CURLANDO (Corlando, Churland)
Pittori torinesi - padre e figlio - che, pur dominando per circa un quarantennio a cavallo dei secc. XVII-XVIII la scena aulica torinese, non lasciarono echi durevoli né tanto meno una scuola che ne perpetuasse i modi (Mallé, 1973).
GiovanniBattista. Nacque probabilmente a Torino tra il 1648 e il 1652, dato che nell'atto di morte, il 26 marzo 1710, è detto di "62 anni circa" mentre in un censimento del 1705 risulta "anni 53" (se non diversamente indicato i documenti sono in Schede Vesine). Come pittore è citato per la prima volta in un pagamento del 1675 insieme con il pittore G. Romano per tre copie del ritratto del Beato Amedeo eseguite per la corte sabauda e destinate a Roma. Nel 1682 era priore della Compagnia torinese di S. Luca.
Evidentemente è dovuta agli stretti legami tra la corte di Baviera e quella sabauda la chiamata a Monaco di Giovanni Battista nel 1690 per la decorazione del salone delle feste nel castello Lustheim a Oberschleissheim, dove è evidente il richiamo al programma decorativo del castello della Venaria reale, che nel 1658 era stato eseguito per Carlo Emanuele II, fratello della principessa palatina Enrichetta Adelaid.e. Il suo soggiorno nel castello bavarese è documentato ancora per il 1692 e il 1693 con pagamenti (Baumstark, 1979, p. 202 n. 58); gli sono attribuite alcune tele della serie di Dame nel foyer del teatro della Vecchia Residenza (ibid., p. 216), ma l'opera più illustrativa della pittura di Giovanni Battista e degli influssi italiani portati in Baviera è il ritratto del Principe elettore Massimiliano Emanuele a una caccia a cavallo nel castello Lustheim.
Nel 1694 era di nuovo in Piemonte ove veniva pagato per un ritratto della "Serenissinia Principessa" di Carignano e nell'anno seguente abbiamo notizie di altri ritratti analoghi richiesti dal principe di Carignano. Nel1698 il sindaco di Torino, rendendosi interprete dell'esigenza (che era stata suggerita da Madama Reale) di sostituire il ritratto del duca Vittorio Amedeo II giovinetto con altro che lo raffigurasse nella giusta età nel palazzo comunale, comunicava d'aver preso accordi con Giovanni Battista e d'averne avuto, a certe condizioni, l'assenso. Il dipinto fu eseguito quasi subito e Giovanni Battista dovette fare anche una copia (pagamento del 1699 per "un quadro grande del ritratto di S.A.R." consegnato al principe di Carignano).
Il 4 marzo 1700 Vittorio Amedeo Il stesso, per "le prove date della sua non ordinaria virtù nella pittura", lo nominò pittore di corte, e il 30 ottobre dello stesso anno Giovanni Battista consegnò altri quattro ritratti alla Real Casa. Due anni dopo, i ritratti eseguiti per i Carignano ammontano a sei: quelli della Principessa madre, del Principe Amedeo e delle principessine Maria e Isabella. E tra il 1703 e il 1710 è tutto un susseguirsi di consegne dello stesso tipo, sia per la casa ducale sia per quella cadetta, ivi comprese due Allegorie delle arti liberali, pagate nel 1712 al figlio, e una pala di data incerta per l'eremo di Lanzo. La permanenza a. Torino e il suo radicamento in città, è dimostrato anche dal fatto che nel 1705 risulta proprietario di casa nell'isola S. Damiano.
Morì a Torino il 26 marzo 1710 (Schede Vesme) lasciando numerosi figli.
GiacomoAntonio. Figlio di Giovanni Battista, prendendo per valida l'età espressa nel censimento del 1705, sarebbe nato nell'anno 1683. La sua comparsa nei documenti pervenutici lo mostra in tutto e, per tutto avviato sulle orme paterne, quasi a perpetuare una bottega, diligentemente interprete del gusto sabaudo. Non era ancora giunto nella capitale F. Juvara e la sensibilità locale era ancora impreparata alla cabrata stilistica che questile avrebbe impresso.
Al 1700 risale comunque un pagamento per tre ritratti dei Carignano inviati al principe di Baden, ma solo ventitré anni dopo si hanno ulteriori notizie del suo operare. In tale data (17 giugno 1723) si accenna a quattro dipinti che Giacomo Antonio stava eseguendo con l'effigie della coppia regale, del principe ereditario e della defunta sorella per inviarli in dono alla principessa di Masserano. Alla dimora estiva della Venaria reale fu destinato il ritratto del re insieme a quello della duchessa di Borgogna, mentre un altro, raffigurante il principe di Piemonte, fu spedito (verosimilmente pet approcci prematrimoniali) a Rottenburg (30 ott. 1725).
Ritratti su ritratti, insomma, per ragioni di rappresentanza: è questa la costante sia del padre sia del figlio. Eccolo infatti attendere a un altro ritratto (ovale) del re da inviare in omaggio alla duchessa di Lorena (27 agosto 1726). Ma ecco pure, nel 1732, una momentanea evasione (o distoglimento) dalla solita routine, siapure non eccedente il gusto che s'è detto, e ricondotta comunque presto nell'alveo abituale: due quadri di modeste dimensioni con l'Angelo custode e il Cuore di Gesù, dichiaratamente devozionali.
Morì probabilmente nel 1737 se la "vendita all'incanto" di mobili, arredi e quadri di cui parla un atto dell'aprile stesso seguì di poco la scomparsa: potrebbe tuttavia anche essere morto alla fine del 1736.
L'inventario, che però non chiarisce quali fossero le opere di sua mano e quelle di sua proprietà, elenca marine, paesaggi, personaggi antichi, copie da Rigaud e Largillière, nature morte, immagini sacre, animali. t'un calcidoscopio che dà, inopinatamente, una fisionomia insolita dell'artista e che lo mostrerebbe interessato a soggetti meno di prammatica. Ma è assai più facile si trattasse di una piccola galleria privata, per uso e diletto personali.
Il suo indirizzo e la sua vena sono testimoniati dalle opere già citate oltre che dal ritratto equestre di Vittorio Amedeo II a Superga (non firmato) e da un'incisione, su suo disegno, del marchese di Bagnasco, Carlo Gerolamo Del Carretto.
Fonti e Bibl.: Schede Vesme, I, Torino 1963, pp. 388 s.; A. Cavallari Murat, Il Lanfranchi ed altri artisti all'eremo di Lanzo, in Boll. d. Soc. Piem. di arch. e belle arti, XIV-XV (1960-61), pp. 76 s.; L. Mallé, Le arti figurat. in Piemonte, Torino 1973, II, pp. 69, 167; R. Baumstark, in Kurfürst Max Emanuel (catal.), München 1979, pp. 176 ss., 202 s., 216; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 554 (s. v. Churland).