CUMA (Κύμη, Cyme, oggi Namurt o Lamurtköy) di Eolide
Città eolica d'Asia Minore, davanti a un'insenatura di mare a mezzogiorno del Sinus Elaeates e a nord del monte Sipilo e del fiume Ermo; non lontana da Myrina a nord-est e da Focea a sud-ovest. La remota fondazione di Cuma si faceva risalire a un'amazzone omonima, ma essa non è anteriore alla colonizzazione eolica dell'Asia Minore, cui deve l'effettiva sua origine. È ricordata da Erodoto (I, 149) fra le dodici più antiche città eoliche. Governata prima da re, quindi da un governo oligarchico; occupata dai Persiani, la città è poi nel sec. V a. C. alleata e tributaria di Atene. Nel 412, per le suggestioni di Sparta, si distacca però dall'alleanza, insieme con la vicina Focea. Nel 400 viene assediata da Tissaferrie, satrapo persiano, e liberata poi dalle forze spartane. Ricaduta sotto il dominio persiano con la pace di Antalcida e liberata dai Macedoni cadde in potere di Seleuco nel 282 o 281. Fece poi parte del regno Pergameno e quindi della provincia romana d'Asia. La monetazione va dal sec. VII fino all'occupazione della provincia d'Asia da parte dei Romani. Danneggiata da terremoti, specie al tempo di Tiberio, la città antica presenta tuttora importanti rovine. A Cuma nacque lo storico Eforo.
Bibl.: Bürchner, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XI, col. 247; J. Beloch, Griech. Geschichte, 2ª ed., I, Strasburgo 1912, pp. 2, 104; III, p. 1, 34; G. Busolt, Griech. Geschichte, I, 2ª ed., Gotha 1893, p. 274 seg.; Gilbert, Handb. d. griech. Staatsaltertümer, II, Lipsia 1881, p. 157; K. Lehmann-Hartleben, Antike Hafenanlagen, Lipsia 1923, p. 22; Ch. Picard, Éphèse et Claros, Parigi 1922, passim; V. B. Head, Hist. Num., 2ª ed., Oxford 1911, p. 552.