CUFFIA (dal basso lat. cofea [in Venanzio Fort.], di etimo germanico; fr. coiffe; sp. cofia; ted. Haube; ingl. cap)
Copricapo femminile o infantile, fatto per lo più di tela o di tulle, spesso allacciato sotto il mento con nastro o cordoni.
Antichità. - L'uso da parte delle donne, ed eccezionalmente anche degli uomini, di chiudere i capelli entro un lembo di stoffa avvolto o cucito, ci è noto fin dai tempi omerici ed è assai diffiuso nella Grecia classica. Tale lembo di stoffa era detto cecrifalo (v.) se era semplicemente avvolto, σάκκος se era cucito: questo solo invero può essere assimilato alla nostra cuffia. Una cuffia, terminante a punta e guarnita di fiocchi pendenti, porta la testa di Afrodite su monete di Corinto del sec. IV a. C.
In Roma la cuffia era costituita da una reticella (reticulum), che chiudeva il grosso dei capelli sul sommo della testa, lasciandone uscire dei riccioli, sapientemente acconciati, sulla fronte e sulla nuca: la vediamo rappresentata in pitture di Ercolano e di Pompei. I testi dànno alla reticella l'epiteto di aurea: e infatti di fili d'oro appartenenti a una cuffia si è trovata traccia in tombe muliebri: è stato supposto che si usasse acconciare in tal modo il capo delle defunte nell'atto di deporre il cadavere nella tomba.
Medioevo ed Età moderna. - Nel sec. VI la cuffia consisteva presumibilmente in una specie di turbante fatto di fasce di tela, più tardi (sec. IX) sostituito dal velo e quindi dalle reticelle ornate e dai cappelli. Dal sec. XIII a oggi la cuffia perdurò, accanto agli altri tipi di copricapo, assumendo forme svariate, a volte ricoperta dal berretto o dal cappello, occasionalmente portata anche dagli uomini, come per es. nel Trecento. Oggi la cuffia, nelle sue fogge tradizionali, è portata in città dalle donne di avanzata età, e anche quest'uso va diminuendo. In molti paesi di campagna, invece, anche le giovani portano la cuffia. Così, per es., in Bretagna sono tipiche le grandi cuffie bianche o nere; in Provenza quelle di trina a ripiani delle Arlesiane; mentre in Olanda le popolane usano larghe cuffie insaldate, che scendono ai lati del viso e sulle quali talvolta vien disposto un casco dorato. Caratteristica è anche la cuffia delle contadine d'Alsazia, formata da una specie di fazzoletto che cinge il capo e si annoda in alto a forma di farfalla. In Italia, probabilmente a causa del clima più mite, le contadine portano in quasi tutte le provincie, invece che la cuffia, la pezzuola o il fazzoletto piegati in varia foggia, o semplicemente grandi spilloni nei capelli. A tutti è nota la forma speciale della cuffia delle suore di Carità, la candida cornetta insaldata che, chiusa sotto il mento dal soggolo, si apre ai lati, come ornata di piccole ali. Si ricorda anche la cuffia delle cameriere, formata spesso da una semplice gala di trine increspate.
Se la cuffia, durante il giorno, è considerata di pertinenza delle donne mature, è usata talvolta, dalle donne giovani, la cuffietta da notte; è assortita per la tinta alla camicia o al pigiama, fatta di batista o di seta e carica spesso di ricami e di merletti. Densi e pesanti sono invece i cuffiotti dei bambini, ripari ai rigori invernali. Uguale intento di riparare dal freddo ha la cuffia, formata di grosso panno e rivestita di cuoio, chiusa intorno agli orecchi e sotto il mento, portata dagli aviatori. Scopo diverso, ma ugualmente pratico, cioè quello di salvare i capelli dalla salsedine marina, hanno le cuffie impermeabili, venute ora in voga per la spiaggia; cuffie che, con i loro disegni scozzesi, con gli ornamenti e i vividi fiori dí gomma, completano a meraviglia la civetteria e la ricercatezza sempre crescente del costume da bagno moderno.
V. tavv. XIX e XX.