Stato dell’Europa meridionale, nel settore nord-occidentale della penisola balcanica; confina con la Croazia, la Bosnia ed Erzegovina, la Serbia, il Kosovo e l’Albania e si affaccia sull’Adriatico dalle Bocche di Cattaro alla foce della Boiana.
Il territorio, in prevalenza montuoso (Monte Durmitor, 2522 m), presenta aspetti diversi; a O del fiume Zeta prevalgono le formazioni calcaree, ricche di fenomeni carsici, che danno al rilievo (Lovćen, 1749 m; Orjen, 1895 m) un aspetto brullo dove i massicci sono spesso separati da gole profonde; a E, nell’altopiano di Sinjajevina, posto a SE del massiccio del Durmitor, i calcari (spesso associati a scisti che verso E aumentano sempre più d’estensione) sono meno puri e i fenomeni carsici, meno importanti, permettono lo sviluppo di boschi. Il versante N delle Alpi Albanesi (Prokletije) si raccorda con le dorsali dei Komovi (2484 m) e della Bjelasica (2137 m), in cui la natura d’altopiano è meno evidente. Anche in questa parte l’idrografia è ben marcata e ha dato luogo alla formazione di profonde forre. Si può distinguere quindi il M. calcareo (a O) dal M. scistoso (a E). La pianura principale, che costituisce la parte più fertile e più popolata del M., è la valle della Zeta, affluente della Morača, immissario del Lago di Scutari, che per una metà è nel territorio del Montenegro. Il clima è assai diverso da zona a zona: la stretta fascia costiera ha clima mediterraneo; i retrostanti territori calcarei hanno molti caratteri continentali. Le precipitazioni sono abbondanti, ma concentrate in pochi giorni (80-85). Buona parte del M. occidentale, data la natura carsica, è priva di idrografia superficiale; a E invece scorrono da S a N alcuni affluenti della Drina (Piva, Tara, Lim). A O prevale una vegetazione povera di boschi, ricca di macchie e di querceti, a E invece il manto forestale è ben conservato e continua i boschi della Bosnia. Sono quattro i parchi nazionali: del Lago di Scutari (il più vasto), del Durmitor, del Lovćen e della montagna di Biograd (Biogradska Gora).
La popolazione è composta da Montenegrini (43%), seguiti da Serbi (32%), Bosniaci (8%), Albanesi (5%, prevalentemente concentrati nel Sud-Est del paese) e altri gruppi; la maggioranza della popolazione è cristiana ortodossa e i musulmani costituiscono il 17,8% del totale. Data la povertà del suolo, forte è stato l’esodo verso paesi d’oltremare o verso le fertili pianure di SE (specie la Metohija, colonizzata su larga scala da Montenegrini). Oltre alla capitale Podgorica, che fa da tramite tra le regioni pastorali e quelle marittime, mancano centri notevoli; centri di bacino carsico sono Cetinje e Nikšić, costiero Antivari.
Dopo la fine dell’unione politica con la Serbia, il M. si è trovato ad affrontare pesanti difficoltà economiche, tanto che si è reso necessario l’intervento di alcune grandi istituzioni finanziarie internazionali, tra cui il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. L’agricoltura rappresenta una parte minima delle attività produttive, in quanto la struttura morfologica del paese, prevalentemente montuoso, rende limitate le aree destinate alle coltivazioni. Si coltivano cereali, patate, tabacco, agrumi, uva e olive. Nelle acque del Lago di Scutari si pratica la pesca, mentre sulle montagne è diffusa la pastorizia. Il modesto apparato industriale conta impianti alimentari, del legno, siderurgici e dell’alluminio. Le principali risorse montenegrine sono invece rappresentate dall’estrazione e dalla lavorazione della bauxite (giacimenti di Podgorica e Nikšić), e dal settore finanziario. Inoltre è in crescita il turismo lungo la costa adriatica.
Il M. è dotato di una rete stradale di oltre 5000 km; meno estesa è la rete ferroviaria, la cui principale direttrice unisce Bar (attivo scalo portuale) a Belgrado.
Nella regione corrispondente all’attuale M. nell’11° sec. si sviluppò una delle prime formazioni statali serbe. Quando i Turchi conquistarono la Serbia, la provincia riuscì a mantenere la propria indipendenza sotto la guida del vladika, il principe-vescovo di Cettigne. Nel 18° sec. il governo assunse le forme di una monarchia teocratica, fino al 1851, quando il vladika Danilo II, succedendo allo zio Pietro II, si spogliò della dignità episcopale conservando quella di principe (gospodar). Nel 1878 il Congresso di Berlino riconobbe l’indipendenza del M. dall’Impero ottomano. Nel 1910 il principe Nicola, che aveva assicurato al suo paese un certo rilievo internazionale grazie ai matrimoni delle sue figlie (nel 1896 la principessa Elena sposò Vittorio Emanuele di Savoia, futuro re d’Italia), prese il titolo di re. L’appoggio all’Austria durante la Prima guerra mondiale condusse alla fine della dinastia: nel dicembre 1918 il M. entrò a far parte del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (dal 1929 Iugoslavia). All’indomani della Seconda guerra mondiale, che vide un effimero Stato montenegrino vassallo delle potenze dell’Asse, il M. divenne una delle sei repubbliche della nuova Iugoslavia.
Dopo l’esplosione della crisi iugoslava del 1991, il M. fu l’unica fra le repubbliche federate che restò unita alla Serbia, con la quale diede vita nell’aprile 1992 alla Repubblica federale di Iugoslavia. I rapporti tra i due paesi cominciarono a incrinarsi nel 1997, quando una fazione del Partito dei socialisti iugoslavi, guidata da M. Djukanović, iniziò a chiedere, di fronte alla volontà accentratrice del presidente federale e leader serbo S. Milošević, la piena equivalenza nell’ambito della federazione dei poteri legislativi tra le due repubbliche, prevista dalla Costituzione. Lo scontro tra il presidente M. Bulatović, schierato a favore di Milošević, e Djukanović spaccò il partito in due formazioni, che si presentarono divise alle elezioni presidenziali del novembre 1997. Divenuto presidente, Djukanović si fece promotore della battaglia per l’indipendenza. Nel 2002 Serbia e M. firmarono un accordo che sancì la trasformazione della federazione in unione fra le due repubbliche, da sperimentare per tre anni. Divergenti valutazioni su questo passo condussero a una crisi di governo e alle elezioni dell’ottobre 2002, vinte dai partiti indipendentisti. Djukanović abbandonò la presidenza e si pose alla guida del governo. Al principio del 2003 Serbi e Montenegrini approvarono un nuovo assetto confederale dello Stato, che consentiva un’ampia autonomia e stabiliva un vincolo solo per la politica estera e di difesa, ma questo non arrestò le tendenze secessioniste. Al principio del 2005 il M. propose alla Serbia di porre fine all’unione tra le due repubbliche; il rifiuto serbo non fermò i propositi montenegrini: nel referendum del 2006 la maggioranza degli elettori si pronunciò a favore dell’indipendenza, proclamata ufficialmente in giugno. In autunno le elezioni parlamentari videro la vittoria della coalizione indipendentista. Tra la fine del 2006 e i primi mesi del 2007, il M. ottenne l’ammissione al Fondo Monetario Internazionale e al programma Partnership for peace della NATO. Vennero anche intraprese le prime trattative per l’associazione all’UE, che nell’ottobre 2007 hanno portato alla firma dell’accordo di stabilizzazione e associazione. Il Partito socialdemocratico di Djukanović ha confermato la sua leadership sia nelle presidenziali del 2008, che hanno conferito un secondo mandato a F. Vujanović, sia nelle legislative del 2009. Dopo le dimissioni dalla carica di primo ministro rassegnate nel 2010 da Djukanović, cui è subentrato I. Lukšić, alle elezioni parlamentari tenutesi nell'ottobre 2012 la coalizione Per un Montenegro Europeo di Đukanović si è affermata con largo margine sul partito di opposizione di M. Lekić, sebbene non avendo ottenuto la maggioranza assoluta sia dovuta ricorrere ad alleanze con i partiti minori. Nel mese di dicembre il nuovo Parlamento ha votato la fiducia alla squadra di governo presentata da Djukanović, riconfermato premier, mentre alle presidenziali tenutesi nell'aprile 2013 Vujanović ha ottenuto un terzo mandato riscuotendo il 51,2% delle preferenze. Il 2013 ha comunque rappresentato un anno difficile per il primo ministro a causa di alcuni scandali politici che hanno coinvolto importanti leader del partito; ciononostante la formazione politica ha ottenuto nel maggio 2014 un importante successo elettorale nelle consultazioni locali conseguendo la maggioranza assoluta in quasi tutte le municipalità montenegrine, risultato che ha rinforzato la stabilità politica del premier, come attestano anche gli esiti delle elezioni politiche svoltesi nell'ottobre 2016, che ne hanno confermato la leadership. Rifiutata la carica di primo ministro e designato come suo successore D. Marković, vice primo ministro e suo uomo di fiducia, nell'aprile 2018 Djukanović è stato eletto presidente del Paese al primo turno con il 54% delle preferenze. Il Partito democratico dei socialisti dell'uomo politico ha vinto di misura le elezioni parlamentari tenutesi nell'agosto 2020, ricevendo il 35,4% dei voti (30 seggi) ma perdendo la maggioranza assoluta, mentre si è affermata come seconda forza politica del Paese la coalizione Per il futuro del Montenegro che si è aggiudicata il 32,8% dei consensi, seguita dalla coalizione centrista filo-europea Nero su bianco (5,5%). La composizione variegata e instabile del nuovo esecutivo retto da Z. Krivokapić ha dato luogo nel lungo termine a una fase di stallo politico, a seguito del quale nell’aprile 2022 il Parlamento ha approvato con 45 voti a favore su 81 un governo di minoranza guidato da D. Abazović e sostenuto tra gli altri dal Partito popolare socialista e dai socialdemocratici del presidente Djukanović; sfiduciato dal Parlamento, nell'agosto dello stesso anno Abazović ha lasciato la carica. Le consultazioni presidenziali svoltesi nel marzo 2023 hanno registrato l'affermazione del presidente in carica Djukanović, che ha ottenuto il 35,3% delle preferenze contro il 28,9% aggiudicatosi dal candidato filoeuropeista J. Milatović, che lo ha sconfitto al ballottaggio tenutosi nel mese successivo con il 60% circa dei consensi. Il Movimento Europa ora (PES) del neopresidente ha ottenuto un netto successo alle elezioni politiche svoltesi nel giugno successivo, alle quali si è aggiudicato 24 su 81 seggi, mentre il Partito democratico dei socialisti dell'ex presidente Djukanović ha ottenuto 21 seggi, seguito dalla coalizione filoserba Per il futuro del Montenegro, che ha ricevuto 13 seggi, e dall'alleanza tra il partito Azione Riformista Unita (URA) del premier in carica Abazović, cui sono andati 11 seggi.
La cattedrale di S. Trifone in Cattaro (9° sec., ricostruita nel 1166) è la maggiore testimonianza del romanico in M.; il fronte occidentale presenta due campanili del 17° secolo. Altri esempi con elementi protoromanici, sempre in Cattaro, sono S. Paolo (1266), S. Maria (collegiata, 1221), S. Luca (1195). Sporadici gli elementi gotici (decorazioni in portali, rosette o finestre). Lungo la costa nel golfo del Cattaro vari edifici rinascimentali (Cattaro, Perast) ed esempi barocchi dei sec. 17° e 18° (chiese a Prčanj e sull’isola di Gospa od. Škrpjela). Cattaro fu anche centro importante di diffusione dell’arte barocca.
Le chiese ortodosse nelle regioni montuose (a navata unica, con semplice cupola e uno o due campanili sul fronte occidentale) risentono dell’influenza stilistica bizantina e mediterranea. Centro importante per la produzione di icone, florida fino al 19° sec., fu il monastero di Morača, tra i maggiori del paese. Frequenti le tracce delle fortificazioni veneziane; l’influenza dell’impero ottomano è sensibile nell’architettura della capitale Podgorica, che ha anche particolarmente goduto dei consistenti programmi urbani e industriali che hanno fatto seguito nell’intera ex Iugoslavia alla guerra di liberazione guidata dal maresciallo Tito.
Intrecciata al complesso panorama artistico che ha caratterizzato l’arte della ex Iugoslavia, la produzione artistica del M. dalla fine del 19° sec. abbandonò l’accademismo per volgersi all’impressionismo; forte l’interesse per la fotografia, vivo nel 20° secolo. Sensibili i rapporti con P. Cezanne e il cubismo (M. Milunovič, P. Lubarda) e con il surrealismo (Dado). La produzione contemporanea è segnata, nell’ambito della pittura informale da B. Filipović Filo (rappresentante alla Biennale di Venezia del 1990), cui è stato conferito postumo nel 2000 il premio Petar Lubarda, il riconoscimento più alto del Montenegro. Tra le opere delle generazioni emergenti si segnalano le soluzioni dell’espressionismo astratto ricercate da figure quali A. Burić.