(serbocr. Bosna) Regione della Penisola Balcanica di NO, limitata a N dalla Sava e dall’Una, a E dalla Drina, a O dalle Alpi Dinariche, che la separano dall’Adriatico. A S confina con l’Erzegovina. Il rilievo è formato da altopiani carsici ondulati, più elevati a O (2000-2220 m), a E dei quali una fascia di scisti, coperta da boschi, comprende i Monti Metalliferi. I fiumi principali sono Sana, Vrbas e Bosna, affluenti della Sava.
Il paesaggio della B. ha subito notevoli trasformazioni dopo la liquidazione dei latifondi. Attivo il settore primario: cereali, patate, frutticoltura (prugne), allevamento e silvicoltura. Specie nella media valle del Bosna le miniere di carbone di Kakanj, Breza e Banoviči e i giacimenti ferriferi di Fojnica e Vareš hanno favorito lo sviluppo dell’industria siderurgica (Zenica) e meccanica. Migliori comunicazioni e la crescita economica hanno dato impulso all’area di Sarajevo e di Banja Luka, nel bacino del Vrbas (ferro; centrali idroelettriche).
Già slavizzata agli inizi del 7° sec. dai Croati, la B. vide succedersi al dominio dei Serbi quello degli imperatori bizantini. A un periodo di indipendenza come banato (1102-20), divenuto poi vassallo del re di Ungheria, fecero seguito guerre civili e l’autonomia sotto Croazia e Ungheria. Conquistata dai Turchi (1463), invano papa Pio II Piccolomini cercò di indire una crociata per liberarla; nel 1482 cadde in mano dei Turchi anche l’Erzegovina. Una parte della popolazione – specie il ceto abbiente e i seguaci del bogomilismo – si fece musulmana, mentre quella rimasta cristiana fu, da allora, pronta a insorgere alla prima occasione favorevole.