BERTOLI, Daniele Antonio (Antonio Daniele)
Nacque il 12 giugno 1677 a San Daniele del Friuli, quarto figlio del conte Giovan Giacomo e di Maria Giuseppina Pischiutti. La famiglia della madre era originaria di San Daniele, dove il B. frequentò le prime scuole, mentre la casa del padre si trovava a Mereto di Tomba, dove la famiglia Bertoli aveva alcuni possedimenti. Scarse notizie si hanno sui suoi primi studi e sulla sua formazione. Sappiamo che l'educazione umanistica dei giovani Bertoli - tra i quali si ricorda Gian Domenico, fondatore del Museo di Aquileia - venne completata a Venezia, presso i padri somaschi. In questa città il B. dovette studiare ancora disegno e pittura, ottenendo lusinghieri successi nella pittura ad acquerello e nella grisaille: ma di questa sua attività (così come della futura) in Italia non restano tracce che in alcune incisioni e in taluni ritratti (ed. anche illustrazioni per libri, di soggetto allegorico, per un elenco delle quali cfr. Meyer, 1885)
A Venezia lo zio Giovanni Daniele, canonico di Aquileia, era ospite del cardinale Giovanni Delfino, e nell'amicizia fra il cardinale e il canonico friulano si può intravedere l'origine dei rapporti che successivamente unirono il B. ai componenti della nota famiglia veneziana. Fu al seguito del cardinale Marco Delfino, infatti, che egli andò a Brescia; ma di questo periodo non resta traccia. Si recò poi a Vienna, e il 10 genn. 1710 l'imperatore Giuseppe I lo nominò "disegnatore di camera", decretando, il 17 novembre dello stesso anno, che tale carica fosse retroattiva, dal 1° ott. 1707, giorno in cui, verosimilmente, il B. era entrato al servizio imperiale. La stessa carica questi mantenne sino alla morte, anche con l'imperatore Carlo VI.
Poco dopo esser entrato al servizio della casa imperiale, il B., oltre alle funzioni comuni, relative alla sua carica, ebbe in particolare quella di "disegnatore teatrale", col compito di disegnare i costumi per il teatro di corte e per le feste date dall'imperatore, soprattutto per quelle di carnevale (dette "Wirtschaften"). In questo ufficio gli fu affiancato nel 1724 Bartolomeo Poli, cugino del cappellano di corte, in qualità di "Theatral-Scholar in der Zeichenkunst". Nel 1726 il B., insieme con il Poli, tornò in Italia, con l'incarico dell'imperatore di raccogliere materiale per, il Museo Cesareo. Dopo un breve soggiomo nella casa patema, proseguì per Venezia, Firenze e Roma. Nell'abate Sterbini, che poi lo seguì a corte, trovò aiuto e appoggio per procedere alla delicata opera di acquisto delle antichità del Museo Certosino di Roma. Nell'estate del 1727 rientrò a Vienna. Ma il viaggio in Italia gli procurò presto molte amarezze: i suoi acquisti furono aspramente criticati ed egli fu incolpato di imbroglio e falsità. Nello scandalo fu coinvolto anche l'amico Apostolo Zeno. Il B. elevò vivaci proteste d'innocenza e richiese le perizie necessarie a scagionarlo dalle accuse, ma la questione fu messa a tacere. Riabilitatosi presso l'imperatore, ricominciò a mietere nuovi successi: quando il 30 nov. 1730 morì Ferdinando Cerríni, ispettore e direttore della Pinacoteca e galleria imperiale, il B. venne nominato suo successore (con decreto del 21maggio 1731: conferma di questa carica nel doc. n. 19284 pubbl. in Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen des Kaiserhauses, XXIV, 2 [1903-4], p. 1);nel 1732 ricevette l'investitura del feudo di Bribir e il titolo di conte. Trovandosi nell'impossibilità di dedicarsi sufficientemente al teatro, fu coadiuvato dal 1733da Andrea Altomonte, da lui avviato nella tecnica del disegno. Quattro anni più tardi, nonostante il suo forte stipendio (1800 denari d'oro come direttore della Galleria), il B. ormai "lavorava poco o niente": forse la ragione di questo rallentamento nell'attività è da ricercarsi nella famosa pigrizia di cui lo accusava l'amico Zeno (Lettere, IV, p. 276).
Il B. morì a Vienna il 27 dic. 1743.
Possedeva una ricca biblioteca e una collezione di disegni e oggetti d'arte, vendute e disperse subito dopo la sua morte (cfr. Zeno, Lettere, IV, p. 345; VI, p. 248; Someda de Marco, pp. 77 ss.).
Era stato uno degli uomini più in vista alla corte di Vienna. Aveva mantenuto stretti rapporti con il fratello Gian Domenico, che incoraggiò a pubblicare Le antichità di Aquilda (Venezia 1739), per le quali disegnò il frontespizio del primo volume (inc. da F. Zucchi; cfr. in proposito le Lettere di A. Zeno, VI, pp. 23, 57, 163). Tra le numerosissime persone da lui conosciute erano molti letterati italiani, e basterà ricordare A. Zeno (per le cui Poesie sacre drammatiche ,Venezia 1735, disegnò due tavole); L. A. Muratori, A. M. Zanetti. Godette dell'amicizia del re di Polonia: a Dresda fu suo ospite e in tale occasione ricevette in dono alcune porcellane. Rosalba Carriera ha lasciato un suo ritratto (San Vito al Tagliamento, coll. Rota), che fu anche inciso da G. H. Müller.
Pur avendo iniziato la sua carriera come pittore e incisore, a Vienna il B. si dedicò quasi completamente al disegno e in particolare al disegno di costumi. Poche sue pitture si trovano qua e là in varie collezioni, ma il grosso della sua opera, costituita da disegni per costumi, è custodito nella Theatersammlung della Oesterreichische Nationalbibliothek. I fogli conservati, in numero di 285, furono in un secondo tempo rilegati in due volumi dei quali uno comprende i costumi maschili, l'altro quelli femminili. I disegni, a matita, a penna, ma per la maggior parte a punta d'argento, spesso acquerellati, presentano personaggi della vita quotidiana, cavalieris contadini, immagini di popolazioni straniere e lontane (come Inglesi, Ungheresi, Polacchi, Turchi, Cinesi) e costumi tratti da quel repertorio che da L. Burnacini in poi ci è ben noto; con esclusione però dei personaggi della commedia dell'arte e delle figure grottesche. In tutti i disegni si riconosce l'arte squisita del B.: la finezza del tocco e l'eleganza dei segno lo avvicinano agli artisti francesi. Per i caratteri formali, la ricchezza dei motivi e l'appassionata cura del particolare, questi disegni superano di molto quelli eseguiti, all'incirca nello stesso tempo, nell'opera sui costumi teatrali di Messelreuter. Una scelta dei disegni per costumi del B., riprodotti in eccellenti stampe a colori, può trovarsi in: Denkmäler des Theaters. Inszenierung, Dekoration, Kostüm des Theaters und der grossen Feste, a cura di J. Gregor, III, A. D. B., Desseins, Wien 1924.
Fonti e Bibl.: Udine, Bibl. Comunale, Carte del canonico G. D. Bertoli e sua autobiografia, ms. 338 Joppi, passim; A. Zeno, Lettere, Venezia 1785, IV,pp. 153-156. 194 s., 276, 345; VI, pp. 23, 57, 163, 248; G. de Renaldis, Della pittura friulana…, Udine 1798, p. 123; G. C. Liruti, Not. delle vite e delle opere scritte dal letterati del Friuli, Venezia 1830, IV, p. 399; J. Meyer, Allgemeines Künstler-Lexikon, III, Leipzig 1885, p. 721 (con bibl. ed elenco delle incisioni); J. Gregor, Wiener Szenische Kunst, II, Das Bühnenkostüm in historischer … Analyse, Zürich-Leipzig-Wien 1925, pp. 102-107; P. Someda de Marco, G. D. Bertoli…, Pordenone 1948, pp. 55-50; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p.507; Encicl0pedia dello Spettacolo, II, coll. 410 s.