CURZOLA (A. T., 24-25-26)
Detta Κόρκυρα dai Greci e Corcyra nigra dai Romani, per il colore scuro dei suoi boschi, è chiamata Korčula in croato, misura kmq. 259,2 di area ed è per estensione, dopo Brazza e Lesina, la terza delle isole dell'arcipelago meridionale dalmata, detto anche delle Isole Curzolane. Disposta nel senso dei paralleli, ha forma allungata, stendendosi per 46 km. da E. a O. (fra Capo Speo e Punta Terstena) e solo per 5 km. da N. a S. (16°36′-17°2′ long. E. e 42°54′-42°59′ lat. N.) ed è separata dalla penisola di Sabbioncello da uno stretto canale (km. 1,5).
Geologicamente e morfologicamente è data da una piega anticlinale di calcare cretaceo, fortemente ferretizzato alla superficie, che s'innalza a m. 568 al M. Klupča. Montuosa soprattutto nella parte centrale, ha coste alte e unite e manca di idrografia superficiale e di valli aperte, salvo una conca carsica (Campo di Blatta) sul lato occidentale, dove sgorgano alcune risorgenze, e che si apre nella baia assai diramata di Vallegrande, fra punta Terstena e lo Scoglio Proisi.
Il clima presenta temperature medie assai elevate, così in inverno (temperatura del gennaio superiore a 8°), come in estate (luglio 25°), con piogge annue scarse (attorno agli 800 mm.) e a regime nettamente mediterraneo, cadendo nei mesi estivi solo il 12% delle precipitazioni annue. La flora risponde esattamente al clima, con larga estensione del bosco ceduo di quercia (la macchia mediterranea), con formazioni boschive di Pinus halepensis e carrubi inselvatichiti. La fauna è caratterizzata dalla presenza, assai rara oggi, di uno speciale sciacallo, il Canis aureus dalmatinus, che si trova pure nella penisola di Sabbioncello.
La superficie boschiva (massima sul lato occidentale) raggiunge anche oggi il 56,3% dell'area totale, cioè il valore massimo di tutte le isole dalmate. Appare invece molto ridotto il terreno a pascolo, appena il 20%, e mancano addirittura i prati coltivati: onde il piccolissimo numero di cavalli e bovini che si trovano nell'isola, mentre sono molto numerosi i muli e gli asini. Anche di campi Curzola appare assai scarsa, appena 1,7% dell'area complessiva, con qualche maggior estensione alle due estremità, verso le cittadine di Curzola e Vallegrande, mentre estesi sono i vigneti 10,8% della superficie), con un massimo di 22% nella conca occidentale, dove si produce l'"Opollo", ottimo vino rosso da taglio, che viene esportato in gran parte. Invece assai limitata è la coltura dell'olivo.
La densità media della popolazione è di circa 50 ab. per kmq., con valori che giungono a 75 attorno a Vallegrande e a 60 a Curzola. Scarsa è la popolazione sparsa (appena il 18% del totale); mentre il rimanente vive raggruppato in 10 centri con una media di 620 ab. per centro; di questi, Blatta, sull'alto della conca occidentale, e Vallegrande, in fondo al vallone omonimo, sono i maggiori dell'isola, superando il primo i 5000 ab., il secondo i 2000. La popolazione vive esportando carbone e legna da ardere; in parte è occupata anche nelle cave di calcare cristallino da costruzione diffuso nell'isola, e nell'industria navale.
La popolazione è croata, salvo nel comune di Curzola, dove nel 1910 si contavano oltre 400 Italiani dediti in gran parte al mare e all'industria carpentiera; Italiani che tenevano molto alla loro nazionalità e che invece i censimenti posteriori fanno sparire quasi del tutto.
La cittadina di Curzola (1910: ab. 2157), all'estremità orientale dell'isola di fronte a Sabbioncello, si raggruppa su di una penisoletta dominata dalla cattedrale e circondata da bastioni veneti, caduti in buona parte in rovina. Capoluogo amministrativo dell'isola e distretto giudiziario, ha un buon porto toccato dalle linee dalmate, e un cantiere già famoso.
La cittadina conserva intatto il suo antico carattere veneto con strade anguste che conducono a gradinate verso il centro. In parte conservato è il suo sistema fortificatorio, con torri e porte che risalgono all'epoca del dominio veneziano. Il Duomo, iniziato nel sec. XIII, è di tipo basilicale romanico, ma già gotico negli elementi decorativi della facciata e nell'ordine architettonico interno. Al sommo della facciata si vede un gran busto muliebre a cui sono collegate strane leggende. La pala dell'altar maggiore è attribuita al Tintoretto, quella della Trinità a Iacopo da Ponte. Nel coro si conservano stalli lignei intagliati del sec. XV, nel Tesoro calici d'argento dorato e preziosi paramenti sacri. Notevole è pure la Badia francescana, costruita fra il 1393 e il 1420, di cui la parte più ammirevole e meglio conservata è il chiostro, di stile gotico veneziano. Tra le molte belle case, la maggior parte delle quali risale ai tempi di Venezia, quando la cittadina divenne come un gioiello di trafori e ricami marmorei incastonato dentro la formidabile cinta turrita, la più importante è quella degli Arneri, detta la Ca' d'oro di Curzola. (V. tavv. XLVII e XLVIII).
Storia. - L'isola sembra essere stata abitata fin dall'età neolitica, per quanto le prime notizie si riferiscano alla colonia che gli Cnidî vi avrebbero fondata fra il 394 e il 390 a. C. Alquanto più tardi, ma sempre nel sec. IV, anche la greca Lissa manda nella parte orientale dell'isola, non lungi dall'attuale Lumbarda, un'altra colonia. Neppure questi centri tuttavia sfuggono al progressivo imbarbarimento delle coste adriatiche dovuto al crescere della pirateria e della potenza del regno ardieo, che però non dovette esercitarvi per molto tempo un dominio diretto. I Romani la liberarono fin dalla prima guerra illirica (228 a. C.), sostituendovi poi lentamente il loro governo. Si ribellò insieme con Melita al tempo di Augusto che la punì, in parte trucidando gli abitanti, in parte vendendoli come schiavi; ma riuscì a risorgere.
Passata sotto il dominio bizantino, venne occupata da Venezia che vi esportava legnami e navi, ma che doveva importarvi, per otto mesi all'anno, cereali per i suoi abitanti. Fu sotto la repubblica ragusea dal 1618 al 1778 e poi seguì le sorti di tutte le isole dalmate. Capitanato austriaco che comprendeva anche la penisola di Sabbioncello e l'isola di Lagosta, oggi è iugoslava e fa parte del banato continentale della Zeta sotto l'ispettorato circondariale di Ragusa.
La battaglia di Curzola. - Presso Curzola si combatté l'8 settembre 1298 un'importante battaglia navale tra Veneziani, capitanati da Andrea Dandolo e Genovesi, capitanati da Lamba Doria. La battaglia sembrava volgersi in favore dei Veneziani, quando 15 galee, che il Doria aveva il giorno prima distaccate dall'armata, sopravvennero in tempo per attaccare i Veneziani alle spalle. La linea veneziana fu rotta, e la capitana stessa fu presa da quella genovese. Dodici galee si salvarono con la fuga, le altre si arresero. Tra i molti che vennero fatti prigionieri si trovava anche Marco Polo.
Bibl.: Patsch, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV, coll. 1219-20; G. De Sanctis, Storia dei Romani, III, Torino 1916, coll. 295-300 (per l'isola nell'antichità). - Sull'isola in genere e sui suoi monumenti, v.: Th. Jackson, Dalmatia, the Quarnero and Istria, Oxford 1887-89, voll. 3; C. Iekovich, Dalmatiens Architektur und Plastik, Vienna 1910; E. Bruckner, Dalmatien und das österreichische Küstenland, Vienna 1911; La Dalmatie, Guide illustrée Hartleben, Vienna 1912: A. Brunialti, Trento e Trieste, Torino 1916; A. Venturi, E. Pais e P. Molmenti, La Dalmazia monumentale, Milano 1917; G. Dainelli, La Dalmazia, cenni geografici e statistici, Novara 1918; A. Dudan, La Dalmazia nell'arte italiana, Milano 1921; G. Dainelli, Fiume e la Dalmazia, Torino 1928.