltre che stagionale, anche diurna (piove di regola dall'una o alle due pomeridiane - spesso con estrema violenza - fino alle cinque o alle sei). Tra i due massimi (giugno o settembre) vi è spesso un periodo più asciutto, che si prolunga anche una ventina di giorni (veranillo).
Vegetazione - Fauna. - In genere la flora di Costa Rica presenta maggiori affinità con quella del Venezuela e della Guiana, che non con quella delle regioni settentrionali del Nuovo Mondo; solo nelle zone più alte tradisce la sua parentela con quella del Messico e del Guatemala. Sul versante del Pacifico i rapporti si fanno più stretti con la flora del Panamá. Sul pendio del Mar Caraibico la foresta equatoriale si presenta fitta e con fitto sottobosco; a O. della Cordigliera, invece, interrotta da savane; di più le associazioni vegetali fanno qui larga parte alle essenze a foglie caduche: donde il contrasto che durante l'inverno si nota tra il verde intenso del versante atlantico e i larghi spazî brulli e arsicci che chiazzano i pendii lungo il Pacifico. Anche il sottobosco si impoverisce, assumendovi maggiore sviluppo le associazioni di piante grasse. Salvo che in corrispondenza all'altipiano e in poco estesi altri lembi di territorio, dove la mano dell'uomo ha più profondamente alterato il paesaggio vegetale, questo conserva pressoché intatta la sua originaria magnificenza. Soprattutto nelle basse terre sulla destra del Río San Juan, la foresta tropicale copre ancora vaste superficie: accanto alle solite essenze spiccano come caratteristiche un'infinita varietà di orchidee, di lauracee (Ocotea cuneata, O. pedalifolia, O. stenoneura), di palme (Attalea cohune, Guilielma utilis), di felci arborescenti, di alberi da resina, da fibra, da ebanisteria, da tintura, da gomma (Haematoxylon campechianum, Swietenia mahagoni, Castilloa elastica, Bombaxceiba). Le tierras calientes non oltrepassano di regola i 600 m.: vi prosperano il banano, il caucciù, il cacao (Theobroma cacao), la vainiglia, la canna da zucchero, il riso, ecc.; oltre questo limite il tono e dato dall'imponente Liquidambar styraciflua e dal Perymenium Tuerckheimii, che si spingono fino quasi ai 2000 m. Tipica del bosco subtropicale che riveste le tierras templadas, è l'abbondanza delle palme. L'uomo ha introdotto o sviluppato fra gli 800 e i 1400 m. le colture del caffè, della yucca, dello Xanthosoma sagittifolium, del Sicyos edulis, dell'Ananas sativus, dei cereali e di infinite varietà di altri alberi da frutta. A questa zona tien dietro quella delle tierras frías, caratterizzata dai boschi di querce; vi si associano quasi dovunque gran numero di lauracee, di Styracee (Styrax), di magnolie (Drimys), di tassacee (Phillocladus), ecc. Abbondante vi si fa la partecipazione delle conifere sul versante del Pacifico e copioso rimane il sottobosco (mirtilli, rododendri, mirtacee, ecc.). Più in alto ancora, la foresta dirada e fa posto a una vegetazione di alti cespugli, inframmezzata da larghi tappeti di epifite e di parassiti, e interrotta da savane erbose: dai potreros delle zone più asciutte con boschetti a mo' di parco, si passa ai freschi paramos della Cordigliera di Talamanca, regioni che si prestano allo sviluppo della pastorizia.
Ricche anche le specie animali. Più che i grossi Mammiferi (pelis concolor, F. yaguarundi, F. pardalis, F. tiqrina), notevoli per la loro abbondanza i Primati (Mycetes palliatus, Ateles variegatus, Eriodes frontatus, ecc.), ma più che tutto gli Uccelli e le molte e variegate specie d'Insetti. I Rettili sono rappresentati in modo relativamente modesto; scarseggiano le specie venefiche. Ricchissimi i prodotti della pesca, specialmente sul Pacifico: le grosse tartarughe, le ostriche perlifere e il Murex del Golfo di Nicoya. Le faune mammologica e ornitologica presentano in prevalenza elementi messicani o sud-americani.
Divisione amministrativa. - Amministrativamente la Costa Rica si divide in 7 provincie, dì cui si dànno le statistiche nella tabella in cima alla pagina.
Popolazione. - La popolazione è nella sua enorme maggioranza costituita da ladinos (discendenti dai conquistatori), che formano il 90% del totale. Gl'indigeni, calcolati all'epoca del Coronado intorno ai 25 mila, sono ridotti a proporzioni insignificanti (poco più di 3 mila): confinati nelle zone più impervie della grande foresta equatoriale sulla destra del San Juan o nelle regioni sudorientali, non costituiscono nell'economia costarichegna se non un'entità ormai trascurabile (0,6 del totale), inferiori perfino ai contingenti di colore, introdotti per la coltivazione delle banane dalle vicine Antille (8% del totale) e persino all'elemento orientale (Cinesi).
I popoli semicivili che abitavano la Costa Rica ai tempi della conquista spagnola sono oggi interamente spariti. Erano questi i Guetar (negli altipiani centrali, ai piedi dei vulcani Poas, Irazú e Turrialba), i Quepo e i Coto imparentati con loro per la lingua (intorno al Golfo Dulce sulla costa SE. del Pacifico), i Choroteghi (nella Penisola di Nicoya, territorio di Guanacaste) e la tribù Nahua dei Nicarao. Questi ultimi vi immigrarono dal nord all'inizio del sec. XI d. C. al più tardi, e le loro colonie fornirono ai Choroteghi numerosi elementi della civiltà messicana, mentre la civiltà del resto della Costa Rica dimostra chiaramente una provenienza sudamericana; cosi, p. es., gli ornamenti d'oro che portavano sul petto, raffiguranti aquile, granchi o ragni divergenti in basso in due tagli a forma di accette. Nelle ultime residenze di queste tribù furono trovati negli ultimi decennî da Hartman, von Schroetter, Lehmann e altri, numerosi resti archeologici, specialmente tombe a cassetta di pietra come quelle scoperte in gran numero nella valle di Guarco presso l'Irazú. La ceramica raggiunge il suo più alto sviluppo presso i Nicarao e Choroteghi, con bellissimi vasi policromi di terracotta i cui ornamenti mostrano in parte influenza messicana (decorazioni con serpenti piumati); molto celebre era il vasellame nero nell'isola di Chira (Golfo di Nicoya), mentre la ceramica degli altipiani e del SE. è più semplice e una nuova ricca ornamentazione plastica vi sostituisce la pittura. Le lave andesitiche degli altipiani, facili a lavorarsi, portarono a una scultura in pietra ricca di forme che si può ammirare nei metates (macine) a tre o quattro piedi, a forma di giaguari, nei sedili e nelle maschere; sono invece scarsi i bassorilievi. Le ceramiche di tipo nicarao e chorotego e gli ornamenti per il petto rinvenuti nella regione di Guetar dimostrano un attivo traffico commerciale.
Gl'indigeni rappresentano gli ultimi resti di un gruppo imparentato per la lingua con i Chibcha della Colombia, la cui civiltà presenta appunto molta affinità con l'America del Sud. Delle loro tribù nomineremo i Guatuso, Talamanca, Térraba (Tirub) e Boruca (Brunca). I Talamanca si suddividono nelle tribù dei Cabécaras (Chiripó) e Bribri (Vyceitas, Blancos). Essi abitano nel centro della regione e nella parte orientale si sono conservati ancora puri. Nel cibo il granturco (adoperato principalmente come birra chicha) occupa un posto secondario in paragone alle banane, ai pejivalle (Guilelmiautilis) e ad altri frutti; la caccia e la pesca hanno una parte importante nella loro vita. L'abbigliamento era originariamente fatto con stoffa di scorza d'albero: la pittura del corpo e gli ornamenti di piume sono tuttora in uso. La caratteristica capanna ovale o rotonda a tetto conico è chiamata dalla popolazione che parla spagnolo palenque, mentre i Bribri la chiamano u-suri. I Bribri si dividono in due classi esogamiche matrimoniali a discendenza materna, e ogni classe si suddivide in un numero di clan nei quali si riconosce spesso facilmente la base totemica. La moglie viene comprata ai suoi genitori o a volte guadagnata con il proprio servizio: la strana usanza della couvade (il marito al tempo del parto giace a letto) è particolare dei Guatuso. I Talamanca deponevano il cadavere dei morti su delle piattaforme che lasciavano nel bosco per poi ripulirne le ossa e metterle nella tomba di famiglia. Gli stregoni guariscono i malati, organizzano le feste e le cerimonie e presso i Guatuso possiedono anche il rombo sonoro. I Bribri avevano una mitologia assai sviluppata nella quale erano descritte le creazioni degli esseri divini Sibú, Surá, Jáburu e le lotte che combattevano fra di loro. Per certe pietre delle montagne i Bribri avevano una specie di venerazione e ritenevano pericoloso avventurarsi nelle vicinanze di queste giacché le consideravano come giaguari di pietra che potevano all'occasione ridiventare vivi. La credenza nei "Signori degli animali" è legata strettamente con la caccia: ogni specie di animale selvatico possiede un padrone, che appare all'occasione anche sotto forma umana e che tratterrebbe indietro la selvaggina se messo in collera dall'inosservanza delle cerimonie di caccia prescritte.
Condizioni economiche. - L'occupazione prevalente è l'agricoltura, ma meno di 1/5 del territorio figura nelle statistiche come utilizzato (nel 1886 ne figurava solo 1/20); e di questo soltanto il 6,50%, destinato agli arativi. Le foreste occupano circa la metà del totale; poco più di 1/7 le colture arboree, oltre 1/4 i prati e i pascoli naturali.
La produzione cerealicola (grano, mais) è ben lontana dal bastare al consumo, anzi le farine entrano come uno dei principali articoli d'importazione del paese. Le più importanti sono senza confronto le due colture del caffè e del banano, sulle quali è imperniata tutta l'economia costarichegna. Le piantagioni di caffè (cafetales), iniziate intorno al 1830, si diffusero rapidamente in tutto l'altipiano (specie sul versante del Pacifico), sì che dopo meno di un ventennio Costa Rica era divenuta, fra gli stati dell'America Centrale, il maggior esportatore di caffè. Dato il forte consumo interno, solo le qualità migliori (soprattutto Coffea arabica) sono però destinate a essere esportate. Nel 1916 il caffè esportato rappresentava un valore di 4,2 milioni di dollari; questa cifra rappresenta press'a poco la media del quadriennio 1913-1916, quando questo prodotto entrava per 2/5 nel totale del commercio estero. Da allora in poi prodotto e valore dell'esportazione sono andati aumentando: 8,5 milioni di dollari nel 1925, oltre 10,5 nel 1926-27: il 57% dell'esportazione complessiva.
L'inizio della coltura del banano da parte di Europei risale al 1880 circa. Lo sviluppo fu rapidissimo, in grazia dell'abbondanza dei capitali, della forte richiesta del prodotto, ma soprattutto della sapiente organizzazione con la quale le aziende, finanziate e dirette per lo più da Nordamericani, riuscirono a vincere le gravi difficoltà che la coltura comporta, massime per la mano d'opera e per i trasporti, in regioni dove era ancora da iniziare persino la penetrazione dei Bianchi.
La quasi totalità del prodotto esportato proviene dai distretti di Siquirres, di Limón e di Gualipes. Il prodotto migliore è dato dai bananos (Musa sapientium); larghi quantitativi, destinati al consumo interno, si hanno anche dai platanos (Musa paradisìaca) e dai Guineos macho e G. miorado, diffusi su tutto l'altipiano. Le banane, che nel 1898 entravano per il 19% nel totale dell'esportazione, ne rappresentavano, un decennio dopo, oltre il 60%, più del doppio del caffè: e la produzione si manteneva egualmente alta fino al 1916, quando Costa Rica, che aveva fino allora occupato il primo posto fra le repubbliche centro-americane, veniva sorpassata dallo Honduras. Attualmente il prodotto costituisce circa 1/3 del totale delle esportazioni. Con la sua fortuna è da mettere in rapporto una vera trasformazione nella vita del paese. Un largo numero di coltivatori negri, provenienti dalle Antille, ha finito con il fissarsi in Costa Rica. Notevole lo sviluppo determinatosi nei mezzi di comunicazione, nell'organizzazione scientifica, pratica e igienica delle aziende agricole; incalcolabile il vantaggio ottenuto da tutto il paese, il cui centro di gravità si è in complesso spostato dal Pacifico verso l'Atlantico. Con l'impiego del capitale nordamericano e la formazione d'un trust che fa capo alla notissima United Fruit Co. (Ufko), questa coltura non si riduce alla semplice impresa agricola, ma tocca tutto quanto è necessario per il suo sviluppo: ricognizione di terreni, irrigazioni, impianti sanitarî, strade, ponti, ferrovie (la società possiede i 7/9 delle ferrovie costarichegne), linee di navigazione, mercati, ecc.
Al caffè e alle banane segue, a gran distanza, il cacao, coltivato su oltre 30 mila ettari. Produsse in media nell'ultimo quinquennio 43 mila quintali metrici l'anno (valore 650-700 mila doll.). Molto meno importanti la canna da zucchero, destinata in sostanza al consumo interno, e il tabacco.
Per contro discreta è la cifra che contrassegna nelle esportazioni il legname, di cui Costa Rica cura qualità assai pregiate: il cedro di Spagna (Cedrela odorata), il legno rosa (soprattutto Amyris balsamifera), il legno giallo, il legno del Brasile, il mogano e altre numerose essenze.
L'allevamento del bestiame occupa nell'economia del paese un posto del tutto secondario, sebbene il governo faccia grandi sforzi per il miglioramento del patrimonio zootecnico, bene prestandosi all'allevamento le alte regioni che fiancheggiano le vette della Cordigliera Centrale. Gli animali vivi rappresentano ancora una parte notevole delle importazioni.
Delle ricchezze minerarie, sfruttate già in epoca coloniale, vanno ricordati in primo luogo l'oro e l'argento; dopo il 1916 furono rinvenute cospicue quantità di manganese. Il carbone (Cordigliera di Talamanca) non può essere utilizzato per la difficoltà delle comunicazioni. Non mancano rame, piombo, nichel, ferro, mercurio, zolfo, quarzo, alabastro, granito, allume, pietra litografica, ecc. Nell'ultimo quinquennio oro e argento hanno rappresentato un valore di poco più di 1/2 milione di dollari in media all'anno nelle esportazioni.
L'industria è ancora al suo inizio: un certo sviluppo hanno solo il calzaturificio, il saponificio, le molitorie, i tabacchi, le industrie alimentari (formaggio, conserve, pastificio, birra), e la distillazione, concentrate quasi esclusivamente a S. José e nei due porti di Limón e Puntarenas.
Il commercio presenta, in confronto delle altre repubbliché centro-americane, un ritmo più intenso, anche perché vi ha origini più antiche e trovò un ambiente più calmo, un'economia più solida e un'amministrazione più ordinata. Le cifre delle importazioni e delle esportazioni sono andate armonicamente e regolarmente aumentando: le seconde di regola superiori alle prime, sì che la bilancia è più o meno largamente attiva: la media del quinquennio 1923-27 segna. 13 milioni di dollari all'importazione contro 16 all'esportazione. In quest'ultima le voci principali corrispondono al caffè (57%) e alle banane (33%); seguono, ma con percentuali minime, i metalli nobili, il cacao, i legnami, il caucciù, le pelli e le frutta tropicali; l'importazione trova ai primi posti i cotonami, il ferro, l'acciaio, le farine, le macchine e le automobili, cui seguono, nell'ordine, le seterie, gli olî minerali, la carta, ecc. La partecipazione dei varî stati a questo movimento commerciale è chiarita dalla seguente tabella:
Quanto all'Italia, si esportano a Costa Rica cotonami, filati di canapa, vini e vermut, olio d'oliva, ombrelli e marmi; ma l'entità di questo traffico è ancora piuttosto modesta. Gl'Italiani stabiliti in Costa Rica oltrepassano di poco il migliaio: il loro numero è diminuito in confronto del 1909: per la più parte si tratta di meridionali occupati nelle industrie.
Comunicazioni. - Il traffico ha ricevuto impulso dalla costruzione del tronco ferroviario interoceanico, destinato a servire l'altipiano e portato a termine solo poco innanzi la guerra mondiale (capolinee Puntarenas sul Pacifico e Puerto Limón sull'Atlantico). A questo sistema si riuniscono altri tronchi nella regione di S. José, in quella del Turrialba e lungo il Río Matina; in questi ultimi distretti le ferrovie seguono l'estendersi della coltura del banano. Attualmente la rete costarichegna misura circa 900 km. Le comunicazioni marittime sono in mano a stranieri (prevalentemente Inglesi), sia perché il paese non possiede una propria marina mercantile, sia perché, all'infuori dei due porti or ora nominati, Costa Rica non ha che approdi senza importanza (Río Colorado, sul fiume omonimo, e Sicsaola, sbocco delle regioni di SE.).
Centri abitati. - La popolazione bianca è concentrata quasi tutta sull'altipiano; molto meno densa nelle regioni di NO. e lungo l'Atlantico. Quasi spopolati sono i llanos di NE. e tutta la regione di Talamanca, salvo ristretti lembi (Sicsaola e alto Diquis). Costa Rica non superava i 30 mila abitanti all'inizio del sec. XIX; dopo la liberazione l'accrescimento fu rapido: circa 150 mila ab. nel 1850, 300 mila nel 1900, 471.000 secondo il censimento del 1927. L'accrescimento medio annuo variò da periodo a periodo: nel quadriennio 1924-27 fu di circa 10 mila unità. Emigrazione e immigrazione si bilanciano. Si contano oltre 60 centri con popolazione superiore ai 2 mila ab., comprendenti il 53,8% del totale.. Solo la capitale, S. José, supera però i 50 mila ab. e 6 città i 5 mila. Fra queste sono i due porti che concentrano tutta l'attività economica del paese: Puerto Limón (15.624 ab.) e Puntarenas (7790 ab.). Turrialba (9100 ab.) è un grosso centro agricolo, Cartago (7143 ab.) è la vecchia capitale; notevoli anche Alajuela (8496 ab.) e Heredia (7631 ab.). Lo sviluppo più rapido fu realizzato da Puerto Limón, il cui porto concentra ormai i 9/10 dell'intero traffico della repubblica di Costa Rica.
Ordinamento costituzionale. - La forma dello stato è quello di una repubblica unitaria: il potere legislativo è affidato a un Congresso di 43 membri, eletti con suffragio diretto maschile ogni quattro anni e rinnovabili per metà ogni due. Insieme con questi, i cittadini eleggono un presidente che dura in carica per ugual periodo di tempo. In confronto con le altre repubbliche centroamericane Costa Rica presenta condizioni di maggiore stabilità politica, di più rapida evoluzione e una più armonica ripartizione della ricchezza. Chiaro è il contrasto fra le frequenti agitazioni interne che turbano la vita delle altre repubbliche e la relativa quiete goduta da quella costarichegna: oltre la maggiore omogeneità etnica e la più alta percentuale di Bianchi, debbono avere operato in questo senso una più diffusa istruzione e soprattutto la presenza d'una classe di piccoli proprietarî agricoli, ormai attaccati al suolo da lunga tradizione.
Forze armate. - Il servizio militare è obbligatorio per tutti i cittadini fra i 18 e i 50 anni. L'esercito, con la riserva e la guardia nazionale, ha un effettivo di guerra di circa 15.000 uomini.
Bibl.: Oltre alle pubblicazioni ufficiali, fra cui in prima linea l'ottimo Anuario Estadístico, che si pubblica a S. José annualmente, cfr. F. Molina, Bosquejo de la República de Costa Rica, ecc., New York 1851; M. Wagner e C. Scherzer, Die republik Costa Rica: Reisestudien und Sakizzen aus den Jahren 1853 und 1854, Lipsia 1856; M. Wagner, Die Republik Costa Rica, Lipsia 1856; M. M. de Peralta, Costa Rica: its Climate, Constitution, and Ressources. With a survey of its present financial position, Londra 1873; H. Polakowski, Guatemala und Costa Rica, Colonia 1876; id., Die Republik Costa Rica in Central America, Brunswick 1877; M. M. de Peralta, Costa Rica y Colombia de 1573 à 1881, Madrid 1886; J.B. Calvo, República de Costa Rica, San José 1887; L. Fernández, Historia de Costa Rica durante la dominación española, 1502-1821, Madrid 1889; J.B. Calvo, Costa Rica, Washington 1892; F. Noriega, Diccionario geográfico de Costa Rica, S. José 1904; R. Rung, Die Bananen-kultur, in Peterm. Mitteil., Ergänzungsh. 169, Gotha 1911, pp. 47-52; H. Pittier, Costa Rica, Beiträge zur Orographie und Hydrographie, in Peterm. Mitteil., Ergänzungsh. 175, Gotha 1912; J. Romanes, On the Geology of a part of Costa Rica, in Quarterly Journal of Geol. Soc., LXVIII (1912), pp. 103-138; id., Geological Notes on the Peninsula of Nicoya, Costa Rica, in Geol. Mag., n. s., IX (1912), pp. 258-65; K. Sapper, Die Mittelamerikanische Vulcane, in Peterm. Mitteil., Ergänzugsh. 178, Gotha 1913, p. 108 segg.; M. De Périgny, La République de Costa Rica, son avenir économique et le canal de Panama, Parigi 1918; M: Sorre, Mexique et Amerique centrale, in Geographie universelle, Parigi 1928.
Come si è detto, la ricognizione del paese presenta ancora ampie lacune (triangolazioni non si hanno che per aree piccolissime); manca perciò una buona carta geogrfica a grande scala. Oltre la nota Map of Central America dello Stato maggiore inglese (1 : 1.705.000) edita nel 1902, è da vedere quella del Pittier al 500.000 allegata alla memoria sopra ricordata, e che è tuttora la migliore. Sulla popolazione indigena, vedi: K. Sapper, Der gegenwärtige Stand der ethnographischen Kenntnis von Mittelamerika, in Archiv für Anthropologie, III, Brunswick 1905; H. Pittier de Fábrega, Folklore of the Bribri and Brunka Indians, in Journal of Amer. Folklore, XVI (1903); W. Lehmann, Zentral Amerika, I: Die Sprachen Zentralamerikas, Berlino 1920; A. Skinner, Notes of the Bribri of Costa Rica, in Indian Notes and Monographs, VI, New York 1920; P.A. Blessing, Apuntes sobre los indios Bribris de Costa Rica, in Revista de Costa Rica, III, p. 99; Gagini, Cuentos Bribris, ibid., III, p. 166 segg.; A. Cepedes, Apuntes sobre las tradiciones que aun conservan los Indios Guatusos,ibid., V, p. 134 segg. Sulle antiche popolazioni v. C. V. Hartman, Archaeological Researches in Costarica, Stoccolma 1901; id., Archaeological Researches on the Pacific Coast of Costarica, in Memoirs of the Carnegie Museum, III, i, Pittsburg 1907; W. Lehmann, Die Archäologie Costa Ricas, in Abhandl. der Naturhist. Gesellschaft zu Nürnberg, XX, Norimberga 1913.
Finanze. - Il bilancio della Costa Rica è in avanzo. Per il 1929 le entrate sono state previste in lire sterline 1.435.589 e le spese in lire sterline 1.432.740, calcolando le lire sterline al corso medio corrente di circa 19.5 colones (nominalmente una sterlina = 10,45 colones). I maggiori cespiti di entrata sono i dazî doganali, che contribuiscono per più della metà al gettito complessivo, il monopolio sui liquori, le ferrovie, le poste e telegrafi e le imposte dirette, specie la fondiaria; i principali capitoli di spesa sono l'istruzione e i lavori pubblici. Il debito estero della Costa Rica era costituito al 1° gennaio 1929, di 1.658.020 lire sterline di Gold refunding bonds, di 6.648.500 franchi, residuo del prestito contratto con la Francia nel 1911 (detto French Loan) e attualmente in liquidazione, di 7.743.000 dollari del prestito emesso sul mercato di New York nel 1926 per rimborsare i vecchi debiti interni e provvedere a nuovi lavori pubblici, e infine di 150.000 dollari di azioni del Pacific Railways. Il debito interno ammontava alla stessa data a 591.925 lire sterline.
La circolazione complessiva al 1° gennaio 1929 era di 22,4 milioni di colones di cui 14,8 di biglietti inconvertibili emessi dal Banco Internacional de Costa Rica prima della stabilizzazione del colón (1924), 6,7 di biglietti convertibili emessi a partire da questa data dal Banco stesso, che prese il nome di Caja de conversión e fu autorizzato ad acquistare e vendere tratte sulle banche di New York, e ad emettere e ricevere in cambio per tali cambiali biglietti proprî, a un cambio fisso di 4 colones per 1 dollaro, e il resto di certificati di argento e di moneta divisionaria.
Organizzazione ecclesiastica. - Costa Rica fece parte della diocesi di Nicaragua e della provincia ecclesiastica di Messico, poi di Lima e dal 1743 in poi di Santiago di Guatemala. La diocesi di S. José fu eretta il 22 febbraio 1850; quindi, il 16 febbraio 1921, innalzata al grado di metropoli, sottratta alla dipendenza di Santiago di Guatemala. In tale circostanza furono pure eretti la diocesi di Alajuela e il vicariato apostolico di Limón e assegnati come suffraganei di S. José.
Storia.
Nel paragrafo dedicato all'esplorazione si è brevemente tratteggiata la storia della conquista della Costa Rica che si può considerare compiuta con la nomina di Perafán de Rivera a governatore (19 luglio 1566).
Fondata nel 1538 la Audiencia del Panamá, Costa Rica fu compresa nella sua giurisdizione; ma quando fu creata nel 1543 l'Audiencia dei confini, che dopo essere stata stabilita in varie città fu definitivamente installata a Guatemala, il governo della Costa Rica fu posto alla dipendenza di essa, con la capitale a Cartago.
Fra i governatori della Costa Rica sono degni di speciale menzione: Diego de Artieda (1573), che fece nel 1577 una spedizione nella valle di Guaymi e fondò la città di Artieda; Andrés Arias Maldonato y Velasco (1655), che scoprì il porto di Limón; Juan López de la Flor (1663), che seppe allontanare i corsari saccheggiatori del porto di Matina; Juan F. Sáenz Vázquez (1673), che soffocò la rivolta delle tribù indiane changuenes, talamancas e urinamas e respinse il pirata Dampier e altri filibustieri che infestavano continuamente le coste di Matina; Diego de la Haya Fernández (1718), che scacciò anche lui i pirati, represse l'invasione dei Mosquitos, fortificò il porto di Matina e ottenne che il porto di Caldera fosse di nuovo aperto al commercio di cabotaggio coi porti del Guatemala e del Messico; Tomás de Acosta (1797), certamente il più eminente fra tutti i governatori per le sue qualità eccezionali e per lo zelo che spiegò nell'adempimento delle sue funzioni. Nel 1798 egli visitò tutta la provincia; nel 1802 fece costruire una strada da Quircot al fiume Virilla, nel 1803 si adoperò perché si aprisse una scuola di grammatica a S. José e nel 1809 indirizzò alla corte una notevole esposizione sulle cause della povertà del paese, proponendo i rimedî opportuni. Juan de Dios de Ayala (1810), insieme con il capitolo di Cartago, mandò un memoriale al re, in cui si chiedeva la creazione di un vescovo nella provincia. L'illustre cisterciense don Florencio del Castillo, deputato e nel 1813 presidente delle Cortes di Cadice, ottenne alcuni miglioramenti per la sua patria.
Il 29 ottobre 1821 Costa Rica proclamò la sua indipendenza e formò un governo provvisorio, sotto la presidenza del governatore interino Juan N. de Canas. Nel 1823 ebbe inizio a Cartago un movimento popolare in favore dell'unione con la Colombia sotto la forma di uno stato repubblicano federale. S. José e Alajuela aderirono al movimento; invece gli abitanti di Heredia aspiravano all'unione col Messico. Di qui le lotte fra i due partiti, che si combattevano nei dintorni di Ochomogo: Cartago capitolò, la residenza del governo fu trasferita a S. José e la Costa Rica entrò a far parte della Repubblica federale dell'America Centrale. Costituita in quello stesso anno, scelse come suo presidente Juan Mora Fernández, il quale, entrato in carica nel 1824, compì negli otto anni del suo governo un gran lavoro legislativo e sociale: promulgò la prima costituzione politica, fondò scuole in ogni centro e a S. José la scuola d'insegnamento secondario di S. Tommaso, costruì la zecca, incorporò Guanacaste nel territorio nazionale, favorì l'agricoltura, migliorò le vie di comunicazione e gettò le basi dei periodici nazionali. Nel 1833 fu eletto presidente José R. Gallegos, a cui si deve la fondazione del lazzaretto, l'ospedale e la costruzione dell'edifizio dell'università. Fu sostituito dopo due anni da Braulio Carrillo, che ebbe poi a soffocare la rivolta di Cartago e che al termine del suo incarico: per quanto fosse eletto suo successore Manuel Aguilar, riebbe il potere in virtù d'un pronunciamento. Per suo impulso l'Assemblea decretò, il 14 novembre 1838, la separazione di Costa Rica dalla federazione centro-americana: ciò che sdegnò i federali e provocò la spedizione contro Costa Rica dell'ex-presidente della federazione, Francisco Morazán, il quale sbarcò a Caldas e arrivò a Alajuela, ove concluse con le truppe di Carrillo il patto di Jocote. Carrillo fu deposto ed esiliato. Fu eletto presidente Morazán, ma dopo il sollevamento di varie città, egli fu fatto prigioniero a Cartago e fucilato a S. José il 16 settembre 1842. Il nuovo presidente, José M. Alfaro, trasformò il collegio di S. Tommaso in università e promulgò una nuova costituzione. Francisco M. de Oreamuno e José M. Castro, che gli succedettero, rinunziarono dopo poco alla loro carica e fu eletto nel 1849 Juan R. Mora, che fondò la facoltà di medicina, fece costruire il palazzo del governo e creò la prima banca. Durante il suo incarico fu creato il vescovado di Costa Rica e fu compiuta la campagna nazionale contro Walker e i filibustieri, che furono sconfitti a Santa Rosa, il 20 marzo 1856. Seguirono poi i presidenti José M. Montealegre, che promulgò una nuova costituzione; Jesús Jiménez; e, per la seconda volta, José M. Castro il cui governo viene considerato come il più liberale che sia mai stato nella Costarica. Dopo il colpo di stato del 1870, fu eletto presidente Tomás Guardia, sotto il cui governo fu dato inizio alla costruzione della ferrovia dell'Atlantico. Gli succedettero il generale Próspero Fernández, che espulse dal paese i gesuiti; Bernardo Soto; il dott. José J. Rodríguez; Rafael Iglesias Castro, il quale diede inizio alla costruzione della ferrovia del Pacifico, inaugurò il Teatro nazionale, uno dei migliori teatri d'America, il molo di Limón, il monumento e il Parco nazionale; Ascención Esquivel; Cleto González Víquez, sotto il cui governo fu installata il 25 maggio 1908 la corte di giustizia centro-americana in Cartago; Ricardo Jiménez Oreamuno, durante il governo del quale si riunì il 1° gennaio 1913 a S. José la quinta conferenza centro-americana. Fu poi eletto Alfredo González Flores, che il 27 gennaio 1917 fu deposto da una rivolta del ministro della Guerra Federico Finoco, il quale promulgò una nuova costituzione e dopo due anni d'un governo corrotto e pieno di scandali, se ne fuggì coi fondi del tesoro pubblico. Per rimettere l'ordine fu formato un governo provvisorio sotto la presidenza di Francisco Aguilar Barquero, che ristabilì la costituzione del 1871 e indisse le elezioni, dalle quali uscì eletto presidente Julio Acosta, sotto la cui presidenza fu tenuta il 4 dicembre 1920 a S. José la conferenza dei plenipotenziarî per il Patto dell'Unione centro-americana. Nel 1924 fu eletto per la seconda volta presidente Ricardo Jiménez Oreamuno, e a lui succedette, eletto pure per la seconda volta, Cleto González Víquez, per il quadrienno 1928-1932.
Bibl.: Oltre alle opere citate nel paragrafo Geografia, v. F. Molina, Coup d'oeil rapide sur la République de Costa Rica, Parigi 1849; id., Mémoires sur les questions de limites entre la République de Costa Rica et l'État de Nicaragua, Parigi 1850; id., Costa Rica y Nueva Granada, Washington 1852; V. de Paredes, The Coast of Mosquito and the Boundary question between New Granada and Costa Rica, New York 1855; E. Pougin, L'État de Costa Rica, Anversa 1863; M. M. de Peralta, La República de Costa Rica, Ginevra 1871; id., El Río de S. Juan de Nicaragua, derechos de sus ribereños, las Repúblicas de Costa Rica y Nicaragua según los documentos históricos, Madrid 1882; id., Costa Rica, Nicaragua y Panamá en el siglo XVI, Madrid 1883; id., Límites de Costa Rica y Colombia, Madrid 1890; id., Historia de la jurisdicción territorial de la República de Costa Rica, Madrid 1891; id., De Costa Rica y Costa de Mosquitos, Parigi 1898; id., Exposé des droits territoriaux de la République de Costa Rica soumis à S.E.M. le Président de la République Française, arbitre de la question des limites entre Costa Rica et Colombia, Parigi 1898; id., Juridiction territoriale de la République de Costa Rica, tîtres et documents justificatifs, Parigi 1899; id., La géographie historique et les droits territoriaux de la République de Costa Rica, Parigi 1900; L. Fernández, Colección de documentos para la historia de Costa Rica, S. José 1881-1907; id., Historia de Costa Rica durante la dominación española, Madrid 1889; L. Batres, La cuestión de Unión Centroamericana, S. José 1881; C. Bovallius, Resa i Centralamerika, Stoccolma 1881-87; A. Gómez Carrillo, Estudio histórico de la América Central, Madrid 1886; J. B. Calvo, La campaña nacional contra los filibusteros en 1856-57, S. José 1909; H. H. Bancroft, History of Central America, S. Francisco 1887; C. Schwalbe, Die Republik Costarica, Magdeburgo 1888; P. Biolley, Costa Rica et son avenir, Parigi 1889; F. Montero Barrantes, Elementos de historia de Costa Rica, S. José 1892-94; F. Silvela, Limites entre Colombia y Costa Rica, Madrid 1898; M. Soto Hall, Un vistazo sobre Costa Rica en el siglo XIX, S. José 1901; R. Fernández Guardia, Historia de Costa Rica, el descubrimiento y la conquista, S. José 1905; id., Cartilla histórica de Costa Rica, S. José 1909; id., Reseña histórica de Talamanca, S. José 1918; id., Crónicas coloniales, S. José 1921; J. Segarra e J. Juliá, Costa Rica, S. José 1907; M. Serrano Sanz, Relaciones históricas y geográficas de América Central, Madrid 1908; J. Vázquez de Coronado, Cartas, Barcellona 1908; J.M. Tristan, Breve reseña hist. de la Instr. Pública en Costa Rica, New York 1909; M. de Périgny, Les Cinq Rép. de l'Am. Centr., Parigi 1911; F. Pacheco, Costa Rica en 1842, S. José 1904; id., Documentos relativos a la guerra nacional de 1856-57, S. José 1914; J. López, La caída del gobierno constitucional en Costa Rica, New York 1919; A. Batres, La América Central ante la historia, Guatemala 1916; V. Saenz, Traidores y despotas de Centroamérica, S. José 1920; C. González Viquez, S. José y sus comienzos, in Rev. de Costa Rica, 1920; id., Orígenes de los costarricenses, ibidem, 1921-23; id., Historia del régimen municipal de Costa Rica en el siglo XIX, ibidem, 1922-23; P. Serre, Expedición de los filibusteros y piratas del siglo XVI, ibidem, 1921; R. Fernández del Castillo, Documentos para la historia de Costa Rica, ibid., 1923-24; B.A. Thiel, Datos cronológicos para la historia eclesiástica de Costa Rica, ibid., 1925; L. Moreno, Historia de las relaciones interestatuales de Centroamérica, Madrid 1928.