CRITONE (Κρίτων, Criton)
Contemporaneo di Socrate, rappresentato dalla tradizione come l'amico fra tutti a lui più affezionato, se pure di un'affezione borghesemente ingenua e non illuminata da una reale comprensione della personalità del suo amico. Nel dialogo platonico che porta il suo nome egli cerca invano di persuadere Socrate alla fuga, da lui predisposta, dal carcere, mostrando di non intendere i più profondi motivi etici del suo comportamento; nel Fedone è lui che si affanna a dar le ultime disposizioni e a interrogare il maestro circa le sue estreme volontà, provocando i suoi bonarî motteggi. Diogene Laerzio (II, 121) gli attribuisce, citandone i titoli, 17 dialoghi: è dubbio, ma non del tutto inverosimile, che egli li abbia realmente scritti.
Bibl.: K. F. Hermann, Gesch. u. Syst. d. platon. Philosophie, I, Heidelberg 1839, p. 633; I. Bruns, Das liter. Porträt d. Griech., Berlino 1896, pp. 309, 381, 421; J. Stenzel, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XI, coll. 1932-33.