COSTE (lat. costa; fr. côte; sp. costilla; ted. Rippe; ingl. rib)
Le coste sono ossa piatte nelle quali la lunghezza prevale di molto sulla larghezza. Durante lo sviluppo si presentano per tutta l'estensione, prima membranacee e poi cartilaginee; in seguito la parte posteriore si ossifica e produce la costa ossea, la costa propriamente detta, o osso costale; la parte anteriore resta cartilaginea e produce la cartilagine costale o costa cartilaginea.
Le coste dell'uomo hanno forma di archi appiattiti convessi lateralmente, s'estendono dalle parti laterali dei corpi delle vertebre toraciche alle cartilagini costali, decorrono obliquamente, dirette in basso e in avanti, contribuiscono largamente a delimitare il torace. Nell'uomo sono in numero di 24, cioè 12 per ciascun lato, e vengono enumerate dall'alto al basso con i nomi di prima, seconda, terza, ecc. Le prime 7 coste, articolate con cartilagini costali che si uniscono allo sterno, si chiamano coste sternali (coste vere); le 5 coste susseguenti, le quali si articolano con cartilagini che non raggiungono lo sterno, vengono denominate coste asternali (coste spurie); alle due ultime coste di questo secondo gruppo si dà il nome di coste fluttuanti, perché terminano liberamente nella parete addominale. La lunghezza delle t. oste cresce progressivamente dalla prima alla settima e decresce dall'ottava alla dodicesima. Le coste presentano due curve: una secondo le facce e una secondo i margini; questa si chiama curva di torsione.
Costa cervicale. - Fra le variazioni anatomiche delle coste ha speciale importanza l'anomalia per eccesso costituita dall'esistenza della settima costa cervicale; spesso forma una semplice lamella ossea con l'estremo anteriore libero, altre volte presenta tutti i caratteri d'una vera costa e si inserisce col suo capo anteriore allo sterno per mezzo d'un legamento o d'una cartilagine. La settima costa cervicale può essere anche soltanto rappresentata dalle sue due estremità e allora consta soltanto d'un segmento sternale e d' uno vertebrale liberi fra di loro, o collegati da un tratto legamentoso; le due coste cervicali sono per lo più inegualmente sviluppate. Equivalgono a stigmate morfologiche a carattere degenerativo e, come tali, sono di solito associate ad altre stigmate e costituiscono l'errore formativo antitetico a quello, assai più frequente ad incontrarsi nell'uomo, rappresentato dallo scarso sviluppo del primo anello costale toracico (restringimento dell'apertura toracica superiore) e dalla fluttuazione della decima costa (segno di Stiller). L'una e l'altra di queste due ultime anomalie di conformazione del torace stanno a indicare la tendenza filogenetica riduttiva sia dell'estremo craniale sia del caudale della gabbia toracica, mentre la presenza delle coste cervicali ha il valore di un'anomalia a carattere atavico di un'abnorme ricomparsa di parti che nello sviluppo filogenetico sono andate perdute. Di più le coste cervicali hanno importanza nel campo della patologia, perché possono essere causa di disturbi circolatorî e nervosi a carico del corrispondente arto superiore. Le alterazioni di circolo dipendono dalla compressione esercitata dalla costa supplementare sull'arteria succlavia: donde dolori e penose sensazioni di freddo, di caldo, di trafitture, che insorgono soprattutto dopo qualche affaticamento dell'arto (dispragia intermittente dell'arto superiore). Più gravi possono essere i disturbi nervosi da compressione delle coste sui tronchi radicolari del plesso nervoso brachiale; ne conseguono anche paralisi e alterazioni obiettive della sensibilità. In alcuni casi si rende necessaria l'asportazione chirurgica della costa supplementare.
Chirurgia. - La chirurgia delle coste comprende gl'interventi per malformazioni congenite, per malattie proprie delle coste stesse, oppure per malattie o lesioni degli organi del torace, allo scopo di creare un adito su questi ultimi; comprende infine le operazioni di toracoplastica che, pur interessando le coste, si prefiggono d'agire su lesioni o postumi di lesioni delle pleure o dei polmoni. Fra le malformazioni congenite l'esistenza d'una costola cervicale, in rapporto generalmente con l'apofisi trasversa della 7ª vertebra, può richiedere un atto operatorio quando determini disturbi da compressione o da stiramento sul plesso brachiale o sull'arteria succlavia. Si ricorre in questi casi, con opportuna tecnica, all'asportazione dell'elemento anomalo. Le malattie proprie delle coste che richiedono un intervento chirurgico sono le periostiti e le osteomieliti acute, le lesioni tubercolari, i tumori (osteo e condrosarcomi). Per tutte queste affezioni e specialmente per i tumori si praticheranno resezioni ampie delle ossa colpite, variando il numero delle coste e l'estensione del tratto da resecare a seconda dell'estensione maggiore o minore del processo morboso. La resezione costale può essere indicata anche dall'esistenza d'un callo vizioso che comprima o inglobi un nervo intercostale, oppure dalla necessità di prelevare un innesto osseo. Come tecnica generale, per resecare sottoperiostalmente una costa, si pratica anzitutto l'incisione delle parti molli sulla costa stessa fino all'osso. S'incide il periostio, staccandolo poi, con lo scollatore, sulla faccia esterna, sui margini e sulla faccia interna. Il fascio vascolo-nervoso intercostale viene allontanato col periostio; il frammento preparato e isolato si reseca con la forbice osteotoma. Le operazioni che si prefiggono d'aprire una via d'accesso sugli organi toracici, richiederanno delle resezioni costali definitive, o temporanee, a seconda delle indicazioni. In alcuni casi basterà la semplice resezione sottoperiostea di una o due coste per un tratto più o meno lungo, e il tipo di questa toracotomia con resezione costale definitiva è rappresentata dall'operazione che s'esegue per aprire e drenare le raccolte pleuriche purulente.
Invece per le operazioni sui polmoni, sul pericardio, sul cuore, sul diaframma, è necessaria in genere un'ampia apertura toracica. Si preparerà allora un lembo che comprenda anche le ossa, mediante resezioni costali temporanee, conservando il periostio. L'incisione in questo caso ha per lo più la forma di una U verticale o orizzontale e varierà d'estensione e di sede a seconda dell'organo che si vuole scoprire.
Le resezioni costali si praticano altresì nelle operazioni di toracoplastica che, prefiggendosi d'abbassare la parete toracica sul polmone non più espansibile (negli empiemi antichi e nelle fistole toraciche croniche) o in preda a processi ulcerativi tubercolari con formazione di caverne, richiedono resezioni ossee variamente combinate e più o meno estese. L'affondamento della parete toracica può essere ottenuto, sia sopprimendo le coste (operazione di Estlander, di Schede), sia mobilizzando la parete costale con una doppia sezione, così da trasformarla in un lembo che si può spostare verso il polmone (operazione di Quénu).
L'operazione di Estlander consiste nella resezione sottoperiostea di un certo numero di coste in corrispondenza della cavità suppurante, per cui la parete esterna di questa resta formata soltanto dalle parti molli, compresi gli spazî intercostali e la pleura parietale. Il tratto di parete toracica reso mobile, viene addossato alla pleura polmonare e prende con essa aderenze; cessa la suppurazione e la fistola si chiude.
Lo Schede, avendo osservato che in molti casi non si otteneva la guarigione neppure con resezioni molto estese, pensò d'asportare con le coste anche il foglietto pleurico parietale che il più delle volte è assai ispessito e rigido. Mentre nell'operazione d'Estlander tipica non si sorpassa la 3ª costa in alto, la 8ª in basso e l'angolo costale all'indietro, nell'operazione di Schede si pratica un'ampia incisione a lembo, con la base in alto, ed estesa dalla 4ª alla 10ª costa e dal margine esterno del grande pettorale al margine mediale della scapola. S'eseguisce la resezione sottoperiostea delle coste, si tagliano le parti mol (i degli spazî intercostali e il foglietto parietale ispessito; si copre quindi il polmone col lembo muscolo-cutaneo.
L'operazione di Schede potrà essere compiuta in varî tempi successivi, ma rappresenta sempre un intervento assai grave. Meno grave e meno mutilante è il metodo di Tunisi (1903-1904) nel quale, introflettendo uno o più lembi cutanei a tappezzare le pareti interne della cavità pleurica, si risparmia circa la metà di parete toracica che le operazioni di Estlander e di Schede sacrificano.