DAMASCO (fr. damas; sp. damasco; ted. Damask; ingl. damask)
Il damasco classico, di seta, è un tessuto operato con ordito e trama di colore identico, in cui però il disegno spicca sensibilmente dal fondo per contrasto di lucentezza. Tale contrasto risulta dall'uso nel fondo e nell'opera rispettivamente degli effetti di catena e di trama di una stessa e adatta armatura (v.). Comunemente si usa il raso da 5 o quello da 8: ad es., se il fondo è in raso da 5 effetto catena, l'opera è nello stesso raso da 5 effetto trama. Il disegno, anche con l'ordito identico alla trama, spicca - come si è detto - per variazione dell'effetto di luce; la quale è riflessa in una data direzione dalle briglie lunghe e parallele della catena e in un'altra diversa e contrastante dalle briglie, pure lunghe e parallele, ma disposte perpendicolarmente alle prime, della trama. L'effetto di luce cambia naturalmente secondo la posizione di chi guarda (fig. 2).
Il damasco può essere considerato un tessuto a due dritti cioè senza rovescio; però generalmente si preferisce per dritto il lato dove il disegno è formato dalla trama.
La Cina fu il primo paese a introdurre motivi ornamentali nei tessuti; seguirono, a lunghi intervalli, l'India, la Persia, la Siria e poi la Grecia bizantina; ma verso il sec. XII, la città di Damasco superò talmente tutti gli altri paesi per bellezza e originalità di disegni, che i suoi tessuti di seta vennero ricercati dappertutto. Tra questi, grande sviluppo ebbe il tessuto di seta sopra descritto, il quale prese appunto il nome dalla città che lo produsse e lo importò in Europa.
Grande uso si è fatto sempre di questa stoffa, specialmente per addobbi di chiese, per coprire mobili e per tappezzare stanze. Nei tempi passati si usava il damasco di seta anche per abiti di gran gala. In Italia erano celebri anticamente i damaschi di seta di Catanzaro e poi quelli di Vicenza, di Venezia, di Lucca e di Genova. Attualmente questi tessuti si producono, imitando dall'antico, un po' dappertutto; ma i centri più importanti sono la Lombardia, Torino, Napoli, S. Leucio di Caserta, Venezia e Genova. A Catanzaro si vanno facendo tentativi, ma in misura per ora assai ridotta, di far rifiorire l'antica industria. Si usa, oltre che seta, cotone mercerizzato, seta artificiale, oppure seta e cotone insieme.
La montatura del damasco è su macchina Jacquard 400,800, 1200 a seconda del rapporto del disegno. Il damasco essendo tessuto molto fitto in catena e in trama, ha probabilmente suggerito l'idea - allo scopo di ottenere grandi disegni - di ampliare la portata della macchina Jacquard attaccando alle arcate magliori capaci di portare 2 o più fili. Ma per mantenere le proporzioni del disegno così ingrandito in catena, era necessario ampliarlo anche in trama; perciò i contorni del disegno sono eseguiti dalla Jacquard, che rimane immobile per due, tre o più trame, mentre le legature di base, sia del fondo sia del disegno, sono effettuate ad ogni singola trama per mezzo di appositi licci. I fili, a più d'uno per maglione, passano prima nel corpo d'opera, poi nel primo gruppo di licci di alzata, poi nel secondo gruppo di licci di abbassata o di ribalto.
Tecnicamente i damaschi possono essere divisi in due classi principali: 1. quelli montati a solo corpo (semplici), nei quali le dimensioni dei disegni sono necessariamente assai limitate (fig. 1); 2. quelli montati a corpo e licci, nei quali tali dimensioni si moltiplicano quanti sono i fili per maglione (fig. 3).
Il damasco classico di seta ha dato origine ai tessuti damascati effetto catena ed effetto trama di una stessa armatura semplice. Grandissimo è il numero dei damascati tessuti in greggio e poi tinti o candeggiati in pezza. Usando filati in ordito di natura differente dalla trama (seta e cotone, cotone e lana), si possono ottenere mediante la tintura in pezza, damascati a due colori. Nelle tovaglierie si trovano numerose applicazioni di damascati, in base ai disegni sia di forma geometrica (rigati, scacchi, greche), sia ormamentali. Le Fiandre ed il Belgio furono i primi paesi a produrre tessuti damascati di lino, specialmente per uso delle mense e la città di Courtrai (Belgio) era celebre già nel sec. XVI per i suoi pannolini di gran pregio.
Oggi si fabbricano tovaglierie damascate di cotone, dalle qualità più ordinarie alle più fini, mercerizzate, come pure miste di lino e cotone. Come derivazione meno rigorosa dal principio base del damasco, si hanno poi moltissimi tessuti dove l'opera e il fondo tessono armature diverse tra loro, ma sempre una con effetto catena e l'altra con effetto trama. Tra le derivazioni si annoverano i cosiddetti brillantés tessuti a piccoli disegni in forma di rombi, palline, stelle ecc., formati da briglie di trama, o anche di catena, completamente slegate, su fondo di solito a tela. Tali effetti hanno moltissime applicazioni nei tessuti d'uso comune, specialmente per camicerie e per abbigliamento femminile. Vi sono per ultimo i damascati ombreggiati nei quali la catena può essere di un colore e la trama di colore contrastante. L'ombreggiatura è ottenuta passando gradualmente da un'armatura effetto trama alla stessa armatura effetto catena (figg. 4-5) o viceversa. Questo metodo trova applicazione specialmente nella riproduzione di ritratti, fiori e paesaggi. Con un ordito di seta bianca e con una trama di seta nera si eseguiscono riproduzioni meravigliose di quadri.
V. tavv. LXIX-LXXVIII.
Bibl.: L. Bossi, Tessitura, Milano s.a.; O. Falke, Kunstgeschichte d. Seidenweberei, Berlino 1921; E. Leclerc, L'ABC du tisseur, Parigi 1923; G. Marangoni, Le stoffe d'arte, Milano 1928; E. Flemming, Les tissus, Parigi 1928.