SABBADINO, Cristoforo. –
Nacque a Venezia, nei pressi di S. Maria Zobenigo, verso il 1487.
Tale data si desume da una dichiarazione del 1557 in cui affermò di avere settant’anni (Discorsi sopra la laguna, a cura di R. Cessi, 1930, p. 213). Il padre Paolo era stato al servizio della magistratura dei Savi ed esecutori alle acque dapprima come massaro (1482), poi come soprastante alla polizia della laguna (1485), quindi come proto e ingegnere fino alla morte (1500). Della madre non si hanno notizie.
Dopo aver trascorso l’infanzia a Venezia, Sabbadino giunse a Chioggia all’età di undici anni (Discorsi..., cit., pp. 13, 211) e vi fu allevato «tra marinai e pescatori» (p. 33).
La famiglia del padre doveva essere originaria di questa città dal momento che numerosi individui che portano lo stesso cognome vi furono impegnati in svariate mansioni pubbliche; non è noto, tuttavia, il grado di parentela che legava costoro a Cristoforo.
Abbiamo poche notizie relative alla sua formazione. Si può presumere che a Chioggia abbia frequentato la scuola di grammatica; in seguito, ebbe contatti con i maggiori esponenti della cultura umanistica locale come il cancelliere Antonio Vacca, Girolamo Vacca, il vescovo Girolamo Tagliacozzi, Alvise e Giovanni Rosa, il notaio Domenico Falconetto, il medico e poeta Domizio Marin. Sabbadino dichiarò di aver imparato a conoscere i fenomeni della laguna in parte «per le continue mie fatiche, a mie proprie spese», in parte dal genitore (Discorsi..., cit., p. 33). Non risulta che abbia conseguito i gradi dottorali presso l’Università di Padova o altro ateneo. Della sua vita privata si sa che ebbe una figlia, Clodia, andata in sposa a Francesco Bonivento nel 1533.
La comparsa di Sabbadino sulla scena pubblica avvenne nel 1513 in veste di avvocato alle curie, una dignità conferita dal Maggior Consiglio clodiense che non richiedeva la laurea in diritto. Nel 1517 diventò soprastante agli argini delle vigne, un incarico che gli consentì di muovere i primi passi nell’ambito dell’ingegneria idraulica dal momento che la custodia dei canali di scolo che proteggevano le coltivazioni era essenziale per la difesa dell’area costiera. Una ducale del 14 febbraio 1519 attesta la sua nomina a notaio, professione che esercitò fino al 1552 occupandosi in particolare della redazione di testamenti. Fino alla svolta del 1542, anno della sua nomina a proto e ingegnere della acque, ricoprì numerosi incarichi pubblici a Chioggia, incarichi che gli consentirono di affinare le conoscenze tecnologiche, giuridiche e amministrative in materia di gestione delle acque.
Di particolare rilievo, nel 1533, la chiamata a far parte di una commissione incaricata di studiare gli effetti del progetto di deviare le acque del Brenta da Malamocco alla laguna di Chioggia. L’anno successivo, la commissione ebbe il compito di riferire alla Signoria delle gravi conseguenze che tale progetto avrebbe avuto per la città ed è perciò al 1535 che si deve far risalire la prima frequentazione, da parte di Sabbadino, degli ambienti dei Savi ed esecutori alle acque.
Nel 1536 fu nominato perito con l’incarico di esaminare alcune proposte fatte dai Savi a proposito della regolazione del Brenta. Da qui ebbe inizio una carriera negli uffici della Dominante che lo vide passare dall’incarico di custode e soprastante alla fortezza del porto di Chioggia (1538-39) alla carica prestigiosa di proto e ingegnere alle acque (15 dicembre 1542), carica che mantenne fino alla morte.
Da quel momento in poi, la vicenda biografica di Cristoforo coincise con le molteplici attività connesse al suo ruolo istituzionale, attività che fecero di lui la massima personalità dell’idraulica veneta del Cinquecento. La soluzione del problema urgente del degrado della laguna di Venezia richiedeva un modello interpretativo unitario adeguato alla complessità dei fenomeni, un approccio teorico nuovo che avrebbe dovuto radicarsi in una conoscenza profonda dell’ambiente lagunare. Sabbadino, che pure si definì orgogliosamente un pratico, seppe dotarsi di tali strumenti riuscendo a dimostrare che «li fiumi, il mare e gli homeni» (ibid., p. 23) erano i principali nemici di quel sistema organico – idrologico, ambientale, sociale – su cui si reggeva la Dominante. Dunque, il suo contributo più significativo all’idraulica va individuato nell’aver compreso che l’interdipendenza dei problemi fisici e politici imponeva interventi coerenti e coordinati, superando l’approccio frammentario e occasionale del passato.
Non è possibile esaminare in dettaglio le soluzioni avanzate, rigettate, emendate e parzialmente realizzate da Sabbadino. Gli interventi che egli suggerì in una serie di scritture sempre più mature e incisive – la Istrutione (1540), i Discorsi de il Sabbattino per la laguna di Venetia (1543 circa), la Opinion di messer Alvise Cornaro e di Cristoforo Sabbatino circa il conservare la laguna (1550) e gli Aricordi (1557) – si incentrarono sul problema della diversione dei fiumi e sulla limitazione delle bonifiche delle aree paludose, con l’intenzione di riequilibrare il rapporto tra acque dolci e acque salate che le recenti trasformazioni colturali dell’entroterra e della laguna avevano alterato.
Negli Aricordi, per esempio, ribadì che i «due remedii necessarii et infalibili» (Discorsi, cit., p. 169) al degrado consistevano nell’allontanare dalla laguna i fiumi con il maggior carico di limo – Adige, Bacchiglione, Brenta, Sile, Piave – e nel riattivare l’ingresso delle acque salse, «buon cibo di questo corpo di laguna» (Discorsi..., cit., p. 184), per consentire un regolare flusso e riflusso delle maree. Ma se i fiumi andavano deviati ben prima di giungere alla foce e si doveva porre un limite alle bonifiche dei privati, il governo delle acque avrebbe comportato soluzioni non gradite a molti: «gli signori et homeni potenti» innanzitutto, ma anche gli «inzegneri» e i «particulari» (p. 31). È questa la ragione di fondo della lunga disputa che, dal 1540, lo oppose al letterato Alvise Cornaro (1484-1566), le cui proposte divergevano radicalmente dalle sue perché orientate a interventi massicci di bonifica e regolazione artificiale. Al di là dei corposi interessi in gioco, alla base del conflitto vi erano opposte concezioni del rapporto tra natura e intervento umano. Per Sabbadino, «fa bisogno [...] con arte dar aiuto alla natura» (p. 11), ossia utilizzare la tecnologia per conservare e restaurare l’equilibrio provvidenziale su cui si regge il sistema lagunare, una concezione che ha evidenti punti di contatto con il pensiero medico dell’epoca. Non a torto, dunque, se ne esalta l’opera come espressione di una acuta e precoce sensibilità ambientale.
Morì a Venezia nel 1560.
Opere. Sabbadino non diede alle stampe nessuno dei suoi scritti. La ricca produzione manoscritta a carattere tecnico – discorsi, relazioni, perizie, cartografia – è conservata presso l’Archivio di Stato di Venezia, fondo Savi ed esecutori alle acque, ma anche presso la Biblioteca Marciana e la Biblioteca del Museo Correr. Gli scritti più significativi sono stati pubblicati nei seguenti volumi della collana Antichi scrittori d’idraulica veneta: Discorsi sopra la laguna di C. S., II, 1, a cura di R. Cessi, Venezia 1930; A. Cornaro - C. Sabbadino, Scritture sopra la laguna, II, 2, a cura di R. Cessi, Venezia 1941; La difesa idraulica della laguna veneta nel secolo XVI. Relazioni di periti, III, a cura di R. Cessi - N. Spada, Venezia 1952. Alcuni testi pubblicati da Roberto Cessi nel 1930 e 1941 sono stati ristampati nel volume C. Sabbadino, Il sistema laguna a metà Cinquecento, a cura di P.G. Tiozzo Gobetto, Chioggia 2011, con integrazioni documentarie e soprattutto l’importante cartografia (pp. 178-227).
Fonti e Bibl.: Materiali archivistici di interesse biografico, conservati presso l’Archivio comunale e la Biblioteca civica C. Sabbadino di Chioggia, sono stati pubblicati in C. Sabbadino, Chioggia, la laguna di Venezia e lo studio delle acque nel Cinquecento, Chioggia 2013, pp. 133-305 e nei due CD-ROM allegati al volume.
Ai contributi ordinati cronologicamente da P.G. Tiozzo Gobetto (Sabbadino ambientalista della laguna, in C. Sabbadino, Il sistema laguna a metà Cinquecento, cit., pp. 257-263) si aggiungano: B. Trevisan, Della laguna di Venezia, Venezia 1715, pp. 5, 11, 38, 50, 55, 92; G. Rompiasio, Metodo in pratica di sommario (1733), a cura di G. Caniato, Padova 1788, pp. 55, 140, 146, 173; C. Tentori, Della legislazione veneziana per la preservazione della laguna, Venezia 1792, p. 49 e passim; M. Cornaro, Scritture sulla laguna, a cura di G. Pavanello, Venezia 1919, pp. 9, 65, 68, 71, 149; F. Marzolo, L’idraulica veneta e l’apporto dell’Università di Padova nelle discipline idrauliche, in Il diritto dell’uomo al sapere e al libero uso di esso, a cura di S. Policardi, Padova 1954, pp. 95-117; E. Crouzet-Pavan, “Sopra le acque salse”. Espaces, pouvoir et société à Venise à la fin du Moyen Age, I, Roma 1992, pp. 360-365; S. Ciriacono, Acque e agricoltura: Venezia, l’Olanda e la bonifica europea in età moderna, Milano 1994, pp. 138-162; Cesare S. Maffioli, Out of Galileo. The science of waters, 1628-1718, Rotterdam 1994, pp. 60, 353 nota, 355 nota, 427; P. Bevilacqua, Venezia e le acque: una metafora planetaria, Roma 1995, pp. 32, 41-43, 111; R. Vergani, Brentella: problemi d’acque nell’alta pianura trevigiana nei secoli XV e XVI, Treviso 2001, pp. 181-183; C. Fuchi, Venice water department: a case study for water management, in Integrated land and water resources management in history, a cura di C. Ohlig, Siegburg 2005, pp. 101 s.; S. Ciriacono, Building on water. Venice, Holland and the construction of the European landscape in the early modern times, Oxford-New York 2006, pp. 110-116; C. Mathieu, Inselstadt Venedig. Umweltgeschichte eines Mythos in der Frühen Neuzeit, Köln 2007, pp. 127-133; K. Appuhn, A forest on the sea. Environmental expertise in Renaissance Venice, Baltimore 2009, p. 275; S. Ciriacono, C. S. e l’idraulica europea nel Cinquecento, in C. Sabbadino, Il sistema laguna a metà Cinquecento, cit., pp. 13-28; E. Crouzet-Pavan, Venice and its surroundings, in A companion to Venetian history, 1400-1797, a cura di E. L. Dursteler, Leiden 2013, p. 40 nota; C. Sabbadino, Chioggia, la laguna di Venezia e lo studio delle acque nel Cinquecento, cit. (in partic. M.G. Bevilacqua, «...per mi Cristoforo Sabbattino cittadino clodiense...». Elementi biografici nelle fonti documentarie dell’Archivio comunale di Chioggia, pp. 15-24; S. Perini, La Chioggia del Sabbadino, pp. 25-45; A. Naccari, Chioggia nella mappa di C. S. (1557), pp. 47-62; G. Vianello, C. S. e Alvise Cornaro. La lunga disputa sull’idraulica lagunare, pp. 63-80; L. D’Alpaos, Centralità del pensiero idraulico di C. S., pp. 81-85; I. Musu, Responsabilità ambientale di idraulica ed economia, pp. 99-107; E. Bullo et al., La pianta prospettica di C. S. (1557), pp. 117-121); E. Svalduz, Venice 1557: Sabbadino’s city plan, in Architecture, art and identity in Venice and its territories, 1450-1750, a cura di N. Avcioglu - E. Jones, Cambridge 2013, pp. 71-86; M. Wyatt, Technologies, in The Cambridge companion to the Italian Renaissance, a cura di M. Wyatt, Cambridge 2014, pp. 118 s.