(serbocr. Dalmacija) Regione della Penisola Balcanica (11.750 km2 con 900.000 ab. circa), largamente aperta (1570 km di linea costiera) sull’Adriatico. Politicamente è divisa tra Croazia (per la massima parte), Bosnia-Erzegovina e Montenegro, pur rappresentando un’entità geografica ben definita, limitata verso l’interno da una serie ininterrotta di catene montuose (Alpi Bebie, Alpi Dinariche, rilievi del Montenegro). La costa, alta e rocciosa, è fronteggiata da circa 850 isole, ma soltanto sette misurano oltre 100 km2 di estensione: Veglia (Krk), Cherso (Cres), Brazza (Brač), Pago (Pag), Isola Lunga (Dugi Otok), Lesina (Hvar) e Curzola (Korčula). Fiumi principali: Zrmanja, Krka e Cetina, oltre alla Narenta. Il clima è di tipo mediterraneo. La vegetazione è per lo più a macchia; notevole anche la conservazione di endemismi (tra essi il piretro, da cui si ricava polvere insetticida); nelle isole si trovano, oltre alla macchia, boschi sempreverdi e, coltivate, agavi e palme. Le principali città sono Spalato, Zara, Sebenico e Ragusa (Dubrovnik).
L’economia della D. è basata soprattutto sull’agricoltura (uva, olive, mandorle, fichi, marasche, tabacco), sull’allevamento e sulla pesca. L’attività mineraria conta giacimenti di bauxite e di idrocarburi. L’industria, poco sviluppata, opera nei settori alimentare, tessile, cantieristico, metallurgico (alluminio) e del tabacco. Principale fattore di sviluppo economico è divenuto il turismo.
La D. fu abitata fino dal Paleolitico medio. La stazione di Danilo (Sebenico) dà il nome a una cultura neolitica diffusa nella terraferma dalmata. Nell’età del Bronzo un forte influsso balcanico si manifestò con la cultura di Vucedol, mentre continuavano i rapporti con la penisola italiana, attestati dal Neolitico.
In età storica, costanti furono i contatti tra Dalmati e Greci, con gli insediamenti greco-illirici del 4° sec. a.C., per es. a Pharos (Hvar-Lesina), Issa (Vis-Lissa), Tragourion (Trogir-Traù), Corcyra nigra (Curzola) ecc. Nel 2° sec. a.C., i Dalmati, divenuti padroni dell’alto Adriatico, cominciarono a scontrarsi con Roma ( guerre dalmatiche: 156-155, 129, 117 a.C.) fino al definitivo trionfo di L. Cecilio Metello Dalmatico. Tiberio divise l’Illyricum in Provincia superior (poi Dalmatia) e inferior. Diocleziano, che era dalmata, divise la regione in Dalmatia (capitale Salona) e Praevalitana (capitale Scodra). Con la divisione dell’Impero, la Dalmatia restò all’Occidente, mentre la Praevalitana passava all’Oriente.
La D. passò quindi a Odoacre (sino al 490 circa), e ai Goti di Teodorico, e solo con la restaurazione giustinianea si aprì per essa un periodo di pace e di benessere. La civiltà romana rimase viva soprattutto grazie al dominio bizantino. Le città marinare, in pratica abbandonate a sé stesse da Bisanzio, trovarono in Venezia aiuto contro i pirati slavi e narentani. Nel 1000 il doge Pietro Orseolo II, invitato dai Dalmati, alla testa di una formidabile flotta sconfisse Croati e Narentani assumendo il titolo di doge di Dalmazia.
Dopo un periodo confuso, denso di lotte che appaiono insieme religiose e nazionali e nel quale emerge con una sua individualità uno Stato croato, indipendente, vassallo del pontefice, dal 12° sec. ai primi del 15° Venezia e l’Ungheria si contesero il possesso della regione, fino a quando nel 1409 Venezia, contro pagamento di 100 mila ducati, ottenne da Ladislao, re di Napoli e di Ungheria, la cessione di tutti i suoi diritti sulla Dalmazia. Grazie alla pace ristabilita e al progresso economico, la D. fu in condizioni di partecipare con caratteri propri al Rinascimento italiano.
Dopo la caduta della Repubblica di Venezia nel 1797, la D. passò in mani austriache, quindi dal 1806 al 1809 entrò a far parte del Regno d’Italia, per poi inserirsi dal 1809 al 1813 nelle Province Illiriche; ritornò all’Austria nel 1814. Tra il 1848 e il 1918 l’Impero austroungarico favorì l’affermarsi dell’etnia slava per contrastare l’irredentismo della popolazione italiana. Dal 1880 furono soppresse tutte le scuole italiane e a poco a poco gli Italiani furono esclusi da tutte le amministrazioni. Nel 1882 cadde l’amministrazione italiana di Spalato. Nel 1909 la lingua italiana fu proibita in tutti gli uffici.
Difficile fu, nel ventennio fra le due guerre, la convivenza fra l’ancor più esigua minoranza italiana e la maggioranza croata. In seguito all’attacco tedesco alla Iugoslavia (aprile 1941), l’Italia occupò la D., che fu in parte annessa al regno d’Italia e in parte all’effimero Stato croato indipendente. Dopo l’8 settembre 1943 fu occupata dalle truppe iugoslave. Con la nascita della federazione iugoslava (1946), la maggior parte della D. fu inclusa nella Repubblica di Croazia, della quale ha seguito le sorti anche dopo la secessione dalla Iugoslavia nel 1991.
L’unico esempio noto di urbanistica regolare, con disposizione a scacchiera degli edifici, è rappresentato da Zara, che presentava una piazza con la successione capitolium-foro-basilica. Al contrario, della capitale Solona non è noto l’impianto urbanistico generale, ma alcuni monumenti, fra i quali un tempio (post 2 a.C.), vicino al teatro (1° sec. d.C.), l’anfiteatro (2° sec. d.C.), la Porta Cesarea di età augustea (del tipo di quella di Asseria). Edifici sacri sono conservati a Doclea, databili all’inizio del 3° sec. d.C. (tempio della dea Roma e di Diana); ad Aenona (Nin-Nona) rimangono resti di un grande tempio forse dedicato alla triade capitolina, più probabilmente al culto imperiale. Notevoli sono gli esempi di terme (Solona, Asseria, Doclea). Da ricordare la villa di Mogorjelo (4° sec. d.C.) e, soprattutto, il palazzo di Diocleziano a Spalato, grande residenza imperiale fortificata. Per quanto riguarda le arti figurative, risale al 3° sec. a.C. il rilievo raffigurante il Kairos, di ispirazione lisippea, conservato a Traù.