BORDINI, Cristoforo
Appartenente alla nobile famiglia umbra dei marchesi di Pratella, nacque a Città di Castello in data imprecisata nella prima metà del sec. XV.
Studiò legge e, addottoratosi in diritto civile e canonico, abbracciò la carriera ecclesiastica entrando al servizio della Curia romana. Segretario apostolico fino alla morte, fu tra i più stretti collaboratori dei papi Sisto IV, Innocenzo VIII e Alessandro VI. Il 12 febbr. 1477 fu nominato da Sisto IV vescovo di Cortona, il 2 ott. 1488 maestro della cappella papale da Innocenzo VIII e in data imprecisata referendario delle due Segnature. Abile amministratore, fece carriera nella Camera apostolica della quale conservò a lungo la presidenza, curando con particolare impegno la riscossione delle decime e delle altre entrate pontificie come il sussidio della crociata. Di questa sua attività resta traccia nei dispacci che il vescovo di Volterra, Giacomo Gherardi, inviò a Roma nel corso della sua nunziatura milanese del 1487-1490. Erano gli anni della difficile esazione delle decime del ducato di Milano, di volta in volta permessa e impedita da Ludovico il Moro a seconda delle oscillazioni della politica pontificia nei suoi riflessi verso gli Sforza. Ancora più controversa fu la riscossione del sussidio della crociata in Piemonte, affidata a un Luca de Vespribus da Todi, che si rivelò un incapace se non proprio un lestofante, visto che dissipò in spese personali buona parte delle somme tanto faticosamente raccolte. Al B. il Gherardi raccomandò Giacomo Mariotti, anch'egli di Città di Castello, che venne inviato in Piemonte e riuscì a recuperare una parte delle somme dissipate dal de Vespribus.
Nella sua qualità di presidente della Camera apostolica il B. replicò nell'agosto del 1487 alle argomentazioni con le quali gli ambasciatori di Ferrante d'Aragona re di Napoli avevano motivato il rifiuto di pagare il censo dovuto alla Santa Sede in base al trattato di pace sottoscritto l'anno precedente. Alto dignitario pontificio, il B. fu anche utilizzato da Innocenzo VIII per missioni diplomatiche o di rappresentanza. Nel maggio del 1487 fu mandato ad Acquapendente per accogliere ed accompagnare a Roma il duca di Ferrara Ercole I d'Este. Il 22 maggio gli cavalcò accanto, nel corso del solenne ingresso in città, e nel giugno lo riaccompagnò a Ferrara. Di una sua missione a Pesaro nel dicembre del 1489 dà notizia un dispaccio del Gherardi: sembra che dovesse accertare se sussistevano ancora le condizioni per confermare a Giovanni Sforza l'investitura della signoria su quella città concessagli a suo tempo da Sisto IV.
Dopo una lunga carriera di curia il B. morì a Roma, dove possedeva una casa presso la chiesa di S. Girolamo degli Schiavoni, il 15 nov. 1502 e venne seppellito nella chiesa di S. Maria sopra Minerva. Il papa Alessandro VI invalidò, per ragioni poco chiare, il suo testamento e nominò, a detta del Burckardo, se stesso erede universale ed esecutore il governatore di Roma.
Fonti e Bibl.: Iohannis Burckardi Liber Notarum, a cura di E. Celani, in Rerum Italic. Script., 2 ediz., XXXII, 1, ad Indicem; Dispacci e lettere di Giacomo Gherardi nunzio pontificio a Firenzee Milano (11 sett. 1487-10 ott. 1490), a cura di E. Carusi, Roma 1909, ad Indicem; W.von Hofmann, Forschungen zur Geschichte der kurialenBehörden vom Schisma bis zur Reformation, II, Roma 1914, pp. 1116, 192; B. Katterbach, Referendarii utriusque signaturae a Martino V ad Clementem IX, Città del Vaticano 1931, p. 56; C. Eubel, Hierarchia catholica..., II, Monasterii 1914, p. 138; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., IX, col. 1207.