DE ANGELIS D'OSSAT, Gioacchino
Nacque a Roma il 29 ag. 1865 da Rocco e da Maria Virgili.
Laureatosi nella città natale in scienze naturali nel 1891 e attratto dalla ricerca scientifica, rimase quale assistente dj A. Portis, ottenendo nel 1897 la libera docenza in geologia. Dal matrimonio con Matilde Milani ebbe tre figli: Guglielmo, Laura e Bianca; il primo è stato direttore generale per le Antichità e Belle Arti al ministero della Pubblica Istruzione e professore nella facoltà di architettura dell'università di Roma.
All'inizio della sua carriera affrontò problemi di stratigrafia che culminarono in una pregevole trattazione sull'Alta Valle dell'Aniene (Roma 1897); nel contempo apportò contributi alla paleontologia con lo studio di Briozoi e Celenterati fossili del Pliocene di Monte Mario e di varie epoche e località europee e sudamericane. Tra il 1900 e il 1908 allargò i propri interessi scientifici, occupandosi dei fondamenti naturali ed economici della bonifica dell'Agro romano, della sua idrogeologia e dell'anafisi della morfologia carsica dei monti Simbruini ed Ernici; dal 1897 al 1900 tenne corsi universitari di geologia applicata all'igiene, dal 1900 al 1903 di geologia agricola e dal 1903 al 1908, di geografia fisica. Lasciato il posto di assistente, divenne ispettore del Servizio idrografico presso il ministero dell'Agricoltura e nel 1910 vinse il concorso alla cattedra di litologia e geologia agraria nell'allora R. Istituto superiore agrario di Perugia, dove rimase fino al 1924; in questo quindicennio il D. si occupò in prevalenza di applicazioni all'agricoltura e di problemi di pedologia: ricorderemo le ricerche sull'alios - uno strato di arenarla subito sotto il suolo vegetale - del litorale laziale e sull'Azione caolinizzante delle radici sulle rocce laviche romane (in Rend. d. R. Acc. d. Lincei, cl. di sc. fis., mat. e nat., s. 5, XIX [1910]) pp. 154-57), in particolare sulla leucite, minerale abbondantissimo nei terreni piroclastici dei suoli del Lazio. A coronamento dell'attività perugina, nel 1924 organizzò e diresse il IV Congresso internazionale di pedologia.
Chiamato a Roma alla facoltà diarchitettura, dal 1925 tenne la cattedra di mineralogia e geologia fino al raggiungimento dei limiti di età; in più periodi riprese i suoi studi sul valore cronologico dei Molluschi pliocenici di Palombara Sabina e di Marcellina e sui resti di grossi Mammiferi fossili; ricorderemo quelli di Equus stenonis nelle ligniti di Roccantica, in Sabina, di altri Mammiferi nelle ligniti di San Cosimato presso Tivoli, dei resti di elefanti fossili rinvenuti nella zona dei Fori a Roma (Sulla geologia della provincia di Roma, XVIII, Vivianite presso Tivoli; XIX, L'Equus antiquus a Subiaco; XX, L'Equus stenonis a Roccantica; XXI, Sabbia pomicea a Tor Baccelli, in Boll. d. Soc. geol. ital., XLIII [1924], pp. XLI-XLIV). Per rendersi più padrone della materia compi vari viaggi in musei esteri.
Grande specialista della Campagna romana, trattò a fondo il Pliocene, il Pleisto cene del Lazio in più riprese e si occupò della struttura geologica dei vulcani laziali, del Quaternario marino del litorale di Anzio, dei travertini di Subiaco e della Sabina e della storia paleogeografica del Pliocene nel Lazio occidentale. Redasse le carte geologiche del Vaticano, del Palatino e di alcuni altri colli romani.
Intrecciati a queste ricerche sono gli studi sulla funzione della geologia nel campo delle scienze archeologiche, campo in cui il D. fu il maggior specialista. Nel 1910 intervenne in una polemica sorta per spiegare i numerosi cunicoli che perforano i terreni intorno a Roma, sostenendone la funzione di antiche condotte d'acqua; i dati, dai quali poté desumere questa opinione, sono raccolti nella nota dal titolo Dialcune opere idrauliche romane (in Ann. d. Soc. d. ing. e archit. ital., XXV [1910], pp. 225-35) seguita da un altro lavoro, che in base a brani di Catone, Plinio e Columella, spiega le Antiche opere di risanamento idraulico delle terre presso Roma (Roma 1933). Dal 1929 in poi è un susseguirsi di apporti scientifici, all'archeologia come La costituzione geologica del sottosuolo di Roma, Collis Hortorum e Amnis Petroniae (in Roma, VII [1929], pp. 572-82); Storia geologica della Campagna romana (ibid., pp. 49-54, 57-266; VIII [1930], pp. 313-26; X [1930], pp. 421-34); Marmi di Roma antica, Marmor Phengite (in Atti d. I Congresso nazionale di studi romani, II,Roma 1929, pp. 544-50) ed altri.
Ormai sessantenne, si accinse ad una monumentale opera, attratto dal fascino che ispirano le catacombe e spinto dall'incitamento di M. S. De Rossi; studiò così, dal punto di vista geologico, le catacombe delle vie Tiburtina, Nomentana, Salaria Vecchia, Salaria Nuova, Flaminia, Ardeatina, Appia, Latina e Labicana, pubblicandone i risultati dal 1930 nelle Memorie della Pontificia Accademia delle scienze e legando poi questi scritti in La geologia delle catacombe romane (Città del Vaticano 1938-39). Il D. riteneva che l'analisi minuta con cui stratigraficamente sono rilevate le singole catacombe avrebbe facilitato l'identificazione e la discriminazione tra le interpretazioni a proposito delle quali l'archeologo ancora brancolava nell'incertezza.
Altri suoi studi da citare, nello stesso campo, riguardano i marmi della basilica di S. Prassede, le rocce della cupola dei Pantheon, il sottosuolo dei Mercati traianei e del Foro di Augusto, la forma di Roma in base all'antica disposizione dei terreno, le relazioni geologiche tra i colli Palatino e Oppio, la roccia in cui fu scavato il sepolcro degli Scipioni, la linea seguita dall'acquedotto Marcio per arrivare sul Campidoglio, il problema dell'isola Tiberina (se sia o meno alluvionale), il Lacus Curtius al Foro romano, la pietra dei cippi arcaifi, la sezione geologica del pozzo presso le capanne del Palatino, il Campus Viminalis e lo studio idrogeologico per la ricerca dei Lupercale che lo appassionò particolarmente. Per la ricerca di questo importante e venerato santuario romano, la cui ubicazione era dagli scrittori antichi fissata alle falde del Palatino, il D. suggeriva un programma semplice ed economico.
La personalità del D. fu ricca, la sua attività multiforine: egli divenne socio di molte accademie, comprese l'Accademia Pontificia di archeologia e l'Academia de Ciencias y Artes di Barcellona.
Morì nella città natale il 23 ottobre del 1957.
Opere: Oltre a quelle citate nel testo, si ricordano: Storia fisica dell'Agro romano, in Cosmos, XII (1896), 3, pp. 65-81; L'alta valle dell'Aniene, I, Studio geologico-geografico, in Mem. d. Soc. geogr. ital., VII (1897), pp. 191-266; II, Contribuzione allo studio paleontologico, in Boll. d. Soc. geol. ital., XVI (1897), pp. 280-319; Nuovi fatti geologici nella provincia romana, ibid., XVII (1898), pp. 199 s.; Los priméros Anthozoos y Briozoos miocenicos en Catalufla, Barcelona 1898; L'origine delle montagne, in Riv. ital. di scienze naturali, XVIII (1898), pp. 1-20; La geologia agricola e la prov. di Roma, in Boll. d. Soc. d. agricoltori ital., V (1900), pp. 1-22; Sulla bonifica della Camp. romana, in Messaggero delle campagne, XII (1904), pp. 12- 16; Sulla geologia della prov. di Roma, I I I, Alcune sezioni geologiche del vulcano laziale, in Boll. d. Soc. geol. ital., XXIII (1904), pp. 519-29; Fondamento naturale ed economico della bonifica dell'Agro romano, in Ann. d. Soc. d. ing. e arch. ital., XXV (1910), pp. 11 ss.; Sulla presenza dell'Alios nella zona litoranea romana, in Atti d. Pont. Acc. d. scienze, LXXXIII (1930), pp. 99-103; Per la ricerca del Lupercale: studio geoidrologico, in Boll. della Commiss. archeol. comunale di Roma, LXII (1935), pp. 75-85; La geologia del Colle Palatino in Roma, in Memorie descrittive della Carta geologica d'Italia, XXXII (1956), a cura del Servizio geologico (95 pp., 4 tavv.).
Gli scritti dei D. sono stati editi con il titolo Pubblicazioni (1892-1910),Perugia 1910; (1911-1925), ibid. 1925.
Fonti e Bibl.: Necrologi: A. G. Segre, G. D., in Paletnol. ital., Boll., LXVI (1957), pp. 335 ss.; P. Piepoli, G. D. (1865-1957), in Annuario d. Univ. degli studi di Roma Per l'anno accad. 1957-58, Roma 1958, pp. 645-48; G. D., in Atti. e mem. d. Soc. tiburt. di st. ed arte, XXX-XXXI (1957-58), pp. 137-41, C. Maxia, G. D., in Studi romani, VI (1958), pp. 70 s.; Id., G. D., in Pubbl. d. Ist. di geol. e paleont. d. Univ. degli studi di Roma, XXXII (1959), pp. 1-6; A. M. Colini, G. D. (1865-1957), in Rend. d. Pontif. Acc. romana di archeol., XXXII (1959-60), pp. 10-20 (con un elenco di 89 pubblicazioni d'interesse archeologico e artistico); Id., Ricordo di G. D., in L'Urbe, XXIII (1960), 4, pp. 1-4; Bibliogr. geol. d'Italia, I, Lazio, a cura di C. Maxia, Napoli 1956, pp. 47-60. Un elenco dattiloscritto delle pubblicazioni del D. dal 1926 al 1940 è consultabile presso la Biblioteca dei Servizio geologico d'Italia.