COSTA SBARDILINI, Bartolomeo, detto Bartolomeo delle Cisterne
Originario di Capodistria, dopo un soggiorno a Venezia nel 1429 è a Udine, impegnato alle dipendenze del Comune nella costruzione di numerose cisterne per l'acquedotto, donde il soprannome. È sempre lo Joppi, nei suoi regesti, a tramandare gli altri dati cronologici che lo riguardano. Nel 1440 viene incaricato di ricostruire la torre della Chiusa di Venzone, rovinata a seguito delle continue piogge. L'anno successivo è impegnato nella costruzione del campanile del duomo di Udine, prima come collaboratore di Cristoforo Orsini, poi come capomastro; analogo incarico, sempre nel 1441, svolge nella fabbrica del palazzo comunale, o loggia del Lionello, con un periodo di interruzione (dal 14 giugno 1442 al 25 apr. 1443) "per aver sparlato di alcuni cittadini"; alla prima opera attende fino al 1450, alla seconda fino al 1454. Nel 1457 si accorda col capitolo e con la Comunità di Cividale per l'erezione del duomo, che doveva sostituire il vecchio edificio minato dagli incendi e dai terremoti. Nel 1479 redige a Trieste il quinto testamento (gli altri sono del 1438, del 1448, dei 1450 e del 1474), il che fa pensare al suo trasferimento in quella città.
Il C. morì probabilmente a Trieste nel 1480.
È probabile che il C. sia stato estraneo alla progettazione del campanile del duomo di Udine - il quale sfrutta come base il vecchio battistero di S. Giovanni, con opportuni rafforzamenti - e che abbia limitato il proprio apporto all'assistenza tecnica e alla fornitura e provvista dei materiali, come appare dai documenti. Dopo aver lasciato l'incarico di capomastro, a scanso di responsabilità nel 1460 ammonisce il Consiglio cittadino che il proseguimento dei lavori avrebbe compromesso l'intera costruzione; il suggerimento fu accolto e l'opera interrotta (1469).
Nell'economia del nuovo palazzo comunale di Udine, la cui costruzione inizia ai primi del 1441, il C. assume l'incarico di capomastro confermatogli anche dopo l'adozione del progetto di Nicolò Lionello (1448), con il quale è però spesso in lite; il suo intervento va oltre il compito di esperto "muraro" e si configura come quello di un vero imprenditore: fra l'altro presenta una campionatura di colonne e capitelli (1442). Nel 1448 propone di affidare a Bartolomeo Bono la statua della Madonna col Bambino, e due anni dopo assolda valenti scalpellini di origine lombarda.
La notorietà acquisita a Udine nei lavori della loggia del Lionello e del campanile del duomo procura al C. l'incarico di progettare la ricostruzione del duomo di Cividale, per cui era già stato interpellato Erardo da Villach, artefice dell'ardito ponte sul Natisone, morto però quattro anni prima. Il C. iniziò la fabbrica assieme al socio Giovanni Sedula di Capodistria facendo proprio lo schema basilicale veneto (tre navate, copertura a crociera sostenuta da otto grandi pilastri con archi ogivali), esemplato sulle chiese dei Frari e dei SS. Giovanni e Paolo di Venezia. Ma la scarsezza di mezzi e le calamità naturali non gli consentirono di ultimare la costruzione. La fabbrica rovinò per cause ignote il 29 genn. 1502. Ma i successivi interventi di Pietro Lombardo e di Giorgio Massari non hanno cancellato l'impronta data dal C. alla costruzione, avvertibile in particolare nel registro inferiore della facciata (apertura principale al centro e porte laterali con in asse due occhi di chiara discendenza lagunare), non del tutto calibrata nel gioco dei pieni e dei vuoti; il portale maggiore spetta al "taiapiera" Iacopo da Venezia o Veneziano, non meglio conosciuto, che lo licenziò, come appare dalla data sull'architrave, nel 1465. A Cividale il C. subentrò ad Erardo da Villach anche nei lavori di finitura del citato ponte sul Natisone.
Il C. non fu certamente un innovatore, tuttavia, col suo onesto mestiere, nonostante le nostalgie gotiche, occupa un posto di rilievo nell'ambito dell'architettura quattrocentesca del Friuli, appena illuminata dalle prime luci della Rinascenza.
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