DANUBIO (gr. "Ιστρος; lat. Hister, Ister, Danuvius; ted. Donau; cèco Dunaj; ungh. Duna; serbo Dunav; romeno Dunǎrea; A. T., 56-57, 59-60, 77-78, 79-80)
Il Danubio, che è, in ordine di grandezza, il secondo fiume dell'Europa, nasce dalla Selva Nera e sbocca nel Mar Nero. È lungo 2900 km. ed emunge un'area di 816.947 kmq. A questo grande sviluppo non corrispondono del tutto le condizioni di pendenza. La pendenza media, calcolata per tutto il corso, è di 0,345‰, ma assai diversi sono i valori dei singoli tronchi: 0,93‰ nel superiore, 0,112‰ nel medio e appena 0,038‰ nell'inferiore. Valori contrastanti con questi si otterrebbero calcolando le pendenze corrispondenti agli affluenti: infatti da considerevoli altezze i Tatra e i Tauri ne mandano al corso medio, le Alpi di Transilvania all'inferiore.
Mentre gli altri grandi fiumi d'Europa defluiscono da N. a S., o viceversa, il corso del Danubio ha direzione generale da O. a E.: il suo maggiore ramo sorgentifero e più settentrionale, la Brigach, nasce alla longitudine di 8°15′ E., e le foci del fiume nel Mar Nero raggiungono il meridiano 29°40′, per modo che esso dalla Foresta Nera, presso al limite fra l'Europa centrale e l'atlantica, arriva al margine della steppa dell'Europa orientale. Si sposta però in latitudine, perché da 48°5′ N. (sorgente della Brigach) scende a 44°50′ (foce di San Giorgio). Così esso è una grande via naturale tra l'Oriente e l'Occidente d'Europa, la cui direzione, nei due sensi, fu seguita da conquistatori e da popoli migranti.
La leggenda lo fa percorrere dagli Argonauti e la storia racconta che sulle sue rive apparvero Sesostri, Dario d'Istaspe, Traiano e Marco Aurelio. Con la conquista romana, il suo corso è esattamente noto agli antichi e segna il confine dell'Impero. Poi esso diviene la grande strada delle invasioni e lungo le sue rive si susseguono Unni, Avari, Slavi, Bulgari, Magiari, Peceneghi, Cumani. In direzione inversa mossero i Franchi di Carlo Magno per respingere gli Avari, i Bavaresi per costituire la marca di Osterrich, i Crociati del sec. XI. Lungo le sue rive gli Osmani si avanzeranno conquistatori a minacciare l'Europa. E ancora il Danubio sarà la via della riconquista cristiana, e il suo bacino medio formerà la parte più unita della monarchia degli Asburgo. L'essere il Danubio via aperta alle invasioni, dà ragione della varietà etnografica del bacino, con la quale ben pochi altri paesi possono competere: assai poco nettamente separati e spesso assai frammischiati si stanziano Tedeschi, Cèchi, Slovacchi, Ruteni, Sloveni, Croati, Serbi, Magiari, Romeni, Bulgari e Turchi, sempre in lotte e competizioni fra loro anche al presente.
All'importanza storica cede quella del fiume per riguardo al commercio, che è tuttavia considerevole: da Ratisbona a Sulina il fiume è percorso da piroscafi che trasportano frumento del Bassopiano Pannonico, legname delle Alpi Austriache, materie prime dell'Oriente, prodotti lavorati dell'Occidente. Ma il fiume sbocca in un mare appartato dalle grandi linee mondiali, e perciò non può avere l'importanza del Reno, che ha foci più opportunamente situate. Il fiume però acquisterà maggior valore quando saranno stati aperti i canali che lo colleghino con i grandi fiumi della Germania.
Come tutti i grandi fiumi, il Danubio presenta nei varî tronchi un regime diverso che dipende dal clima delle regioni attraversate e dagli affluenti. Le variazioni che mensilmente presentano le altezze idrometriche sono espressione delle condizioni climatiche medie del territorio d'alimentazione corrispondente, altre invece sono la conseguenza del variabile andamento del tempo. Di queste ultime poco risente il corso inferiore, che con le sue lente variazioni di livello assomma ed esprime le condizioni meteoriche di tutto il bacino danubiano. In modo del tutto diverso si comporta il tronco superiore, alquanto più breve dell'inferiore e alimentato dai grossi affluenti alpini dai quali dipendono le piene temute da Vienna. Altri innalzamenti di livello non sono vere e proprie piene: in tutto il corso danubiano dipendono dai ghiacci dei quali il fiume è coperto ogni anno. Dove le masse di ghiaccio fluitante si fermano, gli sbarramenti che producono cagionano rigurgiti a monte che elevano le acque a un livello superiore a quello corrispondente alla portata. Le più esposte a questo pericolo sono le città di Bratislava, Gyor, Komárno, Esztergom (Strigonia), Budapest, Mohács.
Il Danubio presenta aspetti diversi nei suoi varî tronchi, i quali hanno tutti una storia geologica propria e si sono riuniti soltanto in epoca recente. Nell'insieme, il fiume segue una serie di stretti e di mari del Terziario recente, sul cui fondo, appena le acque si ritirarono, i fiumi che vi sboccavano dovettero aprirsi nuova e più lunga via, riunendosi a formare una grande vena collettrice, il Danubio. La sua antichità è provata anche dalla fauna, che è affine a quella del Caspio e risale al tempo in cui il Mar Nero era un bacino chiuso.
Le molte strette che il Danubio attraversa e che dipendono da condizioni geografiche preesistenti, permettono di dividere il suo corso in cinque grandi sezioni: il tronco a monte di Passavia, da Passavia a Bratislava, da Bratislava a Budapest, da Budapest alle Porte di Ferro, dalle Porte di Ferro alle foci. Le due prime sono nella regione antistante alle Alpi e trovano un riscontro nell'ultima che corrisponde pure a una simile posizione rispetto alle Alpi di Transilvania e ai Balcani; le altre sezioni corrispondono a bacini inframontani. Caratteristico è il fatto che il fiume in ciascuna sezione non scorre rettilineo, ma descrivendo un arco.
Il Danubio svevo-bavarese presenta aspetti diversi dove scende dalla Foresta Nera, dove attraversa il ripiano del Giura Svevo o quello fluvioglaciale subalpino e dove incide le rocce dure della Selva di Baviera. Il grande fiume ha principio nella Selva Nera a occidente dell'estremità meridionale del Giura Svevo e precisamente si forma dall'unione di due grossi rii montani, la Brigach e la Brege. Il principale corso d'acqua è la Brigach. che riceve la Brege a valle di Donaueschingen, dove pure si unisce il tributo di una copiosa polla detta "sorgente del Danubio". Da questo punto il fiume è chiamato Danubio: esso si apre la via fra i calcari del Giura Svevo, in un alveo fortemente inclinato. La linea di displuvio con il Neckar e con il Reno non è in ogni parte netta né ben determinata, causa recenti fenomeni di cattura e di biforcazione. Ricordando solo i fatti principali, noteremo che lo spartiacque del Neckar presso Schwenninger è formato da una palude torbosa le cui acque in parte defluiscono al Danubio, in parte vanno a formare il Neckar. Una palude forma anche l'incerto spartiacque di valle fra Aitrach e Wutach, cioè fra Danubio e Reno. Anticamente la Wutach defluiva al Danubio; venne poi catturata da quella che ora è la Wutach inferiore, tributaria del bacino del Reno: il gomito di cattura è evidente presso Achdorf, dove il fiume, volgendo bruscamente a mezzodì, ha abbandonato l'ampia valle diretta a NE., sproporzionata alla piccola corrente attuale detta Aitrach. Oltre a ciò, tra Immendingen e Möhringen esiste una biforcazione sotterranea per la quale una parte delle acque del Danubio va al Reno: assorbite dalle fessure del Giura bianco, come accertarono le esperienze fatte con sostanze coloranti, dopo 60 ore ritornano alla luce 11 km. più sotto, formando la Aach che sbocca nel lago inferiore di Costanza. Nei periodi di siccità tutta l'acqua del Danubio scompare sotterra, di guisa che l'alveo rimane asciutto sino a Möhringen e a Tuttlingen, in media per 77 giorni all'anno; ma appena un terzo circa dell'acqua scomparsa (3-4 metri cubi) forma la Aach. A valle di questa perdita comincia il corso continuo del Danubio. Lasciato presso Sigmaringen il Giura Svevo, il fiume seguita, diretto verso levante, secondo la pendenza generale del terreno, che è piccola, e occupa il solco compreso tra le falde del Giura Svevo-Francone e il ripiano subalpino svevo-bavarese: alle sue limpide acque si uniscono quelle dei fiumi che intersecano il detto ripiano.
Dalla confluenza con l'Iller, che con i suoi 80 mc. d'acqua al secondo ne eleva la portata a 145,5 mc., il Danubio è navigabile. In qualche tratto del corso incide le rocce antiche del Massiccio Boemo. Ciò dipende dal fatto che i depositi fiuvioglaciali erano più spessi e più estesi verso settentrione, in modo da coprire non solo gli strati terziarî, ma anche lembi calcarei e granitici, entro ai quali poi il fiume seguitò a scavare il proprio letto quando la parte superiore del mantello alluvionale era stata asportata. Di conseguenza, la valle del Danubio si presenta molto larga dove attraversa le alluvioni, stretta e profonda dove incide le rocce dure. Ne risulta una serie di vasti bacini, come quelli di Ulma, Ingolstadt e Straubing, nei quali il fiume scorre lento e forma isole. Vaste paludi (Donau-Ried e Donau-Moos) accompagnano il suo corso lungo la riva destra, per modo che essa è meno abitata della sinistra. I bacini sono separati da chiuse, come quella di Kelheim allo sbocco della quale è Ratisbona, e quella di Vilshofen al cui sbocco sorge Passavia.
In questa parte del suo corso, il Danubio riceve affluenti da settentrione e da mezzodì; i primi sono copiosi perché alimentati dalla circolazione sotterranea e sono brevi perché, causa le catture che soffersero da parte degli affluenti del Neckar, furono privati dei loro tronchi superiori. I più notevoli affluenti di sinistra sono l'Altmühl che viene dal Giura Francone, la Naab che viene dai Fichtelgebirge e il Regen che viene dalla Selva Boema. Ratisbona è il nodo stradale che dal Danubio conduce a queste due valli. Ma assai più importanti sono gli affluenti di destra che vengono dalle Alpi: Iller, Lech, Isar e Inn. I loro alvei hanno maggiore pendenza e perciò, a eccezione dell'Inn, non si possono percorrere che con zattere, ma la copia d'acque che portano nel fiume principale è tale, che a Passavia la portata è di 730 mc. a monte della confluenza con l'Inn il quale gli apporta, in media, altri 686 mc. ogni secondo. I tre primi vengono dalla zona calcarea settentrionale e da valli profonde accompagnate da depositi alluvionali e glaciali; sboccano nel ripiano subalpino cosparso di archi morenici, di drumlins e di laghi. Queste correnti sono rapide, onde avviene che difficilmente si attraversano. Ciò spiega come l'Iller segni il confine tra Württemberg e Baviera e il Lech sia stato il confine tra Svevia e Baviera.
La valle dell'Inn ha più profonde origini nella massa alpina: quando questo fiume, a Passavia, entra nel Danubio, ha percorso 432 km., quasi tutti in alta montagna. Uscito dal laghetto della Maloggia, d'estate riceve le acque di disgelo dei ghiacciai delle Alpi Retiche e per mezzo del suo affluente, la Salzach, anche di quelli degli Alti Tauri, e poiché le sue magre coincidono con il periodo delle precipitazioni sotto forma di neve, le sue piene sono primaverili ed estive, perché dipendono dalle piogge e dal disgelo delle nevi e dei ghiacci; l'Inn contribuisce in non piccola parte anche nel determinare il regime del Danubio: nel periodo da maggio a ottobre si dànno le portate più abbondanti e particolarmente nei mesi di giugno, luglio e agosto, come in tutti i fiumi alpini.
Da Ratisbona e soprattutto da Passavia in giù, il Danubio è navigato da piroscafi. Immediatamente sotto Passavia, il fiume, largo 200 metri, entra nel territorio della Repubblica d'Austria che lascerà poco prima di Bratislava. Anche in questo tronco, che fa parte ancora della sezione che scorre nel paese antealpino, si succedono piccoli bacini separati da strette. Queste dipendono dal fatto che il fiume, radendo il Massiccio Boemo, vi ha scavato una valle incassata. Là dove ha principio uno di questi bacini si trova Linz, un altro è quello ampio a valle della Selva Viennese alle cui falde si adagia Vienna, ma fra Linz e Vienna i centri più importanti (Steyr, Sankt Pölten) sono lontani dal fiume e si trovano nella bassura che a mezzodì del Danubio separa il Massiccio Boemo dalle Alpi. Tra l'Inn e la Traun prospetta al fiume una zona di colline materiate da sedimenti talassogeni (400-500 m.) limitate a mezzodì dalla groppa selvosa del Hausruck, fra la Salzach e il Mattig e fra la Traun e l'Enns sorgono ripiani diluviali coperti in parte da loss. Nella Bassa Austria questa zona antistante alle Alpi si assottiglia, colline (300-400 m.) e terrazzi accompagnano il fiume che fra Krems e Korneuburg lambisce la pianura di Tulln (Tullner Feldj stesa sul fondo d'un altro dei bacini caratteristici del corso del fiume; dopo di che esso entra nel Bacino di Vienna, area di affondamento, occupata da colline sedimentarie e pianure alluvionali.
In tutta la sezione antealpina, da Donaueschingen in giù, la pendenza è maggiore nelle pianure che non nelle strette. Presso Vienna la portata ordinaria è di 1650 mc., ma le portate delle grandi piene sono assai maggiori (nel gennaio 1883,8600 mc. al secondo), mentre si conoscono magre fortissime (nel 1885,400 mc.). Le sostanze sospese sono di appena 0,01 grammi nell'inverno e di 0,34 gr. per litro nell'estate. Nel 1878, anno di forti piene, essendo stata la portata, a Vienna, di 2058 metri cubi al secondo e di 0,1 gr. la quantità di limo sospeso in un litro, il limo passatovi nell'annata ammontò a 6 milioni e mezzo di tonnellate metriche. Assai superiore è la quantità di sostanze disciolte nell'acqua. Nell'inverno si trovano sciolti 0,27 grammi per litro, in gran parte carbonati di calcio e di magnesio; inversamente d'estate, quando la limosità è alta, le sostanze disciolte si riducono a 0,13 grammi per litro. Ciò è espressione del fatto che nell'inverno l'alimento del fiume proviene principalmente da sorgenti, d'estate dalle piogge e dalle acque di fusione. Enorme è poi la quantità dei ciottoli e della sabbia (circa 0,6-1,2 milioni di metri cubi all'anno) che il fiume trasporta e accumula in banchi e renai che cambiano posto a ogni piena.
Di fronte a Hainburg il Danubio riceve da sinistra la Morava (March dei Tedeschi), che formatasi nei monti Sudeti meridionali emunge un'area di 27.180 kmq., e ha un corso di 349 km. dei quali 129 navigabili: e quivi, lasciando il Bacino di Vienna, attraversa il restringimento tra i Piccoli Carpazî e i Monti della Leitha ed esce dal territorio austriaco, a monte di Bratislava (Presburgo). Da questa stretta si può dire incominci il corso medio del fiume, corso per gran parte in pianura e di pendenza sempre più debole (sino a 0,04‰), in piccola parte (appena 207 km.) fra le montagne che separano l'una pianura dall'altra. Sotto Bratislava attraversa la pianura alluvionale che si dice dell'alta Ungheria, benché questa denominazione non corrisponda se non in parte alla pertinenza politica, poiché il fiume per 205 km. del suo corso divide l'Ungheria dalla Cecoslovacchia. La pianura alluvionale dell'alta Ungheria occupa il centro d'un altro bacino di affondamento, ove il corso principale del Danubio si dirama a guisa di delta, accompagnato da meandri e rami relitti e include le isole dello Szigetköz (kleine Schütt) e del Velky Žituý Ostrov (grosse Schütt); nel braccio settentrionale, il Piccolo Danubio, entrano il Dudvah, la Váh (tedesco: Waag) e la Nitra (ted.: Neutra), in quello meridionale la Leitha (ungh.: Lajta), che per raggiungerlo, percorsa la pianura di Wiener Neustadt, attraversa la barriera dei monti che da essa traggono il nome, e la Rába (ted.: Raab), che nasce dalle Alpi Stiriane ed è ingrossata principalmente da due affluenti. Sulla sinistra della corrente nuovamente riunita affluiscono il Hron (tedesco: Gran, ungherese: Garam) e l'Ipoly (tedesco: Eipel), che il confine politico tra Ungheria e Cecoslovacchia segue per buon tratto.
Immediatamente sotto la confluenza dell'Ipoly, il Danubio incontra l'ostacolo dei monti dell'Ungheria centrale, dei quali la Selva di Baconia è la sezione più importante, e lo supera incidendo una forra nella trachite. Uscitone, a monte e a valle di Budapest si partisce e forma due isole. Entra così nel Bassopiano Pannonico o della bassa Ungheria, grande campo di affondamento, colmato dai fiumi, in modo che la pila dei loro sedimenti raggiunge la profondità di 200 m. (120 sotto il livello del mare): essi non possono approfondire i loro alvei, invece li cambiano e le loro piene possono allagare grandi estensioni. Bracci che vanno a congiungersi al corso inferiore di affluenti, diramazioni che ritornando al corso principale formano isole, meandri impaludati sono le conseguenze della debole pendenza. Nondimeno la massa d'acqua, che a Pest è in media di 2080-2370 mc. al secondo, porta una quantità di sostanze sospese relativamente maggiore che a Vienna. Vasti canneti che durante le piene assumono l'aspetto di laghi accompagnano le correnti: così quelli che si stendono lungo la Drava, che, nata allo spartiacque di Dobbiaco, dopo un corso di 720 km., si unisce al Danubio. Molti meandri abbandonati si notano lungo il Tibisco (ungh.: Tisza; ted.: Theiss; serbo-croato: Tisa) che si unisce al Danubio da sinistra, tipico fiume di bassopiano, tutto un seguito di meandri mobili, che produce terribili piene. Queste, prima che si facessero gli arginamenti e la regolazione che accorciò il corso da 1429 a 977 km., solevano invadere 11.300 kmq. ed è rimasta tristemente famosa quella del 1879 che distrusse la città di Seghedino (Szeged). Gli arginamenti però portarono la conseguenza dell'innalzamento dei peli delle piene, che non poterono più espandersi, e anche l'alveo si è elevato. Caratteri simili al Tibisco hanno il Maros (rom.: MureŞ), affluente di questo e il Temes (rom.: TimiŞ), che si getta direttamente nel Danubio, da sinistra, a valle di Belgrado. Sul Danubio a valle di Budapest il Bassopiano Ungherese non annovera altre grandi città. La prima città notevole è Novi Sad (ted.: Veusatz). Il confine politico tra Ungheria e Iugoslavia, che per lungo tratto si è più o meno appoggiato alla Drava, attraversa il Danubio a valle di Mohács e il Tibisco a valle di Seghedino. Presso Belgrado, dopo 712 km. di corso attraverso la Carniola e la Mesopotamia Croata, entra nel Danubio la Sava, formatasi, per due rami, nelle Alpi Giulie e nutrita da parecchi fiumi carsici. Più a valle ancora sbocca nel Danubio la Morava serba, che proviene dal centro della regione balcanica e perciò apre la via dal Bassopiano Ungherese al Mare Egeo. Questa confluenza è poco lontana da quelle dei fiumi Sava, Tibisco e Temes, onde si spiega l'importanza della città di Belgrado che è la chiave di quelle importanti vie naturali. Tra BaziaŞ e Kobišnica il fiume separa la Iugoslavia dalla Romania: esso si apre il varco attraverso i Monti del Banato, con l'imponente valle trasversale (130 km.) che è la conseguenza di un sollevamento posteriore all'esistenza del fiume, il quale prima attraversava quei monti in una valle più ampia. Per questo stretto passaggio deve operarsi lo smaltimento delle acque che attraversano il Bassopiano Pannonico, il quale sarebbe trasformato in lago se il passaggio fosse ostruito da una causa qualunque, e l'ostacolo è tale che i fiumi del Bassopiano stesso non possono approfondire i loro alvei. È stato calcolato che una grandiosa opera di regolazione permetterebbe di trarre profitto di una pendenza di 20 metri; per modo che i fiumi del Bassopiano dovrebbero approfondire i loro letti così da togliere il pericolo d'inondazioni.
La valle presenta il carattere di forra in quattro strozzature separate da tre allargamenti, che sono i "bacini" di Ljupkova, di Donji Milanovac e di OrŞova. Nelle forre molti scogli attraversano il fondo, in più punti esso è assai ineguale, obbliga la corrente a formare rapide fragorose e gorghi profondi, alcuni dei quali si adimano alcuni metri sotto il livello marino. Perciò dal villaggio di Golubac, presso cui chi vada a seconda della corrente incontra, per prime, le rapide di Babakaj, lunghe 5 km., sino al villaggio di Sibb subito a valle delle "Porte di Ferro", le difficoltà che incontra la navigazione sono tuttora serie, nonostante i lavori di regolazione sinora compiuti per mezzo di mine. La seconda rapida comincia presso Drencova e termina a Milanovac (29 km). Nella terza stretta le pareti opposte della valle al luogo detto Kazan distano appena 150 m. La quarta, quella di Sibb, è la più difficile, causa la frequenza degli scogli: l'orrida scogliera di Prigrada sbarrava completamente la via alla navigazione quando il fiume non era in piena; da ciò il nome di Porte di Ferro (Demir Kapu dei Turchi) che è stato esteso anche a tutta la valle trasversale. Fra il 1890 e il 1898, a monte della stretta di Kazan e a valle di questa, alle Porte di Ferro propriamente dette, si ottennero con grandi vantaggi le profondità minime necessarie. La portata media del fiume a Orsova è di 4280 mc. al secondo, numero che è superato nelle annate piovose, durante le quali il fiume, attraversando la pianura pannonica soggetta a clima secco, perde a causa dell'evaporazione una quantità d'acqua tanto minore quanto maggiore è la nuvolosità e la quantità di pioggia che cade.
Uscito dalle Porte di Ferro a Turnu-Severin, città che domina la stretta e la linea ferroviaria verso la Transilvania, il Danubio scorre imponente verso E., seguendo il limite tra la bassura alluvionale della Valacchia e il tavolato cretaceo della Bulgaria che con una scarpata alta un centinaio di metri e più si eleva sul fiume. Tale sua posizione dipende dal fatto che gli affluenti che provengono dalle Alpi Transilvaniche, Jiu, Olt (Aluta), Arges, sono ricchi di acque e per conseguenza più forti di quelli di destra. La pendenza dell'alveo è lievissima e molto uniforme (0,05‰) sino a Cernavoda: il fiume è largo in media 1 km. e si divide in rami che scorrono quasi paralleli e poi si riuniscono, rendendo, insieme con i laghi, con le malsane paludi e i rami morti, assai difficile avvicinarsi alla corrente principale. Perciò la riva sinistra è meno abitata della destra; scarse vi sono le città (la più notevole è Giurgiu) porti fluviali di una certa importanza per il commercio del grano e del sale; più numerose invece sorgono le città sulla destra all'orlo del tavolato bulgaro: Svistov, Rustciuk, Silistra. Lasciando Silistra, dove non si trova che a 13 m. s. m., il Danubio volge a poco a poco a N., per passare ai piedi delle alture della Dobrugia: forma sulla sinistra per una larghezza di 20 km. da Silistra a Brăila due vaste balte costituite di isole con immensi canneti e boscaglie, chiuse fra il corso principale e i rami laterali di Borcea e Vâlciu. Durante le piene sono interamente sommerse; il fiume è largo 16 km. per una lunghezza di 130 km. Brăila è un notevole centro peschereccio. Il fiume prende la direzione di settentrione dopo avere abbandonato la valle del Cara-Su percorsa dalla ferrovia da Cernavoda a Costanza. A breve distanza l'uno dall'altro, a monte e a valle di Galagi, riceve da sinistra il Siret e il Prut. A Galali ancora una volta il fiume deve attraversare una stretta fra la Dobrugia e le colline della Moldavia che scendono piuttosto rapide al fiume. Così esso volge nuovamente a levante, anzi per un tratto sotto Reni piega verso SE. spintovi dal possente Prut che quivi sbocca nel Danubio. È accompagnato a sinistra da una serie di laghi di sbarramento causati da alluvioni laterali deposte dalla corrente.
Tra Ismail e Tulcea il fiume si divide in tre rami principali e forma il delta. Lungo la riva del mare le onde vi hanno eretto dei tomboli, dietro ai quali si stendono amplissimi canneti aggallati e cuore, e le sole strisce di terra asciutte del delta sono gli argini naturali che i rami del fiume hanno formato abbandonando parte delle alluvioni sui lati della corrente. Gli spazî interposti (circa 2300 kmq.) non sono ancora divenuti terra emersa. Dei rami principali, quello di Chilia è a settentrione, quello di Sulina nel mezzo, quello di S. Giorgio (Sfântu Gheorghe) a mezzodì. Il primo, che fu il più ricco d'acqua, è in gran parte impaludato e solo in pochi punti è più profondo di un metro. La quantità media di limo che il fiume porta in mare in un anno è calcolata pari a 27.6 milioni di mc. Le onde ne fanno una barra subacquea, che è elevata specialmente di fronte al ramo di Chilia. Questo perciò deve dividersi in più rami; gli altri due rami dove la barra di foce è meno alta, e specialmente quello di Sulina che è più breve, hanno importanza per la navigazione. Esso è stato regolato e approfondito, in modo da poter permettere alle navi della portata di 4000 tonn. di raggiungere Brăila. Davanti a questa foce, furono costruite nel mare lunghe dighe, affinché il fiume porti al largo i sedimenti.
V. tavv. XCVII e XCVIII.
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I problemi giuridico-politici internazionali intorno al danubio nel sec. XIX. - Il Danubio è stato l'ultimo dei grandi fiumi di Europa a entrare nel numero dei corsi d'acqua internazionali. Infatti, mentre per altri fiumi minori la libertà di navigazione era stata affermata anche a favore dei non rivieraschi, con le convenzioni della Rivoluzione francese del 1792 e del 1795 - che rimisero in vigore la dimenticata tradizione giuridica romana - e poi era stata sancita internazionalmente dal Congresso di Vienna del 1815; per il Danubio, gli articoli relativi (108-117) di questo congresso ebbero soltanto un accenno e un valore platonico di analogia. Per questo, la Russia, la quale col trattato di Bucarest del 1812 aveva stabilito che la navigazione sul Danuhio appartenesse in comune a essa e alla Turchia, poté stipulare il 13-25 luglio 1840, a Pietroburgo, con l'Austria ai danni della Turchia, una nuova convenzione relativa alla navigazione sul Danubio. Solo al Congresso di Parigi del 30 marzo 1856, Austria, Francia, Gran Bretagna, Russia, Sardegna e Turchia, dichiararono di considerare la navigazione del Danubio parte integrante del diritto pubblico europeo, secondo i principî stabiliti al Congresso di Vienna, e di prenderla quindi sotto la loro comune garanzia. Questo ritardo era stato causato da varie circostanze. Fino alla guerra di Crimea (1856), le comunicazioni commerciali fra le foci del Danubio (prima sotto la sovranità ottomana, poi sotto quella russa) e il mare erano ridotte a poco, per la mancanza di manutenzione delle rive e di regolazione del fiume e per la presenza di pirati d'ogni razza. Siccome poi la navigazione del Danubio, le cui rive erano in possesso di molti stati, non era uniforme lungo tutto il suo tratto navigabile, l'idea di un controllo europeo dovette distinguere fin da principio varî problemi, come quelli giuridici della navigazione fluviale e della navigazione marittima; quello tecnico dell'accesso alle foci; quelli politici dell'esistenza lungo le rive di opere fortificatorie militari e del transito delle navi da guerra. Oltre questi problemi generali, sorsero poi altre questioni particolari, tecniche e politiche, come quelle delle Porte di Ferro, del braccio di Stari-Stambul (Chilia), dell'isola di Ada Kalé (Orsova Nouă). Siccome, da ultimo, l'internazionalizzazione della navigazione del Danubio era congiunta intimamente con la libertà di passaggio attraverso i Dardanelli e con la neutralizzazione del Mar Neru, Danubio e Stretti furono compresi nella grande "Questione d'Oriente".
Per regolare la possibilità e la libertà di navigazione del Danubio, furono creati al Congresso di Parigi due appositi organi internazionali: la Commissione europea (C. E. D.), provvisoria e legislativa, per il tratto cosiddetto marittimo dalle foci fino a Isaccea, composta dai delegati degli stati firmatarî del trattato di Parigi che si riunì a Galaţi il 4 novembre 1856; e la Commissione dei ripuarî, permanente ed esecutiva, per il tratto fluviale da Isaccea fino a Ulma, formata da rappresentanti dell'Austria, della Baviera, del Württemberg, della Turchia, nonché da delegati dei principati di Valacchia, Moldavia e Serbia. che iniziò la sua attività a ienna il 20 novembre 1856. Alla prima, fu affidato l'incarico di eseguire i lavori di dragaggio alle bocche del Danubio, ostruite dalla sabbia, col diritto di percepire tasse minime per far fronte alle spese dei lavori; la seconda ebbe il compito di elaborare un regolamento per la navigazione e per la polizia fluviale, nonché di predisporre e far eseguire i lavori necessarî lungo il corso del Danubio a monte di Isaccea. Le due commissioni avrebbero dovuto terminare il loro lavoro nello spazio di due anni. Non appena la C. E. D. avesse compiuto il suo mandato, quella dei ripuarî avrebbe dovuto prenderne il posto. Nella realtà avvenne, per ragioni politiche, l'inverso. Alla scadenza del biennio, il mandato della C. E. D. fu prorogato al 1866, poi al 1871 e, successivamente, al 1883 e al 1904.; dal 1904 in poi, la proroga venne effettuata di triennio in triennio. L'altra commissione, invece, non poté mai effettivamente funzionare.
Il Trattato di Berlino del 1878 stabilì, riguardo al Danubio: 1. la conferma della libertà di navigazione, decretando la distruzione di tutte le fortezze situate lungo il percorso, dalla foce alle Porte di Ferro (Orsova); e il divieto per le navi da guerra di navigare a valle delle Porte di Ferro, fatta eccezione delle navi leggiere, destinate al servizio di polizia doganale e fluviale (art. 52); 2. l'estensione della C. E. D. fino a Galati (art. 53); 3. l'ammissione della Romania nella C. E. D. (art. 53); 4. l'incarico alla sola Austria-Ungheria di curare ed eseguire i lavori, necessarî a facilitare la navigazione attraverso le Porte di Ferro, prelevando una tassa provvisoria per coprire le spese (art. 57); 5. la creazione di una zona intermedia fra Galaţi e le Porte di Ferro, i cui regolamenti (di neutralità e internazionalizzazione) avrebbero dovuto essere messi in armonia con quelli della C. E. I7. La divisione in zone (alto e basso Danubio e zona intermedia) fu un'idea indubbiamente ingegnosa, ma venne a creare un'infinità di ostacoli.
Il 20 febbraio 1883 si riunì a Londra una Conferenza del Danubio, con la partecipazione degli stati firmatarî del trattato di Berlino, nonché degli stati interessati, medî e piccoli, con solo voto consultivo. La conferenza chiuse i suoi lavori col Trattato di Londra del 10 marzo 1883 che: 1. estese la giurisdizione della C. E. D. fino a Brăila, ultimo posto della navigazione marittima, e ne prolungò di 21 anni i poteri: 2. consentì alla Russia di migliorare, d'accordo con la Romania, e di usare, sotto il controllo della C. E. D., il braccio di Chilia; 3. compilò un accordo, in cui vennero stabiliti il regime generale della navigazione e le norme di polizia nella zona intermedia dalle Porte di Ferro a Brǎila. La Serbia e la Romania si opposero a questo regolamento che rimase lettera morta a causa dell'astensione della Romania.
Nel Trattato di Bucarest del 6 aprile 1918, imposto alla Romania dall'Austria-Ungheria e dalla Germania, ma di breve durata, il cap. 6° fu dedicato interamente alla navigazione del Danubio. Fu mantenuta, con carattere permanente, la commissione europea, ma vennero esclusi i rappresentanti degli stati non rivieraschi. Vinti gl'Imperi centrali, il regime del Danubio fu definito dagli articoli 346-353 del Trattato di Varsailles, e da quelli 292-293 del Trattato del Trianon, che, abrogando le clausole del trattato di Bucarest, stabilirono il funzionamento della commissione europea, interrotto dalla guerra. Lo statuto definitivo del Danubio, dopo laboriosissime discussioni, fu approvato con la Convenzione di Parigi del 23 luglio 1921. Esso entrò in vigore il 1° ottobre 1922. Consta di un preambolo, di 44 articoli divisi in 5 titoli e di un protocollo finale e proclama: La navigazione del Danubio è libera e aperta a tutte le bandiere, in condizioni di perfetta eguaglianza su tutto il tratto navigabile del fiume, vale a dire fino al Mar Nero, e su tutta la rete fluviale internazionalizzata (fiumi affluenti Morava, Thava, Drava, Tibisco e Maros), ecc.".
Per applicare questi principî, furono stabilite due commissioni, quella europea del Danubio (L. E. D.), con sede a Galaţi (Romania), e con giurisdizione sul Danubio marittimo fino a Brăila, e quella internazionale del Danubio (C. I. D.) - in luogo di quella dei ripuarî, soppressa - con sede a Bratislava e con giurisdizione su tutto il Danubio fluviale internazionalizzato da Biăila a Ulma. La C. E. D. è formata dai delegati di 4 stati: Gran Bretagna, Francia, Italia e Romania; la C. I. D. dai rappresentanti di 8 stati rivieraschi: Württemherg, Baviera, Austria, Cecoslovacchia, Ungheria, Iugoslavia, Bulgaria, Romania, più quelli della Gran Bretagna, Francia, Italia. La C. I. D. gode privilegi importanti; i suoi membri sono protetti dall'immunità diplomatica; essa ha una bandiera speciale; proprie navi, proprio personale; esercita funzioni politiche, amministrative e tecniche. Infine gli art. 292 e 293 del trattato del Trianon crearono una speciale commissione tecnica, la cosiddetta C. R. E. D. (Commission pour le régime des eaux) con il compito di provvedere nei riguardi tecnici alla navigazione, all'utilizzazione delle forze idrauliche, ecc. Essa è formata da delegati dell'Ungheria, dell'Austria, della Iugoslavia, della Cecoslovacchia e della Romania. La C. E. D. continuò ad essare osteggiata dalla Romania, la quale soltanto dopo la concessione importante fattale, che le sentenze di questo tribunale misto, il cui presidente dovrà essere di nazionalità romena, saranno date a nome del re di Romania, firmò l'accordo di Ginevra il 23 marzo 1929.
Bibl.: Chestia Dunarei (libro verde romeno), Bucarest 1883; A. de Saint-Clair, Le Danube. Étude de droit international, Parigi 1899; D.A. Sturdza, La question des Portes de Fer et des caractes du Danube, Berlino 1899; D.A. Sturzdza, Récueil des documents relatifs à la liberté de navigation du Danube, Berlino 1904; D. Gr. Antipa, Dunarea Şi problemele ei Ştiintifice, economice Şi politice, Bucarest 1921; A. Giannini, La questione di Ada-Kalé, in Riv. Oriente moderno, Roma 1923; H. Pelle des Forges, Le Danube international, in Revue des Balkans, 1927; R. Chastel, L'evoluzione del regime dei fiumi internazionali europei, in L'Europa orientale, Roma 1929.