Dario I, re di Persia
L'organizzatore dell'Impero persiano
Dario I fu il sovrano che diede all'enorme Impero persiano, fondato da Ciro II il Grande, un assetto stabile e centralizzato. Egli rafforzò l'organizzazione interna e ampliò i confini, rendendo così più sicuri i territori dell'Impero, che da oriente andava sempre più estendendosi verso occidente
Dario, membro di un ramo collaterale della famiglia reale, salì al trono nel 522 cogliendo l'occasione favorevole fornita da una guerra civile che insanguinava l'Impero dei Persiani. Infatti, mentre il re Cambise II (529-522 a.C.) aveva lasciato la Persia per recarsi a sottomettere l'Egitto, l'unica grande potenza della regione rimasta indipendente, suo fratello Bardiya diede inizio a una rivolta. A questa sommossa prese parte anche Gaumata, un rappresentante della classe sacerdotale che si fece passare per Bardiya dopo che questi era stato ucciso per ordine del re. Assoggettato l'Egitto, Cambise prese rapidamente la via del ritorno per sedare in modo definitivo la rivolta, ma morì durante il viaggio in circostanze mai chiarite. Alcuni hanno avanzato l'ipotesi che dietro la morte di Cambise vi fosse proprio l'ombra di Dario: di certo il vuoto di potere agevolò i disegni di quest'ultimo che, sconfitto Gaumata, si trovò solo alla testa dell'Impero.
Dario fu quindi un usurpatore, e ‒ proprio come tutti coloro che non hanno le carte in regola ‒ fece di tutto per affermare la sua legittimità. Intanto enfatizzò la sua discendenza da un ramo della dinastia degli Achemenidi, ricollegandosi alla linea cui appartenne Ciro II il Grande, poi rinnovò l'idea della funzione regale, ricorrendo ad alcune immagini spettacolari: rilievi con iscrizioni rupestri e regge sfarzose. Vale la pena di soffermarsi a considerarle. Il rilievo di Behistun (Bisutun) ‒ come del resto altri simili ‒ scolpito su una parete di roccia, raffigura Dario mentre sconfigge i malvagi e i falsi, ossia i suoi nemici (come il mago Gaumata), concepiti come agenti del male (v. fig.). L'iscrizione relativa riporta lo stesso testo in tre lingue, antico persiano, elamico e babilonese (fu grazie a essa che l'archeologo G. F. Grotefend, nel 1802, decifrò la scrittura cuneiforme!) e presenta il re come inviato dal dio Ahura Mazda per mettere in ordine il mondo.
La sepoltura di Dario a Naqsh-e-Rostam, località vicino Persepoli, anch'essa scavata in una parete rocciosa (accanto a lui si fecero seppellire i re Achemenidi che gli succedettero e re di altre dinastie), mostra gli stessi caratteri di impressionante monumentalità. Dario eresse splendidi palazzi, in Persia: a Persepoli e Pasargade, a Susa (l'antica capitale dell'Elam) e a Ecbatana, la storica capitale dei Medi. Per costruire questi palazzi e i giardini (dal cui nome persiano deriva la parola paradiso), Dario fece giungere artisti e materiali da tutto l'Impero. Tuttavia la sua credibilità era compromessa e, come conseguenza, scoppiarono violente rivolte in tutto l'Impero, rivolte che Dario soffocò con estrema durezza.
Dario divise l'Impero in satrapie (circoscrizioni amministrative), ognuna delle quali forniva ‒ in proporzione alle proprie potenzialità ‒ un tributo al re. Nessuna popolazione, così, poté più sottrarsi al controllo imperiale, e tutti gli abitanti dell'immenso Impero dipesero direttamente dal re e dai suoi rappresentanti. Dario introdusse la moneta (che era stata appena inventata in Lidia), mezzo formidabile per effettuare scambi e pagamenti, per pagare tributi, ma anche per accentrare ulteriormente l'amministrazione dell'Impero. In questo ambito fu istituito un efficiente servizio di posta, che percorreva la via regia fatta costruire da Dario attraverso tutto l'Impero.
Come s'è detto, Dario condusse anche numerose guerre di conquista. Si spinse in Europa, dove però fu sconfitto dai nomadi Sciti e fissò la frontiera del suo impero sul Danubio; tentò anche di assalire la Grecia, ma il suo esercito fu battuto a Maratona, vittoria ricordata ancora oggi nell'omonima corsa che si disputa alle Olimpiadi. Dario morì nel 486 a.C. mentre era in preparazione una grande spedizione contro la Grecia.