Costantinopoli
Una città tra Europa e Asia
Costantinopoli significa "città (in greco pòlis) di Costantino". Si tratta del nuovo nome assunto dall'antica città greca di Bisanzio (oggi Istanbul, in Turchia) dopo la sua consacrazione come seconda capitale dell'Impero Romano a opera dell'imperatore Costantino I il Grande. Dopo il 476, la 'Nuova Roma', come Costantinopoli fu anche chiamata, divenne il centro politico e culturale dell'Impero bizantino
Situata sulla sponda europea dello Stretto dei Dardanelli che divide l'Europa dall'Asia, Bisanzio venne scelta da Costantino per la sua posizione strategica. Rispetto a Roma, Costantinopoli, fondata nel 326, era caratterizzata dal suo aspetto cristiano. Furono costruiti tutti gli edifici atti a caratterizzare una capitale: le mura, il palazzo imperiale, il senato, il foro e infine l'ippodromo, sede non solo di manifestazioni sportive, ma anche della vita politica delle città tardoantiche. Per gli edifici di culto, invece dei templi pagani vennero costruite splendide chiese: particolarmente celebre sarebbe divenuta ‒ grazie al magnifico rifacimento effettuato due secoli più tardi dall'imperatore Giustiniano I ‒ quella dedicata a Santa Sofia.
Costantino favorì in ogni modo la crescita della sua nuova capitale, richiamandovi una gran massa di popolazione dalle province vicine. La crescita di importanza della città comportò un aumento delle sue dimensioni, tanto che l'imperatore Teodosio II (401-450) dovette procedere alla costruzione di una seconda cinta muraria, molto più ampia della prima e ancor oggi in parte visibile. La posizione geografica della città, quasi inattaccabile, cinta su tre lati dal mare, fece sì che Costantinopoli resistesse a numerosi assedi, capitolando solamente due volte nella sua storia più che millenaria: una prima volta a opera dei crociati, nel 1204, una seconda a opera del turco Maometto II, il 29 maggio 1453. Quest'ultima data segna la fine della storia di Costantinopoli e dell'Impero bizantino.
In origine Costantinopoli non doveva soppiantare Roma: lo dimostra il fatto che i senatori romani rimasero, nei ranghi dello Stato romano, più importanti di quelli di Costantinopoli. I primi erano da sempre chiamati clarissimi, mentre gli altri vennero chiamati solamente clari. Quando però, in seguito alle invasioni barbariche in Occidente, Roma iniziò a perdere di importanza, fino alla definitiva fine del suo potere, nel 476, Costantinopoli rimase l'unica capitale dell'Impero Romano, ormai divenuto bizantino. Poiché nei piani di Costantino la 'Nuova Roma' doveva essere identica all'antica, alla quale si veniva ad affiancare, al momento della fondazione si fece ricorso a strani espedienti. Alle due città venne assegnato lo stesso nome segreto, Flora, una pratica misterica che avrebbe dovuto assicurare alla 'Nuova Roma', la stessa fortuna che ebbe l'antica. Benché Roma e Costantinopoli sorgessero in luoghi molto diversi tra loro, nella pianura laziale sulle rive del Tevere la prima, su una piccola penisola protesa sul mare (nota col nome di Corno d'Oro) la seconda, anche Costantinopoli, come Roma, venne suddivisa in 14 quartieri, di cui uno al di là dello stretto (come Trastevere, a Roma, al di là del Tevere). Inoltre, vennero individuati anche a Costantinopoli sette colli come a Roma, anche se in realtà non vi erano che un paio di basse colline! Allo stesso modo, molti edifici e complessi monumentali furono costruiti avendo a modello gli originali romani.
Per abbellire la città furono fatte arrivare numerose opere d'arte dalla Grecia e dall'Asia Minore. Una grande colonna di porfido venne fatta portare da Costantino addirittura dal tempio di Apollo a Roma. A Costantinopoli essa venne collocata nell'ippodromo, sormontata dalla statua dell'imperatore, rappresentato con in testa il disco radiato del sole. La storia di queste opere d'arte è nota: la splendida statua di bronzo di Ercole, opera del grandissimo scultore Lisippo, venne distrutta dai crociati nel 1204, mentre un incendio nel 462 distrusse la statua di Zeus opera dello scultore greco Fidia. Delle meravigliose statue in bronzo che ornavano la città si è salvato solamente il celebre gruppo di quattro cavalli che ora campeggia nella facciata della basilica di San Marco, a Venezia.
A parte Costantino, del quale si è già detto, per la città fu di particolare importanza l'attività edilizia di altri imperatori. Teodosio I (379-395) costruì un secondo porto e il Forum Tauri, ispirato al foro di Traiano a Roma, e abbellì ulteriormente l'ippodromo, con un obelisco la cui base, finemente istoriata, è conservata ancora oggi. Giustiniano I (527-565) ricostruì Santa Sofia, facendone la più grande chiesa cristiana (oggi adibita a moschea) fino alla conquista turca del 1453. Infine, Manuele Comneno (1143-80) rinforzò ulteriormente le già poderose mura edificate da Teodosio II.
L'imperatore risiedette a lungo nel Palazzo imperiale, noto con il nome di Palazzo sacro o Palazzo Magnaura. Solo a partire dalla dinastia dei Comneni (12° secolo), si cominciò a usare un palazzo molto più piccolo, posto nel quartiere delle Blachernae. Il Palazzo sacro era costituito da un insieme di edifici costituiti in differenti età circondati da un muro. Poiché ogni imperatore faceva a gara per arricchirlo e ingrandirlo, finì con diventare una città nella città, di ben 25.000 m2.
Al suo interno vi erano caserme, uffici, chiese (circa venti) e, soprattutto, grandi sale di rappresentanza. Queste ultime, denominate rispettivamente Triconca, Magnaura (un ambiente enorme e sfarzosissimo, che diede il nome a tutto l'immenso palazzo) e Chrysostriklinos (letteralmente "letto d'oro"), erano appositamente studiate per impressionare i visitatori e far risaltare la sacralità dell'imperatore. Per ottenere questo scopo venivano anche utilizzate macchine che facevano muovere dal fondo della sala o salire in alto il trono dell'imperatore: il fatto che egli rimanesse immobile e impassibile davanti agli ambasciatori che chiedevano udienza era considerato un elemento essenziale per dimostrare la sacralità del suo potere. La scenografia che circondava ogni apparizione pubblica dell'imperatore era resa ancor più impressionante dalla presenza di 'automi' dorati che si muovevano grazie alla presenza di pompe idrauliche invisibili al pubblico. Un ambasciatore italiano, Liutprando da Cremona, racconta di aver visto due leoni d'oro ruggire movendo la lingua, battendo il terreno con la coda e alzandosi improvvisamente in aria! Tutto questo non era un inutile sperpero di denaro: quando l'Impero bizantino era ormai indebolito sul piano militare, ogni sforzo doveva esser messo nel dimostrare alle popolazioni barbariche, e comunque ai potenziali nemici, la superiorità intellettuale e tecnologica dell'impero.
La difesa della città dai suoi nemici, soprattutto Arabi e Slavi, poteva contare su mura fortissime, che erano state a più riprese ampliate e rafforzate. Spesso, tuttavia, si faceva ricorso ad armi segrete, la più importante delle quali era il cosiddetto 'fuoco greco'. Si trattava di una miscela fortemente incendiaria, probabilmente a base di nafta, anche se la composizione chimica è sconosciuta, poiché la formula era ritenuta un vero e proprio segreto di Stato. Gettata dall'alto delle mura la miscela dava fuoco alle navi nemiche che assediavano la città dal mare.
Anche Costantinopoli, però, fu vittima di una nuova arma, destinata a trasformare irrimediabilmente i campi di battaglia. L'esercito turco di Maometto II durante l'assedio di Costantinopoli usò per la prima volta un numero considerevole di cannoni e riuscì così ad abbattere le difese della città.