da che
. - La congiunzione subordinativa, rappresentata di solito dagli editori con grafia non unita, ha nelle opere di D. una limitata presenza (e solamente in poesia), con due usi.
1. Come congiunzione causale, col valore di " poiché ", " dal momento che ", " in quanto ", " siccome ", in Rime LXXXIX 10 Destinata mi fu questa finita / da ch'un uom convenia esser disfatto, / perch'altri fosse di pericol tratto; CXVI 1; Vn XII 12 24 dunque perché li fece altra guardare / pensatel voi, da che non mutò 'l core; in If II 85 Da che tu vuo' saver cotanto a dentro, / dirotti brievemente; XXVI 11 Così foss'ei, da che pur esser dee!; XIII 79, XXVII 108; Pg XIV 79 Ma da che Dio in te vuol che traluca / tanto sua grazia, non ti sarò scarso; XXIV 17 Qui non si vieta / di nominar ciascun, da ch'è sì munta / nostra sembianza via per la dïeta; I55, XIV 118 e 122; Pd XXII 36 Ma perché tu, aspettando, non tarde / a l'alto fine, io ti farò risposta / pur al pensier, da che sì ti riguarde, per cui cfr. Petrocchi, ad l.: " Si potrebbe accogliere anche (se pur non è mero sinonimo di da che) di che: ‛ soltanto al tuo pensiero, del quale (di esprimere il quale) così ti riguarde, così sei esitante '; ma è più convincente da che, ‛ dal momento che ' ". Pertanto si potrebbe anche spiegare: ‛ dal quale sì ti riguarde ', cioè: " dal quale (dall'esprimere il quale) tanto ti trattieni".
2. Come congiunzione temporale, col valore di " quando ", " allorché ", " dopo che ", in If IV 97 Da ch'ebber ragionato insieme alquanto, / volsersi a me con salutevol cenno; XIII 34 Da che fatto fu poi di sangue bruno, / ricominciò a dir. Inaccettata ormai in If V 109 la variante Da ch'io, per cui correntemente si legge Quand'io intesi quell'anime offense, / china' il viso; si veda tuttavia Petrocchi, ad l.: " Ragguardevole la var. Da ch'io, ma sospetta, e cioè volta a evitare ripetizione (cfr. v. 112 Quando) "; si consideri inoltre la nota del Boccaccio: " Da ch'io intesi quest'anime offense, sì dalla morte ricevuta e sì dal presente tormento, China' il viso ". Un esempio come congiunzione temporale anche in Fiore CXXV 12 Da ch'e' ci avrà di ta' morse' serviti, / no gli bisogna di far gran disdetti.
Ha il valore di " da quando " ed è usato in correlazione con in fino, in Rime XCI 79 tanto Amor m'avvezza / con un martiro e con una dolcezza, / quanto è quel tempo che spesso mi pugne, / che dura da ch'io perdo la sua vista / in fino al tempo ch' ella si racquista: ma il da ch' qui potrebbe anche essere ritenuto locuzione di per sé e non congiunzione composta, col significato di " dal tempo, dal momento in cui ".
Bibl. - G. Herczeg, Sintassi delle proposizioni subordinate temporali nel Due- e Trecento, in " Acta Linguistica Hungarica " XIII (1963) 93-125 e 311-343.