COSTE (fr. côte; sp. costa; ted. Küste; ingl. coast, seashore)
Sono i declivî di larghezza varia e non rigorosamente determinabile, con i quali la terraferma termina nel mare: non sono soltanto linee-limiti fra terra e mare, ma intere zone. La loro conformazione è dovuta all'opera delle forze particolari che vi si esercitano: moto ondoso, correnti e maree. Il declivio, ora dolce ora forte, si distingue in due parti, l'una emersa l'altra sommersa, per lo più separate da un ripiano inclinato verso il mare, la cui posizione corrisponde al medio livello marino e che ha più propriamente il nome di spiaggia, specialmente se è coperto di sabbia. Quivi si sposta la linea di contatto fra acqua e terra emersa, nell'alternarsi delle maree, e il moto ondoso vi esercita la sua azione abradente. Riva e spiaggia si riferiscono al mare, costa si usa relativamente alla terra emersa. La larghezza della spiaggia può essere di pochi metri o di alcune centinaia. Sopra il ripiano vi è la parte emersa del declivio costiero, che molte volte costituisce uno degli ambienti più singolari per le società umane. Esso offre condizioni diversissime nei riguardi delle condizioni di abitabilità e di attività umana. Infatti le coste possono essere completamente deserte se importuose, dirupate e sterili (benché non senza eccezioni, qualora il mare offra abbondante pescagione); sono invece assai densamente abitate specialmente quando siano piatte e non paludose né dunose o almeno quando vi sia una striscia coltivabile e abitabile.
Orlo di confine fra terra e mare, la costa è il luogo dove cambiano le forme di trasporto da una terra emersa all'altra e perciò dai suoi caratteri particolari dipende il valore che essa ha per il traffico. Raramente la configurazione orizzontale delle coste è semplice e rettilinea. Molto più spesso è variamente articolata e le insenature si alternano con sporgenze, penisole e isole. Quanto più articolata è una costa, tanto maggiore è la sua lunghezza reale: si possono confrontare numericamente le coste fra loro trovando per ciascuna il rapporto aritmetico, detto sviluppo costiero, fra il circuito minimo possibile per una determinata area di terra (circonferenza) e la lunghezza reale della costa corrispondente. Dall'articolazione dipende l'importanza antropogeografica delle coste, ma questa è subordinata anche all'accessibilità dal lato del mare e dalla parte del retroterra: queste ultime condizioni determinano la funzione e lo sviluppo dei porti.
Al disopra della spiaggia si trova la parte della costa che non è mai sommersa. Se questa si eleva molto sulla spiaggia, si parla di costa alta, mentre la costa si dice bassa quando l'acclività è breve; conseguente, se le scarpe sopramarine e quelle sottomarine hanno pendenza uguale; inconseguente, se hanno pendenze notevolmente diverse. Le coste alte constano di rocce più antiche di quelle che costituiscono le basse e di solito sono formate da montagne che scendono al mare, non senza eccezioni però, come è il caso dell'alta ripa cretacea con cui termina sulla Manica il bassopiano tra Senna e Somma. Le coste basse sono per lo più formate da pianure alluvionali e sono in genere poco praticabili, perché interrotte da paludi, lagune, bracci fluviali ovvero da dune.
Nella morfologia delle coste, dalle grandi linee che si possono desumere da carte di piccola scala per un tratto costiero piuttosto grande, occorre distinguere le caratteristiche che invece risultano dalle carte in grande scala e soprattutto dall'osservazione diretta. Tali distinzioni non dipendono soltanto dalla grandezza e dalle cause diverse che agirono nel determinarle. Le caratteristiche più generali della conformazione costiera dipendono strettamente dalla tettonica del retroterra e dalla posizione del livello marino; le particolari caratteristiche morfologiche dipendono invece dall'azione delle forze esterne, per modo che coste d'identica conformazione generale possono presentare caratteri speciali diversi. Quanto alla dipendenza delle coste dal dinamismo tettonico, le cognizioni non sono molto progredite: le difficoltà sono ancora grandi. La stessa distribuzione delle coste a pieghe e a fratture non potrà essere stabilita con precisione sinché non saranno noti dappertutto con esattezza i caratteri dei declivî costieri.
Pare accertato che le fratture dominino nelle coste dell'Atlantico, invece le coste a pieghe sono caratteristiche del Pacifico, dove sono longitudinali rispetto alla direzione delle montagne, mentre nell'Atlantico sono trasversali. Fu chiamata invece neutrale una costa dove gli strati non hanno una determinata direzione (perché formata dall'orlo d'un tavolato a strati orizzontali o d'una bassa pianura) e nella quale mancano relazioni come quelle or ora definite. Pare che questo sia un tipo predominante nelle regioni artiche. Queste distinzioni hanno importanza anche sotto il riguardo antropico-storico. Le montagne che accompagnano le coste longitudinali frequentemente si adergono come barriere che rendono difficili le comunicazioni con il retroterra, e solo i punti nei quali maggiormente il mare si addentra sono favorevoli alla formazione d'un porto. Per il contrario, le coste discordanti sono coste aperte: tra le catene montuose che si prolungano verso il mare come promontorî e penisole, vi sono valli interposte, nelle quali penetra il mare, formando vie di comunicazione. I tavolati terminano con coste alte che molte volte sono importuose per centinaia di chilometri. Altre volte invece le coste neutrali, come quella di NE. degli Stati Uniti, quella meridionale dell'Inghilterra, quella della Finlandia, sono coste aperte.
La varietà di conformazione delle coste dipende non soltanto dalle condizioni strutturali e dal modo come queste si combinarono con quelle del livello marino, ma anche da altre cause meno generali espresse dalla fisionomia locale della costa e dall'opportunità che essa offre alla navigazione. Queste forme dipendono dalle forze esogene che provengono dal mare e dal retroterra (nelle latitudini estreme da ghiacciai che arrivano in mare) e da cause endogene (dinamismo tettonico, attività vulcanica) e, nelle regioni tropicali, anche dall'attività di esseri viventi, come i corallarî e alcune formazioni vegetali (mangrovie o mangal).
Vi sono anzitutto le forme costiere dette di abrasione, nelle quali cioè la forza plasmatrice assolutamente predominante sono le onde, che battono la base delle ripe rocciose e agiscono come la pialla sul bassofondo che viene ridotto a una spianata (ripiano litorale). Essa si estende verso terra, man mano che le onde battenti operano la demolizione della ripa. Questa da principio è verticale, poi, arretrando, assume un declivio sempre minore sotto l'azione prevalente del disfacimento meteorico e delle acque dilavanti, mentre scema l'efficienza delle onde. Infine, raggiunta una certa distanza, l'effetto di queste sarà nullo e il ripiano litorale raggiungerà una larghezza e la ripa una posizione che resteranno immutate sinché predomineranno le attuali condizioni di livello e di moto ondoso. Le coste di abrasione hanno una configurazione orizzontale particolare. Sono uniformi se tali in origine e se l'altezza delle terre emerse, la resistenza delle rocce e la forza delle onde sono pure uniformi in tutta la lunghezza, ma se in queste condizioni esiste qualche diversità, presentano sporgenze e rientranze, seni arcuati e promontorî, scogli e isole.
La costa dolcemente inclinata e piatta può essere dovuta al lavoro d'accumulazione da parte del mare (talassogena) o dei fiumi che vi sfociano (potamogena) o da costruzioni dell'una e dell'altra origine (mista). Le onde di ritorno e il riflusso trascinano una parte dei materiali portati dai fiumi e prodotti dall'abrasione fuori della zona delle onde battenti, a profondità maggiori, dove sotto particolari condizioni si formano scanni. Con il tempo, a mano mano che l'azione delle onde ne viene indebolita, codesti materiali si depongono anche nella zona abrasa. Un'altra parte dei detriti costieri è trasportata lungo la costa dal moto radente, nella direzione del vento dominante, e si depone ai piedi della ripa specialmente nelle concavità: vi si forma una spiaggia sabbiosa e con il tempo quelle vengono colmate, sicché sul davanti della ripa si stende una seconda costa, bassa, che costituisce una pianura talassogena. Analogamente le sabbie vaganti possono unire le isole costiere alla terraferma e formarvi laghi costieri. Se il mare è divenuto troppo poco profondo lungo la spiaggia, le onde si frangono al largo formando accumulazioni emergenti a guisa di cordoni che tra la vecchia costa e sé medesimi intercludono lagune. Diverse invece le accumulazioni che i fiumi fanno nel mare (v. delta; estuario).
Vi sono altre forme di coste nelle quali il moto ondoso e le accumulazioni dei fiumi hanno poca importanza, o perché sono troppo deboli o perché il tempo trascorso dall'epoca della loro formazione è ancora troppo breve. Le loro forme particolari possono dipendere da fatti tettonici (pieghe, fratture lineari e a bacino) o da un'attività vulcanica recente o da fenomeni di emersione o di sommersione. Quelle che rappresentano un fondo marino emerso, ne riproducono le forme dolci e piatte. Più frequenti sono le coste dove è avvenuta una sommersione, o come alcuni dicono, un'ingressione del mare, che coprì la terraferma fino a una determinata linea isoipsometrica senza cambiarne le forme, sia perché la sommersione è stata rapida sia perché l'azione delle onde è debole. Molte coste articolate appartengono a questo tipo: se sono montuose, il mare s'interna nelle valli formando profonde baie, mentre le parti elevate formano promontorî e isole; se sono piatte, le foci dei fiumi vi si allargano in forma di laghi e non esiste un limite ben determinato alle inondazioni del mare.
Bibl.: W. M. Davis, Die erklärende Beschreibung der Landformen, Lipsia 1912, p. 463 segg.; J. W. Gregory, The structural and petrographic classification of coast types, in Scientia, XI (1912); A. Penck, Morphologie der Erdoberfläche, II, Stoccartda 1894, e in Geographisches Handbuch di A. Scobel, 5ª ed., Bielefeld 1908-09, I; A. Philippson, Grundzüge der allgemeinen Geographie, II, Lipsia 1924, ii, p. 285 segg.
La difesa delle coste. - Il mezzo più adatto per difendere una determinata costa è certo quello di assicurarsi la prevalenza navale e aerea nel bacino marittimo antistante alla costa stessa; ma se si pensa che difficilmente nei conflitti futuri esisteranno in un campo e nell'altro prevalenze navali e aeree tali da rendere intangibile tutta la costa di un belligerante, e che per di più le sue forze navali potranno essere chiamate ad assolvere compiti in teatri d'operazione lontani dai tratti di costa da difendere, ne viene la conseguenza che esisteranno sempre tratti costieri che occorrerà difendere direttamente con mezzi dell'esercito, della marina, dell'aeronautica.
Un'organizzazione completa della difesa costiera dovrà prevedere un servizio di vigilanza a terra e in mare; una difesa fissa a terra per opporsi essenzialmente ad ardite incursioni con forze limitate; e una difesa mobile, pure a terra, in eventuale appoggio di quella fissa, ma con lo scopo precipuo di opporsi ai grandi sbarchi. Tale organizzazione varierà secondo l'importanza geografico-militare dei singoli tratti della costa stessa: importanza che potrà dipendere dall'esistenza di piazze marittime e basi navali, dalle facilità di sbarco, dalle condizioni del retroterra, dagli obiettivi territoriali da raggiungere e dalle speciali ipotesi di guerra considerate. In massima, sulla costa non minacciata è predisposto solo il servizio di vigilanza, mentre sui tratti di costa minacciati è attuata l'organizzazione completa con i mezzi delle tre forze armate, proporzionati in ciascun tratto alla sua importanza geografico-militare.
La marina fornirà per la vigilanza in mare unità leggiere di superficie, quali vecchi cacciatorpediniere, torpediniere costiere, motoscafi armati, navi di pattuglia, navi posamine, sommergibili di piccolo tonnellaggio. Oltre questi mezzi mobili la marina fornirà per la difesa delle coste alcuni mezzi fissi di sua particolare competenza, quali le ostruzioni retali per le chiusura dei porti e dei passi importanti, i campi minati antistanti alla piazze marittime e alle coste maggiormente soggette ad azioni belliche, le fotoelettriche e le batterie di piccolo calibro per la difesa dei passi. L'esercito interverrà nel servizio di vigilanza a terra, nella difesa fissa e mobile pure a terra, con unità organiche, con artiglierie fisse e mobili di grosso, medio e piccolo calibro, artiglierie antiaeree comprese, aventi il compito, le une e le altre, sia di impedire le ardite incursioni con forze limitate sia di opporsi ai grandi sbarchi.
Tenuto conto delle caratteristiche delle unità navali che saranno impiegate in azioni costiere, alle quali non si avventureranno mai unità da battaglia, si può ritenere che un buon cannone da 20 centimetri, incavalcato su affusto ferroviario o autotrainato, il quale può lanciare a oltre 25 chilometri proiettili del peso di circa 120 kg., rappresenti l'arma più potente da adoperare nella difesa costiera, specialmente nei tratti ove l'esistenza di linee ferroviarie o di reti stradali ne favorisca l'uso. Ad integrare l'azione di questi cannoni s'adoperano batterie di calibro inferiore (specialmente di piccolo calibro) adatte alla difesa ravvicinata dei porti e a quella delle batterie più importanti: in questo caso la batteria di piccolo calibro è costituita da cannoni che si possono adoperare sia per il tiro navale sia per il tiro antiaereo. Occorre ricordare che batterie mobili con cannoni da 15 centimetri, installate su carri ferroviarî, costituirono durante la guerra mondiale i treni armati per la difesa costiera e furono utilmente usate dall'Italia lungo il litorale adriatico, per proteggerlo dalle scorrerie delle navi austriache.
L'aeronautica, che non potrà agire da sola contro un'importante forza nemica comprendente navi, aerei e forze da sbarco, dovrà portare la sua azione offensiva in stretta correlazione con le altre forze di difesa, impiegando gli aerei delle aviazioni ausiliarie dell'esercito e della marina e, se necessario, anche quelli dell'armata aerea.
Nei riguardi dell'impiego dei mezzi è opportuno che questi vengano, per determinati tratti di costa che hanno una funzione strategica particolare, sottoposti a un unico superiore comando, che li impieghi secondo le esigenze della situazione, accentrandoli dove la loro presenza sia maggiormente desiderata I tratti di costa assegnati ai comandi superiori sono a loro volta suddivisi in settori da questi dipendenti, ad eccezione delle piazze marittime, i cui elementi di difesa terrestre, marittima e aerea dipendono direttamente dal comandante della piazza stessa.
In Italia ai comandi superiori e al comando dei settori costieri sono preposti ufficiali dell'esercito; al comando delle piazze marittime, ufficiali della marina: la difesa delle coste contro azioni provenienti dal mare spetta alla marina, finché il nemico permane sul mare; spetta invece all'esercito, non appena il nemico sia riuscito a porre il piede sul litorale.
Le coste d'Italia, nei riguardi della giurisdizione militare marittima, comprendono tre dipartimenti marittimi e un comando militare marittimo autonomo. I dipartimenti sono i seguenti: dipartimento marittimo dell'Alto Tirreno con la piazza di La Spezia, con i comandi di marina di Genova e Livorno e con giurisdizione sulle coste dal confine francese alla foce del fosso Chiarone; dipartimento marittimo del Basso Tirreno con comandi militari marittimi a Castellammare, in Sicilia e in Sardegna, con la piazza della Maddalena e con giurisdizione sulle coste dalla foce del Chiarone alla foce del fiume Assi e su quelle della Sicilia e della Sardegna; dipartimento marittimo dello Ionio e Basso Adriatico con le piazze di Taranto e Brindisi e con giurisdizione sulle coste dalla foce dell'Assi alla foce del torrente Saccione. Il comando militare marittimo autonomo dell'Alto Adriatico, con le piazze di Venezia e Pola, ha giurisdizione sulle coste dalla foce del torrente Saccione al confine iugoslavo.
In Inghilterra, prima della guerra mondiale, la difesa delle coste era interamente affidata all'esercito, col concorso di mezzi navali posti alla sua dipendenza; durante la guerra venne ceduta alla marina la difesa di alcuni tratti importanti della costa; attualmente si verifica un forte movimento per un'organizzazione mista (esercito, marina, aeronautica).
In Francia una recente riforma attribuiva alla marina, avente alla dipendenza alcune unità dell'esercito, tutto l'onere della difesa costiera, compresa la resistenza all'invasore sbarcato, ma questo principio ha poi subito notevoli attenuazioni, in seguito alle quali, in determinate circostanze, il comando può passare alle autorità militari terrestri.
In Germania si è compiuto, nel dopoguerra, il passaggio completo di tutta la difesa costiera alla marina, che fornisce anche i mezzi terrestri, artiglierie e uomini. Tale organizzazione è però conseguenza logica del trattato di Versailles, che pone limiti strettissimi alla consistenza numerica dell'esercito e all'efficienza delle forze navali germaniche.
Bibl.: G. Sechi, Elementi di arte militare marittima, Livorno 1906; A. Ginocchietti, Nozioni di arte militare marittima, Roma 1928.