Moneta
La ruota che fa girare l’economia
La moneta è una unità di misura, un mezzo di scambio e una riserva di valore. Da millenni accompagna l’uomo assumendo le forme più varie. Senza la moneta, cioè in un’economia di baratto, gli scambi sarebbero molto più difficili. Con la moneta possiamo misurare il valore dei beni e conservare un po’ di ricchezza per il futuro. Anche la moneta ha un ‘prezzo’: infatti, se si ottiene denaro in prestito se ne deve restituire una quantità maggiore. La produzione della moneta in un’economia moderna è talmente importante che viene affidata a istituzioni speciali, le Banche centrali, che sono di solito
Sin da bambini impariamo a familiarizzare con il denaro: impariamo che per comprare un videogioco, o un nuovo paio di jeans, dobbiamo dare al negoziante quella carta e quel metallo che abbiamo nel portafogli e che chiamiamo moneta.
Eppure la moneta, così comune, è allo stesso tempo qualcosa di misterioso perché, anche se è preziosa e importante, non è comunque in grado di soddisfare direttamente i nostri bisogni. Immaginiamo di trovarci come Robinson Crusoe su un’isola deserta senza cibo e con solo una valigia piena di soldi: a cosa ci servirebbero? La moneta ha un senso e un valore solo all’interno di una comunità che la accetti di comune accordo; possiamo dire che, come il linguaggio, la moneta è frutto di una convenzione sociale. Il denaro può assumere le più diverse forme: dalle banconote alle monetine, dal bancomat alla carta di credito, dagli assegni alle registrazioni contabili sui nostri conti correnti bancari.
Parlare della moneta è quindi come avere a che fare con una persona sfuggente e dalle mille facce, ma sempre presente in ogni angolo della nostra vita; non per nulla un finanziere e parlamentare britannico dell’Ottocento, William E. Gladstone, ha detto che «nemmeno l’amore ha ridotto gli uomini alla pazzia più di quanto abbia fatto la meditazione sulla natura della moneta».
La moneta ha accompagnato gli uomini per gran parte della loro storia e ha permesso alle civiltà di aumentare la propria ricchezza e di progredire. Come la vita sulla Terra cominciò sotto forma di semplici organismi unicellulari per poi diversificarsi e diventare sempre più complessa ed evoluta, così, allo stesso modo, si può dire che la moneta nacque come qualcosa di molto più semplice rispetto a quello che ora è diventata.
Nei tempi antichi la prima e indispensabile funzione della moneta è stata quella di agevolare e rendere più semplici gli scambi. Se noi fossimo, per esempio, i membri di un’antica civiltà e lavorassimo come falegnami dovremmo, per poter vivere, scambiare il nostro lavoro con il lavoro di qualcun altro, per ottenere in cambio quello che ci serve. Per avere qualcosa da mangiare dovremmo andare da un contadino e scambiare con lui le nostre sedie di legno per il suo riso: questo è il baratto (commercio). Ma se al contadino non servissero le nostre sedie? Forse lui potrebbe volere un aratro di metallo, e noi dovremmo prima andare da chi vende aratri di metallo e barattare con lui, per poi ritornare dal contadino con l’aratro in mano per scambiarlo con il riso tanto desiderato.
È evidente che sarebbe stato molto più facile ottenere il riso se ci fossimo messi prima d’accordo con il contadino e il fabbro e avessimo scelto qualcosa che potesse essere usato da tutti questi soggetti come corrispettivo per gli scambi, cioè qualcosa che per noi fosse moneta, per esempio pezzi di metallo, blocchi di sale, animali, conchiglie e così via: in tal caso avremmo potuto comprare il riso dal contadino dandogli in cambio, per esempio, tre conchiglie, con cui poi il contadino sarebbe andato dal fabbro per comprare la lama dell’aratro che gli serviva: gli scambi, come si vede, sarebbero stati molto più semplici e comodi.
Ogni cosa può in teoria essere usata come moneta, e infatti nella storia gli uomini hanno usato le più varie tipologie di denaro o, come si suol dire, pecunia, sinonimo della parola denaro derivante dal latino pecus (che significa «gregge»), proprio perché ai tempi dell’antica Roma non si usavano monete di metallo ma, appunto, pecore come mezzo di scambio.
Certo usare le pecore non è molto comodo perché è difficile trasportarle, e poi come si fa a dare il resto? Come mezzo di scambio meglio utilizzare oggetti più leggeri e trasportabili e che abbiano anche tre importanti qualità: oggetti che siano tutti uguali tra loro, che siano divisibili e che mantengano intatto il loro valore nel tempo.
Le conchiglie potrebbero andare bene, e infatti sono state usate come moneta presso diverse popolazioni. Ci furono anche altri tipi di monete: pensiamo ai chicchi di cacao usati in Messico, ai tessuti pregiati in Africa, ai fasci di piume colorate o alle enormi pietre forate al centro nelle isole indiane o, addirittura, ai teschi umani nelle isole indonesiane.
Nella storia umana comunque furono utilizzati soprattutto i metalli preziosi proprio perché hanno quelle tre qualità elencate prima, e grazie al loro impiego furono coniate monete anche molto belle. Pensiamo all’oro. L’oro – un metallo inalterabile – rimane nel tempo sempre oro, quindi due monete d’oro di pari peso, anche se coniate in tempi diversi, sono uguali; possiamo, se necessario, dividerle in più pezzi o fonderle creando una moneta più grande. La cosa importante è che l’oro si conserva intatto nel tempo: mentre una pecora di molti anni vale di meno di una più giovane, 100 g d’oro rimangono 100 g d’oro anche dopo secoli.
La moneta come unità di conto. Abbiamo appena detto che la prima funzione della moneta è quella di essere mezzo di scambio: anche nella Bibbia c’è un rapido accenno a tale proprietà della moneta, quando si racconta che Giuseppe venne acquistato da certi mercanti al prezzo di venti sicli d’argento.
Questa non è comunque la sua sola funzione, ve ne sono altre due molto importanti. La moneta permette di esprimere il valore delle grandezze economiche e misura i prezzi dei beni. Infatti quando pensiamo al valore di un bene come ce lo raffiguriamo? Come capiamo se un bene vale più di un altro? Grazie alla moneta. Se infatti un bene costa 100 euro e un altro 200 euro capiamo subito che il secondo vale di più. Se non ci fosse la moneta sarebbe molto più difficile capire quale bene vale più dell’altro: dovremmo, per esempio, chiedere al venditore quante ore di lavoro ci sono volute per tessere una maglietta e quante per fabbricare un paio di scarpe: se per le scarpe ci sono volute 50 ore di lavoro e per la maglietta solo 25 sapremmo che le scarpe valgono il doppio (a parità di costo della materia prima). Ma nella vita di tutti i giorni non abbiamo questo genere di informazioni, e comunque, al giorno d’oggi, anche se potessimo conoscere le ore di lavoro necessarie per creare un bene non potremmo in ogni caso stabilire il suo valore, dal momento che i lavori non sono tutti uguali (due ore di lavoro di un ingegnere informatico possono valere come venti ore di lavoro di uno sterratore).
Anche a un livello più alto, vale a dire a livello dell’economia di un intero Stato, per misurare la ricchezza prodotta in un anno – il famoso Prodotto interno lordo o PIL (economia) – si fa sempre riferimento alla moneta, cioè ‘contiamo’ il valore prodotto nella nazione in unità monetarie. Senza la moneta non potremmo contare il valore, non potremmo misurarlo.
La moneta come riserva di valore. Infine, il terzo compito svolto dal denaro è quello di essere anche riserva di valore. Per capire meglio di cosa si tratta immaginiamo di essere persone che lavorano solo d’estate e che sono disoccupate nei mesi invernali; come riusciremo a non morire di fame nei mesi freddi?
Potremmo comportarci come le formiche che, a differenza delle cicale, d’estate si danno da fare per accumulare tutto il cibo necessario per superare l’inverno. Ma c’è il rischio di non sapere dove mettere tutto questo cibo e come conservarlo, e poi ci sarebbe anche il problema dei vestiti: dovremmo comprare prima tutti i vestiti che potrebbero servirci in seguito! Grazie alla moneta possiamo invece stare più tranquilli e, accumulando una parte del nostro denaro, possiamo essere sicuri – a meno di una galoppante inflazione – che quei soldi conserveranno il loro valore fino ai mesi freddi, permettendoci di vestirci e di nutrirci. Questo è appunto quello che si intende con riserva di valore. In gergo tecnico si direbbe che la moneta permette di trasferire il potere d’acquisto dal presente al futuro, cioè nel nostro esempio dai mesi estivi ai mesi invernali.
Come abbiamo detto la moneta fa girare l’economia perché permette gli scambi commerciali. Quando gli scambi crescono e l’economia cresce, deve esserci moneta in abbondanza; infatti, se la moneta dovesse scarseggiare, le transazioni ne risentirebbero e l’economia potrebbe arrestarsi.
Durante i secoli si sono escogitati vari modi per fare fronte alla scarsità d’oro e d’argento, che erano i metalli più usati per coniare le monete. Una soluzione era quella di scoprire nuove miniere, ma la cosa non è sempre facile. Si pensò allora a un altro rimedio, che consiste nello svilire il conio, ‘imbrogliando’ così il mercato: una moneta che dovrebbe contenere 10 g d’oro ne contiene solo 7 ma vale come se ne contenesse 10 (in gergo tecnico si chiama corso forzoso), cioè lo Stato che emette la moneta la fa valere più di quanto intrinsecamente varrebbe, in modo da poter coniare più monete grazie ai 3 g che avanzano. Ma gli imbrogli, come le bugie, hanno le gambe corte. Bisognava inventare qualcosa di diverso. Il passo successivo fu quello di sganciare del tutto le monete dal loro valore intrinseco, cioè dal valore che hanno per come sono fatte.
Guardiamo le banconote e le monete che usiamo oggi: sono state coniate con materiali vili e il loro valore è dettato solo dal soggetto che le emette. Nel caso degli euro è la Banca centrale europea a dire che quella moneta che in Italia ha l’uomo disegnato da Leonardo su un lato e la cartina geografica europea sull’altro vale 1 euro; così per i dollari è la Federal Reserve (la Banca centrale americana) a stabilire che quel biglietto verde vale 1 dollaro. Questo tipo di moneta si chiama fiduciaria: vale a dire che la gente l’accetta perché ha fiducia nell’istituzione che la emette – la Banca centrale, che è indipendente dai governi – e ha fiducia che tutti la accettino in pagamento. Insomma, ormai le monete d’oro sono buone solo per i collezionisti!
Far circolare la moneta. Le banche non sempre godono di buona reputazione. Eppure svolgono un servizio di primaria importanza per il sistema economico. Invece di tenere i soldi sotto il materasso li versiamo nei conti correnti bancari, sia perché la banca è più sicura sia perché riceviamo un interesse – anche se non molto alto – per il solo fatto di depositarli.
L’importanza del sistema bancario tuttavia è un’altra. Con tutti i soldi depositati la banca è in grado di finanziare le imprese prestando il nostro denaro, facendo così circolare la moneta con più velocità, come se qualcuno girasse una manovella e facesse correre di più la ruota. Infatti la quantità di moneta che circola nell’economia non è solo data dalla quantità effettiva di banconote o monete (chiamata circolante), ma anche e soprattutto dalla velocità di circolazione, velocità che non si misura in chilometri all’ora ma in transazioni per unità di tempo. È intuitivo che più i soldi circolano velocemente tra le persone, maggiori saranno le transazioni commerciali possibili.
Come le banche aumentano la quantità di moneta. Le banche sono insomma un intermediario, che incanala il denaro da chi lo ha e vuole prestarlo a chi ne ha bisogno e dà garanzia di poterlo usare bene. Facendo questa intermediazione, la banca aumenta anche la quantità stessa di moneta.
Per capire come ciò sia possibile occorre un esempio: pensiamo a una banca con dieci clienti che versano ognuno 100 euro nel conto corrente: la banca avrà nel suo conto un deposito complessivo di 1.000 euro. Se arriva un imprenditore e chiede un prestito, poniamo di 300 euro, la banca, se gli darà fiducia, gli concederà il credito richiesto.
A questo punto è come se la banca avesse ‘creato’ altri soldi: infatti ognuno dei dieci clienti ha ancora il suo conto corrente e può disporre dei propri 100 euro, quindi i dieci clienti hanno sempre diritto ai loro 1.000 euro. Ma anche l’imprenditore può disporre adesso dei 300 euro di finanziamento: dagli iniziali 1.000 euro ora ce ne sono 1.300 in circolazione, la banca ha creato 300 euro. Ma cosa succede se i dieci clienti vanno tutti assieme in banca e rivogliono indietro i loro 1.000 euro?
La banca fa un semplice calcolo di probabilità: se ho 1.000 euro e ne concedo 300, ne ho ancora 700 in cassa; su dieci clienti la probabilità che tutti e dieci rivogliano indietro i loro soldi subito è molto bassa, quindi posso dare in prestito 300 euro e fare fronte alle richieste dei miei clienti con gli altri 700. Al limite la banca attingerà dal proprio capitale, e comunque, alla scadenza del prestito, avrà indietro i 300 euro più gli interessi.
Inoltre l’imprenditore avrà potuto finanziare i suoi investimenti e l’economia ne avrà tratto un vantaggio: con l’aumento della moneta saranno aumentati anche i beni reali (gli investimenti).
Nell’esempio appena fatto la moneta si è comportata come qualunque altro bene, ed è stata ‘comprata’. Noi sappiamo infatti che se chiediamo alla banca un prestito, come il nostro imprenditore, dobbiamo alla scadenza ridare più soldi di quanti ne abbiamo ricevuti: dovremo infatti pagare gli interessi. La moneta – può sembrare strano – ha un costo come tutti gli altri beni, e per comprare del denaro dobbiamo pagare a chi ce lo vende un prezzo, chiamato interesse.
Il tasso di interesse (misurato in percentuale per unità di tempo, di solito l’anno) è la misura del prezzo della moneta, cioè il costo del denaro. Quando la banca concede il finanziamento al nostro imprenditore è come se gli ‘vendesse’ denaro, perché in cambio vuole un interesse, vuole cioè il prezzo della moneta: se dà in prestito 300 euro e dopo sei mesi ne vuole indietro 315, vediamo che il costo di quel denaro è di 15 euro. In altre parole, il tasso di interesse è del 10% (15 euro per 6 mesi vuol dire 30 per 12 mesi, e 30 è appunto il 10% di 300).
Il tasso di interesse è quindi per la moneta quello che il prezzo è per qualunque altro bene e, come qualsiasi altro prezzo, salirà o scenderà in base al libero gioco di mercato: se la domanda di prestiti supera l’offerta il prezzo aumenterà, se invece l’offerta supera la domanda il prezzo scenderà. Ma cosa sono la domanda e l’offerta di moneta?
La domanda di moneta è la quantità di moneta che le persone e le imprese vogliono avere per fare i loro acquisti e i loro investimenti (o per speculare in Borsa): in altre parole la domanda di moneta è data dalla richiesta complessiva di moneta da parte delle singole persone e delle imprese per far fronte ai loro bisogni, di qualunque natura siano. L’offerta di moneta invece è data dalla quantità di moneta in circolazione: quindi, come abbiamo già detto, è determinata dal denaro circolante e dalla velocità di circolazione della moneta.
Il libero gioco di domanda e offerta di moneta stabilisce il tasso di interesse; allo stesso modo, a livello internazionale, il libero gioco di domanda e di offerta di moneta determina un altro genere di ‘prezzo’ della moneta: il tasso di cambio con le altre monete.
Il tasso di interesse, infine, per l’economia è come il freno a mano per la macchina: se l’economia corre molto e c’è il rischio che i prezzi crescano troppo (ossia c’è il rischio d’inflazione), aumentare il tasso di interesse è un po’ come tirare il freno a mano, perché vengono scoraggiati gli investimenti e gli acquisti a rate. È l’istituzione incaricata di regolare la moneta – la Banca centrale – a decidere i tempi e i modi dei rialzi (o dei ribassi) del tasso di interesse.