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CURULE

di Gioacchino Mancini - Enciclopedia Italiana (1931)
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CURULE

Gioacchino Mancini

. Fu l'appellativo delle magistrature romane che ebbero per comune insegna la sella curūlis. Con l'espressione curules magistratus si designò l'insieme delle più alte magistrature dello stato a cominciare dai consoli fino ai questori, esclusi questi con le magistrature plebee. Erano quindi in tal modo distinti i consoli, i censori, i pretori e gli edili curuli. Anche i supremi magistrati municipali, quatuorviri e duumviri ebbero le insegne curuli. Oltre a questi, tutti indistintamente i magistrati muniti di imperium furono curuli, e cioè il dittatore e il magister equitum, i decemviri e i tribuni consolari; questi ultimi sono detti curules magistratus da Livio (IV, 7, 7). L'edilità, che fu dapprima una magistratura esclusivamente plebea alle dipendenze dei tribuni della plebe, si sdoppiò poi con l'istituzione degli edili curuli, eletti un anno fra i patrizî e un anno fra i plebei. Questi ebbero tutte le competenze degli edili plebei, con in meno l'inviolabilità e in più gli auspici, la toga pretesta, lo ius imaginum e la sella curulis. Fu la sella curulis un sedile pieghevole, ornato d'avorio, simbolo del potere giudiziario, in memoria del tempo in cui il capo dello stato, il rex, sedeva sul suo carro. Questa etimologia (Gell., III, 18) fu accettata dal Mommsen che ritenne essere passato il qualificativo dall'insegna alla funzione, designando i magistrati curuli. Lo Jordan e il Willems al contrario ritennero che la denominazione sia passata dalla funzione all'insegna. La sella curulis veniva portata dietro al magistrato con i fasci, le verghe e le scuri ovunque intendesse erigere il suo tribunale, e fu conservata ai magistrati che in progresso di tempo perdettero la giurisdizione capitale, quale semplice distinzione.

Bibl.: Th. Mommsen, Römische Staatsrecht, 3ª ed., Lipsia 1887, I, p. 399 segg.; H. Jordan, in Hermes, VIII (1874), pp. 217, 222; P. Willems, Le Sénat de la République romaine, Lovanio-Prigi 1878, I, pp. 132, 136.

Vedi anche
imperium Nell’antica Roma, potere assoluto di governo, originariamente illimitato, riconosciuto in età repubblicana, in campo sia militare sia civile, ad alcuni tra i magistrati di volta in volta eletti (consoli, pretori, eventualmente il dittatore e altri magistrati straordinari) e ancor prima ai re etruschi. ... questore Nel diritto pubblico romano, la più antica fra le magistrature minori, attestata dal 5° sec. a.C.: con l’introduzione del consolato, ciascuno dei 2 consoli ebbe come ausiliare un quaestor, in origine di nomina consolare poi (dal 449 a.C.) eletto annualmente dai comizi tributi; daterebbe al 409 l’ammissione ... console Diritto I c. sono organi tramite i quali lo Stato compie attività di carattere interno (soprattutto amministrativo) in territorio estero. Le relazioni consolari sono disciplinate da norme pattizie, contenute nei trattati consolari, e da norme consuetudinarie codificate nella Convenzione di Vienna del ... censóre Nome dei due magistrati di Roma antica incaricati, tra le altre cose, di compiere il censimento della popolazione. Istituiti nel 443 a.C., i c. venivano eletti ogni 5 anni, restavano in carica 18 mesi e godevano di un grande prestigio, poiché sovrintendevano alla condotta morale e civile di tutti i cittadini, ...
Tag
  • TRIBUNI DELLA PLEBE
  • POTERE GIUDIZIARIO
  • SELLA CURŪLIS
  • TOGA PRETESTA
  • DECEMVIRI
Vocabolario
curule
curule agg. [dal lat. curulis, der. di currus «cocchio»]. – Sella c.: sedile pieghevole ornato d’avorio che, nell’antica Roma, era il simbolo del potere giudiziario; magistrati c., magistrature c., i consoli, i censori, i pretori, gli edili,...
pedàneo
pedaneo pedàneo agg. [dal lat. tardo pedaneus, der. di pes pedis «piede»]. – Presso i Romani, giudice p. (iudex pedaneus, calco del gr. χαμαιδικαστής), il giudice di cause minori, che non aveva sedia curule.
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