DAL VERME
. Storica famiglia lombarda, che ebbe un'azione notevole sui destini del paese. Ne è capostipite Nicola, che, al principio del '200, capeggiò i fuorusciti guelfi di Verona, e nel 1226 rappresentò i proprî concittadini nei convegni tenuti per difendersi da Federico II imperatore. Da lui discende quel Pietro, che militò sotto le bandiere scaligere contro i Carraresi e fu padre di Luchino, dal quale la famiglia D.V. trae il primiero lustro militare. Questi, lasciato il servizio degli Scaligeri, passò agli stipendî dei Visconti, che promettevano maggiori imprese di guerra e maggiori premî e fu governatore del Genovesato nel 1355, poi di Alba. Nel 1356, comandante supremo delle milizie viscontee, tenne testa alle schiere dell'Acuto e aggiunse Pavia al dominio visconteo. Celebratasi la pace fra i Visconti e i Guelfi nel 1364, per opera del Petrarca, che di Luchino era amico, forse scorgendo nel rude soldato qualche intelligenza di lettere e qualche rudimento di cultura, il D. V. fu inviato dalla Serenissima a domare la sommossa dei coloni veneziani di Candia, ribelli alla madrepatria, perché esclusi dalle magistrature cittadine: e in breve ricondusse l'isola sotto il dominio di Venezia. Poi nuovamente passò il mare, per combattere in Siria i Turchi. Ma qui la morte lo colse, nel 1372. Fu uno dei migliori condottieri del suo tempo e certamente il più affezionato generale di Gian Galeazzo Visconti, che per disposizione testamentaria lo incluse nella reggenza.
Il figlio di lui, Iacopo, fu anch'esso capitano fra i più celebri del secolo in cui visse e va considerato come insigne restauratore della milizia italiana. Spinto da segreti rancori contro i Carraresi, contribuì efficacemente alla loro rovina. Quando, nel 1391 Giovanni d'Armagnac, ai servizî di Firenze, nella lotta contro Gian Galeazzo Visconti, discese in Italia, fu sconfitto presso Alessandria con i suoi mercenarî dalle disciplinate truppe di Iacopo D.V. Questo fatto d'arme, 25 luglio 1391, che è da considerare, dopo Legnano, la prima vittoria riportata da Italiani su d'un esercito straniero, fu celebrata dall'Ariosto (Orlando furioso, XXXIII, 5, 21-22) e salutata dai contemporanei come un vero avvenimento nazionale. La furia delle truppe guascone s'era infranta contro la tattica prudente di Iacopo Dal Verme.
Questi ebbe per figlio Luigi, che, dopo aver militato sotto le insegne venete, passò agli ordini dí Muzio Attendolo Sforza nella guerra di Napoli contro la regina Giovanna. Scoppiate nel 1436 le ostilità fra i Veneziani, alleati coi Fiorentini, e il duca di Milano, questi lo volle ai suoi stipendî: e, per meglio legarlo a sé, gli concesse 7 feudi di Bobbio e di Voghera. Luigi contribuì efficacemente all'elevazione di Francesco Sforza al ducato e morì nel 1449. Nel 1433 aveva avuto dall'imperatore Sigismondo la contea di Sanguineto nel Veronese. Il figlio di lui, Pietro, condottiero ducale, padrone dell'intiera riviera orientale del Lario, fu tra i primi signori d'Italia. Ammogliato a Chiara Sforza, figlia naturale di Galeazzo Maria, duca di Milano, fu avverso a Ludovico il Moro. Ma morì avvelenato in Voghera, il 17 ottobre 1485, e i beni suoi furono confiscati. Il nipote suo, Federico, fedele agli Sforza, si difese strenuamente contro il re di Francia: e da Francesco II duca di Milano nel 1532 ebbe la contea di Bobbio. Dal figlio di lui, Giano, senatore e marito di Eleonora Borromeo, zia di Carlo, discende il ramo, che si estinse con Carlo (1673-1759), diligente raccoglitore delle memorie storiche della sua prosapia. La contea di Bobbio, alla morte di lui, passò al ramo piacentino dei Dal Verme, procedente da Marcantonto, fratello del sopraricordato Federico, pure fedelissimo agli Sforza e perseguitato dal re di Francia. Discese da esso quel Francesco, noto per i suoi viaggi negli Stati Uniti d'America, che fu amico di Washington. In tempi recenti, Luchino (n. 1838, morto 1911) fu generale, uomo politico e geografo.
Bibl.: P. Litta, Famiglie celebri italiane. Dal Verme; L. Dal Verme, Francesco Petrarca e Luchino Dal Verme condottiero de' Veneziani nella guerra di Candia, Roma-Voghera, 1892.