COSTANZI
Famiglia di artisti attivi a Roma nei secoli XVII-XVIII.
Il capostipite Silvestro, maestro orefice, figlio di Girolamo Ottavio e di Felice Buoncore, nacque a Roma nell'anno 1638 (Bulgari, 1958, il quale registra numerosi altri Costanzi, argentieri, ma non ne conosciamo i rapporti di parentela con Silvestro). Attraverso il Libro dei battezzati di S. Lorenzo in Damaso (Roma, Archivio stor. del Vicariato, vol. XI) è possibile stabilire che, con la moglie Lucia Pastorini da Arpino, abitava nella parrocchia di S. Tommaso a' Cenci e quindi in quella di S. Stefano in Piscinula, e che tra il 23 ott. 1663 e il 1677 gli nacquero numerosissimi figli. Altre notizie documentarie, sino al 1680, sono indicate dal Bulgari: il 28 febbr. 1674 aveva presentato come prova all'Università degli orefici un anello smaltato alla francese.
Dei suoi figli, Giovanni nacque a Roma presumibilmente nel 1674, se si accettano le età denunciate più tardi agli Stati d'anime di S. Andrea delle Fratte; ma nel Libro dei battezzati non risulta nessun Giovanni, mentre vi figura (XI, c. 279) un Ottavio Girolamo Giovanni battezzato l'8 maggio 1665, e negli Stati d'anime di S. Tommaso a' Cenci nel 1666 risulta un Giovanni di un anno di età.
D'altra parte Giovanni, orefice, appare negli Stati d'anime di S. Lorenzo in Lucina del 1695 (c. 7v) e vive con la moglie Cecilia A[n]guilla in via Frattina; tra il 1720 e il 1728 la famiglia figura nella strada Paolina (via Sistina) e Giovanni viene qualificato "sigillatore" ed ha anche bottega (1724); tra i figli troviamo Placido, già pittore affermato, e Tommaso e Carlo incisori di gemme (Roma, Arch. stor. del Vicariato, S. Andrea delle Fratte, Stati d'anime, casa 164).
P. L. Ghezzi in un suo ritratto caricaturale a penna, dell'8 ag. 1730 (Bibl. Apost. Vat., Ottob. lat, 3116, f. 89; ripr. in Righetti, Incisori ...), metteva in dubbio l'abilità di incisore di Giovanni, assai inferiore a quella dei due figli. Stosch (1724) e Mariette (1750) lo ritengono invece un buon incisore e ricordano un suo Nerone su diamante, appartenuto al priore Vaini. Il figlio Carlo in una lettera al priore Ridolfino Venuti del 15 giugno 1753 (in Giulianelli, 1753, p. 162), oltre ad attribuire al padre questa pietra, ricorda i cammei eseguiti per il marchese Fuentes, ambasciatore del Portogallo a Roma, un topazio con il busto di Cleopatra e un cammeo con il ritratto di Commodo di proprietà dell'antiquario Borioni. Si ricordano inoltre un calcedonio con la testa di Gordiano l'Africano per il re di Prussia, firmato "NZI. F. R." (Winckelmann, 1760) ed un ritratto in sardonica del barone Stosch (Aldini, 1785).
Tommaso, figlio di Giovanni e di Cecilia Anguilla, ricordato come fratello di Carlo, secondo le età denunciate negli Stati d'anime di S. Andrea delle Fratte sarebbe nato a Roma nel 1700. Non altrettanto abile del più famoso Carlo nell'incidere gemme, era invece apprezzato dal Mariette (1750) e molto stimato da Giovanni Pichler, che riteneva essere una sua stravaganza il vivere appartato e l'aver ceduto la gloria delle sue opere più belle al fratello (De Rossi, 1792). Lavorò presso il padre come incisore dal 1720 al 1728, abitava con lui a Roma nella strada Paolina (Sistina). Morì a Roma nel 1747. Non si conoscono i soggetti dei suoi lavori.
Il fratello Carlo (in Giulianelli, 1753, p. 163) gli attribuisce una copia della Medusa della collezione Strozzi e alcune paste appartenenti al commendator Vettori. Con il fratello incise ventitré gemme che passarono nella collezione di Giovan Gastone de' Medici, granduca di Toscana (Aldini, 1785).
Carlo, figlio di Giovanni e di Cecilia Anguilla, nacque a Napoli nell'anno 1705 (Righetti, Incisori..., ma molto più probabilmente ad Arpino da dove proveniva la nonna). Dal 1720 al 1728 egli visse con la famiglia paterna a Roma nella strada Paolina. Raggiunse presto una grande notorietà e superò per fama e produzione sia il padre sia il fratello. La sua persona non fu esente da critiche, a volte severe (Natter, 1754); gli furono soprattutto rimproverati grande ambizione e desiderio di onori, cosa che sembra essere confermata da una lettera del 15 giugno 1753 da lui indirizzata all'ab. Ridolfino Venuti Per illustrare la sua vita e le sue opere (cfr. Giulianelli, 1753, pp. 162 ss.). In essa chiede che vengano inserite nella ristampa del trattato del Mariette numerose notizie relative alla sua famiglia, ma sopratutto alla sua persona e ai suoi lavori.
Fu insignito dell'Ordine del Cristo e di quello di S. Giovanni in Laterano da Benedetto XIII; nel 1740 fu nominato paggio nel corteo al Laterano del neoeletto Benedetto XIV; ricoprì cariche annuali e trimestrali in Campidoglio; fu nominato conte e nobile romano; gli furono conferiti ordini equestri da due sovrani stranieri, fu nominato precettore per le antichità presso l'esule principe di Galles, il giovane pretendente.
Un disegno caricaturale di P. L. Ghezzi dell'8 ott. 1729 (Bibl. Ap. Vat., Ottob. lat., 3116, f. 90; cfr. Righetti, Incisori...)mette in evidenza il fisico infelice del "gobbo Costanzi" ed è accompagnato da un pungente commento; anche F. Valesio nel suo Diario di Roma (a cura di G. Scano, V, Roma 1979, p. 276) al 13 sett. 1730 lo ricorda, a proposito di una rissa, come "gobbo giovane virtuoso in intagliare in gemme, ma vano e temerario". Dal 1776 sino alla morte abitò in una casa di sua proprietà in via del Babuino nella parrocchia di S. Maria del Popolo (Bulgari, 1958).
Carlo morì a Roma nel 1781.
Al di là delle critiche rivolte al personaggio, Carlo è considerato (Mariette, 1750) il migliore incisore operante a Roma in quel periodo e la sua fama fu grande anche fuori d'Italia presso le maggiori corti europee che gli commissionarono numerose opere. Si ricordano i molti o ritratti di personaggi illustri: di Giacomo III Stuart (Raspe, 1791), del Re di Francia (in diamante; Giulianelli, 1753), dell'Imperatrice Maria Teresa (suzaffiro), di Lord Duncannon, del Cardinale Renato Imperiali, di J. Hamilton, di Caterina II di Russia, di Sir John Fredrick Bart 1737), del Cardinale Spinola (come i precedenti, in Raspe, 1791), di Benedetto XIII (sardonica, Firenze, Museo degli argenti; Casarosa, 1973, fig. 4); del Barone Filippo Stosch (in zaffiro bianco; Firenze, Museo degli argenti; Casarosa, 1973. fig. 2). Uno smeraldo inciso sulle due facce con Benedetto XIV e i ss. Pietro e Paolo fu depositato per ordine del papa nel Tesoro di S. Petronio a Bologna (Mariette, 1750; Giulianelli, 1753; attualmente non reperibile).
Sono numerosi anche i "ritratti" di personaggi antichi e le riproduzioni di marmi; una corniola con Ottone (Cades), Platone, un intaglio su acquamarina con un Diadoco (a Bucarest: cfr. M. Gramatopol, Les pierres gravees du Cabinet numismatique de l'Académie Roumaine, Bruxelles 1974, p. 95, n. 756, tav. XXXVI), la testa di Antinoo, tratta dal marmo dei Musei capitolini, per il re del Portogallo (G. Lippold, Gemmen und Kameen des Altertums und der Neuzeit, Stuttgart 1922, tav. 154, 4), una Leda (Raspe, 1791), Alessandro Magno in agata (Cades), Galba su diamante per il principe Eugenio di Savoia (Giulianelli, 1753), un topazio a tre facce con le Tre Grazie ed Apollo e Marsia per il re del Portogallo (Giulianelli), i "ritratti" di Focione, Serteca e Caio Mario (Winckelmann, 1760), Mercurio seduto su un ariete dal marmo di palazzo Giustiniani (Cades). Il C. eseguì anche copie di famose gemme antiche: un calcedonio con il busto di Esculapio (Cades), Massinissa dalla gemma delle collezioni fiorentine in calcedonio (Giulianelli, Cades); soprattutto si ricorda la copia, per il cardinale di Polignac, della Medusa di Solon (nella collezione Strozzi) intagliata su un calcedonio della stessa misura e colore dell'originale, tanto che fu considerata tale per un certo periodo (Mariette, 1750).
Le opere di Carlo sono spesso firmate: "Cavalier Carlo Costanzi", "Cavalier C. Costanzi F.", "eques Costansi F.", - C. Costanzi", "C. C. F.", "K. Koctan", "C. C.", "Constance Rome 1737".
Fonti e Bibl.: Ph. Stosch, Gemmae antiquae caelatae..., Amstelodami 1724, p. XVII (per Giovanni); P. J. Mariette, Traité des pierres gravées, Paris 1750, pp. 141, 151 s.; L. Natter, A treatise on the ancient method of engraving on precious stones compared with the modern, London 1754, pp. XIV s., XXIX; P. Giulianelli, Memorie d. intagliatori moderni in pietre dure, cammei e gioie dal sec. XV fino al sec. XVIII, Livorno 1753, pp. 62 s., 144 s-, 162 ss.; J. J. Winckelmann, Description des pierres gravées du feu baron de Stosch, Firenze 1760, sez. III, nn. 89-92; G. A. Aldini, Instituz. glittografiche, Cesena 1785, pp. 123 s.; [J.-J. Le François] De Lalande, Voyage en Italie, Paris 1786, VI, p. 250; R. E. Raspe, A descriptive catal. of a general Collection of ancient and modern engraved gems, London 1791, nn. 1220, 2789, 5179, 5439, 6636, 9699, 10049, 10119, 10180, 10260, 12300, 13926, 14024 ss., 14028, 14194, 14216, 14433, 14563, 14584; G. G. De Rossi, Vita del cavalier Giovanni Pikler intagliatore in gemme e pietre dure, Roma 1792, pp. 2 n. 1, 3, 55; P. Zani, Encicl. metodica... delle Belle Arti, VII, 1, Parma 1821, p. 83; Roma, Istituto archeol. germanico: Descriz. di n. 8131 Impronte di smalto possedute in Roma da Tommaso Cades [ms., metà sec. XIX], lib. 63, nn. 43-52 ("Opere del cavalier Carlo Costanzi napolitano,)); C. W. King, Antique gems, their origin, uses and value, London 1860, pp. 269 s.; B. Bucher, Gesch. der technischen Kunste, I, Stuttgart 1875, p. 339, tav. II, 8; E. Babelon, La gravure en pierres fines…, Paris 1894, pp. 8, 285, 293; Id., Introduction au Catalogue des camées anciens et modernes de la Bibl. nationale, Paris 1897, p. XCVII; A. Furtwängler, Die antiken Gemmen, Leipzig 1900, III, p. 381; L. Forrer, Biographical Dictionary of medaillists..., I, London 1904, pp. 460 ss.; VII, ibid. 1923, p. 193; H. Gebhart, Gemmen und Kameen, Berlin 1925, pp. 165, 195, ill. 230; R. Righetti, Incisori di gemme e cammei in Roma dal Rinascimento all'Ottocento, Roma s. d., pp. 35 ss., nota XII; tav. III, 1, 5-7, 10-12, 15;Id., Gemme e cammei delle Collez. comunali, Roma 1955, p. 96; G. C. Bulgari, Argentieri, gemmari ed orafi d'Italia, I, Roma, 1, Roma 1958, p. 328; G. M. A. Richter, Engraved gems of the Romans, London 1971, p. 155;M. R. Casarosa, La Collez. granducale delle gemme dal Settecento ad oggi, in Arte illustrata, VI (1973), 54, pp. 286 s., figg. 1-2, 4, nn. 3-10; G. Heres, Die Gemmen aus Goethes Sammlung, Leipzig 1977, pp. 218 n. 27, 223 n. 27, 228; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, pp. 537 s.