Croazia
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Geografia umana ed economica
di Giuseppe Borruso
Stato dell'Europa meridionale, posto nel settore nord-occidentale della penisola balcanica. Fin dai primi anni Novanta del secolo scorso la dinamica demografica è stata caratterizzata da un lento ma costante decremento, sia come riflesso dei conflitti armati che hanno interessato l'area, sia a causa del saldo naturale, divenuto negativo: la C. è così passata dai 4.784.265 ab. del censimento 1991 ai 4.437.460 di quello 2001. Tuttavia, nei primi anni Duemila, malgrado un saldo naturale rimasto negativo (nel 2005 i tassi di natalità e di mortalità sono stati rispettivamente del 9,6 e dell'11,4‰), tale tendenza si è arrestata, e la popolazione, grazie soprattutto al rientro dei numerosi profughi fuggiti all'estero ai tempi del conflitto, è tornata ad aumentare (4.551.000 ab. secondo una stima del 2005). Gli anni di guerra hanno avuto conseguenze anche sulla composizione etnica del Paese: i Croati sono saliti dal 78,1% (censimento 1991) all'89,6% (censimento 2001), mentre i Serbi sono scesi dal 12,2 al 4,5%; è invece rimasta sostanzialmente invariata la consistenza dei ridotti gruppi di Bosniaci, Ungheresi, Albanesi, Sloveni, Italiani (circa 30.000 persone, alle quali nel 1996 è stata riconosciuta una limitata autonomia). È di conseguenza cambiata anche la composizione religiosa: i cattolici sono saliti dal 76,5 all'88% e gli ortodossi sono scesi dall'11,1 al 4,4%; pressoché stabili i musulmani (1,3%) e gli appartenenti ad altre confessioni. La regione di Zagabria, l'Istria, l'asse costiero adriatico e le isole maggiori rappresentano le aree a più elevata densità di popolazione, e anche quelle caratterizzate dalla maggiore vivacità dal punto di vista economico. Zagabria, già seconda città della ex Iugoslavia, ha accresciuto il suo ruolo di polo urbano e industriale, con dinamiche di espansione spaziale paragonabili ai grandi sistemi urbani dell'Europa occidentale: aveva 691.724 ab. secondo il censimento 2001 e 700.700 secondo stime del 2006 (1.106.000 con l'agglomerato urbano). A parte la capitale, le città croate non raggiungono grandi dimensioni, con le sole Spalato (Split) e Fiume (Rijeka) a superare i 100.000 ab., e con una percentuale di popolazione residente in aree urbane attorno al 59%, molto al di sotto delle medie europee, nonostante i sostenuti processi di urbanizzazione occorsi negli ultimi anni.
Sul fronte politico-economico uno degli obiettivi primari della C. è rappresentato dall'ingresso nell'Unione Europea (previsto per il 2007, assieme a Romania e Bulgaria), per rendere possibile il quale non sono tuttavia ancora stati avviati negoziati ufficiali (v. oltre, Storia). Il Paese ha goduto, fin dall'inizio degli anni Duemila, di una situazione economica stabile, che non ha mai cessato di migliorare, grazie soprattutto al sostegno alle imprese e al miglioramento delle infrastrutture promossi dal governo, il quale ha inoltre operato una riforma del sistema bancario, aprendolo agli investitori stranieri (i primi due istituti di credito privati sono controllati da banche italiane). Gli organismi internazionali sostengono la politica di Zagabria, accordando larghi crediti. Il Fondo monetario internazionale tra il 2001 e il 2004 ha concesso tre successivi prestiti per complessivi 303 milioni di dollari, la Banca mondiale tra il 2000 e il 2005 ha stanziato 598 milioni di dollari, e, nel quadro della candidatura della C. all'adesione all'Unione Europea, la European Bank for Reconstruction and Development (EBRD) tra il 1999 e il 2004 ha deciso finanziamenti per 917 milioni di euro. Da parte loro gli investimenti stranieri diretti hanno superato i 10 miliardi di dollari in dieci anni.
Il tasso di crescita è salito dall'1,3% del 2000 fino al 5,2 % del 2002, per poi scendere fino al 3,2% del 2005; è tuttavia previsto un nuovo aumento, grazie anche alle riforme strutturali avviate per allineare l'economia croata a quella dei Paesi europei e completare il processo di adesione all'Unione. Sempre negli stessi anni, l'inflazione è scesa a meno del 3% e il tasso di disoccupazione al 14% (pur sempre quasi il doppio della media europea), ma il Paese ha conosciuto un appesantimento del deficit commerciale e del debito estero, passati rispettivamente da 4 a 9 miliardi di dollari e da 11 a 30. Positivo è invece stato l'andamento delle esportazioni (passate da 4,5 a 8 miliardi di dollari): un fenomeno dovuto soprattutto al miglior accesso al mercato unico dell'Unione Europea e agli effetti delle ristrutturazioni aziendali. Il Paese esporta prodotti chimici, macchinari e legname, importa automobili, macchinari, manifatture di base, petrolio e prodotti petroliferi. L'Italia è tra i Paesi maggiormente legati alla C. per quanto riguarda gli scambi commerciali sia in entrata sia in uscita; seguono Germania, Slovenia, Russia e Francia per le importazioni, Bosnia ed Erzegovina, Germania, Slovenia e Austria per le esportazioni.Per quanto riguarda il contributo dei singoli settori produttivi alla formazione del PIL, al primo posto è il terziario (61,5%, con il 62% della popolazione attiva occupata nel 2003), quindi l'industria con il 30,1% (e un'analoga percentuale di popolazione attiva) e l'agricoltura con l'8,4% (7,1% gli occupati nel settore). Il turismo ha rappresentato negli anni postbellici un elemento molto importante per la ripresa economica, e su di esso si è concentrato il maggior numero di investimenti. Fin dagli anni 1992-93, i turisti, provenienti soprattutto dall'Austria, dalla Germania e dall'Italia, hanno cominciato a ritornare in Istria e nelle isole settentrionali, zone al di fuori degli avvenimenti bellici. Dopo la fine del conflitto i flussi sono aumentati, e sono andati a interessare nuovamente anche la Dalmazia; i visitatori sono così passati dai 2,6 milioni del 1996 ai 9,4 del 2004. Tra i settori industriali sono tornati competitivi non solo la cantieristica (spinta dalle attività di ricostruzione), ma anche la siderurgia (localizzata a Sisak, Spalato, Topusko), la metallurgia, la chimica e la petrolchimica, la meccanica, l'alimentare e il tessile: nel complesso il settore manifatturiero, che nel periodo 1990-2002 aveva registrato, in termini reali, un decremento medio annuo del 3,8%, nel 2002 ha avuto un incremento del 4%. Quest'ultimo sale al 5% se si considera l'industria globalmente, includendo quindi anche il settore minerario, le costruzioni e l'energia.
Storia
di Ciro Lo Muzio
Con la morte del presidente della Repubblica F. Tudjman (dic. 1999) la C., attraversata da gravi dissesti economici, si lasciava alle spalle un periodo segnato da una politica improntata all'autoritarismo e a un orientamento marcatamente nazionalistico. Le elezioni legislative del gennaio 2000 sancirono la sconfitta dei nazionalisti, ossia della Hrvatska Demokratska Zajednica (HDZ, Unione democratica croata), il partito fondato da Tudjman, che con il 30,5% dei voti fu surclassata da un'ampia coalizione guidata dal Socialdemokratska Partija Hrvatska (SPH, Partito socialdemocratico croato) e dal Hrvatska Socijalno-Liberalna Stranka (HSLS, Partito social-liberale croato), che ottenne il 47%. Alla fine di gennaio il Parlamento nominava primo ministro I. Račan, capo del SPH. Alle elezioni presidenziali (genn.- febbr.), la maggioranza dei voti (56% al secondo turno) andava al candidato dell'opposizione, S. Mesić, l'ultimo presidente della Repubblica Socialista Federale di Iugoslavia (e uscito dalla HDZ nel 1994). Mesić offrì immediatamente la sua piena disponibilità a cooperare con il Tribunale penale internazionale dell'Aia per i crimini nella ex Iugoslavia, ponendo così fine all'ostinato ostruzionismo opposto da Tudjman, ma guadagnandosi vivaci contestazioni all'interno del Paese, e non solo da parte delle frange nazionaliste. Alla fine di ottobre, con voto quasi unanime, la Camera dei deputati ribadiva infatti il carattere difensivo degli interventi militari croati in occasione del conflitto iugoslavo. Alle proteste dei politici fecero eco diverse manifestazioni di nazionalisti ed ex combattenti; queste davano voce a un sentimento molto diffuso nell'opinione pubblica, la quale trovava inaccettabile che quelli che la propaganda di regime aveva consacrato come 'eroi nazionali' potessero essere passati in giudizio. In questo clima la HDZ ottenne risultati positivi alle elezioni comunali del maggio 2001, recuperando la maggioranza in 14 delle 21 regioni croate.
Nell'estate 2001, per ottenere un credito di 200 milioni di dollari dal Fondo monetario internazionale destinato a migliorare le sue difficili condizioni economiche, la C. dovette applicare un severo regime di austerità, principalmente basato su tagli alla spesa pubblica che, insieme con l'alto tasso di disoccupazione, crearono notevoli disagi alla popolazione.
Nel gennaio 2002 l'Unione Europea ratificava un patto provvisorio per l'applicazione dei principi dell'Accordo di stabilizzazione e associazione, siglato nel 2000. Nonostante la fragilità della situazione politica ed economica, nel 2002 il Paese trovava una discreta stabilità, riuscendo a superare una crisi di governo (luglio) provocata dal HSLS e dal suo leader D. Budiša, e riscuotendo giudizi positivi da organismi internazionali per i progressi conseguiti in diversi campi istituzionali. Mentre miglioravano i rapporti con i Paesi vicini, anche tramite accordi bilaterali e multinazionali (con Slovenia, Bosnia ed Erzegovina, Serbia e Montenegro), uno degli obiettivi primari del governo croato rimaneva l'integrazione nella UE, e nel febbraio 2003 il Paese presentava ufficialmente la sua candidatura. Se la questione del ritorno in patria dei profughi era ancora lontana da una soluzione, proseguiva la cooperazione con il Tribunale dell'Aia, al quale, nell'autunno 2002, veniva consegnato il generale J. Bobetko, mentre altri ufficiali venivano giudicati in patria; tra questi M. Norac, condannato a 12 anni di prigione dal tribunale di Fiume (Rijeka).
Dopo tre anni di governo di centro-sinistra, le elezioni legislative del novembre 2003 riportavano al potere una maggioranza dominata dalla HDZ, sebbene sfrondata delle frange più nazionalistiche. Il nuovo primo ministro, I. Sanader, riuscì a consolidare le basi della maggioranza, anche attuando una politica di apertura nei confronti delle minoranze, in particolare quella serba, e si mostrò favorevole a continuare la collaborazione con il Tribunale dell'Aia, al quale nel marzo 2004 consegnava i generali I. Čermak e M. Makrac. La situazione economica andava lentamente migliorando; la privatizzazione delle imprese statali veniva accelerata e il tasso di disoccupazione si abbassava progressivamente. Il 2005 si apriva con le elezioni presidenziali: al ballottaggio Mesić ottenne il 65,9% delle preferenze, venendo quindi riconfermato nell'incarico. La mancata consegna al Tribunale dell'Aia del generale A. Gotovina (responsabile nel 1995 dell'offensiva contro i Serbi della Krajina, conclusasi con uno dei più gravi episodi di pulizia etnica del conflitto iugoslavo) costituiva tuttavia un serio ostacolo all'apertura dei negoziati per l'ammissione della C. nella UE (apertura prevista per marzo 2005, ma sospesa a tempo indeterminato). Il governo croato fu duramente criticato dagli organismi internazionali, che lo accusavano di voler coprire la latitanza dell'ufficiale. A questa situazione di stallo pose fine l'arresto di Gotovina nelle isole Canarie, nel dicembre 2005.
bibliografia
G.O. Capponi, Sfollati, rifugiati e rimpatriati. Movimenti di profughi in Croazia, Torino 2004; V.P. Gagnon Jr, The myth of ethnic war: Serbia and Croatia in the 1990s, Ithaca (NY) 2004.