Teologo (Ludwigsburg, Württemberg, 1808 - ivi 1874). Studiò a Tubinga ove fu alunno di F. Ch. Baur, poi seguì a Berlino le lezioni di Hegel e Schleiermacher. Applicò i principî della filosofia hegeliana nello studio delle origini cristiane e soprattutto in Das Leben Jesu kritisch bearbeitet (2 voll., 1835), opera che per la sua audacia gli precluse la carriera accademica. In essa negava il carattere soprannaturale della missione di Gesù, e spiegava i fatti miracolosi come miti (secondo l'hegeliana contrapposizione di "mito" e "concetto") che tendono a rappresentare l'immanenza del divino nell'umano. Secondo S. non in un singolo uomo (Gesù), ma nell'umanità tutta vi può essere la "manifestazione storica" di Dio. Altre sue opere: Die christliche Glaubenslehre in ihrer geschichtlichen Entwicklung und im Kampfe mit der modernen Wissenschaft dargestellt (2 voll., 1840-41); Der Christus des Glaubens und der Jesus der Geschichte (1865); Der alte und der neue Glaube (1872), esaltazione del progresso scientifico che avrebbe fatto tramontare per sempre la fede cristiana. Alcune tesi di S. attorno al "mito" e alla figura di Gesù nei Vangeli sono state riprese da scuole esegetiche protestanti. Postume le Gesammelte Schriften (12 voll., 1876-78) e gli Ausgewählte Briefe (1895).